Donne di Crema: il ritratto di Francesca

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Donne di Crema è un bel modo di scoprire perle preziose nascoste nella società di tutti i giorni. Come Francesca, giovane donna dall’animo molto sensibile che ha scelto di ascoltare e aiutare gli altri, fin da quando era bambina.

Nel suo percorso ha imparato ad ascoltare se stessa e ciò le ha insegnato come esser d’aiuto agli altri.

L’incontro

Con Francesca ci conosciamo durante una chiacchierata online su Zoom e fin dalle prime battute, il suo modo di raccontare mi coinvolge, e la sua storia mi rapisce.

La storia di Francesca inizia in maniera molto romantica nella bellissima città di Orsova sulle sponde del Danubio, in Romania, dove ha passato i primi sei anni della sua vita.

Il ritratto di Francesca per il progetto Donne di Crema (C)Monica Monimix Antonelli
Il ritratto di Francesca per il progetto Donne di Crema (C)Monica Monimix Antonelli

La storia di Francesca

Sua madre era una postina, mentre suo padre era un autotrasportatore di Salerno. Si conoscono cinque anni prima della nascita di Francesca, ed è un vero e proprio colpo di fulmine.

Per un puro caso del destino, mentre sua madre consegna la posta, suo padre consegna un’automobile allo stesso indirizzo. Lui la nota ed è subito amore a prima vista, mentre lei preferisce andarci piano.

L’uomo non si fa scoraggiare e ogni weekend copre la lunga distanza che separa Salerno da Orsova, o dai vari luoghi in cui si spostava per lavoro, per poter raggiungere la sua amata. Un amore a distanza, non facile, ma questo non li ferma dal creare la loro famiglia, allietata dalla nascita di Francesca.

La mamma di Francesca aveva già avuto una figlia da un precedente matrimonio, con cui Francesca ha un legame fortissimo, mentre suo padre, da un precedente matrimonio, aveva avuto altri tre figli, che abitano a Salerno.

L’arrivo in Italia

Volendo mettere delle basi solide per la loro famiglia, cercano casa in Italia, giungendo in un paese alle porte di Crema, su consiglio del titolare del papà di Francesca. Un salto nel buio per la famiglia, soprattutto per la mamma di Francesca che, con molto coraggio, lascia tutto per andare in un luogo sconosciuto senza aver accanto nessuno che potesse aiutarli nel momento del bisogno.

Per Francesca è un vero trauma lasciare la sua amata città, i nonni, gli amichetti e cambiare drasticamente la sua vita.

“Sentivo di abbandonare le mie radici, i miei nonni, i miei amici, la mia storia. Mi sono sentita prelevata dal mio ambiente, dal mio posto sicuro per andare in un posto dove non conoscevo nessuno, nemmeno la lingua.”

Francesca

Arrivano a novembre in Italia e per Francesca è ulteriormente dura perché la scuola era già iniziata da un paio di mesi e i legami di amicizia si stavano già formando. Si ritrova in un mondo che non conosce e non riesce a capire sotto tanti punti di vista.

Le note positive del cambiamento

Tra tante difficoltà, scopre però anche delle note positive, come per esempio una coppia che vive accanto a loro che li accoglie molto bene e li aiuta ad inserirsi, con cui nel tempo creano un legame molto forte tanto che per Francesca e sua sorella diventano i nonni di cui sentivano tanto la mancanza.

“La nostra fortuna è stata quella di incontrare delle belle persone che ci hanno fatto sentire accolti e ci hanno reso tutto più semplice.”

Francesca

Oltre a questo è la scoperta del fiume Serio accanto a casa sua che la aiuta a sbloccare un po’ la sua situazione di chiusura verso la nuova realtà in cui era stata catapultata. Inizia a fare lunghe passeggiate lungo il fiume per poter risentire quella magia che sentiva a Orsova, lungo il Danubio.

Il fiume per lei è un legame con le sue origini che le fa riaffiorare tutti i momenti belli della sua infanzia. Tutt’ora, quando si sente giù di morale o stressata, e ha bisogno di pensare, passeggiare lungo il Serio le fa riacquistare tranquillità, la fa rilassare e la riporta ad un periodo felice.

“Lo scorrere dell’acqua mi permette di lasciare andare tutte le sensazioni negative, tutte le scorie che troppo spesso ci portiamo addosso.”

Francesca

La sua terra d’origine

Crescendo si è resa conto che la sua terra, per quanto bella, offre ben poco dal punto di vista lavorativo e la scelta presa dai suoi genitori, per quanto difficile, è stata sicuramente la scelta giusta per garantire a lei e a sua sorella un futuro migliore.

“La Romania per quanto bella è una nazione povera, arretrata. Nella via in cui abitavo da bambina, non è rimasto quasi più nessuno di tutti i miei amici. Sono partiti tutti.”

Francesca

“Sono grata di avere un ricordo meraviglioso della mia terra, perché avendola lasciata a quei tempi ne conservo il ricordo felice visto attraverso gli occhi di una bambina. Per me non c’era povertà, ma c’erano i legami affettivi: gli amici con cui giocare, mia nonna con cui giocare a carte, mio nonno che mi raccontava le storie, per me c’era solo il bello.”

Francesca

Crema per lei ha rappresentato il futuro. È qui che ha studiato e dove ha costruito le prime amicizie e incontrato il suo fidanzato che le ha fatto conoscere moltissimo il territorio.

“Non avevo nulla quando sono arrivata, mi sentivo sola, ma ho potuto costruire nuovi legami che hanno saputo riportarmi a qualcosa che conoscevo, qualcosa che sentivo dentro e non mi ha più permesso di sentirmi sola e spaesata.”

Francesca

I viaggi tra la Romania e l’Italia

Mi cita un pezzo della canzone “Il peso della valigia” di Luciano Ligabue, in cui si riconosce molto:

“C’erano solo quattro farfalle, un po’ più dure a morire”

Nella canzone si parla di una ragazza che ha fatto un lungo viaggio e Francesca ricorda i tanti viaggi tra la Romania e l’Italia, in auto con la sua famiglia.

“1200 km di viaggio e di tristezza, perché ne abbiamo passate di tutti i colori, abbiamo viaggiato con la neve, con la pioggia e la tempesta e ogni volta andare via da lì era lasciare un pezzo di me, che poi ritrovavo a Crema. Ecco perché penso di aver trovato il mio posto nel mondo.”

Francesca

“Quelle quattro farfalle siamo noi che abbiamo lasciato tutto e abbiamo ricominciato in mezzo a tante difficoltà.”

Francesca

Le difficoltà con la lingua e con una nuova cultura

Ritrovarsi in un ambiente nuovo non voleva dire solo le difficoltà con la lingua, ma anche le difficoltà culturali. Era molto frustrante per lei trovarsi in una classe in cui era l’unica bambina straniera e non capiva nulla di ciò che gli altri bambini le dicevano.

“Era come se urlassi ma nessuno capiva cosa volessi dire o di cosa avessi bisogno. Una sensazione bruttissima in cui mi sentivo molto sola.”

Francesca

Persino le insegnanti non sapevano inizialmente come approcciarsi a lei, e per i primi giorni sua madre stava con lei in classe per aiutarla ad inserirsi.

Gli altri bambini erano molto incuriositi da Francesca e non le hanno mai fatto pesare il fatto di essere straniera e di non capire la lingua, al contrario, erano molto felici e la coinvolgevano in ogni modo, trovando un loro modo di comunicare.

Un filtro tra lei e la realtà

Si è resa conto, nel tempo, che era lei ad avere un filtro che non le permetteva di vedere la realtà migliore in cui era arrivata rispetto a ciò che aveva lasciato alle sue spalle e che per lei era importante. È stato molto difficile capire che doveva cambiare il suo approccio per poter vedere realmente la situazione che aveva davanti.

Un primo passo importante è stato quello che ha fatto grazie ad una sua compagna di classe, con cui ha tutt’ora un forte legame d’amicizia.

Il primo passo per sbloccarsi

Si ritiene fortunata per aver incontrato dei bambini che l’hanno saputa accogliere in modo molto naturale. Ricorda perfettamente questa bambina che a scuola l’ha presa per mano e l’ha guidata all’interno della scuola spiegandole quel nuovo mondo a lei ancora sconosciuto. Con la sua spontaneità infantile è riuscita a non farla sentire sola.

Erano anni in cui i bambini stranieri erano molto pochi, a differenza di oggi, e anche la scuola non era preparata a gestire la situazione. Pian piano sono riusciti a creare un programma di alfabetizzazione per poterla aiutare, includendola e portandola a completare il percorso di studi con ottimi risultati.

“Ho trovato un mondo in cui non c’era discriminazione. Questa l’ho vista un po’ più avanti nel tempo.”

Francesca

La discriminazione nei suoi confronti

“Quando alcune persone hanno saputo che mi ero laureata alla Magistrale a ventitré anni, con il massimo dei voti, mi hanno fatto i complimenti e nel momento in cui hanno scoperto che sono romena hanno fatto un passo indietro, come se fossi lì a togliere qualcosa a loro, come per esempio il lavoro. Mi è capitato di sentirmi giudicata perché altri avevano più diritto di me in alcune situazioni.”

Francesca

Ci sono stati episodi durante l’adolescenza in cui si è trovata in situazioni imbarazzanti e fastidiose in cui il preconcetto riguardo la sua provenienza si manifestava in atteggiamenti ambigui che non passavano inosservati.

“Mi è capitato di vedere persone che stringevano la borsetta nel momento in cui scoprivano da dove venivo. O persone che in pizzeria, dove lavoravo la sera, esprimevano pareri razzisti sui romeni senza pensare che lo fossi anche io.”

Francesca

“E’ davvero brutto esser etichettata per qualcosa che non sei, solo perché la gente parte da dei presupposti che non hanno nulla a che fare con te.”

Francesca

L’insegnamento della sua famiglia

Provenendo da una famiglia onesta con sani principi è cresciuta con l’idea che per ottenere i risultati sperati si debba lavorare sodo perché nella vita nulla è dovuto. Una famiglia che le ha insegnato ad essere indipendente e a non pretendere nulla da nessuno, ma al contrario: “se puoi, dai.”

Nel tempo ha imparato a costruirsi una sua corazza per proteggersi da questi attacchi, e si ritiene fortunata per aver incontrato sul suo cammino tante persone positive che hanno saputo guardare oltre rispetto alla sua origine e hanno voluto conoscere lei, Francesca, senza fermarsi ad aspetti secondari.

Un grande insegnamento che le ha dato la sua famiglia è: “Nel momento in cui l’attacco mosso non ti tocca personalmente perché non sei tu, non ti sentire intaccata da esso.”

Ha imparato a passarci sopra e ad andare avanti senza dar peso a queste persone. Si augura che le nuove generazioni, grazie alla globalizzazione che fa sì che lo straniero è ormai inserito nella vita di tutti, possano andare oltre al preconcetto del diverso e del limite della provenienza.

La paura dello straniero

Grazie ai suoi studi ha compreso che lo straniero ha sempre spaventato l’essere umano e a tal proposito mi racconta:

“Nel 1492, lo sbarco nelle Americhe, ha significato la distruzione della diversità perché la diversità non la conosco e non posso controllarla. A quei tempi i nativi americani sono stati letteralmente distrutti: vestendoli come degli occidentali e distruggendo la loro lingua. Li hanno convertiti in qualcosa che conoscevano.”

“È un pensiero molto profondo che non riesci a smantellare perché è intrinseco in una società, in una cultura. La tendenza a distruggere qualcosa che è diverso, perché non lo si conosce, la trovi ovunque, non è solo nord e sud, o italiano e non.”

Francesca

“Non mi sento inadeguata perché vivo qua, ma è inadeguato colui che cerca di rendermi così.”

Francesca

L’importanza del viaggiare

Ciò che aiuta a superare la paura del diverso è anche la possibilità di viaggiare e conoscere realtà e culture differenti.

Francesca, grazie alla scelta del Pacioli come Scuola Superiore, ha avuto la possibilità di andare a Madrid, Marsiglia e ad Helsinki con gli scambi culturali con l’estero.

“Durante gli scambi culturali, ti rendi conto di quanto siamo tutti vicini, anche se tendiamo sempre ad associarci ad un posto, ma quando guardi fuori ti rendi conto che siamo tutti uguali. Gli scambi sono dei momenti di formazione a 360°, in cui sviluppi le tue capacità sociali, relazionali, comunicative.”

Francesca

Gli studi di Psicologia

La sua idea di iscriversi a Psicologia che aveva ben chiara in terza media, ritorna prepotente in lei e al termine della Maturità non ha alcun dubbio su quale strada intraprendere.

Al test di ammissione si fa prendere dal timore di non riuscire a passarlo, rivelando la sua tendenza a sottovalutarsi che spesso la accompagna nella vita. È per lei un’emozione densa di stupore ritrovare il suo nome nella lista degli ammessi al corso.

“Credo che questo aspetto del mio carattere, mi serva per tutelarmi. Se penso di non farcela nel fare una cosa, se realmente non riesco, non resto delusa perché me l’aspettavo. È una sorta di autodifesa che mi preserva dalla delusione. Dall’altro lato è un incentivo a fare meglio perché scatena la mia parte competitiva, è come se mi lanciassi ogni volta una sfida.”

Francesca

“Questo lato del mio carattere non è solo legato all’ambito professionale ma anche alla sfera personale in cui tendo ad aprirmi il meno possibile con chi non conosco per non lasciargli spazio per il giudizio.”

Francesca

La scelta di fare studi psicologici era già scritto in lei sin dalla più tenera età, e questo, unito alla sua grande determinazione le ha permesso di raggiungere ottimi risultati e laurearsi col massimo dei voti.

L’ascolto degli altri

Ricorda di aver sempre voluto ascoltare e aiutare gli altri, tanto che sua mamma le ha raccontato, che, già intorno ai due anni si sedeva a gambe incrociate davanti alla madre e le diceva di parlarle dei suoi problemi.

I suoi primi tentativi infantili si sono poi rivelati essere ciò per cui era predisposta e questo l’ha portata a laurearsi in psicologia e ora a svolgere un tirocinio presso il Consultorio familiare cittadino, luogo in cui ha conosciuto Laura, che le ha parlato del progetto “Donne di Crema”.

Il suo obiettivo nella vita è quello di arrivare ad aprire uno studio tutto suo per seguire i pazienti direttamente e per potersi gestire autonomamente. Il suo sogno sarebbe quello di lavorare con gli adolescenti, che rappresentano una fascia d’età molto delicata e complicata, ma che sono fonte inesauribile di scoperte.

Un grande esempio per lei è stata sicuramente sua cugina, che oggi è una psicoterapeuta in Romania, con cui da bambina ha trascorso molto tempo. Seppur riconosce di aver sempre sentito in sé la voglia di aiutare gli altri e di aver sempre avuto molta attenzione nei confronti dell’altro, ritiene che sia anche grazie a sua cugina se si è delineata in maniera ancora più decisa in lei, la voglia di farlo diventare un mestiere.

Una bambina molto altruista

È sempre stata una bambina molto altruista, ricorda che quando le veniva regalato qualcosa non lo teneva per sé, ma voleva regalarlo a qualche bambino che era meno fortunato di lei. La stessa cosa la faceva anche col cibo, se vedeva qualcuno che aveva bisogno, non riusciva a godersi ciò che stava mangiando, perché sentiva dentro di sé una sorta di senso di colpa. Si sentiva fortunata per ciò che aveva ma allo stesso tempo si chiedeva il perché lei potesse goderne e altre persone no.

“Per quanto io venissi da una famiglia umile, mi rendevo conto di essere fortunata. Non siamo noi a scegliere dove nascere, è solo questione di fortuna. Ecco perché se andavamo in pasticceria, non riuscivo mai a godermi quel dolce, perché pensavo che là fuori c’erano altri che non potevano permetterselo.”

Francesca

Questa sua sensibilità e propensione verso l’altro le aveva fatto sorgere dei dubbi nel momento dell’iscrizione a Psicologia perché temeva di non riuscire a staccarsi abbastanza dai problemi delle altre persone. È un aspetto su cui sta lavorando tutt’ora e ammette che rispetto all’inizio del suo percorso, riesce a creare il giusto distacco tra lei e l’altro, e la sua sensibilità è un valore aggiunto alla sua preparazione professionale.

La sua esperienza per gli altri

Avendo provato sulla sua pelle cosa vuol dire non sentirsi compresa, ha capito come aiutare gli altri a superare questa paura ed è importante la sua testimonianza in merito.

“Quando sono arrivata qui e dicevo che nessuno mi ascoltava e capiva, ero io che non davo agli altri la possibilità di ascoltarmi. Mi sono chiusa e pensavo che nessuno mi capiva, che non c’era una soluzione. Urlavo dentro la mia bolla e gli altri non riuscivano a sentirmi, ma quella bolla me l’ero costruita da sola.”

Francesca

“Non bisogna avere paura. Anche quando senti che gli altri non ti stanno sentendo e non capiscono cosa vuoi dire, ci sarà sempre qualcuno che lo farà. Bisogna sempre ricordarsi che si troverà sempre una mano amica e capire quanto di nostro c’è nella visione delle cose. Nel vedere il nostro mondo come spaventoso e ostile, in realtà c’è sempre un nostro filtro ed è sempre il nostro sguardo a vedere quella situazione.”

Francesca

 “Dobbiamo ascoltarci e capire ciò di cui abbiamo bisogno e nel momento in cui ci conosciamo e capiamo ciò di cui abbiamo bisogno, il rapporto con gli altri diventa molto più semplice.” “Non è lui a non capirmi ma sono io che non voglio aiutarlo a capirmi.”

Francesca

Riguardo a Crema

Le piace molto Crema che trova bellissima, più piccola rispetto a Orsova, ma rispetto ai paesini limitrofi ancora più piccoli, Crema è sempre stata una boccata d’aria. Forse è un po’ sottovalutata, perché per lei ha tanto da dare e da mostrare al mondo e le trasmette tanto.

Il legame più stretto che ha con la città e la sua storia personale è sicuramente quello col fiume Serio, che l’ha fatta sentire “a casa” fin dal primo momento in cui l’ha scoperto.

Ogni momento libero che ha lo passa a Crema, perché vivendo in un paese, preferisce spostarsi nel centro di Crema.

Le spiace notare che si sta perdendo la capacità di parlare il dialetto, soprattutto nelle giovani generazioni, perché il dialetto è importante a livello culturale come un simbolo di appartenenza e un tramandare le proprie radici.

Il Fiume Serio a Crema (Cr), il luogo scelto da Francesca per il suo ritratto per il progetto “Donne di Crema” (C)Monica Monimix Antonelli
Il Fiume Serio a Crema (Cr), il luogo scelto da Francesca per il suo ritratto per il progetto “Donne di Crema” (C)Monica Monimix Antonelli

Francesca e la fotografia

Non le piace molto fotografare perché non si ritiene capace e non padroneggia le regole base. Davanti alla fotocamera, le sue emozioni variano in base a chi scatta la foto e a dove si trova. Si sente sicuramente a disagio se mentre viene fotografata ci sono molte persone ad assistere alla scena. Se invece non ci sono persone attorno, riesce a viverla con più tranquillità.

Nonostante la sua giovane età, in cui solitamente le sue coetanee sperimentano i filtri fotografici per apparire al meglio seppur molto diverse dalla realtà, Francesca, preferisce rimanere legata ad un approccio più naturale e veritiero della fotografia.

“I filtri non aiutano perché ci fanno vedere una realtà che non esiste. Io tendo a non usarli, preferisco riconoscermi nello scatto per come sono io realmente.”

Francesca

Per partecipare al progetto “Donne di Crema”

Se sei di Crema (sei nata qui, ci hai vissuto per molti anni, e/o ci vivi tuttora) e ti va di raccontarmi qualcosa di te e un tuo pensiero su Crema, scrivimi un’email moni@monimix.com con una tua foto allegata.

Ti contatterò per inviarti tutti i dettagli.

Se il progetto “Donne di Crema” ti interessa, ne parlo più diffusamente in questo articolo

Ti riassumo qui le informazioni più immediate per capire di cosa si tratta.

Il progetto “Donne di Crema”

“Donne di Crema” vuole essere un progetto fotografico che mostri le donne di una piccola cittadina, ma che ha al suo interno tanti ottimi elementi, a livello lavorativo e personale.

Perché voglio raccontare le Donne di Crema mostrando il loro contributo nella società e la loro ricchezza a livello umano.

Saranno ritratti all’aperto, al naturale, così come la persona si presenta. Ogni donna che partecipa può scegliere il luogo in cui ambientare il suo ritratto. Unica regola deve essere di Crema (esserci nata, averci vissuto per molti anni, e/o viverci tutt’ora).

Far scegliere alla persona ritratta il luogo in cui scattare il suo ritratto è un modo per farla sentire ancora di più a suo agio.

Chiederò a ciascuna donna di raccontarmi la propria storia e se ha un pensiero legato a Crema. In questo modo potrò sia raccontare qualcosa delle partecipanti, sia ricostruire tramite loro, ciò che Crema rappresenta.

La sessione di ritratto dura un’ora, durante la quale ci conosceremo facendo quattro chiacchiere e poi realizzeremo il suo ritratto.

In questo caso, non è richiesto nessun contributo. Il ritratto è gratuito. In cambio chiedo l’autorizzazione a pubblicare il ritratto per il progetto, e per chi lo desidera, l’iscrizione alla lista di contatti a cui inviare la newsletter.

Se sei di Crema (ci sei nata, ci hai vissuto, e/o ci vivi tutt’ora) e se hai voglia di farti ritrarre, scrivimi: moni@monimix.com specificando “Donne di Crema”.


Se vuoi partecipare al progetto “Donne di Crema”, ma ti senti un po’ a disagio davanti alla fotocamera, ho scritto una breve guida per aiutarti a vivere più serenamente il momento degli scatti.

Per vedere i ritratti delle Donne di Crema che hanno già partecipato, puoi visitare questa pagina.

Prima di andare, ti chiedo un’ultima cortesia. Se l’articolo ti è piaciuto, lasciami un tuo like o un commento, oppure condividilo, mi farebbe molto piacere! Grazie!

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