“Donne di Crema” passa da una stagione all’altra e con la storia di Chiara entriamo nella fase autunnale del progetto.
L’incontro
Come spesso accade con le partecipanti al progetto “Donne di Crema”, anche con Chiara ci incontriamo ad un tavolino di un bar, un primo pomeriggio di sole splendente di un tardo settembre.
Il giorno del ritratto di Chiara
La storia di Chiara è molto intensa, fin dall’inizio del suo racconto capisco che sarà una di quelle storie che potranno essere utili alle tante donne che leggeranno le sue parole.
La sua storia inizia raccontandomi di una adolescenza serena e tranquilla passata tra il quartiere di Crema Nuova e il Duomo. Iscritta a Ragioneria, al terzo anno inizia a chiedersi se ha fatto la scelta giusta perché avendo una mente esplosiva e creativa, in quella scuola non sente di essere nel suo ambiente.
Sua mamma la convince a finire il ciclo di studi per non buttare via anni preziosi. Le dà ascolto e gli ultimi due anni si impegna molto ed esce dalla maturità con ottimi risultati e con una lode da un esaminatore della commissione che si stupisce che in un istituto tecnico, all’orale di maturità, lei avesse citato una frase latina: “Verba volant, scripta manent”.
Il primo amore e il primo lavoro
In quegli anni, da quando ne ha quindici (fino ai 21) vive intensamente una storia importante col suo primo amore, che coincide anche col suo primo lavoro. Il suo ragazzo, parte per il militare e lei affianca la madre di lui nel suo negozio di arredamento. Si innamora di questo lavoro e decide di frequentare un corso post diploma per poter avere un titolo suo per poter esercitare la professione di Interior designer. La mattina studia a Milano e il pomeriggio segue il negozio dove impara il mestiere e per sei anni lavorano assieme
La paura di morire
Nel 2002 sopraggiungono seri problemi di salute per Chiara, le viene fatta una diagnosi di una malattia autoimmune, che purtroppo non viene curata correttamente e, a causa di un sovradosaggio di farmaci, la mettono in pericolo di vita. Si ritrova in coma per due giorni e i medici arrivano a parlare di trapianto epatico, ipotesi poi fortunatamente rientrata.
Una volta uscita dal coma per lei cambia tutto. Fino ad allora, avendo vent’anni, aveva condotto una vita serena, l’unico dramma che aveva vissuto e che l’aveva segnata era stata la morte di suo cugino in un incidente d’auto quando lei era ragazzina. Quello era stato il primo incontro con la morte, fino a quando vive sulla sua pelle cosa vuol dire rischiare di morire. Nel momento in cui se ne rende conto inizia a scatenare paure improvvise che sfociano in attacchi di panico.
Chiara, si sente spaesata in quella situazione , interrompe il rapporto con il suo compagno e di conseguenza decide di terminare anche l’esperienza lavorativa nel suo negozio.
Per altri sei anni continua la professione di Interior designer, che ormai ha capito essere il suo futuro.
L’incontro col vero amore
Dopo poco, rivede un vecchio compagno di scuola, e sente la voglia di rivederlo e riprendere il rapporto d’amicizia interrotto. Pian piano il sentimento ricomincia a farsi sentire, inizialmente è confusa perché la storia precedente è finita da poco e il suo ex ogni tanto si fa risentire.
È molto combattuta, ma si rende conto che il ragazzo attuale le è vicino, la comprende, la fa stare bene al punto che ogni sera che la porta a casa lei non vuole mai rientrare, e riesce persino a farle vivere in modo diverso gli attacchi di panico.
Mi racconta un episodio molto dolce e al tempo stesso molto significativo. Sono fuori insieme, lei sente che inizia a non star bene e che l’attacco di panico è vicino. Lui la porta in auto in una zona tranquilla, ferma l’auto, le fa ascoltare le canzoni di “Elio e le storie tese” e inizia a cantarle a squarciagola per farla ridere. Ottiene l’effetto sperato e lei inizia a ridere e si distrae, sentendosi meglio. Per lei è una scoperta inaspettata.
Si rende poi conto che veramente sta bene con lui e le serate insieme volano sempre. Da lì la decisione di iniziare a frequentarsi come coppia. A distanza di quattro anni diventerà suo marito e padre delle sue due bimbe.
Per lei questa è la sua prima vera rinascita.
Un nuovo inizio
Il matrimonio e la sua nuova vita segnano per Chiara anche un momento importante per il suo lavoro. Decidono di ristrutturare casa e questo è il primo vero traguardo lavorativo per lei.
Questa per lei è una prova sul campo a 360 gradi. Si occupa del progetto, della direzione lavori e delle scelte degli interni. È la casa dei suoi sogni e la crea in modo spettacolare dando il meglio di sé e della sua creatività. Il progetto riesce talmente bene che riesce a destare l’attenzione di un noto designer d’interni, Giorgio Tartaro, che all’epoca ospitava su un canale Sky una trasmissione dedicata proprio ai giovani Interior e ai loro brillanti progetti.
Decide di cogliere al volo il suo invito e vola a Roma accompagnata da suo marito che la sostiene in tutto. Mi confessa che si sentiva impacciata davanti alle telecamere ma che è comunque riuscita ad essere spontanea nel raccontare del suo primo vero progetto.
Grazie a quell’esperienza, acquisisce la consapevolezza delle sue competenze e sente il bisogno di fare un ulteriore salto di qualità professionale, si sente pronta a fare qualcosa di suo. Con l’aiuto dei suoi genitori ritira il 50% della sua attuale attività, un negozio di illuminazione a Crema.
Il sogno di essere madre
Questa nuova avventura la entusiasma, ma al tempo stesso coltiva un altro sogno nel cassetto, quello di diventare mamma. Resta incinta poco dopo, ma purtroppo la gravidanza non va come lei e il marito sperano e ciò li porta a vivere veramente male quella situazione.
Ha un aborto all’ottava settimana motivo per cui deve subire anche il raschiamento. È un duro colpo emotivamente oltre che fisicamente.
Chiara si butta nel lavoro, che diventa il suo punto di forza e vi concentra tutte le sue energie per poter distogliere i brutti pensieri per ciò che hanno passato.
Dopo vari tentativi, arriva finalmente la gioia per loro: una splendida bambina che chiamano Vera. Un nome che significa fede e simboleggia il fatto di aver avuto fede nel fatto che sarebbe arrivata. La bambina, che oggi ha 8 anni, non ama questo nome ma Chiara è sicura che quando potrà capire lo apprezzerà.
Durante i primi tre anni della primogenita, Chiara è costretta ad affrontare un periodo di forte stress che l’ha portata ad un esaurimento nervoso. Complice il fatto che la bambina non dormiva e mangiava poco, il nuovo lavoro intrapreso in cui la sua socia decide di ritirarsi , il sentirsi sotto pressione, la porta ad un punto tale in cui non si sente più sicura di stare da sola con la figlia.
Il crollo
Al ritorno da una vacanza, sente dentro di sé un pensiero riguardo alla figlia che la sconvolge. A bordo di una nave, poco prima di attraccare, con la figlia in braccio le balena in mente un pensiero drammatico “Se la buttassi di sotto morirebbe?”.
Me lo confessa con gli occhi che le si inumidiscono e non posso nemmeno immaginare cosa possa aver provato allora, e adesso che me lo sta confessando. Per un mese da quell’episodio si porta dentro il suo dolore e la sua paura, finché una notte, in preda al pianto sfrenato lo confessa al marito che con molta calma la rassicura dicendole “So che non lo faresti mai”.
Quelle parole hanno su di lei un potere calmante, ma si rende conto che per il suo bene e quello della sua famiglia, deve fare qualcosa e decide di rivolgersi ad una psicologa per poter affrontare le sue paure, i suoi pensieri e risolvere ciò che non riesce da sola a superare ed affrontare.
Il percorso di analisi
Segue un lungo cammino di analisi e la professionista la riporta indietro nel tempo ad analizzare una serie di momenti, situazioni vissuti o a cui ha assistito in famiglia risalendo ai suoi genitori e alla nonna. Scopre chiavi di lettura che mai avrebbe pensato e piano piano inizia a capire molto di sé e delle sue reazioni.
L’analisi è per lei un percorso fondamentale, e che consiglia a tutti coloro che vivono un momento di difficoltà da cui sentono di essere oppressi. È un viaggio rivelatore di sé.
Questo percorso dura un anno e mezzo e al termine si sente rinata e pronta a vivere la sua vita con strumenti nuovi e con una serenità nuova.
L’importanza del lavoro
Un aspetto molto importante della vita di Chiara, oltre alla famiglia, è il lavoro. Ha trovato la sua strada, quella dello studio dell’illuminazione e degli interni. Da alcuni anni, da quando il padre è andato in pensione, ha avuto l’opportunità di mettersi in proprio , diventando titolare del negozio di illuminazione e da qui è iniziata la sua avventura.
Certo, combinare un lavoro che la tiene molte ore fuori casa, con una famiglia non è facile, ma è talmente felice di ciò che ha conquistato che ben sopporta la fatica. Ogni mattina ha un motivo per alzarsi piena di entusiasmo e questa è la conquista più grande.
Ama profondamente il suo lavoro perché le permette di creare rapporti con i suoi clienti. Le danno fiducia, si affidano a lei e al suo estro creativo, oltre che al consiglio professionale su vari aspetti e le aprono le porte delle loro case. Luoghi così personali e intimi, in cui Chiara viene accolta e si sente grata per questa opportunità.
Quando una persona ti apre la sua casa ti parla di sé. È un grande privilegio e io li ringrazio sempre.
Chiara
Mi parla del suo lavoro e si illumina, percepisco il suo entusiasmo ed è davvero una sensazione bellissima ascoltarla.
Ciò che le piace è anche il fatto di poter condividere questa esperienza lavorativa con la sorella, che da alcuni anni è entrata a far parte della sua squadra, in veste di architetto e insieme offrono un progetto completo, dallo studio degli interni e arredo, all’illuminazione.
Nel giro di alcuni anni conquistano ottimi risultati realizzando progetti per committenti molto esigenti e questo è sicuramente un ottimo carburante per aumentare la sua soddisfazione e autostima.
Il desiderio di avere un secondo figlio
Queste soddisfazioni le trasmettono un’ondata di positività che la porta, nonostante le difficoltà con la prima bimba, a desiderare di avere una secondo figlio.
Purtroppo anche in questo caso, la gravidanza si interrompe, alla quinta settimana, ma essendo extrauterina dovranno iniettarle un farmaco chemioterapico per arrestare la crescita del feto, con le paure di assumere un farmaco visto l’esperienza passata che l’aveva portata al coma epatico.
Nonostante le paure, lei e il marito decidono di riprovare ad avere un figlio e finalmente riescono a superare le difficoltà e ciò li porta ad avere la piccola Viola, che oggi ha tre anni.
Viola, fin da quando è piccolissima, è ben più tranquilla della sorella, e ciò permette a Chiara di dormire e di vivere più rilassatamente la seconda esperienza da mamma.
Il fatto che la figlia sia così tranquilla, le consente di dedicarsi con energia alla carriera e questo la porta a collezionare diversi successi e anche pubblicazioni su importanti riviste di arredamento.
L’impegno costante di Chiara, unite alla sua preparazione, ma soprattutto alla sua tenacia e a non voler mollare, nonostante le difficoltà che ha vissuto, in maniera molto dolorosa, le ha permesso di raccogliere consensi nel suo ambiente, nonostante il periodo di certo non facile, dal punto di vista commerciale.
Questo anche grazie al fatto che per lei, prima ancora che clienti, sono persone che si rivolgono a lei anche solo per un consiglio e lei è ben felice di poterli aiutare a capire le loro esigenze e di soddisfarle a pieno.
Gli attacchi di panico
Le chiedo se in tutto questo abbia avuto ancora degli episodi di attacchi di panico. Mi confessa che dopo tre anni di tranquillità, le è capitato di avere ancora un attacco di panico, al termine delle vacanze estive, proprio quest’anno.
Si è fermata a chiedersi il perché, ma anziché giudicarsi per esserci ricaduta, si è analizzata e ha stilato una lista di cose che ha fatto quest’anno.
A partire dalla chiusura del negozio durante il periodo del lockdown, con le incognite del futuro e le fatture da pagare, le bambine da seguire costantemente tutti i giorni che non la lasciavano un attimo, nel momento in cui ha staccato da tutto e si è rilassata in vacanza, ecco che al rientro ha avuto un piccolo momento di cedimento.
Al posto che giudicarsi si è accettata, capendo che con tutto quello affrontato ci poteva stare un momento delicato come quello. Una sua frase mi colpisce:
“Sono fragile, ma non debole”
Chiara
La riassume perfettamente, dalla sua storia capisco che ne ha affrontate tante di battaglie, ma le ha superate tutte, segno che non è certo una persona debole. Ha imparato ad accettare le sue fragilità e questo l’ha portata ad essere la persona che è oggi. Consapevole di sé.
Il pensiero di Chiara riguardo a Crema
Anche per Chiara, come per molte altre donne ritratte per il progetto, Crema rappresenta il luogo perfetto per vivere e per far crescere le sue bambine. Non riuscirebbe a vivere in una città caotica come Milano. Le piace il fatto che sia raccolta, ma servita e che venga costantemente curata ed abbellita.
Crema le permette di essere una mamma presente ma che lavora, proprio per la sua dimensione dove la distanza non ostacola gli spostamenti casa-lavoro.
Un difetto che riscontra, non però nella città ma nella mentalità della provincia, è il fatto di essere un po’ ristretta. Troppo spesso le è capitato di esser giudicata per ciò che ha fatto nella vita o ciò che ha passato, la disturba la gente che parla per sentito dire.
Chiara e la fotografia
Ama la fotografia per ciò che rappresenta, il collezionare ricordi per poterli rivedere. Suo padre è un grande appassionato di fotografia, e ha sempre ritratto la sua famiglia creando un vero e proprio archivio di diapositive da poter rivedere con la famiglia riunita, proiettandole su un muro di casa. Con lo stesso spirito, Chiara sta creando un vero e proprio album di famiglia per le sue bimbe, fotografandole nelle situazioni comuni, creando delle mini sequenze in cui cogliere la spontaneità delle loro espressioni, attenta anche ad un discorso estetico curando le ambientazioni e gli abiti, quando possibile, in modo da creare per loro un ricordo della loro infanzia da poter rivedere ogni volta che lo vorranno.
Quando ad essere davanti all’obiettivo è lei, è più in difficoltà perché non si sente a suo agio, ma ama farsi ritrarre con la sua famiglia. Per lei la fotografia è uno specchio. In un suo ritratto guarda sempre gli occhi perché quelli non mentono e mettono a nudo chi è e che emozione ha provato in quel momento.
Per partecipare al progetto “Donne di Crema”
Se sei di Crema (sei nata qui, ci hai vissuto per molti anni, e/o ci vivi tuttora) e ti va di raccontarmi qualcosa di te e un tuo pensiero su Crema, scrivimi un’email moni@monimix.com con una tua foto allegata.
Ti contatterò per inviarti tutti i dettagli.
Se il progetto “Donne di Crema” ti interessa, ne parlo più diffusamente in questo articolo
Ti riassumo qui le informazioni più immediate per capire di cosa si tratta.
Il progetto “Donne di Crema”
“Donne di Crema” vuole essere un progetto fotografico che mostri le donne di una piccola cittadina, ma che ha al suo interno tanti ottimi elementi, a livello lavorativo e personale.
Perché voglio raccontare le donne di Crema mostrando il loro contributo nella società e la loro ricchezza a livello umano.
Saranno quindi ritratti all’aperto, al naturale, così come la persona si presenta. Ogni donna che partecipa può scegliere lei stessa il luogo in cui ambientare il suo ritratto. Unica regola deve essere di Crema (esserci nata e averci vissuto per molti anni, e/o viverci tutt’ora).
Far scegliere alla persona ritratta il luogo in cui scattare il suo ritratto è un modo per farla sentire ancora di più a suo agio.
Chiederò a ciascuna donna di raccontarmi la propria storia e se ha un pensiero legato a Crema. In questo modo potrò sia raccontare qualcosa delle partecipanti, sia ricostruire tramite loro, ciò che Crema rappresenta.
La sessione di ritratto dura un’ora, durante la quale ci conosceremo facendo quattro chiacchiere e poi realizzeremo il suo ritratto.
In questo caso, non è richiesto nessun contributo. Il ritratto è gratuito. In cambio chiedo però l’autorizzazione a pubblicare il ritratto per il progetto, e per chi lo desidera, l’iscrizione alla lista di contatti a cui inviare la newsletter.
Se sei di Crema (ci sei nata e hai vissuto qui molti anni, e/o ci vivi tutt’ora) e se hai voglia di farti ritrarre, scrivimi un’email: moni@monimix.com
Se vuoi partecipare al progetto “Donne di Crema”, ma ti senti un po’ a disagio davanti alla fotocamera, ho scritto una breve guida per aiutarti a vivere più serenamente il momento degli scatti.
Prima di andare, ti chiedo un’ultima cortesia. Se l’articolo ti è piaciuto, lasciami un tuo like o un commento, oppure condividilo, mi farebbe molto piacere! Grazie!