Donne di Crema: il ritratto di Irene

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“Donne di Crema” prosegue grazie al passa parola diffuso in questi mesi e tante nuove partecipanti mi stanno contattando per raccontarmi la loro storia.

Come Irene, una giovane donna che ha saputo trovare il proprio spazio nel mondo ed è grata per aver avuto le possibilità che la vita le ha donato, ma ha anche capito che con l’impegno, il lavoro duro e la capacità di ascoltarsi e valorizzare le proprie peculiarità, si può fare molto.

L’incontro

“Possiamo essere chi e cosa vogliamo. L’ambiente in cui ho avuto la fortuna di vivere me lo ha permesso. Mi rendo conto, oggi, che è un valore aggiunto, perché in tante situazioni non è così. Ci sono luoghi, società e paesi in cui questa cosa non è possibile, quindi, se io sono quella che sono oggi è anche grazie al contesto in cui ho vissuto.”

Irene
Il ritratto di Irene per il progetto Donne di Crema (C)Monica Monimix Antonelli
Il ritratto di Irene per il progetto Donne di Crema (C)Monica Monimix Antonelli

Abita da sempre in un paese alle porte di Crema, anche se ha sempre vissuto la realtà cremasca perché fin da piccola passava le sue giornate a casa dei nonni, in quanto sua madre, infermiera e suo padre, carabiniere, erano spesso impegnati con i turni di lavoro.

Il forte legame con i nonni

Ha un forte legame con i suoi nonni e sente di dovere tutto a loro, per la persona che è oggi. Ciò che ha riscontrato nei cremaschi è questo senso di accudimento che ha sempre visto nei suoi nonni, gli stessi gesti, le stesse parole, lo stesso modo di fare. Per lei è un fattore culturale tipico della zona cremasca. “Le nonne cremasche sono le nonne di tutti.”

Anche oggi, che ha aperto un asilo nido, vede le nonne che vanno a prendere i loro nipotini, e in loro rivede gli atteggiamenti che vedeva in sua nonna.

Irene è stata la classica “brava bambina” perché si rendeva conto di quanto fossero impegnati i suoi genitori e non voleva dare loro ulteriori pensieri o problemi. Il suo seguire le regole e il rigare dritto ha comportato il fatto di essere anche un po’ timida e insicura per evitare di aprirsi con gli altri e creare problemi.

Il cambiamento nell’adolescenza

Col passaggio all’adolescenza riesce ad acquisire maggiore sicurezza e per lei è un cambio drastico nell’atteggiamento, perché inizia a buttarsi nelle cose mettendosi in gioco. Inizia a posare per alcuni servizi fotografici e a lavorare nei locali notturni come ragazza immagine e ballerina.

All’inizio si è scontrata con la diffidenza delle persone attorno a lei, riguardo a questi ambiti lavorativi, ma è riuscita a farsi scivolare addosso queste “critiche” perché ben cosciente del fatto che non riteneva quei lavori, poco rispettosi verso se stessa o gli altri.

Il rapporto con le persone

Questi lavori l’hanno aiutata moltissimo a rapportarsi con le persone, ad acquisire una forte pazienza e a riuscire a comportarsi in maniera educata quando dall’altra parte non si riceve la stessa educazione, e soprattutto l’hanno aiutata ad acquisire maggiore sicurezza in sé perché si sentiva padrona della situazione.

“Sono riuscita a decifrare i contesti e a riuscire a comportarmi in maniera corretta anche se dall’altra parte non era così.”

Irene

“Lavorare nei locali o posare per servizi fotografici sono lavori a tutti gli effetti anche se le persone non lo recepiscono, e li sottovalutano, perché pensano siano passatempi, ma dietro c’è tanto impegno e fatica.”

Irene

Lavorare nei locali è stata per lei un’esperienza bellissima, durata moltissimi anni e sarebbe pronta a rifarla, nonostante abbia dovuto sacrificare il tempo e il divertimento con le amiche, o la fatica di conciliare gli impegni con la danza dedicati agli spettacoli.

La passione per la danza

La passione per la danza ha radici lontane. Già a tre anni decide che vuole iscriversi a danza classica e riesce a convincere i suoi genitori. Da lì non l’ha più abbandonata. È molto grata alla sua insegnante che, nonostante fosse molto tosta, ha saputo trasmetterle la passione e la dedizione per tale disciplina, tanto che oggi è diventata lei stessa un’insegnante.

“E’ una conquista degli ultimi anni, il fatto che gli studi fatti per diventare insegnante di danza siano finalmente stati riconosciuti. Abbiamo conseguito il diploma, ma abbiamo fatto esami di pedagogia, di storia della danza, di anatomia. È importante è essere preparati perfettamente, perché si va ad agire sulle persone, e non si può correre il rischio di intervenire nella maniera sbagliata.”

“Fare la ballerina è un discorso, insegnare un altro. Bisogna sapersi rapportare con le proprie allieve. Insegnare un passo o una coreografia è ben più complesso che eseguirla e basta.”

Irene

Da circa tredici anni insegna nella scuola di Elena, un’altra donna di Crema. Ricorda che quando era bambina e frequentava la scuola di danza, vedeva già Elena, un po’ più grande di lei, seguire i corsi di danza ed è stato un piacere per Irene, ritrovarla negli anni successivi.

I primi lavori

Al termine delle scuole superiori frequenta un anno l’Università, ma si rende conto che non è un ambiente adatto a lei, perché preferisce il lato pratico allo studio e vuole agire sul campo più che sui libri. Inizia a lavorare tramite cooperative, con dei ragazzi disabili nelle scuole, faceva delle sostituzioni negli asili nidi, ma sentiva che erano sistemazioni temporanee e non consistenti perché ogni volta che finiva il suo contratto, finiva anche l’esperienza con quella persona e non riusciva mai a finire il percorso iniziato.

Si sentiva molto insoddisfatta perché ciò che le interessava era poter vedere tutto il percorso fatto da un bambino nei tre anni di asilo, ma in quel periodo precario di sostituzioni era costretta a lasciare sempre prima del termine di tale percorso.

L’idea di aprire una sua attività

Oltre a questi lavori si è occupata anche di fare la baby sitter ed è da questi lavori che le nasce l’idea di aprire un suo asilo nido, in seguito alla chiusura di un nido nel paese e le persone che le chiedevano perché non lo rilevasse lei.

Negli anni passati a lavorare per la cooperativa era riuscita a metter da parte qualche risorsa e decide di investirla per aprire il suo asilo nido. Inizia ad informarsi sulle normative e sui permessi per poter iniziare questa attività e riesce ad aprirlo proprio nel suo paese.

Il suo desiderio e il suo obiettivo erano e sono tutt’ora quelli di portare all’interno di questo suo mondo, tutto l’affetto e l’accudimento che ha provato sulla sua pelle, quando era piccola.

“La nostra idea di educazione, oltre a quella pedagogica, è quella di portare questi modi di fare tipici del nostro territorio, questo senso di accudimento, la stessa cura e la stessa attenzione che ci sono state date e che vedo nei miei nonni e nei nonni di tutti i bambini cremaschi.”

Irene

Un lavoro di squadra

Partita dall’avere due o tre bambini, a distanza di dieci anni è arrivata ad avere diciotto bambini. Ha saputo circondarsi di valide collaboratrici che hanno sposato completamente la sua idea e insieme hanno deciso di portare avanti un metodo educativo fatto di nuovi stimoli in cui il bambino viene messo al centro dell’esperienza educativa.

Mi spiega che, anziché venir dato al bambino un iter da seguire per eseguire una determinata operazione, in questo nuovo metodo educativo vengono dati degli spunti, senza dare un obiettivo finale da raggiungere, e il bambino viene lasciato libero di eseguirlo nel modo che ritiene opportuno. L’educatore che osserva il bambino può vedere come esso si approccia e si comporta a seconda della sua personalità e visione.

“Prima veniva insegnato un procedimento e venivano date delle nozioni al bambino, mentre con questo altro metodo sono gli educatori a tirare fuori da loro delle competenze, rendendo il bambino consapevole di ciò che è riuscito a fare.”

Irene

Un approccio stimolante

Per l’educatore è un metodo più impegnativo, ma dà sicuramente molte più soddisfazioni nel vedere i risultati ottenuti dai bambini. Di questo è fiera delle sue collaboratrici perché hanno capito e sposato questo nuovo metodo educativo in cui Irene crede moltissimo.

Per loro educatrici è incredibile osservare come i bambini scoprano nuovi approcci e nuove soluzioni e sono loro ad adattarsi e ad adattare l’insegnamento in base alle conquiste ottenute e alle scoperte fatte dai piccoli lasciati liberi di interpretare ciò che hanno davanti.

“Puoi vedere le loro inclinazioni, quello a cui sono più portati, le loro passioni, ed è questo che ti porta poi a fargli tirare fuori ciò che hanno dentro.”

“Ciò che noi facciamo oggi con questi bambini, è fondamentale per chi saranno loro un domani.”

Irene

I cambiamenti nel tempo

Nell’arco dei dieci anni del suo asilo nido ha visto molti cambiamenti nei bambini. Quelli di ieri erano ben diversi da quelli di oggi, avevano una sorta di imbarazzo e di rispetto nei confronti delle figure educative ed adulte. Oggi vede che se questa impronta non viene data dalla famiglia, loro difficilmente possono intervenire su questo aspetto. Prima era più difficile trovare il bambino che poteva essere il ribelle della situazione, mentre oggi hanno più bambini che vanno inquadrati.

“Le educatrici possono intervenire ma fino ad un certo punto, se la famiglia manca un po’ su questo aspetto.”

Irene

L’impegno per creare fiducia nelle famiglie

Un cambiamento dei bambini ma anche delle famiglie. Ha visto crescere la diffidenza da parte delle famiglie nei confronti degli asili, a causa dei fatti di cronaca successi negli anni e veicolati dai media. Per cercare di dare maggiore sicurezza ai genitori, da parte sua, Irene, ha deciso di offrire loro due servizi molto importanti: una è un’applicazione con cui comunicare ai genitori quotidianamente, il diario della giornata con tutte le attività svolte con foto e video in modo da poter mostrare loro cosa hanno fatto i bambini durante la giornata.

La seconda cosa è l’installazione di un circuito chiuso di videosorveglianza molto protetto perché i filmati possono essere visionati solo dalle forze dell’ordine in caso di necessità.

Scelte molto apprezzate dai genitori perché hanno visto che la trasparenza e la professionalità sono importantissime per Irene e il suo staff, che vogliono offrire il servizio migliore e far crescere i bambini in un ambiente sereno e sicuro.

Un messaggio per le donne

Un bel messaggio che vuol lanciare Irene è rivolto alle donne:

“Potete fare tutto, non lasciatevi frenare da ciò che pensano o vi dicono gli altri. Non credete a chi vi dice che non siete in grado di fare ciò che vorreste. Troppe volte vedo donne che non si rendono conto delle loro qualità e delle proprie capacità.”

Irene

Irene non si è mai lasciata fermare da ciò che dicevano gli altri, ma ha sempre puntato sui suoi punti di forza e sulle sue qualità.

“Bisogna cominciare a fare ciò che ci piace, perché da qui nasce la nostra autostima, ma l’importante è iniziare a fare il primo passo.”

Irene

La paura del fallimento

La paura del fallimento è ancora molto diffusa, perché il confronto con gli altri spaventa ancora così come il loro giudizio, ma è importante buttarsi comunque e se proprio non dovesse andare bene, si può imparare una lezione, oppure potrebbe aprire nuove strade e farci riflettere su noi stesse.

“Il non fare ci lascia fermi sempre nello stesso punto.”

Irene

Tante sfaccettature della stessa persona

“Molto spesso mi chiedono che lavoro faccio. Questa è una domanda che serve a loro per catalogarti come persona e io non so mai cosa rispondere. Ne faccio tanti, ma ciò che faccio non mi fa appartenere ad una categoria. Se dico che lavoro come ragazza immagine mi catalogano come una poco di buono che vive i locali notturni. Al contrario se rispondo che faccio la maestra d’asilo, cambia tutto. Ma io non sono la maestra o la cubista, io sono Irene. Sono tutto insieme e una cosa non esclude l’altra, anzi, una cosa va ad alimentare l’altra e ciascuna di queste mansioni mi fa scoprire qualcosa di me.”

Irene

“Mi piace l’immagine del caleidoscopio: se tu guardi dentro, la luce va a picchiare su tutte le parti, ma se tu cambi la luce vedi tantissime cose diverse, ma le pietre all’interno sono sempre le stesse. Tutte le donne per me sono dei caleidoscopi, basta saperle guardare con la luce giusta.”

Irene

Vede tante generazioni sia al nido che a danza, al nido accoglie bambini dai tre mesi ai tre anni mentre con la danza insegna a bambine dai quattro anni fino ai quindici. Questo l’ha portata ad avere più padronanza nel gestire certi tipi di relazione. A seconda dell’età della persona che ha davanti, che sia una bambina o un’adolescente, ha imparato come approcciarsi ad essa. Molto spesso guarda ben oltre la tecnica, a danza, ma osserva come si comportano a lezione, se nota che qualcosa non va cerca di ascoltarle e modula il suo modo di approcciarle. Serve tanta delicatezza perché ogni età ha le sue particolarità e bisogni e serve molta attenzione per evitare di far nascere eventuali insicurezze e difficoltà.

Riguardo a Crema

Crema è una città “che si vuole bene”, tra le persone e nella cura della città stessa. È una città orgogliosa, che dà tanto alle nuove generazioni e le nuove generazioni portano avanti ciò che è stato prima e si sente quando si arriva a Crema.

Il legame con Crema esce anche quando mi parla di una sua grandissima passione che l’ha accompagnata per tutta la vita: la danza. Al centro città in particolare, dove aveva sede la scuola di danza che frequentava e ricorda che uscendo da scuola, suo nonno la portava a bere un bicchiere di latte al bar delle quattro vie prima di andare a lezione.

Un ricordo particolare che ha di quegli anni, in cui si spostava quotidianamente tra il paese in cui abitava e il centro Crema, era il passaggio del Canale Vacchelli. Per lei era una linea di unione tra i due luoghi. Lo osservava sempre e le dava un senso di pace, nonostante il fatto di essere sempre un po’ di corsa.

Crema è sempre stata il suo punto di riferimento, avendo frequentato qui le scuole, la danza, le compagnie degli amici, il teatro.

Uno scorcio delle "4 vie" a Crema (Cr) il luogo scelto da Irene per il suo ritratto per il progetto "Donne di Crema" (C)Monica Monimix Antonelli
Uno scorcio delle “4 vie” a Crema (Cr) il luogo scelto da Irene per il suo ritratto per il progetto “Donne di Crema” (C)Monica Monimix Antonelli

Irene e la fotografia

Le piace fotografare e le piace un po’ dirigere chi ha davanti all’obiettivo, perché si rende conto, avendolo provato sulla sua pelle, che spesso le persone provano imbarazzo a farsi fotografare. Dopo aver fatto esperienza come fotomodella ha capito come poter aiutare chi è in quella situazione e se le capita di fotografare cerca di far attenzione alla persona e a darle indicazioni per potersi rilassare.

Star davanti alla macchina fotografica la diverte molto, le piace mettersi in gioco e non si preoccupa del risultato, ha imparato a ridere anche delle foto in cui non viene bene.

Per partecipare al progetto “Donne di Crema”

Se sei di Crema (sei nata qui, ci hai vissuto per molti anni, e/o ci vivi tuttora) e ti va di raccontarmi qualcosa di te e un tuo pensiero su Crema, scrivimi un’email moni@monimix.com con una tua foto allegata.

Ti contatterò per inviarti tutti i dettagli.

Se il progetto “Donne di Crema” ti interessa, ne parlo più diffusamente in questo articolo

Ti riassumo qui le informazioni più immediate per capire di cosa si tratta.

Il progetto “Donne di Crema”

“Donne di Crema” vuole essere un progetto fotografico che mostri le donne di una piccola cittadina, ma che ha al suo interno tanti ottimi elementi, a livello lavorativo e personale.

Perché voglio raccontare le Donne di Crema mostrando il loro contributo nella società e la loro ricchezza a livello umano.

Saranno ritratti all’aperto, al naturale, così come la persona si presenta. Ogni donna che partecipa può scegliere il luogo in cui ambientare il suo ritratto. Unica regola deve essere di Crema (esserci nata, averci vissuto per molti anni, e/o viverci tutt’ora).

Far scegliere alla persona ritratta il luogo in cui scattare il suo ritratto è un modo per farla sentire ancora di più a suo agio.

Chiederò a ciascuna donna di raccontarmi la propria storia e se ha un pensiero legato a Crema. In questo modo potrò sia raccontare qualcosa delle partecipanti, sia ricostruire tramite loro, ciò che Crema rappresenta.

La sessione di ritratto dura un’ora, durante la quale ci conosceremo facendo quattro chiacchiere e poi realizzeremo il suo ritratto.

In questo caso, non è richiesto nessun contributo. Il ritratto è gratuito. In cambio chiedo l’autorizzazione a pubblicare il ritratto per il progetto, e per chi lo desidera, l’iscrizione alla lista di contatti a cui inviare la newsletter.

Se sei di Crema (ci sei nata, ci hai vissuto, e/o ci vivi tutt’ora) e se hai voglia di farti ritrarre, scrivimi: moni@monimix.com specificando “Donne di Crema”.


Se vuoi partecipare al progetto “Donne di Crema”, ma ti senti un po’ a disagio davanti alla fotocamera, ho scritto una breve guida per aiutarti a vivere più serenamente il momento degli scatti.

Per vedere i ritratti delle Donne di Crema che hanno già partecipato, puoi visitare questa pagina.


Prima di andare, ti chiedo un’ultima cortesia. Se l’articolo ti è piaciuto, lasciami un tuo like o un commento, oppure condividilo, mi farebbe molto piacere! Grazie!

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