Donne di Crema: il ritratto di Simona

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“Donne di Crema” è in pausa per il secondo lockdown, ma di cose da pianificare, organizzare e pensare, relativamente al progetto, ce ne sono talmente tante che una pausa dagli incontri è solo un piccolo stop da cui ripartire ancora più cariche.

L’incontro

Con Simona sono ormai mesi che ci rincorriamo. È da prima del lockdown a marzo che dovevamo vederci e poi ci hanno chiusi in casa. Una volta liberate, gli impegni di entrambe ci hanno fatto rimandare più volte, ma finalmente ci siamo riuscite.

Il ritratto di Simona per il progetto "Donne di Crema" (C)Monica Monimix Antonelli
Il ritratto di Simona per il progetto “Donne di Crema” (C)Monica Monimix Antonelli

Il giorno del ritratto di Simona

Un pomeriggio di fine ottobre, con una luce meravigliosa, un cielo blu terso e i colori autunnali delle piante, fanno da cornice al nostro appuntamento.

Simona mi spiazza subito con una battuta, quando le chiedo della sua infanzia. Mi dice di non aver ricordi, se non offuscati, di quei tempi. Gli unici ricordi che ha sono quelli legati ai momenti ritratti nelle foto di famiglia.

Ha avuto un’infanzia serena, un’adolescenza un po’ ribelle, secondo gli standard della sua famiglia, molto attenta alle regole. Terminati gli studi alle Scuole Magistrali, scelte più per seguire le amiche che per un’idea chiara di cosa volesse fare da grande, decide di cambiare totalmente ambito.

Sceglie di iscriversi all’Accademia d’arte nonostante non avesse nessuna preparazione artistica, per cercare la sua strada.

La passione per il cucito

Ricorda che già da bambina, le piaceva osservare le donne della sua famiglia, sua nonna e sua zia, mentre si dedicavano al cucito e a lavori sartoriali. Simona passava interi pomeriggi a casa della zia a far pratica.

Pian piano si delinea in lei il desiderio di dedicarsi a questa passione e si iscrive all’Istituto Burgo, per conseguire il titolo di stilista di moda. Un corso completo che potesse prepararla a tutto tondo, dall’ideazione del capo, alla progettazione, al cartamodello e alla realizzazione finale.

Inizia a tracciare il suo percorso e, terminati gli studi, inizia una nuova avventura. Contribuisce alla nascita di una nuova realtà locale, una piccola Sartoria a fondo sociale. Le difficoltà che incontra non sono poche, a cominciare da un locale non attrezzato, alla carenza di materiale, delle attrezzature e la mancanza di personale qualificato. Si ritrova a tenere corsi di cucito per donne straniere che nemmeno capivano la sua lingua.

Dopo tre anni decide di andarsene perché sente che i valori in cui crede non sono ben rappresentati in quella realtà, ma riconosce a quell’esperienza il merito di averle insegnato a far fronte a difficoltà e a situazioni che solitamente un’esperienza da dipendente non offre. Questa è stata per lei un’ottima palestra su cui farsi le ossa per gli anni a seguire.

Aprire una partita IVA

Contemporaneamente a quella occupazione, si dedicava già da un po’ di tempo, a lavori indipendenti, manutenzioni e realizzazioni di capi su misura, tramite il passaparola. Attività che la avevano spinta ad aprire una partita IVA.

Quando ha comunicato in famiglia la sua decisione di aprire una partita IVA non è stata subito accolta con facilità. I suoi genitori avendo sempre svolto lavori da dipendenti hanno faticato a condividere l’idea della figlia perché temevano potesse incorrere in problemi e difficoltà.

Ciò che ha capito sulla sua pelle, Simona, è che quando si deve fare una scelta importante come può essere l’apertura di una partita IVA, ci saranno sempre due fazioni ben distinte. Da un lato ci sarà chi ha timori e paure perché nella sua vita non ha mai vissuto quell’esperienza (avendo sempre svolto un lavoro tradizionale da dipendente) e dall’altro ci saranno i liberi professionisti che invece tenderanno a spronare chi vuole tentare la loro strada, pur mostrandogli le difficoltà e i problemi in cui potrà incorrere.

L’importante è non farsi fermare dalle paure dei primi, perché non avendo provato sulla loro pelle cosa vuol dire quel tipo di lavoro non potranno essere obiettivi, ma si lasceranno turbare solo dalle loro paure.

Non è una scelta semplice al giorno d’oggi aprire una partita IVA, ma se si ha un’idea chiara in mente e un obiettivo da raggiungere, l’entusiasmo e la convinzione, saranno fondamentali per convincere anche i più scettici che è la scelta migliore per noi.

E così è stato per Simona, che è riuscita alla fine a convincere i suoi genitori che quella era la strada più giusta per lei.

L’apertura del suo laboratorio

Al termine dell’esperienza lavorativa nella sartoria, dopo il periodo di quarantena dettato dal Covid-19, decide di intraprendere una nuova strada, tutta da sola. Non si è mai sentita adatta a fare un lavoro da dipendente, avendo sempre avuto una mentalità creativa, voleva sentirsi libera di fare le sue scelte in totale autonomia e di realizzare anche progetti personali.

Durante la forzatura a casa, durante il lockdown, ne ha approfittato per dedicarsi alla sua formazione e a pensare a nuove idee. E’ proprio in quel periodo che prende la decisione di cercare uno spazio tutto suo in cui creare il suo laboratorio.

Il suo primo piccolo laboratorio era stato a casa di sua nonna, dove poteva ricevere i clienti del paese che la conoscevano grazie al passaparola.

Tramite Serena, (ritratta all’inizio del progetto “Donne di Crema”) ha la possibilità di condividere uno spazio in coworking. Ha una stanza tutta per sé dove poter allestire il suo laboratorio.

Moda e artigianalità

La sua idea è legata all’artigianalità. Per lei la moda è un abito pensato su misura per la persona che ha davanti, non gli abiti in serie tutti uguali venduti a prezzi insostenibili come quelli proposti dal settore del low cost.

Ricorda con piacere gli armadi della nonna, pieni di abiti, molti dei quali ancora in ottime condizioni perché usati in rarissime occasioni perché considerati preziosi per esser usati tutti i giorni. Abiti dalla fattura ben diversa da quelli attuali. Tessuti scelti con cura, tagli ben fatti, vestiti che avevano sicuramente un costo più elevato ma destinati a durare nel tempo.

Ciò che le dispiace osservare oggi, è lo spreco che viene fatto della moda.

“Tutti noi possediamo troppi abiti che usiamo pochissimo, comprati sull’impulso del momento e poi accantonati negli armadi.”

Simona

“Il low cost con i suoi prezzi così bassi ha fatto perdere la concezione dell’importanza degli abiti. Capi che vengono venduti al minimo prezzo fatti per durare sì e no una stagione, producendo uno spreco notevole, oltre al fattore inquinamento causato dalla forte produzione di tutti questi capi, e della velocità con qui vengono prodotte sempre nuove collezioni.”

Simona

“Viviamo in un surplus di abiti di cui non abbiamo bisogno e che non fanno altro che inquinare l’ambiente per essere prodotti, distribuiti e smaltiti a fine vita.”

Simona

Il mondo della moda

Simona ama parlare del suo lavoro, anche se è ben consapevole di essere in un ambiente davvero difficile.

“Il mondo della moda è una piramide, dove lo stilista che ce la fa è uno e sotto di lui, la piramide composta da tutti quelli che lavorano per lui e tutti quelli che vorrebbero entrare in quel mondo”.

Simona

Per lei la moda dovrebbe tornare alle origini. Capi sartoriali ben fatti, in numero minore, ma che ben soddisfano il gusto della persona. La sua sfida è quella di trovare un modo di riportare la moda a quel punto, ma rendendola più accessibile a tutti, facendo in modo di contenere il prezzo del capo finale.

Non ama gli sprechi e non butta mai via nulla dei suoi vestiti perché è convinta che prima o poi quel pezzo di tessuto potrebbe tornarle utile per qualche creazione.

Le chiedo se è fattibile combinare moda e sostenibilità anche nel piccolo. Mi conferma che per quanto la riguarda sta molto attenta all’ambiente. Non sempre è facile capire la provenienza dei tessuti, ma si impegna sempre per cercare più informazioni a riguardo, possibili.

Il mondo del web da questo punto di vista le viene molto in aiuto, pubblicando per ogni tessuto, una scheda tecnica accurata. Cosa non sempre presente nei tradizionali negozi di scampoli.

Lavorare in proprio vuol dire essere un’imprenditrice

Mettersi in proprio oggi, vuol dire essere un’imprenditrice a tutto tondo. Per ora Simona lavora da sola, ma si auspica in futuro di poter assumere degli aiutanti. Perché il suo lavoro non è solo confezionare abiti per le sue clienti, (riparazioni, abiti di scena, sue creazioni personali), ma anche dedicarsi a tutta la parte di promozione del suo lavoro.

La parte dei social è quella che più la mette in difficoltà perché ci sono molto aspetti da curare e non sempre ha il tempo, o la voglia di farlo. Ma sa bene quanto ormai sia fondamentale al giorno d’oggi avere la propria vetrina sui social network.

Ha molte idee che potrebbero aprirle nuove strade anche più legate alla tecnologia per poter allargare il suo bacino di utenza, spostandolo anche sul web, ma quello che manca a volte è il tempo materiale per fare tutto.

La vedo piena di entusiasmo e sono certa che non si lascerà di certo fermare, prima di aver raggiunto i suoi obiettivi.

Il pensiero di Simona riguardo a Crema

A Crema sono legati gli anni dell’adolescenza e delle Scuole Superiori, i primi momenti di libertà dalla famiglia. Cresciuta in un paese fuori Crema, ha passato qui gran parte della sua vita, sia per studio che per lavoro, una volta adulta. Ed è proprio a Crema che ha scelto di aprire il suo laboratorio.

Amante dei colori, quando le ho chiesto quale posto di Crema volesse come sfondo al suo ritratto, non ha avuto dubbi. La scelta è ricaduta sui muri colorati dai graffiti in via IV Novembre. Per lei i graffiti sono un segno d’arte, un modo di comunicare il proprio pensiero in maniera creativa.

Il muro con i graffiti in via IV Novembre a Crema (Cr), il luogo scelto da Simona per ambientare il suo ritratto per il progetto "Donne di Crema" (C)Monica Monimix Antonelli
Il muro con i graffiti in via IV Novembre a Crema (Cr), il luogo scelto da Simona per ambientare il suo ritratto per il progetto “Donne di Crema” (C)Monica Monimix Antonelli

Simona e la fotografia

Alla fotografia sono legati i suoi ricordi d’infanzia. Ha dei ricordi un po’ offuscati di quando era bambina, e ha ricostruito ciò che ha vissuto grazie proprio alle fotografie di famiglia. Mi confessa che hanno un forte potere su di lei. Infatti, ogni volta che le riguarda, si commuove.

Della fotografia non ama particolarmente l’aspetto legato al lavoro, il fatto di doverla usare per pubblicizzarsi sui social network, ammette che la mette un po’ in difficoltà e tende a fare un sacco di scatti prima di scegliere quello che le sembra più adatto.

Davanti alla fotocamera non le piace particolarmente stare, scherzando mi dice che viene sempre con gli occhi chiusi ogni volta che le capita di venir fotografata. Ma a parte questo dettaglio su cui ha ormai imparato a ridere, non ama molto vedersi ritratta.

Per partecipare al progetto “Donne di Crema”

Se sei di Crema (sei nata qui, ci hai vissuto per molti anni, e/o ci vivi tuttora) e ti va di raccontarmi qualcosa di te e un tuo pensiero su Crema, scrivimi un’email moni@monimix.com con una tua foto allegata.

Ti contatterò per inviarti tutti i dettagli.

Se il progetto “Donne di Crema” ti interessa, ne parlo più diffusamente in questo articolo

Ti riassumo qui le informazioni più immediate per capire di cosa si tratta.

Il progetto “Donne di Crema”

“Donne di Crema” vuole essere un progetto fotografico che mostri le donne di una piccola cittadina, ma che ha al suo interno tanti ottimi elementi, a livello lavorativo e personale.

Perché voglio raccontare le Donne di Crema mostrando il loro contributo nella società e la loro ricchezza a livello umano.

Saranno quindi ritratti all’aperto, al naturale, così come la persona si presenta. Ogni donna che partecipa può scegliere lei stessa il luogo in cui ambientare il suo ritratto. Unica regola deve essere di Crema (esserci nata e averci vissuto per molti anni, e/o viverci tutt’ora).

Far scegliere alla persona ritratta il luogo in cui scattare il suo ritratto è un modo per farla sentire ancora di più a suo agio.

Chiederò a ciascuna donna di raccontarmi la propria storia e se ha un pensiero legato a Crema. In questo modo potrò sia raccontare qualcosa delle partecipanti, sia ricostruire tramite loro, ciò che Crema rappresenta.

La sessione di ritratto dura un’ora, durante la quale ci conosceremo facendo quattro chiacchiere e poi realizzeremo il suo ritratto.

In questo caso, non è richiesto nessun contributo. Il ritratto è gratuito. In cambio chiedo però l’autorizzazione a pubblicare il ritratto per il progetto, e per chi lo desidera, l’iscrizione alla lista di contatti a cui inviare la newsletter.

Se sei di Crema (ci sei nata e hai vissuto qui molti anni, e/o ci vivi tutt’ora) e se hai voglia di farti ritrarre, scrivimi un’email: moni@monimix.com specificando “Donne di Crema”.


Se vuoi partecipare al progetto “Donne di Crema”, ma ti senti un po’ a disagio davanti alla fotocamera, ho scritto una breve guida per aiutarti a vivere più serenamente il momento degli scatti.


Prima di andare, ti chiedo un’ultima cortesia. Se l’articolo ti è piaciuto, lasciami un tuo like o un commento, oppure condividilo, mi farebbe molto piacere! Grazie!

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