Gaslighting è una di quelle parole inglesi che è entrata a far parte del linguaggio comune negli ultimi anni. Molto probabilmente ti sarà capitato di incappare in questa parola leggendo articoli trattanti temi di relazioni tossiche.
Ascoltando molte storie di donne, grazie al progetto Donne di Crema, ma anche fatti di cronaca o racconti di persone attorno a me, ho iniziato a vedere dei comportamenti simili e ricorrenti.
Credo si possa dare il proprio contributo, seppur piccolo, nel cercare di dare un contributo alla lotta contro la violenza sulle donne, anche diffondendo messaggi di aiuto alle donne (ma non solo), che possano dare informazioni utili per riconoscere la violenza fin dai primi segnali.
Per questo motivo ho pensato di coinvolgere alcune delle Donne di Crema nella stesura di articoli su alcune tematiche sensibili.
La prima ad aver aderito alla mia proposta è stata, alcuni mesi fa, Laura Genovese, che ringrazio ancora moltissimo per aver scritto il suo articolo riguardo la consapevolezza di sé. Se te lo sei perso, lo trovi QUI!
Oggi proseguiamo questo ciclo di articoli, con quello scritto per noi da Jennifer Sorabella: educatrice professionale, laureanda in scienze psicologiche e collaboratrice presso il Centro Antiviolenza Donne contro la violenza di Crema.
Esistono delle forme di violenza che non sono facilmente riconoscibili perché silenziose, subdole e mascherate, è il caso della violenza psicologica, della violenza economica e della violenza assistita. Tra le forme di violenza psicologica in questo articolo verrà descritto il fenomeno del gaslighting
Il gaslighting. L’origine del termine
Il gaslighting è una forma di violenza psicologica invalidante, che si manifesta per lo più sul genere femminile. La finalità è quella di annullare la capacità di giudizio della vittima.
Il termine deriva da un’opera teatrale del 1938 del drammaturgo inglese Patrick Hamilton, intitolata “Gas light” – luce a gas. La trama narra di un marito, che cerca di portare la moglie alla pazzia, manipolando piccoli elementi dell’ambiente, negandone l’avvenimento la porta a dubitare della sua capacità percettiva.
Come si manifesta
Questa forma di violenza non è fatta di rabbia espressa, al contrario è insidiosa. È fatta di silenzi ostili alternati a parole pungenti, sottoponendo la donna a una continua doccia scozzese. Una forma di abuso mentale perpetrata all’interno delle mura domestiche.
Si manifesta in modo infimo e subdolo con conseguenze devastanti dal punto di vista psicologico, poiché difficilmente riconoscibile.
Frasi tipiche del gaslighter potrebbero essere ad esempio: “Me l’hai detto tu, non ricordi?” oppure “ Vedi cose che non esistono, sei paranoica, sei ossessiva, è tutto nella tua testa”, oppure ancora “Te lo stai inventando, non ho mai detto una cosa del genere, tu sei pazza, non stai bene!” .
Tutte queste frasi reiterate insidiano il dubbio nella vittima di questo fenomeno, arrivando quindi a pensare di essere davvero come lui la descrive.
Come si atteggia il gaslighter
L’atteggiamento del violentatore psicologico è apparentemente innocuo. Agisce in modo tale da non sembrare violento. Attraverso piccole frasi e gesti intrisi di cattiveria, riesce a indurre la vittima a dubitare di sé stessa e delle azioni che compie.
L’obiettivo è quello di privarla della sua autonomia, della sua autostima e della sua competenza decisionale, riducendola ad una condizione di dipendenza, esercitando e mantenendo su di essa il controllo e il potere.
Il gaslighter è un narcisista patologico, sa come ferire e prova godimento e soddisfazione dagli effetti causati dal suo comportamento sentendosi potente ed autoritario.
La donna, vittima di questa manipolazione, appare inizialmente confusa fino a cadere nel baratro della depressione.
Esistono tre tipologie di gaslighter:
- L’affascinante adulatore: attraverso il corteggiamento e il love bombing (parole e gesti romantici estremizzati), riesce a sedurre la vittima. Una seduzione a senso unico con cui il soggetto cerca di non lasciarsi coinvolgere. Ad esempio, facendo sentire la donna speciale riempiendola di regali, complimenti, sorprese… tutto al fine di sedurla ed irretirla. La vittima è convinta addirittura di aver trovato l’uomo ideale, l’inizio in questa relazione a dire di queste donne è idilliaco tanto da trascurare tutti i segnali disfunzionali che la relazione invia.
- Il bravo ragazzo: colui che sembra avere a cuore il bene della ragazza, ma in realtà, antepone ad ogni altra cosa le proprie necessità e il proprio tornaconto personale. Anche se riesce a dare un’impressione opposta, il suo risulta essere un controllo premuroso, finalizzato ad imporsi come unico punto di riferimento per la ragazza. È difficile identificare in questa figura la manipolazione che adotta in quanto è apparentemente molto affettuoso, premuroso e attento, ma queste attenzioni servono solo a depistare la vittima.
- L’intimidatore: è il più diretto. Non si preoccupa di nascondersi dietro false facciate e rimprovera apertamente la vittima, facendo battute sarcastiche sul suo conto e aggredendola anche pubblicamente. Usa a suo favore tutte le debolezze emotive della propria vittima per emergere e sfruttare a suo vantaggio il rapporto con la vittima.
Le conseguenze psicologiche per la vittima
La vittima di questa violenza psicologica reiterata non ha più una percezione oggettiva della realtà. Solo quella filtrata dal suo aguzzino. È qui che nasce il paradosso per cui, spogliata dalle sue capacità intellettive e completamente alla mercé del suo carnefice, la vittima lo riconosce e lo individua come unico punto di sostegno e fonte di protezione rinforzando sempre più le maglie della sua catena psicologica.
Come difendersi
Per difendersi da questi abili manipolatori, è necessario prenderne consapevolezza, rendersi conto dei comportamenti abusanti e reiterati che adottano, ed allontanarsene fisicamente ed emotivamente.
Esercizi pratici
- La tecnica della pietra grigia
È una tecnica utilizzata per far fronte alla violenza domestica, in particolar modo alla violenza psicologica.
L’etimologia enfatizza le caratteristiche proprie di una pietra grigia, ossia dura, impassibile ed anonima.
Nasce come soluzione quando non vi è la possibilità di attuare un no contact (cioè interrompere le vie comunicative con il maltrattante). Il principio su cui si basa tale tecnica è la capacità di disinnescare ogni discussione e conflitto.
La conversazione dovrà ridimensionarsi a scambi brevi, distaccati e solo ai fini di una comunicazione necessaria.
Il gaslighter nutre il proprio ego svuotando gli altri, con tale strategia lo si lascerà morire di fame.
Naturalmente non è una tecnica empirica, ma una strategia da usare fintanto che non si possa attuare il no contact, che è l’unica soluzione adottabile per le vittime di tale violenza.
La soluzione è sempre uscire dalle relazioni tossiche. E chiedere aiuto.
- Il distacco emotivo
Un altro esercizio importante da fare è praticare il distacco emotivo, che non significa dissociarsi dalle proprie emozioni, bensì viverle con maggior consapevolezza.
Quando la mente continua a rimuginare e si sta affollando di pensieri distruttivi, prova a staccarti emotivamente, come se non stesse accadendo a te! Cosa diresti a una persona a te molto cara, se vivesse la tua situazione?
Per riappropriarsi della propria vita, e dell’autonomia sabotata da una relazione tossica con un manipolatore affettivo, è importante chiedere aiuto, rivolgendosi ad un centro antiviolenza, o chiamando il 1522, un servizio pubblico attivo 24 h su 24 con operatrici specializzate in violenza di genere. E insieme valutare eventualmente anche un percorso psicologico.
Ringrazio Jennifer per il suo importante contributo e per aver fatto chiarezza su una tematica molto diffusa negli ultimi anni, e ti invito a lasciare un commento qui sotto per condividere con noi il tuo pensiero in proposito. Grazie!
Sostieni anche tu la lotta contro la violenza sulle donne! Condividi questo articolo e aiutaci a diffondere informazioni di prevenzione alla violenza.
Se pensi di essere vittima di violenza contatta il n. 1522 o il n. 112 oppure il Centro Antiviolenza Donne contro la Violenza di Crema