Il ritratto di Emanuela per Donne di Crema

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Il ritratto di Emanuela è il numero 23 della serie. La voce attorno al progetto “Donne di Crema” continua a diffondersi e sempre nuove partecipanti si propongono per raccontare la propria storia. Per me è un continuo rinnovo di emozione mista ad orgoglio, vedere quanto questo progetto abbia colpito dritto al cuore, le donne di Crema.

Il ritratto di Emanuela – L’incontro

E’ grazie a Maria Grazia, fotografata recentemente, che ho l’occasione di conoscere Emanuela. Con Maria Grazia condivide la passione per i libri, il teatro e l’arte in generale.

Il ritratto di Emanuela per il progetto "Donne di Crema" (C)Monica Monimix Antonelli
Il ritratto di Emanuela per il progetto “Donne di Crema” (C)Monica Monimix Antonelli

Il giorno del ritratto di Emanuela

Emanuela, scopro subito che ha l’abitudine di arrivare sempre in anticipo, infatti, è già davanti al cancello del parco Bonaldi, dove ha scelto di ambientare il suo ritratto, quando arrivo all’appuntamento.

Il suo aspetto mi colpisce subito, capello corto, grigio e con ciuffi rosa la fanno sembrare ben più giovane della sua età.

Ci sediamo al fresco, all’ombra di due grandi pini secolari e lì inizia a raccontarmi la sua storia. Iniziamo dall’infanzia, dove alcuni suoi aspetti caratteriali prendono forma.

L’infanzia di Emanuela

Suo padre era un gran lavoratore, per lui lavorare era un modo, non solo per mantenere i figli e prendersi cura di loro, ma con cui cercava di sopperire al fatto di essere poco incline a gesti d’affetto nei loro confronti. Era un padre severo, la madre, al contrario, era una donna un po’ fragile, che faticava a far fronte al marito.

Emanuela soffriva molto di questa mancanza di attenzione e di gesti d’affetto, e da qui nasce il fatto di essere sempre stata una donna insicura senza una grande autostima di sé.

Ai tempi della scuola si impegnava molto, con ottimi risultati, nonostante le difficoltà per aver cambiato spesso scuola e paese a causa degli spostamenti per il lavoro del padre.

Ricorda che dopo aver vissuto per un certo periodo in zona Milano, rientrando al suo paese per riprendere l’ultimo anno delle medie i suoi compagni la indicavano come “la ragazza che arriva da Milano”, con gli abiti diversi dai loro e questo l’aveva colpita molto, perché lei non si sentiva poi così diversa da prima.

L’abbandono degli studi

Nonostante una brillante carriera scolastica, a metà del secondo anno di scuola superiore inizia a cedere e a non voler più studiare. Non amando stare con le mani in mano, inizia subito a lavorare e, visto che il suo desiderio più grande era quello di poter essere autonoma nelle sue spese, la scelta di interrompere gli studi in favore del lavoro, le era sembrata quella più ovvia.

Svolge vari lavori nell’arco della sua vita, dalla barista, all’operaia, non si tira mai indietro quando c’è da lavorare.

Momenti drammatici

Affronta anche momenti drammatici, Emanuela. A vent’anni, per seguire il suo ragazzo, entra nel giro della droga. Gli amici sono quelli di quel giro, si ritrovano per cercare una dose e lo sballo momentaneo.

“… Sballo che dura giusto una mezz’ora per poi lasciarti vittima dei disturbi del fisico che ne chiede ancora. Perché a differenza del fumo delle sigarette, che è una dipendenza psicologica, nel caso della droga subentra anche la parte fisica in sofferenza fino al momento di una nuova dose.”

Emanuela

In quei mesi, non riesce più a pensare a niente tranne che alla droga. Non riesce a pensare al lavoro, agli amici, e alla sua famiglia che è distrutta dalla situazione.

L’uscita dal tunnel della droga

Per fortuna viene salvata da suo cugino, che decide di strapparla da quella vita e portarla a casa sua. Lui e la sua famiglia si prendono cura di lei e pian piano riescono ad aiutarla.

Non ce l’avrebbero fatta se la decisione di uscirne non fosse stata condivisa da Emanuela stessa.

Emanuela capisce che deve cambiare le cose, che sta sprecando la sua vita per niente, che il piacere momentaneo di una dose non è nulla in confronto a ciò che sta perdendo.

L’unico modo per uscire dal tunnel della droga è che la persona coinvolta prenda consapevolezza della sua situazione e che decida di impegnarsi per intraprendere il lungo percorso di guarigione.

Per Emanuela è così e decide di lasciarsi aiutare dagli zii e dal cugino.

Oggi, dopo quasi quarant’anni, quando le capita di vedere tossicodipendenti per strada o nei parchi pubblici sente una stretta al cuore, sa cosa provano ma sente anche il dispiacere nel vederli sprecare la loro vita in quel modo.

Un nuovo inizio

Una volta uscita dalla tossicodipendenza, ristabilita nelle forze e a livello psicologico, capisce che è tempo di lasciare la casa degli zii e trovare la sua indipendenza, decidendo di prendere una casa tutta per sé, dopo aver trovato lavoro in zona. Sarà proprio il posto di lavoro, il luogo in cui incontrerà il futuro marito, con cui condividerà vent’anni di vita e con cui avrà i suoi due figli.

Una decina di anni fa, si avvicina al teatro, inizialmente per la curiosità di scoprire cosa succede nel dietro le quinte, poi inizia ad appassionarsi realmente alla recitazione. Entra in un gruppo teatrale, amatoriale, del suo paese ed è qui che intraprende un grande lavoro su se stessa.

La passione per il teatro

Per lei, persona timida e riservata di natura, non è facile mettersi in gioco, in mezzo agli altri. Mi confessa che per lei la parte più impegnativa è quella delle prove più che sul palco.

“Sul palco interpreti un personaggio, su cui hai provato a lungo e in cui ti sei calata. Ma durante le prove, la paura di sbagliare o di non riuscire subito al primo tentativo, mi fa sentire bloccata. Alle osservazioni mosse dal regista, uomo paziente e amichevole, mi rendo conto di non reagire al meglio, ma chiudendomi ancora di più, facendomi quasi apparire come una ragazzina capricciosa.”

Emanuela

Oltre al teatro è anche appassionata di libri, adora i saggi e i poemi, di cui afferma che la parte interessante è anche quella di leggerli più volte nel corso della vita, per andare alla ricerca di sfumature nascoste ad una prima lettura, ma che solo una seconda o terza lettura possono rivelare nuove interpretazioni.

Vegetariana e attenta all’ambiente

Al compimento dei suoi cinquant’anni è diventata vegetariana, dopo che un’amica, sapendo del suo amore per gli animali (ha due gatti, Frida e Miele) le ha chiesto come potesse mangiarli.

La domanda le è arrivata dritta al cuore oltre che alla sua mente e ha capito subito di dover cambiare alimentazione, in favore di una più attenta, ragionando sulla gravità degli allevamenti intensivi e delle condizioni in cui versano gli animali negli allevamenti.

L’attenzione all’alimentazione rientra in una serie di scelte che ha intrapreso per prendersi cura di sé, oltre che per il rispetto degli animali, e dell’ambiente, e sempre per la voglia di stare bene, da alcuni tempi ha iniziato a praticare anche lo yoga e uno stile di vita più sostenibile.

Il tema del surriscaldamento globale e la sempre più crescente mancanza di rispetto per l’ambiente che ci circonda quotidianamente sono tematiche a lei molto care su cui non perde occasione per confrontarsi nonostante la sua speranza che la mentalità delle persone possa ancora cambiare è sempre più flebile.

Una donna che ne ha passate tante, Emanuela, e che si sente segnata dalle battaglie affrontate. Sente le sue cicatrici e si sente molto pessimista nei confronti della società di oggi.

Le basta però parlare del suo nipotino, di cui è zia orgogliosa, per mostrarmi una luce nuova nel suo sguardo, e per un attimo la vedo rasserenarsi.

Il pensiero di Emanuela riguardo a Crema

Dopo essersi spostata parecchie volte nella sua infanzia ed adolescenza, da adulta si stabilisce in un paese limitrofo a Crema dove vive col marito e i figli sino al momento della separazione. E’ solo negli ultimi anni che risiede a Crema a tutti gli effetti, ed è ben felice di questa sua scelta.

Emanuela ha scoperto in questa cittadina un posto accogliente in cui vivere, affascinante da osservare, tranquillo e comodo perché a misura d’uomo.

Ha amato il film girato dal regista Guadagnino, e a riguardo mi racconta di esser andata a vedere le riprese mentre il film veniva girato e di aver assistito con orgoglio alla presentazione ufficiale del film.

Un piccolo aneddoto che mi racconta è di aver incrociato un giorno, fuori da un supermercato, proprio il regista e di avergli mostrato il suo apprezzamento per la pellicola.

Il Parco Bonaldi, il luogo scelto da Emanuela per il suo ritratto per il progetto "Donne di Crema" (C)Monica Monimix Antonelli
Il Parco Bonaldi, il luogo scelto da Emanuela per il suo ritratto per il progetto “Donne di Crema” (C)Monica Monimix Antonelli

Emanuela e la fotografia

Amante dell’arte e della fotografia, ama visitare le mostre e apprezza la capacità di denuncia della fotografia come per esempio quella della mostra “Anthropocene” che ha visitato a Bologna recentemente. Una mostra di grandi fotografie in cui vengono mostrati i disastri sulla natura ad opera dell’uomo, tema a lei molto caro.

Per quanto ami osservare le immagini di grandi fotografi, ammette che farsi fotografare non le piace per niente, perché non si piace quasi mai. Le uniche immagini di sé in cui si piace sono quelle realizzate durante gli spettacoli a teatro, perché in quei casi vengono colte espressioni e sfumature del personaggio che sta interpretando.

Per partecipare al progetto “Donne di Crema”

Se sei di Crema (sei nata qui, ci hai vissuto per molti anni, e/o ci vivi tuttora) e ti va di raccontarmi qualcosa di te e un tuo pensiero su Crema, scrivimi un’email moni@monimix.com con una tua foto allegata.

Ti contatterò per inviarti tutti i dettagli.

Se il progetto ti interessa, ne parlo più diffusamente in questo articolo

Se vuoi vedere alcune immagini del progetto, guarda qui

Ti riassumo qui le informazioni più immediate per capire di cosa si tratta.

Il progetto “Donne di Crema”

“Donne di Crema” vuole essere un progetto fotografico che mostri le donne di una piccola cittadina, ma che ha al suo interno tanti ottimi elementi, a livello lavorativo e personale.

Perché voglio raccontare le donne di Crema mostrando il loro contributo nella società e la loro ricchezza a livello umano.

Saranno quindi ritratti all’aperto, al naturale, così come la persona si presenta. Ogni donna che partecipa può scegliere lei stessa il luogo in cui ambientare il suo ritratto. Unica regola deve essere di Crema (esserci nata e averci vissuto per molti anni, e/o viverci tutt’ora).

Far scegliere alla persona ritratta il luogo in cui scattare il suo ritratto è un modo per farla sentire ancora di più a suo agio.

Chiederò a ciascuna donna di raccontarmi la propria storia e se ha un pensiero legato a Crema. In questo modo potrò sia raccontare qualcosa delle partecipanti, sia ricostruire tramite loro, ciò che Crema rappresenta.

La sessione di ritratto dura un’ora, durante la quale ci conosceremo facendo quattro chiacchiere e poi realizzeremo il suo ritratto.

In questo caso, non è richiesto nessun contributo. Il ritratto è gratuito. In cambio chiedo però l’autorizzazione a pubblicare il ritratto per il progetto, e per chi lo desidera, l’iscrizione alla lista di contatti a cui inviare la newsletter.

Se sei di Crema (ci sei nata e hai vissuto qui molti anni, e/o ci vivi tutt’ora) e se hai voglia di farti ritrarre, scrivimi un’email: moni@monimix.com


Se vuoi partecipare al progetto “Donne di Crema”, ma ti senti un po’ a disagio davanti alla fotocamera, ho scritto una breve guida per aiutarti a vivere più serenamente il momento degli scatti.


Prima di andare, ti chiedo un’ultima cortesia. Se l’articolo ti è piaciuto, lasciami un tuo like o un commento, oppure condividilo, mi farebbe molto piacere! Grazie!

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