7 consigli pratici per prendere consapevolezza di te

“7 consigli pratici per prendere consapevolezza di te”: l’idea di scrivere questo articolo è nata parlando con molte donne, dove è uscita più volte questa “paura” del farsi fotografare e di mostrarsi al naturale.

Questa “paura” dell’obiettivo si ricollega alla paura insita in ciascuna di noi nel mostrarsi veramente a qualcuno, perché temiamo il giudizio di chi ci guarda, pensiamo di non esser abbastanza belle rispetto alle altre, non siamo soddisfatte di come siamo. Ciascuno di questi motivi ha radici ben profonde in noi e, spesso, non sono facili da estirpare. Io ripeto sempre:

“Sei bella perché sei unica”

7 consigli pratici per prendere consapevolezza di te
(C)Monica Monimix Antonelli

Perché vorrei che ciascuna di noi iniziasse a prendere consapevolezza di sé, senza porsi a confronto con modelli visti sui social network o anche solo con le proprie amiche. Vorrei realmente che ciascuna donna potesse vedersi da fuori con occhi scevri da giudizio e potesse vedersi nella sua interezza e bellezza.

Specifico subito che non mi limito a considerare la parola bella legata solo ad un discorso estetico.

Intendo bella in un senso più ampio. Perché vorrei veramente che arrivassi a piacerti, e per farlo devi piacerti prima di tutto dentro di te. Solo dopo che ti piacerai dentro, allora apparirai ai tuoi occhi, bella anche fuori.

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Donne di Crema: il ritratto di Barbara

Donne di Crema procede ad un passo un po’ più tranquillo, ma sempre dritto per la sua strada. E oggi incrocio quella di Barbara, una donna che ha saputo uscire dalla propria comfort zone più volte, mettendosi alla prova studiando e lavorando all’estero. Barbara ha anche saputo fermarsi e cambiare strada quando si è resa conto che la vita privata andava tutelata, e il lavoro arginato.

Un bel messaggio quello che veicola, quello del valorizzare le proprie potenzialità e specificità, senza focalizzarsi sulle proprie mancanze.

L’incontro

Nata e cresciuta a Crema, Barbara, ricorda un’infanzia serena in cui le domeniche trascorrevano insieme ai suoi fratelli e ai tanti cugini, a casa dei nonni, immersi nella campagna attorno a Crema.

È stata una bambina felice e curiosa di sapere, che ha sempre amato molto disegnare e studiare, caratteristiche che la accompagnano tutt’ora.

Ha frequentato le Scuole Elementari dalle suore e quelli sono stati anni scanditi da regole e doveri, in cui lo studio era molto importante e l’esser portata a scuola le ha reso la vita “un po’ più facile” in quell’ambiente severo.

Il ritratto di Barbara per il progetto Donne di Crema (C)Monica Monimix Antonelli
Il ritratto di Barbara per il progetto Donne di Crema (C)Monica Monimix Antonelli

La storia di Barbara

Già amante dell’arte fin da bambina, grazie a sua mamma che l’ha sempre portata per musei e mostre, non ha avuto dubbi al momento della scelta del Liceo Artistico.

Conserva bellissimi ricordi di quegli anni, una scuola che era nata da poco a Crema, molto contenuta nei numeri come fosse una sorta di “grande famiglia”, in cui si viveva bene e si aveva modo di coltivare rapporti con gli insegnanti e con gli altri studenti.

Gli insegnamenti ricevuti da alcuni dei suoi professori sono stati così importanti che la accompagnano ancora oggi.

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Donne di Crema: il ritratto di Fulvia

Donne di Crema insegna sicuramente tantissimo a livello umano e fra tutte la capacità di non arrendersi e non abbattersi è quella che più caratterizza le donne che ho incontrato.

Le Donne di Crema che ho incontrato e ascoltato hanno saputo rialzarsi ogni volta che la vita ha cercato di metterle al tappeto. Hanno saputo reagire e hanno fatto tesoro delle esperienze vissute, a volte anche drammatiche, cercando di recuperare un senso positivo dal dolore provato.

Come la storia di Fulvia, pregna di difficoltà e tanti dolori, in cui lei ha saputo reagire, facendosi forza grazie alle persone che ha accanto, per trovare un modo positivo di affrontare le situazioni e trarre qualcosa di buono dal dolore.

L’incontro

Fulvia è un’esplosione di emozioni contrastanti. La sua ironia nel raccontarsi mi conquista subito perché nonostante le tante battaglie affrontate nella sua vita, non ha perso il sorriso, la voglia di lottare e di crederci sempre.

Ha imparato a ridere, Fulvia. La vita l’ha messa alla prova e le ha sferrato colpi che avrebbero steso chiunque. Ha scelto di rialzarsi ogni volta, facendo tesoro del vissuto e diventando ogni volta ancora più sensibile ed empatica verso gli altri.

Fin dalle prime parole scambiate mi avverte che è molto emotiva e si commuove facilmente. Mi colpisce che me lo dica, come se mostrare la propria sensibilità fosse un difetto. È un fiume in piena nel raccontarsi e io la ascolto rapita.

Il ritratto di Fulvia per il progetto Donne di Crema (C)Monica Monimix Antonelli
Il ritratto di Fulvia per il progetto Donne di Crema (C)Monica Monimix Antonelli

La storia di Fulvia

La sua storia parte dalla sua infanzia felice in cui si descrive come una bambina tranquilla e molto studiosa. Ha iniziato presto a doversi confrontare con un mondo più grande di lei, fatto dalla disabilità di suo padre, Ariberto, colpito da bambino dalla poliomielite, come tanti altri suoi coetanei “nati in via Rivafredda” a Crema.

Suo padre ha avuto una vita segnata da una serie di problemi di salute, ma ha lasciato a Fulvia un grandissimo insegnamento: gioire delle piccole cose della vita.

“Siamo in salute, vediamo, sentiamo e parliamo e, credimi, non sono affatto cose scontate.”

Fulvia
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