Donne di Crema: il ritratto di Michela

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“Donne di Crema” giunge alla donna numero 69 con grande entusiasmo ed è l’occasione per ascoltare una nuova storia densa di arte, progetti, sorrisi e concretezza: la storia di Michela.

L’inizio del suo racconto è curioso perché parte dalla sua pagella di quinta elementare in cui viene scritto che “la bambina ha in testa di esprimersi, è molto espansiva e comunicativa e molto propensa all’espressione.”

L’incontro

Parte da qui la sua storia. La sua vita è permeata di arte e fin da bambina è chiara questa sua propensione. Ha sempre inventato dei giochi, che uscivano un po’ dagli schemi tradizionali: raccoglieva biglie in metallo, ritagliava i giornali e faceva dei libri in cui ogni pagina aveva una storia, oppure costruiva delle “case” con dei libri aperti sovrapposti, in cui riusciva ad inserire la testa ed era attorniata dalle illustrazioni di fiabe. Un altro suo gioco era fatto con una valigetta con i “ritrovamenti archeologici” in cui raccoglieva degli indizi per scovare il tesoro.

Il ritratto di Michela per il progetto Donne di Crema (C)Monica Monimix Antonelli
Il ritratto di Michela per il progetto Donne di Crema (C)Monica Monimix Antonelli

La sua famiglia di origine è di Ferrara, poi per seguire i trasferimenti di lavoro del padre che lavorava per l’Olivetti, si trasferisce a Ivrea e poi a Crema quando Michela è bambina.

L’infanzia e l’adolescenza

Michela, non ha frequentato la Scuola Materna, ed è per questo che ha potuto coltivare tutti i suoi interessi creativi e creare giochi unici in cui esprimere se stessa. Il suo cammino scolastico parte dalle Elementari.

Alle Medie inizia la sua voglia di comunicare si amplifica, ed è in quegli anni che inizia a registrarsi mentre canta. Ha ricordi piacevoli di quei tempi: i giri in bicicletta con le amiche, i giochi all’aria aperta, le tante risate e il divertimento.

“Nella mia vita non è mai mancato il divertimento.”

Michela

La scelta delle Scuole Superiori ricade sull’Itis anziché sul Liceo Artistico come avrebbe voluto. In quel caso i suoi genitori hanno preferito farle fare un percorso più concreto, ma col senno di poi è felice di quella scelta, perché ha potuto imparare la fase progettuale e l’analisi di ciascuna situazione, che si rivelano poi preziosissime per il suo futuro artistico.

Il lavoro

Ha sempre lavorato nei periodi estivi e nei fine settimana, durante gli anni delle Superiori, dandosi sempre da fare mentre i suoi amici andavano a divertirsi. Non le è mai stato imposto ma è sempre stata una sua scelta consapevole perché trovava nel lavoro e nella realizzazione, un suo ruolo nel mondo.

Verso la fine delle Superiori ha iniziato a cantare in una band e i fine settimana erano dedicati alle serate nei locali. Da allora, per molti anni, fino alla nascita della seconda figlia, il canto fa parte della sua vita, sia come lavoro nei locali ma anche a livello di studio, perché frequentava dei corsi a Milano per perfezionarsi. Per molti anni la sua vita ruota attorno alla musica e agli ambienti culturali di Crema.

Per il suo carattere giocherellone, affettuoso e solare, ha saputo costruirsi negli anni tanti rapporti di vera amicizia, dedicando il giusto tempo e importanza ai rapporti umani che ha saputo coltivare anche negli ambienti lavorativi.

Alla nascita della seconda figlia, decide di fermarsi col canto perché conciliare le serate musicali e i due bambini stava diventando troppo complicato. Cambia anche a livello lavorativo, passando da un’attività di vendita di spazi pubblicitari ad un negozio di abbigliamento femminile, in centro Crema, che sua mamma e le sue due sorelle avevano aperto.

“Mi rendevo conto del sogno che stavo vivendo, sia quando cantavo, sia quando ho lavorato con la mia famiglia e potevo gestirmi con i bambini, sino al sogno di oggi dedicato all’arte.”

Michela

Smette di cantare e inizia a dipingere

Smettendo di cantare ha iniziato a dipingere per incanalare la sua creatività. Quando i suoi figli sono ancora piccoli si iscrive al primo corso di pittura serale che ha portato avanti per anni e contemporaneamente di giorno prendeva lezione di scultura dall’artista Adorea Oirav, a Crema, che definisce:

“Una persona eccezionale, sincera, colta, corretta che mi ha insegnato con passione tutto quello che sapeva del mondo dell’arte e della scultura. È stata una maestra di vita.”

Michela

L’idea di Michela era quella di migliorarsi per potersi esprimere al meglio nelle cose che avrebbe voluto fare. Non si è lasciata spaventare dal lungo percorso che aveva di fronte, ma è andata avanti convinta che quella fosse la sua strada e doveva assecondare la sua indole.

La sua visione dell’arte

La sua visione dell’arte e dell’essere un artista si basa su un concetto molto importante: lo studio e l’impegno non devono mai mancare. Per lei è un modo anche per dare un esempio ai suoi figli, per far capire loro che per lei, occuparsi di arte, è una cosa seria. Ecco anche perché ha scelto di iniziare ad insegnare nelle scuole, voleva dare un’impressione concreta dell’arte.

Si è messa in gioco facendo laboratori creativi per bambini nelle scuole del cremasco. Anche in questo caso Crema l’ha accolta bene perché le ha dato questa opportunità.

Ha iniziato a proporre i suoi laboratori nella scuola elementare che frequentavano i suoi figli.

Per lei era importante aiutare i bambini a sviluppare la loro manualità e, dopo aver studiato a fondo l’argomento, ha creato progetti che andassero in quella direzione e anche oltre. A lei interessava stare insieme ai bambini, osservarli e lasciarli liberi di esprimersi. Ha insegnato loro il processo artistico, partendo dalla progettazione alla realizzazione vera e proprio del progetto.

È stata un’esperienza molto positiva, stimolante e anche molto d’impatto su di lei anche a livello emozionale.

Il valore delle opere artistiche

La parte economica del suo lavoro è quella che la trova più in difficoltà e in tal senso afferma:

“Più credi in quello che fai, più è difficile dargli un prezzo.”

Michela

Nonostante un passato da commerciale e di vendita in negozio, quando si tratta di vendere una sua opera artistica non riesce a dare un valore economico perché è ciò che sente dentro e il rischio è sempre quello di sminuirlo o di attribuirgli un valore che altri non gli riconoscono.

La valorizzazione dell’opera è un processo complesso che deve essere affidata ad una figura inserita nel mercato dell’arte come un Gallerista, qualcuno che creda in te e che ti attribuisca il vero valore in base al tuo vissuto e alla tua esperienza.

“Un artista non può più essere solo l’artista che crea con le sue mani, ma deve essere a tutti gli effetti l’imprenditore di se stesso.

”Sono riuscita a risolvere questo problema rivolgendomi a persone esperte di cui mi fido che lavorano nel settore.”

“Ho imparato ad avere tempo solo per le cose serie: il mio lavoro e le mie idee oltre alla mia famiglia.”

Michela

Il preconcetto sugli artisti

Il preconcetto di quando ci si definisce artisti è sempre in agguato, come se scegliere di fare l’artista equivalesse a non lavorare o che non meriti la giusta serietà.

Quello che vuole far arrivare alle persone è che dietro ciascuna opera c’è un lavoro incredibile, ore di studio, di sperimentazione, di documentazione.

Un nuovo percorso su di sè

Un momento difficile come quello del lockdown 2020, segna uno stop dei laboratori nelle scuole e questo per Michela è l’inizio di un percorso dedicato a se stessa e alla sua arte.

Ha iniziato a identificarsi in qualcosa di preciso, non era più un tentativo in vari ambiti, ma voleva iniziare a creare seriamente se stessa. Ed è in quel momento che trova un filone in cui potersi esprimere totalmente.

Il trasferimento in campagna

Da alcuni anni ha lasciato Crema per trasferirsi in campagna dove ha creato il suo laboratorio, perché voleva un contatto diretto con la natura per poterne trarre spunto e godere della sua bellezza piena di stimoli e spunti creativi, una fonte continua di ispirazione.

“E’ una magia che si riproduce ogni volta.”

“Riproduco la natura, l’immagine dell’uomo che vive a stretto contatto con la natura. Non mi piace attirare l’attenzione riproducendo cose negative o sofferenti, preferisco riprodurre l’essere umano che si conosce e si manifesta per quello che è. Libero. Arrivare alla sintesi è la chiave di tutto.”

Michela

Lavorare duro e con umiltà

“Se dovessi dare un titolo alla mia vita sarebbe: Lavorare duro e con umiltà. L’umiltà è fondamentale, apprendere da quelli che ne sanno più di te, pensare di non essere mai arrivata, mettersi sempre in discussione, studiare, non perdere tempo a giudicare gli altri esaltare se stessi.”

Michela

“Il tuo sogno lo realizzi quando lo fai diventare la tua ragione di vita. Ognuno è quello a cui pensa tutto il giorno. Io riesco ad essere una donna, una mamma e una moglie migliore perché penso che poi devo fare la mia arte. Se tu riesci a far capire questa cosa a tutti quelli che ti circondano, non c’è più nessun problema. Devi dare dignità a tutto ciò che fai, dandoti una certa autodisciplina che gli altri percepiscono.”

Michela

“L’arte è fatta per allietare la vita delle persone e per abbellire il mondo, è inutile far finta di niente. Bisogna valutare seriamente il ruolo dell’artista, deve essere riconosciuto da tutti.”

Michela

L’arte è sempre presente

In ogni cosa che fa, l’arte è sempre presente in lei. Se viaggia, osserva la realtà che la circonda per trarne ispirazione, è sempre alla ricerca di nuovi stimoli che possano suggerirle una nuova opera.

Non stacca mai dal suo lavoro d’artista, e in questo sta il suo impegno e la sua disciplina, oltre che il rispetto che ha per il suo lavoro.

“Ogni persona deve rispettare il lavoro degli altri. Anche nel caso degli artisti bisogna avere pieno rispetto di ogni cosa che fanno perché in ogni loro opera si sono messi in gioco, oltre che averci investito tempo e soldi per il materiale. In un mondo in cui tutti osservano e non fanno, e non si espongono. Ogni non azione è già un’azione.”

Michela

Riguardo a Crema

Per Michela, Crema, è una città piena di opportunità, dove ha sempre trovato il modo di esprimersi. Ha capito che se ci si pone nel modo corretto, pacifico, espansivo, affettuoso, ci sarà probabilmente qualcuno che critica, ma lei ponendosi in maniera così benevola, si è sentita subito, ben accolta e ha potuto fare tutto quello che ha voluto. Non ha mai avuto la percezione di esser tagliata fuori perché non cremasca d’origine.

Ammette di sentire la mancanza della quotidianità del vivere a Crema, da quando si è trasferita in campagna. Una quotidianità legata alla bicicletta nelle sere d’estate, per lei che era sempre in bicicletta, le piaceva cantare, uscire con le amiche e sentiva tutti i profumi delle piante fiorite in estate. Ciò che ama di Crema è che ha tanti stimoli, tra cui l’arte, la cultura, lo sport, lo shopping, e l’attenzione all’ecologia. Ama la Crema “vecchia”, che riscontra in quelle casette di campagna ormai inglobate dalla città.

Uno scorcio dei murales sul Viale di S.Maria a Crema (Cr) il luogo scelto da Michela per il suo ritratto per il progetto "Donne di Crema" (C)Monica Monimix Antonelli
Uno scorcio dei murales sul Viale di S.Maria a Crema (Cr) il luogo scelto da Michela per il suo ritratto per il progetto “Donne di Crema” (C)Monica Monimix Antonelli

Michela e la fotografia

Le piace moltissimo fotografare e infatti il progetto che sta portando avanti attualmente è legato agli spazi trascurati, fatiscenti, l’archeologia industriale da dove “escono degli animali combattenti, un po’ massacrati dalla vita e dall’umanità che non si rende conto della loro esistenza. Passano inosservati e si confondono con i muri decorati da artisti di strada.”

Le fotografie sono gli scorci, gli interni abbandonati e usa dei tramiti che sono delle opere famose, con cui cattura l’attenzione dei fruitori attraverso queste immagini famose. Ama i luoghi abbandonati perché quando è in quei posti ha l’impressione che ci sia stata una storia passata.

È una metafora dell’essere e dello spazio di cui nessuno si cura e che poi quando lo si nota ci si rende conto della poesia che c’è dietro a questo spazio. Allo stesso tempo rende omaggio alla natura e a tutti gli animali lasciati morire da soli “perché magari sono malati, non sono belli e nessuno li vuole.”

Dall’altro lato dell’obiettivo invece non le piace essere fotografata e soprattutto non ama mettersi in posa. Ritiene di non venire bene in posa perché si irrigidisce ed è un suo pensiero fisso quando è davanti alla macchina fotografica. Le piace essere fotografata mentre lavora e mentre è in movimento e traspare la sua personalità.

Per partecipare al progetto “Donne di Crema”

Se sei di Crema (sei nata qui, ci hai vissuto per molti anni, e/o ci vivi tuttora) e ti va di raccontarmi qualcosa di te e un tuo pensiero su Crema, scrivimi un’email moni@monimix.com con una tua foto allegata.

Ti contatterò per inviarti tutti i dettagli.

Se il progetto “Donne di Crema” ti interessa, ne parlo più diffusamente in questo articolo

Ti riassumo qui le informazioni più immediate per capire di cosa si tratta.

Il progetto “Donne di Crema”

“Donne di Crema” vuole essere un progetto fotografico che mostri le donne di una piccola cittadina, ma che ha al suo interno tanti ottimi elementi, a livello lavorativo e personale.

Perché voglio raccontare le Donne di Crema mostrando il loro contributo nella società e la loro ricchezza a livello umano.

Saranno ritratti all’aperto, al naturale, così come la persona si presenta. Ogni donna che partecipa può scegliere il luogo in cui ambientare il suo ritratto. Unica regola deve essere di Crema (esserci nata, averci vissuto per molti anni, e/o viverci tutt’ora).

Far scegliere alla persona ritratta il luogo in cui scattare il suo ritratto è un modo per farla sentire ancora di più a suo agio.

Chiederò a ciascuna donna di raccontarmi la propria storia e se ha un pensiero legato a Crema. In questo modo potrò sia raccontare qualcosa delle partecipanti, sia ricostruire tramite loro, ciò che Crema rappresenta.

La sessione di ritratto dura un’ora, durante la quale ci conosceremo facendo quattro chiacchiere e poi realizzeremo il suo ritratto.

In questo caso, non è richiesto nessun contributo. Il ritratto è gratuito. In cambio chiedo l’autorizzazione a pubblicare il ritratto per il progetto, e per chi lo desidera, l’iscrizione alla lista di contatti a cui inviare la newsletter.

Se sei di Crema (ci sei nata, ci hai vissuto, e/o ci vivi tutt’ora) e se hai voglia di farti ritrarre, scrivimi: moni@monimix.com specificando “Donne di Crema”.


Se vuoi partecipare al progetto “Donne di Crema”, ma ti senti un po’ a disagio davanti alla fotocamera, ho scritto una breve guida per aiutarti a vivere più serenamente il momento degli scatti.

Per vedere i ritratti delle Donne di Crema che hanno già partecipato, puoi visitare questa pagina.


Prima di andare, ti chiedo un’ultima cortesia. Se l’articolo ti è piaciuto, lasciami un tuo like o un commento, oppure condividilo, mi farebbe molto piacere! Grazie!

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