Mentre prosegue la preparazione del materiale per l’esposizione del 30 agosto del progetto “Donne di Crema”, presso Villa Corti a Pieranica (Cr), nell’ambito dell’evento multiculturale “Si ripArte” organizzato da MrsD Eventi, continuo a incontrare nuove partecipanti al progetto, e ad ascoltare le loro storie. Come quella di Alice.
L’incontro
Alice arriva in bicicletta al nostro incontro,
un simbolo sempre più distintivo della mobilità cremasca, anche a sentir i
racconti delle partecipanti al progetto, che la amano e la associano al senso
di libertà che provano appena salgono in sella.
Il 30 agosto esporrò per la prima volta le fotografie del progetto Donne di Crema, durante un evento multiculturale (“Si ripArte”), organizzato da Alessandra, (una delle donne ritratte nel progetto) in arte MrsD Eventi.
L’emozione è tanta e non vedo l’ora di mostrarlo a tutti. Le stampe delle prime partecipanti sono già pronte, ma nel frattempo ne approfitto per conoscere tante altre nuove donne, come Emanuela, di cui ti racconto ora la storia.
L’incontro
Emanuela è una donna minuta, giovane, con occhi grandi e bellissimi, un sorriso aperto e contagioso. Appena inizia a raccontarmi la sua storia scopro il suo carattere davvero tosto, che le ha permesso di superare difficoltà e dolori, portandola oggi a sorridere e ad essere orgogliosa di ciò che ha vissuto e capace di apprezzare tutto ciò che ha e a non dare mai nulla per scontato.
L’autoritratto è un ottimo modo per capire come migliorare l’approccio alla fotografia di ritratto.
Per autoritratto non intendo scattarsi un selfie. Un autoritratto è (o dovrebbe essere) molto più impegnativo, dovrebbe avere un significato molto più profondo rispetto ad un selfie da postare sui social network.
Cos’è quindi un autoritratto?
E’ la fase culminante di un lavoro di ricerca su noi stessi. Studiamo noi stessi, la nostra natura, i nostri sentimenti attraverso questo tipo di fotografia.
Sapersi raccontare attraverso un autoritratto è forse una delle cose più difficili della fotografia. Se raccontare gli altri può essere complicato e non immediato, raccontare noi stessi lo è ancora di più. Perché vuol dire mettersi a nudo davanti ad una macchina fotografica, come fossimo ad una seduta di analisi. Vuol dire essere totalmente onesti con noi stessi affinché quella foto ci rispecchi veramente.
In questo articolo voglio mostrarti 7 buoni motivi per fotografare in studio. Se stai valutando l’ipotesi di aprire un tuo studio fotografico, puoi farti un’idea di cosa voglia dire averne uno. Ti mostro 7 buoni motivi per fotografare in studio ma anche 5 punti a sfavore di tale scelta.
Una delle domande che mi sono sentita fare più spesso da quando faccio la fotografa è: “Dove hai lo studio?”, o la versione “Dove hai il negozio?” perché vivendo in provincia, l’idea del fotografo è ancora molto legata al discorso negozio fotografico dove si va per farsi fare le foto tessera o a comprare la macchina fotografica.
Se mi fossi fatta dare un euro, ogni volta che mi sono sentita fare queste domande, ora sarei ricca.
Premessa
Ho avuto uno studio per sei anni. L’ho preso subito, quando mi sono lanciata in questa avventura (sì, perché aprire la partita IVA in un momento storico non certo favorevole, correva l’anno 2006, è stata una vera e propria avventura).
Sarà stato l’entusiasmo della novità, un po’ di incoscienza, o chiamalo coraggio, fatto sta che quando mi metto in testa una cosa, non mi ferma nessuno. E così, a gennaio 2006 ho aperto la partita IVA e, due mesi dopo, le porte del mio studio fotografico.