“Donne di Crema” procede in maniera intensa e ci porta alla scoperta di una nuova storia, quella di Matilde. Giovane donna con un grande progetto che la lega a Crema in maniera indissolubile.
L’incontro
Il luogo in cui Matilde mi dà appuntamento è proprio il posto in cui vuole ambientare il suo ritratto: l’ex Teatro Sociale in Piazza Marconi a Crema (Cr). Un pezzo di storia cremasca, poco considerato, ma che conserva ancora una parte dell’antico fascino.
Il giorno del ritratto di Matilde
Con Matilde ci siamo conosciute qualche mese fa, perché aveva necessità di fotografie per lanciare un nuovo progetto culturale che ruota attorno al Palazzo della sua famiglia.
Un Palazzo storico a pochi passi dal centro cittadino, quello che Matilde vorrebbe far rinascere e riportare a nuova vita, facendolo diventare una sorta di ulteriore fulcro culturale da offrire alla città.
Un progetto ambizioso in cui crede fermamente e che, nonostante i ritmi altalenanti dettate dalle norme anti Covid, sta procedendo. Matilde inizia a raccontarmi la sua vita e inizio a conoscere meglio il suo passato e come è arrivata a questo progetto importante.
L’importanza della famiglia
Prima di tutto ci tiene a parlare della sua famiglia e in particolare alle donne che ne fanno parte, perché è attorno ad essa che tutto ruota, compreso il suo progetto.
Si ritiene molto fortunata ad aver avuto una famiglia, e in special modo una famiglia come la sua, che l’ha sempre amata e sostenuta nelle scelte di vita.
Una storia tuttavia non sempre facile, costellata di vari lutti ravvicinati che hanno segnato un momento molto difficile per Matilde, che si è ritrovata a dover far fronte e a quel dolore immenso per la perdita di ben tre nonni e un’amica nel giro di un anno e mezzo. Contemporaneamente, la fine di una lunga storia d’amore che durava da ben dieci anni e la stesura della tesi di laurea e il lavoro pomeridiano.
Gli studi e il lavoro
Consegue la Laurea in Lingue e Letteratura e parallelamente agli studi lavora per un brand internazionale di cosmetici, presso la Rinascente a Milano. Un rapporto di lavoro che dura ben sette anni e che le permette di fare molta esperienza. E’ un periodo denso tra lezioni in Università al mattino e il lavoro al pomeriggio e nel weekend. Ama molto il rapporto che si instaura con i colleghi, giovani di varie nazionalità che le permettono di conoscere realtà molto diverse dalla sua.
“Era molto stimolante essere in un ambiente così denso di culture da ogni parte del mondo. E anche divertente. Un esempio su tutti è il momento della pausa pranzo. A volte capitava che per i ritmi di lavoro dilatati eravamo costretti a mangiare alle 17. Pe me era strano cenare così presto, per le mie colleghe cinesi andava benissimo, ma per la collega sudamericana, che era solita cenare a tarda sera, era assolutamente impensabile!”
Matilde
Dopo sette anni si rende conto che per lei mancano reali prospettive di crescita e, sebbene abbia imparato molto in un’azienda multinazionale e avesse un ottimo contratto, sente che per lei è arrivato il momento di cambiare.
“Non è facile per un giovane capire quale sia il lavoro adatto per sé. Soprattutto uscendo dall’Università ci si sente smarriti, in particolare con una laurea ad indirizzo umanistico mi sentivo parecchio in difficoltà a capire che strada ero in grado e volevo intraprendere, con pochi strumenti pratici a portata di mano”
Matilde
Matilde non si perde d’animo e prende una decisione: chiedere l’aspettativa per fare un Master in Comunicazione. E lì comprende qual è la sua rotta.
Trova un nuovo lavoro in un’agenzia di comunicazione, che svolge per un paio di anni, e poi collabora in uno studio da libero professionista.
Cogliere il massimo da ogni situazione
Matilde cerca di cogliere il massimo da ogni situazione lavorativa, impegnandosi sempre moltissimo nelle mansioni che le vengono assegnate. Lo scopo è ottenere il massimo dei risultati, ma, soprattutto, “fare il pieno” di tutte le esperienze possibili che possano permetterle di crescere come persona e come professionista.
Ci mette il cuore in quello che fa, per lei la gentilezza è una dote che non dovrebbe mai mancare e che può fare la differenza nel lavoro, così come nella vita. Per lei i clienti con cui si interfaccia sono persone di cui interessarsi, ama metterci umanità nel rapporto con loro, non crede nel trattarli in maniera distaccata.
Non ama lavorare come un automa, o come se fosse in “batteria”, dove ognuno fa un pezzo del lavoro e poi si uniscono le parti senza partecipare a un piano di progettazione comune.
I giovani nel mondo del lavoro
Ciò che non riesce ad accettare è che i giovani vengano assunti in prova o con contratti precari solo per esser sfruttati come bassa manovalanza, per far loro svolgere compiti di poca importanza e ripetitivi, rabbonendoli con una manciata di promesse sul futuro a cui tutti sono portati a credere. E nel caso partecipino al processo creativo, portando anche delle buone idee, non venga riconosciuto loro il merito, né tantomeno il corrispettivo valore economico.
E’ molto battagliera su questi aspetti. Matilde ama lavorare – lo ha fatto da subito – ma non riesce ad accettare a tempo indeterminato le dinamiche che troppo spesso ha vissuto sulla propria pelle o su quella dei suoi giovani colleghi.
Mi racconta un aneddoto di quando era bambina, per darmi un’idea di come sia il suo carattere. Da piccola era molto ribelle, ricorda che d’estate, in spiaggia amava girare nuda ma con le ciabatte del padre e far un sacco di dispetti, oppure in montagna, sulla neve, rifiutava di indossare la tuta per proteggersi dal freddo, preferendo una gonna per scorrazzare sulla neve.
Uno spirito battagliero
Crescendo, un po’ di questa ribellione le è rimasta e si è tramutata in sana insofferenza verso le situazioni che non ritiene corrette o che precludano la dignità della persona.
Vedendola così dolce e pacata, non ti aspetti un animo così tenace e battagliero, ma è proprio qui la sua forza. Lunghi capelli mossi, occhi molto dolci, un aspetto romantico di una eroina di altri tempi, che si è forgiata con le esperienze che si è trovata a dover affrontare.
Non le è stato regalato nulla, ha sempre lavorato nella sua vita, e ha sempre contribuito a sostenere i suoi sogni e le sue passioni. Sì perché a volte si è trovata a dover scegliere tra una sicurezza economica data da un lavoro e, dall’altro lato, il perseguire un sogno. Ha fatto la sua gavetta e ora sa che il sogno da raggiungere è quello che ti dà forza, entusiasmo ed energie ogni giorno, per far fronte alle difficoltà.
Il sogno di Matilde
Ed è qui che inizia a raccontarmi del suo sogno, che riguarda la sua passione per la scrittura e un progetto di famiglia.
Si è avvicinata al mondo della poesia, quando era bambina, grazie a suo nonno. Scrivere la accompagna da sempre e, oltre a occuparsi di comunicazione, è anche una pubblicista. Lavoro che svolge tutt’ora, oltre ad occuparsi di un nuovo grande progetto che coinvolge anche la storia di famiglia e la storia di Crema.
La sua famiglia eredita un palazzo storico a Crema, un luogo che da piccola aveva frequentato, essendo appartenuto a due cugine di suo padre. Quando le due donne, ormai anziane, vengono a mancare, lasciano al padre di Matilde la loro dimora.
Le condizioni in cui versa non sono perfette, ma i genitori di Matilde decidono di tenerlo e di occuparsene, nonostante nella vita avessero svolto ben altri lavori. Decidono di intraprendere questa nuova avventura, con le difficoltà del caso, ma credono fortemente nel recupero di quel palazzo e nella missione di restituirgli lo splendore di un tempo.
Matilde sposa l’idea e grazie all’esperienza maturata nei lavori svolti precedentemente, si sente in grado di occuparsi della parte culturale e comunicativa che riguarda questo recupero storico.
L’inizio di una nuova avventura
Inizia una nuova avventura. La strada non è semplice, si ritrova a dover far fronte a lunghi lavori di restauro con il benestare della Sovrintendenza ai Beni Culturali, ai tempi burocratici e l’angoscia di rispettare tutti gli standard imposti.
Inoltre, il clima di incertezze attuale dettato dal periodo della Pandemia causata dal Covid-19, non rende le cose semplici.
Ma nonostante questo, la vedo entusiasta di questo progetto e ben felice di potersene occupare in prima persona. Ama questo Palazzo e vuole restituirlo alla città di Crema, come luogo culturale e centro nevralgico di incontri ed eventi.
La ricerca della propria strada
Matilde è una giovane donna, alla soglia dei trent’anni che dimostra una grande profondità di spirito. Ha cercato a lungo la sua strada, senza mai tirarsi indietro davanti alle difficoltà. Ha sempre fatto tesoro delle esperienze che ha vissuto, cercando di imparare da tutti e di trarre il meglio da ogni situazione.
Non è stato facile, per lei, capire quale fosse la sua strada, come per molti giovani che escono dall’Università e si ritrovano proiettati nel mondo del lavoro senza un’idea chiara di cosa fare, e senza a volte la preparazione adeguata ad affrontare l’ambiente lavorativo né una “bussola” magica da seguire.
Ha cercato di sfruttare al meglio ogni contesto in cui si è trovata, impegnandosi e portando le sue idee, cercando di farsi ascoltare e arrivando anche a prendere decisioni difficili e a malincuore ogni volta che si è resa conto che quell’ambiente non andava più bene per lei.
Ha sempre fatto scelte ponderate, non si è mai buttata completamente nel buio ma ha sempre cercato di fare scelte in cui aveva “un piede per terra” ben ancorato.
Rimboccarsi le maniche davanti alla fortuna
Dai vari contesti e dalle varie esperienze, è riuscita a delineare la sua strada e ciò che realmente desiderava per il suo futuro. Per lei tutto questo si è rivelato in maniera ancora più chiara quando per la sua famiglia è arrivato il Palazzo. Ma si rende ben conto che per lei sia un colpo di fortuna, in tal senso il suo merito è stato quello di rimboccarsi le maniche per cercar di trovare il modo di poter sfruttare questa fortuna per sé e per gli altri che ne beneficeranno.
Crede fermamente nella capacità di reagire e di trovare il buono in ogni situazione. Per lei è fondamentale trarre esperienza dalle cose. Solo in questo modo si ha la possibilità di accrescere la valigia delle esperienze ed evolversi umanamente in primis e poi professionalmente.
Il pensiero di Matilde riguardo a Crema
Un profondo legame quello che lega Matilde a Crema. E’ proprio qui che ha i suoi ricordi meravigliosi dell’infanzia e dell’adolescenza. Da ragazza le stava un po’ stretta, perché aveva il sogno di vivere la grande città. Avendo vissuto a Milano per gli anni dell’Università e del lavoro, ha capito invece il valore dell’equilibrio di vivere in un piccolo centro come Crema, con la sua campagna tutt’attorno e uno stile di vita più rilassato e più salutare, ricordando bene i ritmi frenetici e caotici della metropoli.
Ora per lei, adulta, Crema è sinonimo di incontro con gli amici sparsi un po’ ovunque ma con cui è un piacere ritrovarsi. Ama il progetto del Palazzo di famiglia perché le permette di vivere intensamente anche la vita culturale di Crema, e sentirsi parte di essa, in modo attivo per poter offrire ai cremaschi un luogo di storia, cultura, arte in cui incontrarsi.
Per lei la scelta del luogo in cui ambientare il suo ritratto è importante: sceglie un luogo legato ai suoi ricordi di bambina, ma che al tempo stesso rappresenta un edificio storico. È l’ex Teatro Sociale in Piazza Marconi, dove Matilde bambina era solita recarsi per far merenda (ai tempi era la sede di un bar), perché a due passi dallo studio del padre dove lei passava i suoi pomeriggi a studiare.
Matilde e la fotografia
Apprezza molto il lato documentaristico offerto dalla fotografia di reportage. Grazie ai suoi studi nella comunicazione e in ambito lavorativo come pubblicista, si è interessata molto della fotografia come canale comunicativo. Si è cimentata anche con una macchina fotografica ricevuta in regalo per il diciottesimo, ma ammette di non amare moltissimo la parte tecnica fatta di numeri e formule.
Davanti all’obiettivo ci sta poco, ma le piace quando il suo fidanzato la ritrae in maniera spontanea e non ha grossi problemi nel farsi ritrarre. Ricorda con piacere un’esperienza recente di un ritratto in coppia con lui, realizzato a Milano da un fotografo professionista, e ha apprezzato oltre al risultato in cui si sono riconosciuti in maniera reale e spontanea, il fatto che li avesse fatti sentire perfettamente a loro agio, anche solo con una chiacchierata.
Per partecipare al progetto “Donne di Crema”
Se sei di Crema (sei nata qui, ci hai vissuto per molti anni, e/o ci vivi tuttora) e ti va di raccontarmi qualcosa di te e un tuo pensiero su Crema, scrivimi un’email moni@monimix.com con una tua foto allegata.
Ti contatterò per inviarti tutti i dettagli.
Se il progetto “Donne di Crema” ti interessa, ne parlo più diffusamente in questo articolo
Ti riassumo qui le informazioni più immediate per capire di cosa si tratta.
Il progetto “Donne di Crema”
“Donne di Crema” vuole essere un progetto fotografico che mostri le donne di una piccola cittadina, ma che ha al suo interno tanti ottimi elementi, a livello lavorativo e personale.
Perché voglio raccontare le Donne di Crema mostrando il loro contributo nella società e la loro ricchezza a livello umano.
Saranno quindi ritratti all’aperto, al naturale, così come la persona si presenta. Ogni donna che partecipa può scegliere lei stessa il luogo in cui ambientare il suo ritratto. Unica regola deve essere di Crema (esserci nata e averci vissuto per molti anni, e/o viverci tutt’ora).
Far scegliere alla persona ritratta il luogo in cui scattare il suo ritratto è un modo per farla sentire ancora di più a suo agio.
Chiederò a ciascuna donna di raccontarmi la propria storia e se ha un pensiero legato a Crema. In questo modo potrò sia raccontare qualcosa delle partecipanti, sia ricostruire tramite loro, ciò che Crema rappresenta.
La sessione di ritratto dura un’ora, durante la quale ci conosceremo facendo quattro chiacchiere e poi realizzeremo il suo ritratto.
In questo caso, non è richiesto nessun contributo. Il ritratto è gratuito. In cambio chiedo però l’autorizzazione a pubblicare il ritratto per il progetto, e per chi lo desidera, l’iscrizione alla lista di contatti a cui inviare la newsletter.
Se sei di Crema (ci sei nata e hai vissuto qui molti anni, e/o ci vivi tutt’ora) e se hai voglia di farti ritrarre, scrivimi un’email: moni@monimix.com specificando “Donne di Crema”.
Se vuoi partecipare al progetto “Donne di Crema”, ma ti senti un po’ a disagio davanti alla fotocamera, ho scritto una breve guida per aiutarti a vivere più serenamente il momento degli scatti.
Prima di andare, ti chiedo un’ultima cortesia. Se l’articolo ti è piaciuto, lasciami un tuo like o un commento, oppure condividilo, mi farebbe molto piacere! Grazie!
4 pensieri riguardo “Donne di Crema: il ritratto di Matilde”