Il progetto “Donne di Crema” sta prendendo sempre più forma nella mia testa, e sempre più piede tra le donne. Le candidature continuano ad arrivare e non potrei esser più felice di così.
L’incontro
Con Vera ci eravamo sentite i primi giorni di marzo per fissare il nostro incontro ma lo scoppio della pandemia e la relativa chiusura ci avevano impedite di poterci incontrare. Dopo tanti mesi, finalmente, riusciamo a fissare il nostro appuntamento.
Ci incontriamo nel tardo pomeriggio in un piccolo parco ai piedi della Basilica di Santa Maria della Croce, simbolo delle mie origini, e per questo luogo molto caro anche a me per incontrare una nuova donna da raccontare.
Il giorno del ritratto di Vera
Vera arriva puntualissima e sorridente e subito iniziamo a chiacchierare, scherzando sul nostro tempismo di quando avevamo scelto di vederci e un attimo dopo annunciarono la chiusura di tutto.
Nel raccontarmi di sé, mi rivela di essere un po’ un maschiaccio da sempre, avendo sempre preferito avere amici maschi, più diretti nei rapporti quotidiani, dove è sempre bastato poco per superare un’incomprensione o un litigio.
Al contrario, ha sempre trovato maggiori difficoltà con le ragazze e durante l’adolescenza non ha mai avuto vere amiche perché non riusciva ad aprirsi abbastanza con loro e quindi creava solo rapporti che restavano in superficie.
E’ solo verso i trent’anni che ha iniziato a capire come andare maggiormente in profondità e a crearsi dei veri rapporti di amicizia con altre donne, scoprendo quanto possa in realtà offrire la sintonia e la collaborazione femminile.
“Se le donne fanno fronte comune, nessuno può fermarle”.
Vera
L’inizio di un calvario
Questa nuova consapevolezza deriva anche da ciò che ha passato dai suoi ventiquattro anni in poi. A quell’età si sposa, ed esattamente un anno dopo le nozze, inizia a stare male. Forti dolori le partono dal ventre e si diramano per tutto il corpo rendendole difficile anche le attività quotidiane.
Passa un anno in balìa di medici, visite, esami per capire il motivo di questo suo forte malessere. Lei e suo marito non sanno più cosa pensare, finché un giorno un medico nomina loro, per la prima volta, la parola endometriosi.
Si parla di una decina di anni fa, quando l’endometriosi era ancora sconosciuta ai più. Le donne che ne vengono colpite, ancora oggi, vengono additate come incapaci di sopportare i classici dolori del ciclo, figuriamoci a quei tempi, in cui la patologia non aveva nemmeno un nome conosciuto tra i medici.
L’endometriosi
L’endometriosi, purtroppo, non viene presa con la giusta serietà che merita, e molte donne sono costrette a sopportare, oltre ai dolori fisici della patologia, gli aspetti psicologici che la riguardano.
Questo tipo di patologia riguarda un organo centrale nel corpo di ogni donna, ed ogni movimento non fa altro che accentuarne i dolori. Ma non è solo questo, purtroppo la parte psicologica che riguarda l’organo riproduttivo femminile è una parte importante nel malessere di ogni donna colpita, e, considerando anche quanto lo stress incida sui dolori, chi ne viene colpita entra in un circolo continuo.
Vera mi spiega che durante quell’anno delirante in cui non riuscivano a capire cosa potesse avere, ha sopportato dolori enormi ma si ritiene comunque fortunata che siano durati un anno prima della diagnosi perché ci sono donne che sono state in ballo anni e anni prima di avere finalmente la diagnosi e quindi una terapia.
L’importanza di avere un marito a fianco a sostenerla
Si ritiene ulteriormente fortunata per avere al suo fianco un marito che l’ha sempre compresa ed aiutata a far fronte alle difficoltà, e che l’ha letteralmente sollevata da terra ogni qualvolta non riusciva nemmeno ad alzarsi e a camminare per i crampi al ventre.
Chi non ha provato una tale sofferenza non può capire cosa voglia dire avere l’endometriosi. Non solo il dolore fisico ma anche il dolore psicologico nel non sentirsi donna, come si vorrebbe. Le donne vengono private della loro femminilità, non possono avere una vita sessuale serena (in alcuni casi non possono nemmeno prenderla in considerazione tali sono i dolori).
In alcuni casi il rischio a cui porta l’endometriosi è l’infertilità e nel caso in cui una coppia voglia avere figli deve far fronte anche al rischio di non poterne avere mettendo in crisi purtroppo anche la coppia.
Vera, dal canto suo, aveva già deciso di comune accordo col marito, di non avere figli, e almeno per lei questo aspetto le è stato meno gravoso, ma comunque ha dovuto far fronte a forti sbalzi ormonali che la cura le causa, attacchi d’ansia fino ad arrivare a veri e propri attacchi di panico.
Dall’endometriosi non si può guarire, ma viene tenuta sotto osservazione e con una cura ormonale cercano di tenerla sotto controllo.
Il cammino verso la rinascita
Vera ha dovuto rivolgersi ad una psicologa per capire come affrontare la tempesta che l’aveva colpita e la stava abbattendo e da lì è iniziato il suo cammino verso una rinascita. Dopo un duro percorso ha imparato a convivere con la sua patologia e ha capito che aiutare il prossimo è la migliore medicina.
Una sua frase mi ha colpito “Tu non sei la tua malattia, la difficoltà è quella di ritrovare la propria identità durante i duri momenti affrontati” ed è proprio questo su cui ha lavorato e ha scoperto che la sua strada era quella di aiutare gli altri.
Per questo segue un gruppo online di donne che hanno la sua stessa patologia e cerca di esser loro d’aiuto portando la sua esperienza e dando loro consigli utili.
Il volontariato
Oltre a questo è anche in prima linea per collaborare con varie associazioni di volontariato locali e ha creato un’associazione insieme al marito e ad un’amica, per organizzare eventi culturali a sfondo sociale. Scopo dell’associazione è quello di promuovere le associazioni del territorio.
Mi parla a lungo del discorso delle associazioni locali ed è molto interessante stare ad ascoltarla perché vedo che è un’attività che la coinvolge moltissimo, oltre che in termini di tempo, impegno, creatività, anche a livello emotivo.
Mi dice che durante gli eventi, per esempio, lei preferisce stare nel dietro le quinte ad organizzare tutto e lascia al marito il compito di salire sul palco e presentare, perché per lei è troppo forte l’impatto che il pubblico le trasmetterebbe a livello emozionale.
Vera è un mix tra forti emozioni e senso pratico. Non le piace stare con le mani in mano e si dà sempre un gran da fare per aiutare tutti.
La realizzazione di un sogno
Quando le chiedo se ha un sogno mi racconta che da bambina ne aveva uno e lo ha realizzato quattro anni fa. A sei anni il suo sogno era quello di avere un cavallo, ma era una spesa troppo dispendiosa per la sua famiglia.
Alcuni anni fa, durante una vacanza a Minorca ha l’occasione di fare un’escursione a cavallo e l’amore mai sopito per i cavalli, è riesploso prepotentemente, tanto da farle prendere la decisione, una volta rientrata in Italia, di iscriversi ad un corso di equitazione. Da allora sono passati quattro anni e il suo amore è sempre più grande.
L’amore per i cavalli
Per lei l’equitazione è un modo per trovare pace e serenità tra i problemi e le preoccupazioni quotidiane. Ritiene l’equitazione molto importante, anche per gli adolescenti, perché è un utile strumento che li aiuta ad affrontare le difficoltà, perché anche solo spazzolare e prendersi cura del cavallo ha un immediato potere calmante.
Le chiedo se con l’endometriosi non abbia problemi. Inizialmente i dolori si facevano sentire, ma non ha mollato e a distanza di tempo, il lungo allenamento costante ha contribuito a rinforzarle i muscoli della parete addominale permettendole di alleviare in parte i suoi dolori.
Le chiedo se non ha paura, e mi confessa che è già caduta più volte, una volta prendendo pure un gran colpo alla schiena, ma non ha mai mollato, al contrario si è sempre rialzata e rimessa in sella e questo è un grande insegnamento per la vita di chiunque, ecco perché ritiene importante per i ragazzi provare l’esperienza dell’equitazione.
Un’altra sua passione, che al momento è stata messa in secondo piano a favore dell’equitazione, è quella della vespa. Anni fa era un’appassionata vespista e col gruppo locale ha fatto anche un viaggio attraverso le Marche macinando chilometri su chilometri.
Il pensiero di Vera riguardo a Crema
Cresciuta a Crema ci ha vissuto fino a quando si è sposata e si è trasferita in un paese limitrofo, ma vive tutt’ora la realtà cremasca a tutto tondo dal giro di amici, alla vita serale e alla vita culturale, nonché attraverso le collaborazioni con le associazioni locali.
Per lei Crema è “Ossigeno”. Ama gli spazi aperti che le offre la campagna, ma ama anche il fatto che la Piazza Duomo per esempio, per quanto il Duomo sia imponente, dà comunque la sensazione del respiro, senza farsi sentire costretti in uno spazio ristretto.
Per lei Crema è anche colore, infatti ama particolarmente il rosso del mattoncino tipico delle mura venete che cingono la città, oltre ai colori del centro.
Ha scelto un luogo importante di Crema, per il suo ritratto: la Basilica di Santa Maria della Croce perché per lei è un gioiello locale, che meriterebbe ancora più attenzione di ciò che ha perché è un luogo incredibile dal punto di vista architettonico, artistico e le dà un senso di beatitudine anche solo arrivare fino a qui.
Vera e la fotografia
Vera ama molto fotografare soprattutto quando è in viaggio anche se alle foto di insieme preferisce concentrarsi sul dettaglio e il particolare che potrebbe passare inosservato ad un occhio più distratto.
Davanti alla fotocamera, mi confessa subito che si sente a disagio perché tende a non piacersi molto, si sente irrigidirsi nell’esatto momento in cui compare una fotocamera davanti a lei.
Per partecipare al progetto “Donne di Crema”
Se sei di Crema (sei nata qui, ci hai vissuto per molti anni, e/o ci vivi tuttora) e ti va di raccontarmi qualcosa di te e un tuo pensiero su Crema, scrivimi un’email moni@monimix.com con una tua foto allegata.
Ti contatterò per inviarti tutti i dettagli.
Se il progetto ti interessa, ne parlo più diffusamente in questo articolo
Se vuoi vedere alcune immagini del progetto, guarda qui
Ti riassumo qui le informazioni più immediate per capire di cosa si tratta.
Il progetto “Donne di Crema”
“Donne di Crema” vuole essere un progetto fotografico che mostri le donne di una piccola cittadina, ma che ha al suo interno tanti ottimi elementi, a livello lavorativo e personale.
Perché voglio raccontare le donne di Crema mostrando il loro contributo nella società e la loro ricchezza a livello umano.
Saranno quindi ritratti all’aperto, al naturale, così come la persona si presenta. Ogni donna che partecipa può scegliere lei stessa il luogo in cui ambientare il suo ritratto. Unica regola deve essere di Crema (esserci nata e averci vissuto per molti anni, e/o viverci tutt’ora).
Far scegliere alla persona ritratta il luogo in cui scattare il suo ritratto è un modo per farla sentire ancora di più a suo agio.
Chiederò a ciascuna donna di raccontarmi la propria storia e se ha un pensiero legato a Crema. In questo modo potrò sia raccontare qualcosa delle partecipanti, sia ricostruire tramite loro, ciò che Crema rappresenta.
La sessione di ritratto dura un’ora, durante la quale ci conosceremo facendo quattro chiacchiere e poi realizzeremo il suo ritratto.
In questo caso, non è richiesto nessun contributo. Il ritratto è gratuito. In cambio chiedo però l’autorizzazione a pubblicare il ritratto per il progetto, e per chi lo desidera, l’iscrizione alla lista di contatti a cui inviare la newsletter.
Se sei di Crema (ci sei nata e hai vissuto qui molti anni, e/o ci vivi tutt’ora) e se hai voglia di farti ritrarre, scrivimi un’email: moni@monimix.com
Se vuoi partecipare al progetto “Donne di Crema”, ma ti senti un po’ a disagio davanti alla fotocamera, ho scritto una breve guida per aiutarti a vivere più serenamente il momento degli scatti.
Prima di andare, ti chiedo un’ultima cortesia. Se l’articolo ti è piaciuto, lasciami un tuo like o un commento, oppure condividilo, mi farebbe molto piacere! Grazie!
3 pensieri riguardo “Donne di Crema: il ritratto di Vera”