Donne di Crema: il ritratto di Gaia

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Donne di Crema ha il potere di farmi stupire ogni volta che incontro una nuova storia. Come la storia di Gaia che inizia dal forte legame con la famiglia, per poi passare attraverso il raggiungimento di un obiettivo lavorativo e grandi traguardi sportivi.

Gaia è un mix di energia, dolcezza, tenacia, forza di volontà e capacità di ascolto di tutto ciò che le si presenta.

L’incontro

Gaia nasce figlia unica e circondata dall’amore della sua famiglia. Ha un’infanzia molto felice in cui viene molto coccolata dai suoi genitori e dai nonni con cui ha un fortissimo legame tutt’ora che è adulta, tanto da portare avanti la tradizione del pranzo tutti insieme, ogni sabato e domenica.

In particolare mi racconta del forte legame che ha con la prozia con cui ha passato molto tempo da bambina, quando si fermava da lei a dormire il sabato sera. È anche grazie a lei che prova un forte legame con Crema, perché la prozia, abitava a due passi dalla Piazza Duomo, ed era per Gaia un motivo per vivere appieno la città.

Il ritratto di Gaia per il progetto Donne di Crema (C)Monica Monimix Antonelli
Il ritratto di Gaia per il progetto Donne di Crema (C)Monica Monimix Antonelli

La storia di Gaia

Ricorda di aver sempre amato molto i bambini e quando nascono i nipotini della prozia ama trascorrere il tempo con loro giocando e interpretando spesso il ruolo della maestra all’interno del gioco. Erano già i primi segnali di quella che poi diventerà la sua strada da adulta, passando dal Liceo Racchetti indirizzo socio pedagogico e poi Scienze dell’Educazione.

Ammette che il primo anno di Liceo non aveva ancora ben delineato in testa il suo futuro lavorativo, ma col tempo ha iniziato a capire che la sua strada poteva essere quella a contatto con i bambini. Durante l’adolescenza inizia a partecipare ai grest e campi estivi in veste di educatrice e sono queste le prime esperienze che la portano a seguire i bambini, assecondando questa sua predisposizione naturale.

L’elemento più importante che la aiuta a capire quello che avrebbe voluto fare nella vita, è sicuramente il fatto di seguire i bambini nella palestra che gestisce suo padre. È proprio quell’esperienza che le conferma che lavorare con i bambini è ciò per cui è portata e che ama profondamente.

La prima esperienza lavorativa

Al secondo anno di Università una sua amica le segnala che nell’asilo in cui lavora stanno cercando un’educatrice. Gaia coglie al volo l’occasione e inizia per lei un percorso di sette anni dove ha la fortuna di riuscire ad instaurare un rapporto molto profondo con la titolare, che le dà fin da subito grande libertà nel poter gestire le attività dell’asilo. È una grande responsabilità per Gaia, ma al tempo stesso un’ottima palestra di vita oltre che lavorativa.

È un’ulteriore conferma che quello è il lavoro perfetto per lei.

Col senno di poi si rende conto che è proprio grazie a questa prima esperienza in cui ha avuto la possibilità di avere carta bianca, che deve il merito di ciò che ha poi avuto seguito. È lì che ha imparato a fare il suo mestiere e a costruire le basi per il suo futuro.

L’università per quanto le desse la teoria e un bacino di conoscenze molto importanti, non sarebbe bastata per poter iniziare subito a lavorare in maniera autonoma. È l’esperienza pratica all’asilo che la fa entrare a pieno diritto nel mondo del lavoro, ponendola di fronte alla realtà quotidiana con i bambini.

Il bivio

Dopo sette anni la sua titolare prende la decisione di chiudere l’asilo e propone a Gaia di subentrarle. Contemporaneamente si era liberata una struttura che Gaia aveva già adocchiato, come luogo per un suo ipotetico asilo e per lei si presenta una decisione difficile da prendere. Proseguire l’esperienza della sua titolare con un asilo già avviato o aprirne uno tutto suo seguendo il suo sogno?

Sono stati mesi tosti perché la scelta è molto difficile. Non riusciva a trovare la scelta giusta. Poi la decisione di cambiare, seguendo la voglia di novità e la voglia di creare un qualcosa che fosse solo suo.

“Quando un progetto è tuo, hai tutta un’altra soddisfazione. Per quanto ne avessi anche prima, ora ne ho ancora di più.”

Gaia

Una nuova attività

Mettersi in proprio la mette di fronte anche alla paura di essere l’unica responsabile e a dover quindi far fronte a tutta la parte burocratica che un’attività comporta. Ma la voglia di inseguire il suo sogno è più grande e vi si butta con tutto il suo entusiasmo e la voglia di fare.

La sua scelta ricade sul voler aprire un micro nido, quindi una realtà molto piccola in cui occuparsi di soli cinque bambini, perché voleva che il rapporto tra genitore ed educatore fosse molto stretto per poter essere utile al bambino.

L’importanza del rapporto con i bambini e i loro genitori

Inoltre occupandosi di così pochi bambini, nella sua attività, ha la possibilità di poter seguire e dare la giusta attenzione a ciascun bambino.

Questo fa sì che con i bambini e i loro genitori si instauri un rapporto molto bello, diretto, profondo, fatto di stima e affetto.

“Ci sono bambini che a distanza di anni mi chiamano per passare a trovarmi, o genitori che mi affidano i loro figli se sono in difficoltà nell’organizzarsi. Amo questo approccio così aperto tra noi, mi dà grandissima gioia e vedo la stessa felicità negli sguardi dei bambini e questo mi ripaga di tutto.”

Gaia

“Ciò che voglio è che i genitori che mi portano i loro figli possano essere al lavoro tranquilli. C’è molta comunicazione tra noi e se capita la giornata ‘con le nuvole’, come chiamiamo le giornate nate storte in cui il bambino piange e fa i capricci, mandiamo durante la mattinata, ai genitori, una foto o un messaggio vocale per tranquillizzarli e mostrare che il bambino è sereno.”

Gaia

L’impegno e le ore dedicate al suo asilo, per quanto le richiedano tanto, non sono paragonabili alle soddisfazioni che ne ricava, sia in termini professionali che umani, tanto che mentre me ne parla si commuove.

“Tu sarai le fondamenta per il futuro”

Mi racconta di un episodio molto curioso che le è capitato a diciotto anni. Sua madre le chiede di accompagnarla in un pellegrinaggio a Medjugorje. Sebbene Gaia sia titubante e scettica, alla fine accetta e parte con la madre per quel viaggio molto particolare.

È qui che incontra una veggente che le dice “Tu sarai le fondamenta per il futuro”. Inizialmente Gaia non comprende fino in fondo quell’affermazione molto profonda. Solo anni dopo capisce il nesso con il suo lavoro futuro.

Lo sport nella vita di Gaia

Parallelamente alla sua vita a stretto contatto con i bambini, c’è una parte molto importante della vita di Gaia che è dedicata allo sport. Fin da piccolissima, già ai tempi dell’asilo, trascorre il tempo nella palestra del padre che insegna karate.

Essendo anche sua mamma dedita a quello sport, è per Gaia, naturale appassionarsi a quella disciplina.

“Ho indossato il mio primo kimono a tre anni.”

Gaia

Nonostante all’inizio i suoi non sono convinti di farla cominciare subito per via della sua età, Gaia insiste a tal punto che la sua determinazione, porta i suoi genitori a farle provare quello sport. Da lì non si è più fermata e a dodici anni è già cintura nera.

Vive divisa tra la scuola e la palestra del padre, sino ad alcuni anni fa quando suo padre le propone di iniziare ad allenarsi presso un Maestro di Milano, che attualmente è l’allenatore della squadra nazionale.

Un nuovo stimolo

Gaia in quegli anni sta frequentando l’Università, ma nonostante il grosso impegno decide di dar retta al padre ed entra a far parte della squadra di Milano facendo la pendolare due o tre volte a settimana, passando poi da amatore ad agonista.

“Può capitare il momento di down. A me è successo durante gli ultimi anni delle scuole superiori in cui ero davvero molto stanca. È stata la molla dell’agonismo che mi ha portata a riprendere entusiasmo e riprendere con gli allenamenti e le gare fino ad oggi.”

Gaia

Gli insegnamenti dello sport

Lo sport è stato molto importante per forgiare il suo carattere, insegnandole il rispetto e a riflettere molto sia sull’errore ma non solo in ambito sportivo. Ha imparato ad accettare le decisioni dell’arbitro durante una gara, anche se come prima reazione poteva non esser d’accordo.

Ha imparato a vedere la persona che ha davanti, andando oltre la prima impressione e ciò l’ha portata a maturare molto anche in quei casi in cui la reazione dell’altra persona non è la reazione che avrebbe voluto, ma ha imparato a chiedersi il perché di tale reazione ponendosi nei panni dell’altro.

“Il karate mi ha insegnato a non guardare in maniera unidirezionale, ma a cercare di ampliare la prospettiva.”

Gaia

Lo sport l’ha aiutata anche a non essere timida, ponendola nella condizione di condividere gli spogliatori con le coetanee, dovendosi adattare a stare in mezzo alla gente e davanti ad un pubblico durante gli incontri.

Un altro aspetto importante che le ha insegnato è la determinazione.

“Fin da bambina l’obiettivo era: vado, faccio la gara per vincere. E questo nella vita mi ha aiutata tanto. Come quando ho deciso di aprire il mio asilo da sola. Lo sport mi ha aiutata tanto su questo.”

Gaia

L’ansia del pre gara

Un aspetto che non è mai cambiato nel tempo è l’ansia da prestazione prima di una gara. Già da bambina aveva problemi a dormire e si svegliava ad ogni ora e l’agitazione la portava a stare male fino al momento in cui saliva sul tatami per la gara.

Dopo aver vinto sette campionati nazionali e una gara mondiale, tutt’ora, la notte prima della gara non dorme e ha lo stesso malessere di allora fino all’attimo prima di iniziare la gara.

Nonostante questo non ha mai mollato, ma è andata avanti per la sua strada, intensificando la sua attività fino ad arrivare alla carriera agonistica.

Ha sempre avuto il pieno supporto da parte dei suoi genitori, che non le hanno mai creato pressione, ma al contrario l’hanno seguita, supportata e hanno sempre assecondato le sue scelte, comprendendo gli eventuali momenti di stanchezza fisica e mentale.

Conciliare il lavoro con la carriera agonistica e la famiglia

Riesce a continuare tutt’ora l’attività agonistica, nonostante debba conciliare la giornata lavorativa con l’allenamento serale e la relativa trasferta a Milano. Si rende conto che vista da fuori non sia facile comprendere, ma per quanto possa essere sfiancante il ritmo e l’allenamento stesso, la sensazione di benessere che segue la fine dell’allenamento per lei vale gli sforzi sostenuti.

Tra lavoro, sport e trasferte per le gare, una parte importante e fondamentale della vita di Gaia è sicuramente quella legata agli affetti familiari di cui fa parte da molti anni anche il suo compagno, conosciuto quando era una ragazzina.

Un compagno che la supporta in ogni sua decisione e che comprende bene i suoi impegni sportivi, essendo lui un allenatore di calcio.

Si ritiene molto fortunata Gaia, sia per la sua vita personale che la sua attività lavorativa e sportiva da cui attinge gioie, emozioni e che la sprona a proseguire per la sua strada e a inseguire i suoi obiettivi. Ascoltandola percepisco la sua serenità di chi è soddisfatta di ciò che ha raggiunto e colgo l’emozione di chi fa ciò che ama con tutta se stessa.

Riguardo a Crema

Per Gaia, Crema è il punto di riferimento. Abitando in un paese alle sue porte, nel suo tempo libero non ha dubbi sul luogo in cui spostarsi per fare anche solo una passeggiata.

È sempre stata innamorata di Crema, fin da bambina e ragazzina. Ama le sue architetture, i suoi abitanti, il clima che si respira, il fatto che ci sia tutto e che tutto sia raggiungibile a piedi e in bicicletta.

Ciò che le dona, Crema, è una grande serenità. Ogni volta che raggiunge il centro si sente pervadere da un profondo senso di serenità e tranquillità, come nelle sere d’estate quando vi si reca per fare una semplice passeggiata serale.

La via Cesare Battisti a Crema (Cr), il luogo scelto da Gaia per il suo ritratto per il progetto “Donne di Crema” (C)Monica Monimix Antonelli
La via Cesare Battisti a Crema (Cr), il luogo scelto da Gaia per il suo ritratto per il progetto “Donne di Crema” (C)Monica Monimix Antonelli

Gaia e la fotografia

Prova un profondo amore per la fotografia e non perde occasione di stampare quelle più importanti da raccogliere negli album.

Quotidianamente scatta moltissime fotografie sia al lavoro dove documenta le attività con i bambini, da inviare ai loro genitori, ma anche a livello personale con i suoi affetti e alla sua cagnolina. Ama osservare i piccoli cambiamenti d’espressione e la gestualità e il fatto di non poter pubblicare sui social i volti dei bambini per tutelare la loro privacy, è per lei uno sprono ad andare a cercare il dettaglio o il gesto che raccontino il momento.

Con la fotografia ha un rapporto molto tranquillo, sereno e la diverte molto. Abituata a esser fotografata durante le gare, non presta attenzione al momento dello scatto perché è concentrata sulla gara ed è ormai per lei naturale esser fotografata.


Per partecipare al progetto “Donne di Crema”

Se sei di Crema (sei nata qui, ci hai vissuto per molti anni, e/o ci vivi tuttora) e ti va di raccontarmi qualcosa di te e un tuo pensiero su Crema, scrivimi un’email moni@monimix.com con una tua foto allegata.

Ti contatterò per inviarti tutti i dettagli.

Se il progetto “Donne di Crema” ti interessa, ne parlo più diffusamente in questo articolo

Ti riassumo qui le informazioni più immediate per capire di cosa si tratta.

Il progetto “Donne di Crema”

“Donne di Crema” vuole essere un progetto fotografico che mostri le donne di una piccola cittadina, ma che ha al suo interno tanti ottimi elementi, a livello lavorativo e personale.

Perché voglio raccontare le Donne di Crema mostrando il loro contributo nella società e la loro ricchezza a livello umano.

Saranno ritratti all’aperto, al naturale, così come la persona si presenta. Ogni donna che partecipa può scegliere il luogo in cui ambientare il suo ritratto. Unica regola deve essere di Crema (esserci nata, averci vissuto per molti anni, e/o viverci tutt’ora).

Far scegliere alla persona ritratta il luogo in cui scattare il suo ritratto è un modo per farla sentire ancora di più a suo agio.

Chiederò a ciascuna donna di raccontarmi la propria storia e se ha un pensiero legato a Crema. In questo modo potrò sia raccontare qualcosa delle partecipanti, sia ricostruire tramite loro, ciò che Crema rappresenta.

La sessione di ritratto dura un’ora, durante la quale ci conosceremo facendo quattro chiacchiere e poi realizzeremo il suo ritratto.

In questo caso, non è richiesto nessun contributo. Il ritratto è gratuito. In cambio chiedo l’autorizzazione a pubblicare il ritratto per il progetto, e per chi lo desidera, l’iscrizione alla lista di contatti a cui inviare la newsletter.

Se sei di Crema (ci sei nata, ci hai vissuto, e/o ci vivi tutt’ora) e se hai voglia di farti ritrarre, scrivimi: moni@monimix.com specificando “Donne di Crema”.


Se vuoi partecipare al progetto “Donne di Crema”, ma ti senti un po’ a disagio davanti alla fotocamera, ho scritto una breve guida per aiutarti a vivere più serenamente il momento degli scatti.

Per vedere i ritratti delle Donne di Crema che hanno già partecipato, puoi visitare questa pagina.

Prima di andare, ti chiedo un’ultima cortesia. Se l’articolo ti è piaciuto, lasciami un tuo like o un commento, oppure condividilo, mi farebbe molto piacere! Grazie!

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