Premessa
Il progetto Donne di Crema, iniziato a febbraio 2020, ha attraversato molti alti e bassi fin dal suo inizio proprio a ridosso del lockdown causa pandemia Covid (marzo/maggio 2020). Non mi sono mai fermata, nonostante il blocco in casa, perché la testa ha sempre continuato a girare vorticosamente e infatti è proprio durante quella chiusura forzata in casa che sono nate le idee del libro e dell’evento clou che ho organizzato a maggio 2022.
È stato un susseguirsi di emozioni positive e negative. Tra quelle positive c’era sicuramente l’entusiasmo per quella nuova idea e il vedere la curiosità che stava nascendo attorno al progetto dopo aver pubblicato le prime fotografie e le prime storie sui social network. Tra quelle negative la paura di un periodo di forte incertezza in cui non sapevamo cosa sarebbe successo: chiusi in casa senza contatti di persona, una realtà nuova, assurda, tutta da scoprire.
Cosa ho imparato
La capacità di adattarmi al cambiamento è stata sicuramente messa alla prova.
Ho imparato parecchio lungo il percorso: primo fra tutti la gestione dei contrattempi. Portare avanti un progetto di questo tipo in mezzo ad una pandemia, con chiusure, instabilità e senza sapere cosa sarebbe cambiato dalla sera alla mattina non è stato semplice, ma mi è servito a lasciar fluire le cose, ad accettare di non avere sempre tutto sotto controllo e ad adattarmi alla situazione che di volta in volta mi si presentava davanti.
Un’altra cosa che ho imparato è che ciò che è importante per me non lo è anche per gli altri. Lo avevo già capito nei precedenti quarant’anni di vita, ma in questi due anni ne ho avuto tante dimostrazioni. Ho migliorato il non prenderla sul personale, anche se non sempre mi è riuscito. Capisci che l’ordine di priorità è davvero fondamentale e tu nella vita degli altri non sei nei primi posti.
Questo progetto mi ha dato tanto in termini personali facendomi scoprire un’empatia che non sapevo ancora di avere, insegnandomi l’ascolto vero dell’altro oltre che di me stessa.
Leggi fino alla fine per scoprire cosa intendo con esperimento sociale!
Tante forti emozioni
Ho avuto momenti di gioia immensa, come quando l’Editore mi ha detto di voler pubblicare il libro, momenti emozionanti che mi hanno fatto vibrare il cuore, come quando all’inaugurazione dell’evento finale ho visto tanti volti cari attorno a me, pronti a condividere con me quel momento importante. Ci sono stati pianti interiori a sentire certe storie toccanti, che non ho potuto palesare per cercare di avere quel giusto distacco emotivo che mi permettesse di portare a termine l’intervista. Ho sentito affinità che mai avrei pensato con persone incontrate per la prima volta.
Due anni di alti e bassi, di umore alle stelle ma anche di difficoltà, ma nonostante tutto a maggio 2022 l’evento clou ha visto la luce. Un evento di condivisione come era stato il mio desiderio fin dall’inizio, un momento in cui ritrovarci ed emozionarci per il traguardo raggiunto.
La partecipazione da parte del pubblico è stata tanta quel 7 maggio, all’inaugurazione. Da parte mia un’emozione fortissima, vedere così tante persone davanti a me durante il discorso di apertura. La voce che si strozzava in gola ma la soddisfazione di vedere che tutto ciò che avevo creato aveva un senso, non solo per me ma per tanti, era forte.
Vedere la soddisfazione e l’orgoglio negli occhi del mio compagno, di mia madre, mio padre e della mia famiglia e la commozione della mia più cara amica, non ha avuto prezzo. Finalmente potevano vedere che tutto ciò che avevo passato, e loro con me, aveva portato ad un risultato reale, forte, emozionante, che era riuscito ad arrivare a tante persone.
Non era più solo la mia emozione, era un’emozione condivisa.
Un evento che doveva essere un nuovo inizio
Un evento che non voleva e non doveva essere conclusivo, perché nella mia idea doveva essere un nuovo inizio. Doveva essere il momento in cui incontrarci tutte insieme, creare nuovi legami e nuove idee che avrebbero portato a aprire nuove strade.
In seguito a quegli 8 giorni di evento abbiamo iniziato a presentare il libro, che nel frattempo era nato, in vari contesti per poter arrivare a sempre più persone possibili per raccontare il senso del progetto e della tematica sociale che lo caratterizza.
Donne di Crema: un esperimento sociale, oltre al progetto in sé
Strada facendo mi sono resa conto di alcune cose. Donne di Crema è stato un progetto con scopo sociale per poter rappresentare uno spaccato della realtà di oggi, per raccontare chi sono le donne e per sensibilizzare il pubblico riguardo la violenza di genere attraverso i racconti ma anche attraverso i talk di approfondimento tenuti durante l’evento di maggio e le successive presentazioni del libro.
Ciò a cui non avevo pensato, ma che si è rivelato nel tempo, è che è stato anche un esperimento sociale. Ha mostrato chiaramente come sono le persone in varie momenti, e nello specifico, prima, durante e dopo l’evolversi del progetto.
Perché non ho fatto selezione
Ai blocchi di partenza le persone si avvicinavano per curiosità, perché volevano capire cosa fosse, perché lo stavo facendo e la tematica sociale aveva la sua importanza.
Col passare dei mesi, con la pubblicazione dei ritratti e delle storie, hanno iniziato ad avvicinarsi al progetto anche persone meno interessate allo scopo sociale ma più interessate alla vetrina che potevano sfruttare per via della diffusione delle notizie sui social e sui giornali locali che il progetto stava avendo.
L’avevo messo in conto e se, in alcuni casi molto palesi, all’inizio ho escluso alcune persone che avevano inteso la partecipazione solo ed esclusivamente per avere pubblicità gratuita, col tempo ho deciso di includere chi aveva uno scopo meno nobile perché anche questo era un modo di raccontare quello spaccato di realtà a cui miravo.
Ecco perché qualche lettore attento si è reso conto di tutto questo, leggendo le storie, e da parte mia la risposta è sempre stata: “Certo, è stata una scelta consapevole, non certo per fesseria da parte mia, ma perché la società è anche questa.”
Sarebbe stato falso raccontare solo le storie delle persone che non avevano scopi personali, perché nella società di oggi, l’apparire è una delle parti più ingombranti.
Il dopo evento
L’esperimento sociale però non si è concluso con l’evento di maggio, ma come detto è proseguito, infatti mi ha permesso di scoprire parecchio sulle persone.
Solo una parte delle partecipanti ha capito fino in fondo il senso del progetto condividendolo con delicatezza ed entusiasmo facendomi sentire il loro appoggio per tutto il percorso.
Molte si sono perse per strada: dopo aver partecipato sono sparite e questa cosa mi è spiaciuta molto perché non mi spiego il senso di prendere parte ad un progetto simile se il proprio intento è solo quello di essere una delle 100 ma senza partecipare in altro modo.
Questo ha fatto sì che le comunicazioni fossero a senso unico anche solo per avvisare di eventi o aggiornamenti e il non ricevere risposta, non so a voi, ma a me non fa così piacere.
Aspetti su cui riflettere
Ma questo non è un comportamento che vediamo anche nei rapporti umani? Non è così raro vedere persone sparire dalla vita degli altri dopo aver ottenuto ciò che volevano.
Ci sono state persone che hanno scelto di non ritirare il proprio ritratto avanzando scuse dimostrando di non aver realmente condiviso il senso profondo del progetto (oltre che per riconoscimento di tutto il lavoro svolto da parte mia, a titolo gratuito).
Perché uno degli scopi era anche quello di vivere questa esperienza per poter affrontare le difficoltà davanti all’obiettivo fotografico ma rifiutando il proprio ritratto è stato come dimostrare di non aver realmente affrontato e superato quanto dicevano di aver fatto.
La stampa rappresenta solo l’atto finale del progetto, così come il libro, ma è un simbolo di ciò che si è vissuto. L’esperienza di partecipare ad un progetto, il raccontare la propria storia e vederla scritta, il farsi ritrarre da una fotografa professionista e la voglia di sostenere un’idea.
Mi chiedo cosa sia andato storto al punto da non volersi portare a casa quel ricordo. Anche questo è un punto su cui riflettere.
Cercare riposte, senza polemica, per capire
Per i mesi successivi all’evento di maggio mi sono posta domande, ho riflettuto, ho provato delusione davanti a certe frasi che mi sono state dette.
Oggi provo a guardare tutto questo con maggior distacco e a cercare delle risposte differenti, senza polemiche ma osservando il comportamento delle persone e mi rendo conto che questa parte è essa stessa un percorso esplorativo sulle persone che mi può insegnare tanto a livello umano oltre che professionale.
Prima di andare, ti chiedo un’ultima cortesia. Se l’articolo ti è piaciuto, lasciami un tuo like o un commento, oppure condividilo, mi farebbe molto piacere! Grazie!