Donne di Crema: il ritratto di Anna

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“Donne di Crema” durante il periodo in zona rossa, non si è fermato, ma è continuato con una nuova formula: le video interviste online. Ho avuto modo di conoscere nuove Donne di Crema, senza muovermi da casa, solo separando i due momenti: quello del racconto della loro storia e quello del ritratto.

Così è stato per Anna di cui oggi ti racconto la storia.

L’incontro

In una delle sue prime email, ricordo che mi aveva scritto di essere sempre stata una persona timida, con un forte legame con la sua famiglia, che per lei rappresenta un nido sicuro in cui sentirsi se stessi e a proprio agio e, che per lavoro, si sta impegnando molto per lavorare sulla parte più riservata di sé.

Incuriosita da questa presentazione, le chiedo di raccontarmi la sua storia e scopro così una giovane donna che ha saputo affrontare la vita un passo alla volta ma con determinazione e una buona dose di ottimismo.

Sorride molto, Anna, percepisco dai suoi racconti, ma anche dalla sua voce, che è una donna felice e appagata di ciò che ha raggiunto.

Il ritratto di Anna per il progetto Donne di Crema (C)Monica Monimix Antonelli
Il ritratto di Anna per il progetto Donne di Crema (C)Monica Monimix Antonelli

La storia di Anna

Nasce a Crema, e vive qui fino ai diciannove anni, quando decide di sposarsi, creare la sua famiglia, e si trasferisce in un paese alle porte di Crema, dove ha la possibilità di vivere immersa nella natura e nel silenzio.


Diventa mamma molto giovane a diciannove anni. Quello è un momento per Anna molto felice, l’inizio di una nuova vita. Ricorda che a quei tempi non è stato tutto rose e fiori, più che altro per gli sguardi invadenti delle altre persone.

“Il giudizio degli altri anche se non ti interessa, ti tocca ugualmente, lo senti e in qualche modo può ferirti”.

Anna

Una scelta felice

Da un lato c’era chi vedeva la sua scelta come una scelta azzardata, che le avrebbe creato difficoltà e rinunce, dall’altro chi gioiva della cosa pensando che non fosse voluta e che quindi sarebbe stata per lei quasi una sorta di “punizione”. Per lei non è stata una scelta sofferta, ma, al contrario, è stata ben felice di ciò che le è capitato e se potesse tornare indietro la rifarebbe.

Diciannovenne, vedeva già nel suo futuro il matrimonio e la gravidanza è stata solo una accelerazione dei suoi progetti.
Non ha mai dovuto rinunciare alla sua vita da ventenne, perché ha sempre potuto contare sull’aiuto della sua famiglia e di quella di suo marito, che si son sempre prodigati per permettere loro di poter crescere la loro bambina, ma al tempo stesso di poter uscire come i loro coetanei.

Oltre al buon rapporto con le famiglie, il rapporto con suo marito è stato fondamentale per lei: hanno cominciato a frequentarsi da giovanissimi e tutt’ora si sostengono a vicenda. Sono cresciuti insieme e insieme hanno costruito una famiglia, cosa non scontata soprattutto perché hanno attraversato fasi della vita in cui solitamente, crescendo, si cambia parecchio.

La famiglia non è un ostacolo per lei

Per potersi dedicare alla sua nuova famiglia e alla sua bambina, Anna sceglie di accantonare momentaneamente gli studi. Per quattro anni, svolge un lavoro part time come impiegata.
Il sogno della moda bussa però di nuovo alla sua porta e, a quel punto, si iscrive ad una scuola di moda a Milano.

Il fatto di avere una sua famiglia, non le impedisce di potersi dedicare allo studio e alla costruzione del suo sogno.
A distanza di anni, è convinta che il fatto di aver lasciato passare un po’ di anni, dopo il termine delle Scuole Superiori, prima di iscriversi a Milano, per lei sia stato un bene. Le ha permesso di raggiungere una consapevolezza maggiore e di affrontare quella scelta con uno spirito diverso, sicuramente più convinto.

A differenza di molte altre donne, ritiene di aver fatto il percorso “contrario”, anziché dedicarsi prima allo studio e alla carriera, e rimandare la creazione di una famiglia ad un periodo successivo, lei ha fatto l’esatto opposto, partendo dalla creazione di una sua famiglia e di un suo equilibrio personale e poi, con una sicurezza maggiore si è dedicata alla carriera.

Il lato positivo di un percorso “contrario”

Questo le ha permesso di godersi i bambini nelle fasi iniziali della loro vita, quando lei stessa era giovanissima e quindi con un’energia maggiore rispetto a chi vi arriva in un’età più avanzata, e con un approccio molto diverso da quello che probabilmente avrebbe avuto lei stessa oggi se fosse diventata mamma a quarant’anni.

“Ciò che ho sempre voluto per i miei figli è che potessero crescere come individui distinti con il proprio posto nel mondo, che sappiano relazionarsi con tutti, senza la schermatura del genitore. Crearsi il proprio spazio, la propria indipendenza e la propria personalità.”

Anna

L’unica cosa che cambierebbe del suo passato è la scelta della scuola: al posto di Ragioneria, sceglierebbe il Liceo Artistico. Fin da bambina la passione per il disegno l’ha sempre accompagnata fondendosi poi con la passione per la moda.

L’incontro con la moda

La moda entra nella sua vita grazie anche alle nonne.

Da sempre affascinata dal processo creativo inizia da bambina a realizzare abiti per le proprie Barbie in tessuto, in maglia, all’uncinetto.

Il suo percorso di studi la vede impegnata in un corso come modellista e come modista, al termine del quale trova un lavoro part time come impiegata. Nel resto del tempo collabora con un’azienda di moda, locale, come modellista. Decide di mettersi in proprio come libera professionista per poter collaborare con varie aziende che realizzano campionari per diversi brand, oltre a poter realizzare abiti su misura per i suoi clienti che grazie al passaparola avevano iniziato a scoprirla.

Comincia anche a collaborare come insegnante di modellistica, taglio e cucito con una scuola di moda e con una cooperativa sociale.

La creazione di un suo marchio

Il suo nome inizia a diffondersi e la sua creatività sfocia nella creazione di una sua linea e di un suo marchio “irEne hat dress” il cui nome e logo nascono da quelli dei figli, Irene e Enrico.

Due sono i cardini fondamentali dell’idea di stile di fondo del brand: sobrietà ed eleganza.

“L’abito non deve cambiare o sovrastare chi lo indossa ma valorizzarne la bellezza unica naturale e innata. Non voglio prepotentemente coprire ma con umiltà valorizzare ogni fisicità”

Anna

“L’eleganza è sempre e ovunque. Non dovrebbe esistere una regola che detta cosa posso indossare e quando. Ogni abito è perfetto nel momento in cui riflette l’idea che ognuna ha di sé stessa”

Anna

Le prime sfilate

Da qui iniziano le prime esperienze con sfilate ed eventi in giro per l’Italia, collaborazioni con  professionisti e creativi di altri settori e le prime pubblicazioni sui giornali.

Partecipare a sfilate e eventi rinomati sono una grandissima soddisfazione personale oltre che professionale. Sono una conferma che il suo lavoro viene capito ed apprezzato, che riesce a trasmettere con i suoi abiti delle emozioni a chi li indossa o anche solo a chi li guarda. La stessa forte emozione che prova ogni volta che una rivista le dedica un articolo e parla del suo lavoro.

Ciò che contraddistingue Anna è che anche nel lavoro, ama circondarsi di persone con cui instaurare un rapporto umano di fiducia, nonostante sia in un ambiente dove spesso l’apparenza e l’individualità sono gli aspetti che più contano.

Il sodalizio con Vera Atyushkina

Durante uno di questi eventi conosce Vera Atyushkina ex velina di Striscia la Notizia showgirl e modella, che apprezza i suoi abiti e pian piano creano una collaborazione lavorativa e un sincero legame di amicizia.

E’ grazie a Vera che le arriva un’importante opportunità, quando le commissiona un abito per presenziare alla Mostra del Cinema di Venezia. Una grande occasione per Anna per mostrare il suo talento.

E’ molto interessante capire come sia arrivata a realizzare quell’abito, perché dietro vi è un significato importante: l’abito è ispirato ad una campanella siberiana e lo scopo è sensibilizzare il pubblico sul disastro ambientale causato dagli incendi delle foreste della Siberia e dell’Amazzonia.

L’abito ha destato l’attenzione dei giornalisti di varie testate nazionali e internazionali che hanno ripreso la notizia su più canali regalando ad Anna, una grandissima soddisfazione.

Per il tipo di carattere che ha, così riservato e umile, è una bella sfida lavorare in un ambiente come quello della moda, così esuberante e apparentemente sicuro di sé. E’ negli ultimi tempi che ha iniziato a forzarsi per essere più presente sui social network e mostrare il suo lavoro e il suo mondo.
Vista la sua determinazione, sono certa che prenderà sempre più confidenza con se stessa e affronterà anche questa sfida con successo.

Riguardo a Crema

Crema per lei è “casa sua”. Ha tanti ricordi legati ad essa, l’ha vissuta intensamente da ragazzina, come per esempio i tanti pomeriggi passati in Biblioteca in cui si ritrovava con le amiche per studiare e per stare insieme.

Crescendo e trasferendosi in un paese alle porte di Crema, ha iniziato a vivere più nel paese, anche per via dei bambini e ora sente la mancanza della cittadina.
Crema per lei è della giusta misura, né troppo grande né troppo piccola.


“Ha quel tratto confidenziale che trovi nel paese, ma allo stesso tempo ha quel tratto di individualismo che trovi nella grande città.”

Anna

Le piace la parte storica e culturale che si respira per le sue vie e i suoi palazzi, tratti che non in tutti i posti si riescono a percepire.
Per il suo ritratto ha scelto un luogo appena fuori Crema, il santuario del Marzale, luogo in cui si è sposata e a cui è molto legata perché ha molti ricordi ambientati lì, tra cui quello di quando tornava da Milano.

Ricorda che per lei quel posto era il passaggio dalla metropoli al “bosco delle favole”, perché le sembrava di attraversare due mondi paralleli passando dal caos metropolitano alla calma assoluta di questo luogo fuori dal tempo. Qui sono nate molte idee per i suoi capi. La natura è un ambiente che riesce a trasmetterle pace e ad essere pausa e rifugio dal mondo quotidiano troppo frenetico.

Il Santuario del Marzale (Cr) il luogo scelto da Anna per il suo ritratto per il progetto "Donne di Crema" (C)Monica Monimix Antonelli
Il Santuario del Marzale, a Ripalta Arpina (Cr) il luogo scelto da Anna per il suo ritratto per il progetto “Donne di Crema” (C)Monica Monimix Antonelli

Anna e la fotografia

Per Anna, essere fotografata la fa sentire molto a disagio, perché essendo lontana dai propri canoni di bellezza, nelle fotografie tende a vedere tutti quelli che ritiene essere difetti.

Guardando una sua foto, si focalizza sui dettagli che a lei non piacciono e quando è davanti all’obiettivo pensa sempre al risultato che non le piacerà e automaticamente si scatena un circolo vizioso tra tensione, imbarazzo, non piacersi.

Per partecipare al progetto “Donne di Crema”

Se sei di Crema (sei nata qui, ci hai vissuto per molti anni, e/o ci vivi tuttora) e ti va di raccontarmi qualcosa di te e un tuo pensiero su Crema, scrivimi un’email moni@monimix.com con una tua foto allegata.

Ti contatterò per inviarti tutti i dettagli.

Se il progetto “Donne di Crema” ti interessa, ne parlo più diffusamente in questo articolo

Ti riassumo qui le informazioni più immediate per capire di cosa si tratta.

Il progetto “Donne di Crema”

“Donne di Crema” vuole essere un progetto fotografico che mostri le donne di una piccola cittadina, ma che ha al suo interno tanti ottimi elementi, a livello lavorativo e personale.

Perché voglio raccontare le Donne di Crema mostrando il loro contributo nella società e la loro ricchezza a livello umano.

Saranno quindi ritratti all’aperto, al naturale, così come la persona si presenta. Ogni donna che partecipa può scegliere lei stessa il luogo in cui ambientare il suo ritratto. Unica regola deve essere di Crema (esserci nata e averci vissuto per molti anni, e/o viverci tutt’ora).

Far scegliere alla persona ritratta il luogo in cui scattare il suo ritratto è un modo per farla sentire ancora di più a suo agio.

Chiederò a ciascuna donna di raccontarmi la propria storia e se ha un pensiero legato a Crema. In questo modo potrò sia raccontare qualcosa delle partecipanti, sia ricostruire tramite loro, ciò che Crema rappresenta.

La sessione di ritratto dura un’ora, durante la quale ci conosceremo facendo quattro chiacchiere e poi realizzeremo il suo ritratto.

In questo caso, non è richiesto nessun contributo. Il ritratto è gratuito. In cambio chiedo però l’autorizzazione a pubblicare il ritratto per il progetto, e per chi lo desidera, l’iscrizione alla lista di contatti a cui inviare la newsletter.

Se sei di Crema (ci sei nata e hai vissuto qui molti anni, e/o ci vivi tutt’ora) e se hai voglia di farti ritrarre, scrivimi un’email: moni@monimix.com specificando “Donne di Crema”.


Se vuoi partecipare al progetto “Donne di Crema”, ma ti senti un po’ a disagio davanti alla fotocamera, ho scritto una breve guida per aiutarti a vivere più serenamente il momento degli scatti.


Prima di andare, ti chiedo un’ultima cortesia. Se l’articolo ti è piaciuto, lasciami un tuo like o un commento, oppure condividilo, mi farebbe molto piacere! Grazie!

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