Donne di Crema: il ritratto di Monica

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“Donne di Crema” ha superato di gran lunga la metà del suo percorso e ad ogni incontro mi rendo conto di quanto sia affascinante ed interessante questo viaggio nel mondo femminile. Ogni donna incontrata mi ha insegnato qualcosa, ogni storia ha un messaggio da veicolare e tutto questo non fa altro che confermarmi l’importanza dell’ascolto dell’altro.

Un viaggio alla scoperta dell’altro, senza muoversi da casa. Il momento storico perfetto per questo progetto: a lungo costretti in casa, ma con la mente, e il cuore, che si sono potuti cibare di stimoli, di confronti, di crescita personale come se le mie gambe fossero in giro per il mondo.

L’incontro

Così è stato anche per la storia di Monica. Una donna che ad un certo punto della sua vita ha deciso di cambiare totalmente strada, fermandosi e ascoltandosi veramente. Da qui nasce la voglia di ripartire dalle sue passioni, dai suoi interessi, da se stessa per dedicarsi ad una nuova attività professionale, più in linea con i suoi valori e le sue passioni.

Il ritratto di Monica per il progetto Donne di Crema (C)Monica Monimix Antonelli
Il ritratto di Monica per il progetto Donne di Crema (C)Monica Monimix Antonelli

Monica ha iniziato a seguire il progetto “Donne di Crema” già un anno fa, ma per timore di non aver una storia abbastanza interessante da raccontare, ha rimandato il momento di proporsi, sino a pochi giorni fa quando si è decisa a buttarsi.

Nasce in una famiglia con due fratelli più grandi, con cui anziché praticare i soliti sport, frequentano equitazione per via della grande passione di loro padre. La loro infanzia e adolescenza trascorre in mezzo ai cavalli e la natura.

Ricorda che era una bambina molto chiacchierona e grazie a lei non c’era mai silenzio in casa. Con l’adolescenza si è un po’ chiusa, complice anche il fatto che le veniva detto di non parlare troppo, e questo la porta a poco a poco a nascondersi nel suo silenzio portandola a subire anche degli episodi di bullismo nel periodo delle Scuole Medie. Bullismo che poteva nascere anche solo dal fatto che lei non indossava capi firmati come molti suoi compagni e già questo poteva essere motivo di scherno.

I valori importanti trasmessi dalla famiglia

La sua famiglia ha sempre avuto valori legati alla semplicità e genuinità delle cose, non orientati all’apparenza o a cose superflue.

I suoi le hanno insegnato che le risorse di famiglia era meglio investirle in attività che potessero far stare unita la famiglia, trascorrendo del tempo insieme o in qualcosa di utile, come per esempio la cultura.

Questa era molto importante per i suoi genitori che, nonostante fossero umili e non avessero avuto la possibilità di continuare negli studi, hanno saputo trasmettere ai loro figli l’importanza di avere una cultura. Da qui la scelta, di far frequentare ai figli il Liceo Classico, nonostante Monica volesse fare le Magistrali, ma riconosce che l’apertura mentale che le ha dato quel liceo è impagabile.

Arrivando al liceo si era autoimposta una sorta di distacco dagli altri, non voleva nemmeno conoscerli, ma nel giro di pochissimo tempo viene coinvolta dalle altre compagne e si crea un clima sereno.

Il lavoro la fa uscire dal guscio

E’ durante il Liceo che Monica inizia a lavorare. Mentre le sue compagne andavano a ballare e a divertirsi, lei lavora in un bar nel weekend. Questo la “obbliga” a tirare fuori se stessa e a tornare ad essere sorridente per forza di cose e la aiuta ad uscire dal guscio che si era costruita negli anni precedenti e le insegna ad ascoltare gli altri. Facendo la barista i clienti del locale si raccontavano a lei e per lei è una scuola importante per imparare ad ascoltare e a voler aiutare le persone.

Quel lavoro a contatto con le persone le piace molto, tanto da frequentare anche un corso da barman per migliorare ulteriormente, ma dopo parecchi anni a quel ritmo e sempre in mezzo alla gente inizia a sentirne la stanchezza.

La decisione di cosa fare nella vita

Arriva per lei il momento di decidere cosa fare della sua vita e l’occasione per lei si presenta in un lavoro in un laboratorio di alta moda. Inizia come una collaborazione provvisoria di due mesi, ma si trasforma presto nella sua occupazione principale.

Addetta al controllo qualità è la sua prima qualifica, per poi ampliare le sue mansioni anche in altri ambiti quali la logistica e le consegne.

Dopo qualche anno anche suo marito entra in azienda, e quindi il lavoro è a tutti gli effetti “in famiglia”. Se da un lato questa cosa é un aspetto positivo, nel corso degli anni, soprattutto dopo la nascita di loro figlio, inizia a diventare un po’ pesante, perché diventa sempre più difficile chiudere le questioni lavorative fuori dalla porta di casa.

Non c’è più separazione tra casa e lavoro

Se ne rende conto una sera quando il bambino, a tre anni, dice loro di smettere di parlare di lavoro. In quel momento capisce che qualcosa non funzionava più: troppe le ore al lavoro e anche a casa, l’argomento verteva ancora su questioni lavorative.

Tutto questo, non era certo una situazione positiva per loro né per il bambino.

In aggiunta aveva già dentro di sé dei forti sensi di colpa ogni volta che doveva lasciare il bambino da sua madre perché non le andava l’idea che a crescerlo fosse qualcun altro, e che lei fosse fuori casa molte ore ogni giorno.

Tanti dubbi e domande

Comincia per lei un periodo di grossi dubbi e domande, una domanda su tutte la preoccupa:

“Voglio realmente perdermi tutta l’infanzia di mio figlio?”

Monica

Decide così di fermarsi e riprendere in mano la sua vita.

Aveva sempre amato lo yoga perché lo aveva sempre visto come il tempo dedicato a se stessa. Sapeva che in quell’ora in cui praticava poteva buttare fuori tutto. Questa sua grande passione l’aveva messa in stand by dopo la nascita del figlio perché dovendo coniugare le esigenze del bambino e le tante ore passate in azienda, che la assorbivano completamente, non riusciva più a ritagliarsi quel tempo per sé.

“Devo vivere così? Sempre frustrata perché non riesco a seguire mio figlio come vorrei, le mie tante passioni non riesco più a seguirle, vivo per lavorare, ma che vita è?”

Monica

Si licenzia dall’azienda, nonostante il posto fisso e lo stipendio sicuro, ma a quel punto si è resa conto che il benessere personale e quello della sua famiglia erano più importanti. Una decisione difficile da prendere, ma necessaria.

“Quando non sto bene con te stessa, non posso stare bene con mio figlio e mio marito e non c’è armonia familiare”

Monica

Il momento dell’ascolto di sé

Resta a casa e si prende del tempo per se stessa e far chiarezza su ciò che realmente sente dentro di sé per capire cosa poter fare della sua vita.

Rimanendo a casa, si prende del tempo da dedicare a se stessa, oltre che a suo figlio. Partendo dalla cura di se stessa nel quotidiano, alla voglia di creare momenti da passare con suo figlio, come andare a visitare posti nuovi o a fare un picnic nella natura. Vuole passare del tempo di qualità con suo figlio, concentrata sul momento presente e completamente dedicata a lui.

“Troppo spesso siamo presi dalla frenesia e dalle tante cose da fare, come la spesa o il cellulare che ci distrae e tendiamo a non dedicare il giusto tempo e la giusta attenzione ai nostri figli. Io volevo impegnarmi per passare con lui tempo di qualità.”

Monica

Tra queste buone intenzioni c’è anche quella di riprendere in mano le buone abitudini e ricomincia a praticare yoga tutti i giorni. Rifiorisce grazie alla pratica e ritrova il suo equilibrio mentale.

E’ il suo bambino a suggerirle poi l’idea di cosa fare nella sua vita. Mentre lei pratica yoga, lui la segue e abbozza anche lui alcune posizioni. Da qui le nasce la curiosità di scoprire se esistesse un percorso di yoga pensato per i bambini. Trova un corso da seguire che la porta a diventare insegnante di yoga per bambini.

La chiarezza dentro di sé

Capisce che il suo sogno era sempre stato lì, dentro di lei: insegnare yoga. Ricollegandosi anche al suo sogno adolescenziale di seguire le Scuole Magistrali per poter insegnare.

Si è resa conto che durante gli anni nel settore della moda si era sentita spinta verso valori diversi da quelli che le appartengono di natura. Monica è sempre stata una persona molto semplice e si è trovata fagocitata dal mondo della moda fatto di lusso e apparenza, che non le sono mai appartenuti.

Da qui anche la scelta di fermarsi e ascoltarsi nuovamente. Dopo aver passato tanti anni chiusa in un capannone, ha voglia di evadere, ha voglia di stare all’aperto ecco perché, nel periodo in cui è a casa, fa per alcuni mesi anche la postina, nonostante le difficoltà di spostarsi in bicicletta con ogni clima.

E’ per lei un passaggio necessario per la sua rinascita.

“Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo.” Da questa frase celebre si è chiesta:

“Se non comincio io a cambiare la mia vita, chi può farlo?”

Monica

Da qui la voglia di buttarsi nella sua nuova avventura per seguire il suo sogno, complice anche il periodo di lockdown forzato a casa e il fatto di non aver un lavoro prende il coraggio di lanciarsi, consapevole del fatto che in caso di fallimento si può sempre reinventare con altri lavori.

Vivere il presente

“Una cosa che mi ha insegnato lo yoga è la capacità di adattarsi. Non pensare sempre al passato, a quello che eravamo abituati prima a fare, ma cercare di fare del nostro meglio nel presente. Piuttosto che non fare nulla, è meglio fare quello che si ha a disposizione al momento”.

Monica

“La consapevolezza del momento presente è la cosa più importante. Chi vive nel passato può sentire l’angoscia di ciò che sarebbe potuto succedere se avesse preso decisioni differenti, chi vive nel futuro può provare ansia perché non sa cosa succederà, ma la realtà è che la vita è adesso. Non si può sempre pensare al prima e al dopo.”

Monica

E’ ancora suo figlio a darle un suggerimento per una nuova idea da aggiungere alla sua attività. Durante il lockdown 2020, era all’ultimo anno di asilo e rimanendo a casa, hanno potuto godere del tempo assieme in armonia e leggerezza, mentre alla seconda ondata di pandemia e la relativa chiusura delle scuole, lo ha visto un po’ soffrire della mancanza di rapporti con i suoi compagni di classe. Nasce da qui l’idea di Monica di trovare un modo per portare leggerezza ai bambini costretti a casa e senza contatti con gli amichetti.

Crea così delle storie, ognuna basata su un tema specifico, come per esempio l’amore per gli animali o l’inclusione e a queste associa delle posizioni di yoga. Il tutto da veicolare online.

Lo yoga nelle scuole

La sua attività la porta ad insegnare yoga in una scuola elementare con un progetto che coinvolge tutte le classi. Ciò che ama di questa esperienza è il rapporto che riesce a creare con i bambini, spontaneo e genuino e ciò la colpisce ed emoziona ogni volta, si rende conto di star lasciando loro qualcosa di importante.

Ciò che conta per lei è che arrivino loro i messaggi che vuole trasmettere come l’inclusività con i compagni (culture diverse, disabilità…), il rispetto degli altri, il conoscere se stessi e imparare a conoscere ciò che si ha dentro e tirare fuori le proprie emozioni, come affrontare le proprie paure, come imparare a respirare, aspetto fondamentale sia nei bambini che negli adulti.

Per lei è interessante vedere l’approccio dei bambini nei confronti dello yoga, anche in quelli che inizialmente sono un po’ più restii a lasciarsi andare. Vede in loro interesse e curiosità e lei sente di fare qualcosa di importante per loro.

“In questa fase della mia vita voglio portare benessere alle persone. C’è tanto bisogno di ascoltare. Aiutarli a superare delle difficoltà, così come sono riuscita a superare le mie, facendo tanto lavoro su me stessa da sola, con la meditazione e tanto ascolto di me stessa a livello emozionale. Mi sono costruita la mia autostima. Ho proprio voglia di trasmettere agli altri questa cosa.”

Monica

La passione del ricamo

Oltre alla forte passione per lo yoga, Monica ha molte altre passioni tra cui la tessitura e il ricamo. Il ricamo è per lei un’attività terapeutica che la rilassa, perché concentrandosi su quello che deve fare, riesce a staccare completamente la mente da tutto il resto e a trovare soluzioni a pensieri assillanti che magari la disturbavano.

Proprio dedicato al ricamo, mi racconta di un progetto intitolato “Virginia per tutti”, a favore delle donne, a cui sta collaborando. Dall’idea di un’artista di Bergamo che lavora nei rifugi destinati alle donne che hanno avuto problemi, è nato questo progetto di arte corale, dopo aver scoperto che un’edizione di un libro di Virginia Wolf “Una stanza tutta per sé” non esiste nella lingua araba e cinese. L’idea di fondo del progetto è quella di sensibilizzare sul tema che molta letteratura che spinge verso l’emancipazione femminile, non viene tradotta in ogni lingua.

A ciascuna donna che voglia partecipare l’artista spedisce un versetto del libro che deve essere ricamato su tela, creando la collaborazione tra due donne (una italiana e una straniera), che traducano e cuciano le parole sulla tela. Ogni pezzo verrà raccolto e unito con lo scopo di realizzare una mostra finale dedicata a tutte le donne.

E’ un piacere stare ad ascoltare Monica perché riesce a trasmetterti tanto di lei e delle sue passioni, con molta calma ma al tempo stesso percepisci la sua energia che si irradia tutt’attorno. Di certo non deve esser stato facile cambiare vita e fare un salto nel buio, ma quella che ho davanti è una donna che ha avuto il coraggio di fermarsi, ha saputo ascoltarsi veramente e a fare delle difficoltà del momento un’opportunità.

Riguardo a Crema

Cresciuta in un paese fuori Crema, da alcuni anni si è trasferita in città con suo marito e suo figlio. Si ritiene una ragazza di campagna, e vede la città a misura d’uomo, di bambino, di donna, un posto molto vivibile.

Per lei Crema è tutt’ora associata al mercato perché per lei è sempre stato un posto importante. Da bambina, con sua madre avevano come rito venire al mercato, il sabato mattina. Questo era uno dei pochi momenti in cui rimanevano sole e complici e lei si affacciava al mondo urbano, così pieno di gente e colore. Ne apprezzava tutte le sfaccettature, ogni volta diverse e con gli anni tutti i cambiamenti.

Per lei il mercato è un po’ uno specchio della città nella sua accezione più semplice e popolare; con gli anni ha visto inserirsi nuove etnie e con loro nuovi prodotti e influenze. Poi ai tempi del Ginnasio la tradizione del giro al mercato è continuata con i compagni del Liceo Classico Racchetti e ora che è madre porta sempre suo figlio a “vedere cosa c’è di nuovo” al mercato.

Un altro aspetto che ama molto è che riscontra nei vari quartieri di Crema, lo stesso stile di vita nei paesi tutti attorno alla città, dove si coltivano ancora rapporti umani autentici.

Il cancello del complesso degli Ex Stalloni a Crema (Cr) il luogo scelto da Monica per il suo ritratto per il progetto "Donne di Crema" (C)Monica Monimix Antonelli
Il cancello del complesso degli Ex Stalloni a Crema (Cr) il luogo scelto da Monica per il suo ritratto per il progetto “Donne di Crema” (C)Monica Monimix Antonelli

Monica e la fotografia

Negli anni, le è capitato di prestarsi come modella per alcuni amici appassionati di fotografia, un po’ per gioco, un po’ per curiosità e questo l’ha portata a sentirsi abbastanza confidente davanti alla macchina fotografica. L’unica cosa che però non ama è esser indirizzata e forzata in pose ed espressioni, preferisce essere spontanea e se stessa, in maniera naturale.

Per partecipare al progetto “Donne di Crema”

Se sei di Crema (sei nata qui, ci hai vissuto per molti anni, e/o ci vivi tuttora) e ti va di raccontarmi qualcosa di te e un tuo pensiero su Crema, scrivimi un’email moni@monimix.com con una tua foto allegata.

Ti contatterò per inviarti tutti i dettagli.

Se il progetto “Donne di Crema” ti interessa, ne parlo più diffusamente in questo articolo

Ti riassumo qui le informazioni più immediate per capire di cosa si tratta.

Il progetto “Donne di Crema”

“Donne di Crema” vuole essere un progetto fotografico che mostri le donne di una piccola cittadina, ma che ha al suo interno tanti ottimi elementi, a livello lavorativo e personale.

Perché voglio raccontare le Donne di Crema mostrando il loro contributo nella società e la loro ricchezza a livello umano.

Saranno ritratti all’aperto, al naturale, così come la persona si presenta. Ogni donna che partecipa può scegliere il luogo in cui ambientare il suo ritratto. Unica regola deve essere di Crema (esserci nata, averci vissuto per molti anni, e/o viverci tutt’ora).

Far scegliere alla persona ritratta il luogo in cui scattare il suo ritratto è un modo per farla sentire ancora di più a suo agio.

Chiederò a ciascuna donna di raccontarmi la propria storia e se ha un pensiero legato a Crema. In questo modo potrò sia raccontare qualcosa delle partecipanti, sia ricostruire tramite loro, ciò che Crema rappresenta.

La sessione di ritratto dura un’ora, durante la quale ci conosceremo facendo quattro chiacchiere e poi realizzeremo il suo ritratto.

In questo caso, non è richiesto nessun contributo. Il ritratto è gratuito. In cambio chiedo l’autorizzazione a pubblicare il ritratto per il progetto, e per chi lo desidera, l’iscrizione alla lista di contatti a cui inviare la newsletter.

Se sei di Crema (ci sei nata, ci hai vissuto, e/o ci vivi tutt’ora) e se hai voglia di farti ritrarre, scrivimi: moni@monimix.com specificando “Donne di Crema”.


Se vuoi partecipare al progetto “Donne di Crema”, ma ti senti un po’ a disagio davanti alla fotocamera, ho scritto una breve guida per aiutarti a vivere più serenamente il momento degli scatti.

Per vedere i ritratti delle Donne di Crema che hanno già partecipato, puoi visitare questa pagina.


Prima di andare, ti chiedo un’ultima cortesia. Se l’articolo ti è piaciuto, lasciami un tuo like o un commento, oppure condividilo, mi farebbe molto piacere! Grazie!

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