Donne di Crema: il ritratto di Giada

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Donne di Crema, rivela ad ogni incontro storie che non ti aspetti. Dietro ai sorrisi si nascondono porte che ti trasportano in altri mondi e ti fanno scoprire sfumature di vita.

L’incontro

La storia di Giada parte dai suoi forti legami con le tradizioni, con la sua famiglia e il luogo in cui ha vissuto maggiormente: il quartiere di Ombriano dove i suoi nonni hanno avuto per tutta la vita una lavanderia.

Giada trascorre molto tempo in questo luogo e, crescendo, impara a stare in mezzo alla gente e a vedere le dinamiche di una realtà commerciale.

Il ritratto di Giada per il progetto Donne di Crema (C)Monica Monimix Antonelli
Il ritratto di Giada per il progetto Donne di Crema (C)Monica Monimix Antonelli

La storia di Giada

Ha sempre avuto la tendenza ad andare verso l’altro grazie alla sua empatia, dote che ha ereditato da suo nonno materno, e al fatto di essere una persona molto socievole e solare.

Ricorda che già alle Scuole Elementari e Medie dimostrava la sua empatia verso gli altri, anche se in quegli anni ha sofferto molto a causa di atti di bullismo nei suoi confronti.

Alle Scuole Medie mi racconta di esser stata una ragazzina in sovrappeso con moltissimi ricci indomabili. Una sua compagna di classe la prendeva in giro e si accaniva su di lei criticandola a livello fisico.

I miei capelli ricci li ho accettati solo ora che sono adulta. Ci ho messo anni per accettarmi. E ancora oggi, se ho un’occasione importante liscio i capelli perché mi vedo più in ordine.

Giada

La partecipazione a Miss Italia

Un po’ per rivalsa, ma soprattutto per assecondare un sogno di suo nonno che le diceva sempre che doveva partecipare, in quarta superiore, decide di iscriversi alle selezioni per il concorso nazionale “Miss Italia”.

“L’ho fatto più per lui che per me, ma poi arriva un punto che, per quanto io voglia bene alla persona per cui lo sto facendo, prevale la mia identità e se non voglio andare avanti, mi fermo e mollo tutto.”

Giada

Passare dalla sua insicurezza al trovarsi in un contesto simile, fatto di estrema competizione, nessuna collaborazione tra le ragazze e il forte stress che deriva da tutto questo, è stato per lei molto pesante. Sua mamma era al suo fianco e questo l’ha aiutata a sopportare meglio i primi momenti.

Vedere certi atteggiamenti e sentire certe richieste assurde come la perdita di peso rapida, a cui Giada non voleva sottostare, la porta a prendere una decisione drastica.

Si ritira di sua spontanea volontà quando capisce che non le stanno bene certi atteggiamenti che ben poco hanno in comune con l’immagine pulita e di amicizia con cui solitamente viene presentato il programma.

“Anche in questo caso, sempre perché se le cose non sono fatte come io ritengo giusto non voglio farle, ho deciso di tirarmene fuori. Il maschilismo e la mercificazione del corpo femminile per me non erano accettabili, da lì la decisione ferma di abbandonare tutto.”

Giada

L’empatia e la vena imprenditoriale

Nonostante la sofferenza per ciò che ha subito da ragazzina, è fiera di esser riuscita a mantenere la sua empatia e la capacità di mettersi nei panni dell’altro.

Giada confessa di aver ereditato da suo nonno materno l’empatia, infatti ricorda le tante persone che passavano dalla lavanderia anche solo per chiacchierare con lui.

Dalla nonna materna ha ereditato la cura nella sua persona, e di lei ricorda di averla sempre vista curata nonostante avesse passato quarantacinque anni a stirare nella lavanderia, ma questo non aveva influito sul fatto che fosse sempre ben vestita e ben truccata per accogliere la clientela. Un’altra caratteristica che ha ereditato Giada, è la vena imprenditoriale che le arriva dal compagno di sua nonna (che negli anni si era separata dal marito), che per lei è stato come un secondo nonno.

Il percorso di studi

Dall’unione dell’empatia e della vena imprenditoriale, Giada ha scelto un percorso di studi ben mirato scegliendo il Liceo delle scienze umane (Ex Magistrali).

“Quella scuola mi ha insegnato tutto: dall’amore per la letteratura, all’applicazione di questo mio essere empatica, perché essere empatici non è facile. Con le basi di psicologia e pedagogia ho imparato molto a gestirla, rispetto alle Medie quando ero vittima di bullismo.”

Giada

Dopo il Liceo, seguendo la sua forte passione per Dante Alighieri, sceglie di iscriversi alla facoltà di Lettere a Milano, rendendosi presto conto che non è il percorso di studi più adatto a lei. Lo vede troppo scollato dalla realtà quotidiana e il suo iniziale obiettivo di diventare insegnante di italiano, naufraga.

Non è una scelta facile quella di cambiare, perché confessa di far molta fatica ad ammettere un suo sbaglio ma per quanto avesse provato in tutti i modi, si rende conto che l’unica cosa da fare è cambiare indirizzo di studi.

Decide così di passare alla facoltà di Comunicazione e Marketing, a Bergamo, perché riteneva quel percorso nelle sue corde amando molto tutto ciò che è collegato alla comunicazione e ritenendo di essere molto brava anche a far comunicare gli altri mettendole a loro agio.

Il lavoro durante gli studi

Per mantenersi agli studi, durante gli anni di Università alterna la scuola al lavoro.

Inizia a lavorare a progetto in un’azienda, ma si rende presto conto, anche durante i lavori successivi, che il contesto aziendale non lo sente adatto a lei.

Non ama il concetto delle scalate aziendali, né tantomeno quello di dover seguire orari fissi anziché puntare sulla produttività seguendo i propri ritmi, o l’approccio di alcuni capi che non insegnano ma impongono ordini. Ma l’aspetto che meno sopporta è il fatto che l’ambiente aziendale è ancora estremamente maschilista, essendo incappata in episodi discriminatori solo per essere donna.

L’apertura della partita Iva

Chiusa la parentesi aziendale, dopo essersi resa conto che non era il suo ambiente, decide di aprire una partita iva come social media manager, attività in cui poter far confluire le sue attitudini nella passione che ha da sempre per i social network.

“Amo occuparmi di immagine, adoro scrivere e leggere e sono attratta dalle cose belle. Amo poter tirare fuori dalle altre persone quello che loro non vedono. Ho trasferito questo aspetto nella consulenza del branding e traggo da un brand il suo potenziale nascosto.”

Giada

Lavorare sui social porta in sé lo svantaggio che essendo perennemente connessi non è semplice riuscire a staccare e a vivere la vita privata, ed è per questo che deve imporsi dei limiti.

La collaborazione tra donne

“Credo molto nella forza delle donne, nonostante abbia subito bullismo proprio da parte di una ragazza. Questo non mi ha fatto demordere dal credere che se collaboriamo  possiamo fare tutto.”

Giada

Purtroppo lo vede anche quando la sera si riuniscono i gruppi di amiche e capita che si facciano discorsi poco carini nei confronti delle altre. Questo atteggiamento non le appartiene, perché è fermamente convinta che le donne abbiano una marcia in più e se volessero davvero collaborare potrebbero fare molto di più.

È una persona schietta e se percepisce un problema tra lei e un’altra persona non si fa problemi a cercare il confronto. La sua forza è anche la sua empatia che le permette di riuscire ad entrare, a piccoli passi, in contatto con l’altro.

L’immagine femminile sui social network

La sua insicurezza legata all’aspetto fisico non è sparita del tutto, anche se, dopo un lungo lavoro su di sé, ha imparato ad accettarsi, ma si rende conto che una grande responsabilità oggigiorno, è data dall’uso sbagliato che si fa dei social network che passano un’immagine femminile che ben poco ha a che spartire con la realtà.

Lavorando con i social si rende conto dei danni che stanno causando alle giovani generazioni, ma non solo.

“I ragazzi e le ragazze hanno davanti agli occhi immagini di miti irraggiungibili e questo ha portato un incremento del tasso di anoressia e di bulimia, incredibile. I giovani pensano che costruirsi una carriera sia facile come costruirsi un milione di followers su Tik Tok, ma non è così, e quando si scontrano con il muro della realtà è un problema enorme.”

Giada

“L’immagine femminile che viene veicolata dai social non rispecchia per niente il naturale ciclo della vita di una donna. L’abuso dei filtri ma anche dei social stessi non aiuta nessuno.”

Giada

Una rete al femminile

È dalla voglia di valorizzare le donne e fare squadra che è nata in lei e in Irene la voglia di creare una rete tutta al femminile, cercando fornitori nel campo degli eventi e dei matrimoni. Questo per sensibilizzare riguardo alla non competizione e al non giudizio.

Dal canto suo, Giada, è riuscita a conquistare una consapevolezza di sé che la porta ad assumere atteggiamenti di distacco quando si ritrova in situazioni fastidiose o a lasciarsi scivolare addosso critiche o pregiudizi solo per essere donna. Purtroppo le è capitato di vedere amiche o conoscenti, non riuscire ad assumere atteggiamenti decisi per allontanare ragazzi un po’ troppo invadenti o arrivare a sentirsi responsabili anziché addossare la colpa al colpevole.

“Ho sentito di ragazze che sono incappate in persone violente psicologicamente e non solo, addossarsi le colpe di quanto accaduto. Sentirsi responsabili per aver provocato i gesti sbagliati del ragazzo violento.”

Giada

“Ciò che distingue l’essere umano dall’animale è la capacità di vivere nella società. Ci sono delle regole da rispettare, se non ti sai adeguare alle regole anche più piccole, non puoi vivere nella società. Ci sono dei punti fermi che devono rimanere tali.”

Giada

L’obiettivo futuro

Uno dei suoi obiettivi è quello di andare nelle scuole, insieme a due psicologhe, e spiegare ai ragazzi da un lato l’aspetto digitale e algoritmico che incide sulle loro scelte e sui processi del perché delle loro ricerche e la parte psicologica attraverso cui spiegare la consapevolezza del sé e dell’identità. Ritiene che troppo spesso progetti simili non hanno successo tra gli studenti perché vengono fatti da persone che non usano i social e quindi non vedono la diretta correlazione tra la teoria veicolata e la pratica, da qui l’idea di unire le forze affiancando le due psicologhe nei loro incontri.

Riguardo a Crema

Ha un forte legame con Crema. Amore ereditato da suo nonno che riteneva Crema il posto più bello del mondo. Giada ne è talmente innamorata da arrivare a commuoversi, passando dalla Piazza Duomo, in una bella giornata limpida di sole, e vedere la meraviglia e la bellezza del luogo.

Riconosce che c’è tanto potenziale tra i giovani che la popolano e gli imprenditori, ma ritiene che questo potenziale non sia ancora stato sfruttato al suo meglio, ma a detta sua “ci si potrebbe lavorare per poterlo fare esplodere.”

Tutta la sua rete di conoscenze e amicizie è cremasca e questo cementifica ancora di più il suo legame con la città. Trova che sia una cittadina molto frizzante anche dal punto di vista culturale oltre che artistico.

La chiesa di Ombriano (Cr), il luogo scelto da Giada per il suo ritratto per il progetto “Donne di Crema” (C)Monica Monimix Antonelli
La chiesa di Ombriano (Cr), il luogo scelto da Giada per il suo ritratto per il progetto “Donne di Crema” (C)Monica Monimix Antonelli

Giada e la fotografia

Ama sia fotografare che farsi fotografare. È stata molte volte davanti all’obiettivo fotografico avendo posato sia ai tempi del concorso di Miss Italia, ma anche per i lavori che ha svolto come ragazza immagine. È una situazione in cui si sente a suo agio.

Le piace catturare i momenti e, apprezzando il bello, le piace sperimentare nel campo della fotografia concettuale, anche se non sempre viene subito capito il senso della sua visione.


Per partecipare al progetto “Donne di Crema”

Se sei di Crema (sei nata qui, ci hai vissuto per molti anni, e/o ci vivi tuttora) e ti va di raccontarmi qualcosa di te e un tuo pensiero su Crema, scrivimi un’email moni@monimix.com con una tua foto allegata.

Ti contatterò per inviarti tutti i dettagli.

Se il progetto “Donne di Crema” ti interessa, ne parlo più diffusamente in questo articolo

Ti riassumo qui le informazioni più immediate per capire di cosa si tratta.

Il progetto “Donne di Crema”

“Donne di Crema” vuole essere un progetto fotografico che mostri le donne di una piccola cittadina, ma che ha al suo interno tanti ottimi elementi, a livello lavorativo e personale.

Perché voglio raccontare le Donne di Crema mostrando il loro contributo nella società e la loro ricchezza a livello umano.

Saranno ritratti all’aperto, al naturale, così come la persona si presenta. Ogni donna che partecipa può scegliere il luogo in cui ambientare il suo ritratto. Unica regola deve essere di Crema (esserci nata, averci vissuto per molti anni, e/o viverci tutt’ora).

Far scegliere alla persona ritratta il luogo in cui scattare il suo ritratto è un modo per farla sentire ancora di più a suo agio.

Chiederò a ciascuna donna di raccontarmi la propria storia e se ha un pensiero legato a Crema. In questo modo potrò sia raccontare qualcosa delle partecipanti, sia ricostruire tramite loro, ciò che Crema rappresenta.

Dettagli

La sessione di ritratto dura un’ora, durante la quale ci conosceremo facendo quattro chiacchiere e poi realizzeremo il suo ritratto.

In questo caso, non è richiesto nessun contributo. Il ritratto è gratuito. In cambio chiedo l’autorizzazione a pubblicare il ritratto per il progetto, e per chi lo desidera, l’iscrizione alla lista di contatti a cui inviare la newsletter.

Se sei di Crema (ci sei nata, ci hai vissuto, e/o ci vivi tutt’ora) e se hai voglia di farti ritrarre, scrivimi: moni@monimix.com specificando “Donne di Crema”.


Se vuoi partecipare al progetto “Donne di Crema”, ma ti senti un po’ a disagio davanti alla fotocamera, ho scritto una breve guida per aiutarti a vivere più serenamente il momento degli scatti.

Per vedere i ritratti delle Donne di Crema che hanno già partecipato, puoi visitare questa pagina.

Prima di andare, ti chiedo un’ultima cortesia. Se l’articolo ti è piaciuto, lasciami un tuo like o un commento, oppure condividilo, mi farebbe molto piacere! Grazie!

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