“Donne di Crema” continua a farmi incontrare donne meravigliose, così come la donna di oggi: Anna. Giovane artista ben conosciuta a Crema, un mix di sensibilità e grinta nel portare avanti i suoi ideali.
L’incontro
Il giorno in cui decidiamo di incontrarci è un mite pomeriggio di settembre, il nostro ritrovo è al Centro Culturale Sant’Agostino. Fortunatamente riusciamo a ripararci sotto i chiostri prima che un diluvio improvviso ci sorprenda. E’ un temporale che passa in fretta e ci regala poco dopo uno spiraglio di sole e una luce meravigliosa che filtra dai chiostri e ci affascina.
Il giorno del ritratto di Anna
E’ da molto tempo che seguo Anna come artista, e sono ben felice di aver l’occasione di conoscere la persona dietro all’artista. Inizia a raccontarmi la sua storia e ben presto mi rendo conto di quanto profonda sia la donna che ho davanti.
Anna, fin da bambina si sente un maschiaccio, gioca con i suoi amici a calcio, fiera di essere l’unica bambina che coinvolgono nel gioco. Non ama per niente comportarsi come le altre bambine, né stare attenta ai vestiti. Per tutte le Elementari e Medie per lei è naturale comportarsi così e i rapporti con i suoi amici sono facili e sinceri.
Il passaggio alle Superiori segna l’anno del cambiamento. Una fase delicata in cui la separazione tra maschi e femmine inizia ad evidenziarsi. Da un lato le ragazze si interessano sempre di più all’estetica, il trucco, l’abito per attirare i ragazzi e dall’altro lato i maschi che iniziano ad osservare le ragazze con occhi diversi, a sentirsi più bulletti.
I primi malesseri
Anna vive tutto questo con difficoltà, sente su di sé le critiche, gli sbeffeggi dei suoi compagni. Non ha mai prestato attenzione al suo aspetto, indossa abiti comodi, maschili, felpe larghe, non capisce il perché il suo aspetto possa essere un problema per gli altri.
Un giorno il primo segnale del suo malessere interiore. A sedici anni ha l’impressione di avere un infarto, la portano al pronto soccorso e dopo vari esami scoprono che in realtà non era un attacco di cuore ma un attacco di panico. Il suo primo attacco di panico, il primo di una lunga serie purtroppo. Da quel giorno, l’ansia e il panico la accompagneranno per molti anni.
Da quell’episodio iniziano per lei anni molto pesanti, costellati di paure, crisi e una visione molto pessimistica della realtà. Quando era bambina le uniche sue due paure erano il buio e perdere i suoi genitori al supermercato, per il resto era una bambina serena e molto positiva. Da adolescente vive una fase ombrosa.
Le era sempre piaciuto il Liceo che stava frequentando, l’Artistico, ma dopo l’attacco di Panico inizia a far fatica ad andarci. Al suono della sveglia non ha il coraggio di alzarsi e rimane a letto. Alla sveglia della mattina successiva prova a mettere i piedi giù dal letto senza aver il coraggio di alzarsi in piedi. Ogni mattina è un supplizio per lei. Inizia ad andare con meno frequenza a scuola, senza che i suoi compagni si rendano conto del suo reale malessere.
Gli studi
Al termine del Liceo non sa bene che Università frequentare. Per tre mesi frequenta una Accademia a Brescia, che poi abbandona perché capisce che non è una scuola adatta a lei, non vi riscontra la serietà che si aspettava. Ormai è tardi per iniziare un nuovo percorso di studi universitari, decide di impiegare i mesi che la separano dalla seguente iscrizione studiando libri di arte.
Quando arriva il momento di iscriversi nuovamente sceglie la facoltà di Lettere e Filosofia a Parma, indirizzo Beni Artistici. I primi due anni studia e ottiene ottimi risultati poi inizia a stare di nuovo male, non riesce più a raggiungere risultati soddisfacenti e capisce che ancora una volta il Panico le stava presentando il conto.
Scopre che all’Accademia di Brera a Milano possono tenerle validi quasi tutti gli esami che ha già dato e decide di andare a informarsi di persona. Non appena mette piede in Brera si sente a casa, prova un senso di pace e il peso sullo stomaco sembra improvvisamente sparire. Decide quindi di passare al corso di Discipline della Valorizzazione dei Beni Culturali presso l’Accademia.
L’incontro con l’Amore
Mi racconta che ci sono alcuni elementi importanti che l’hanno aiutata a gestire l’ansia e a non aver attacchi di Panico. Sicuramente l’entrata a Brera è stato uno dei fattori importanti, ma non il solo.
Un altro elemento per lei importante è stato l’incontro con il suo attuale compagno. Si lascia andare nel raccontarmi qualcosa dei suoi amori passati, che l’hanno poi portata a riconoscere il vero Amore quando se lo è trovato davanti.
Durante gli anni del Liceo vive la sua prima storia, ma si rende conto che quel ragazzo non è la persona giusta per lei, nonostante apprezzi il fatto che la sproni parecchio a superare le sue paure e la coinvolga in imprese ai limiti del possibile (come per esempio fare 30 km con la bici da corsa a velocità molto elevata).
Insieme iniziano un corso di ballo. All’inizio la difficoltà data dal mettersi in gioco e dal mostrarsi incapace e fragile crea un valido all’alleato all’ansia e al Panico che regnano nell’animo di Anna. Ma il carattere testardo e deciso di lui e l’amor proprio di lei si sono uniti e hanno fatto sbocciare due ballerini. Il ballo, che obbliga a vincere paure e vergogne, ha avuto un ruolo fondamentale per riuscire a rimanere a galla in quel periodo buio.
Al termine di questa storia frequenterà un altro ragazzo per un anno e mezzo circa, ma anche con lui capisce che non funziona.
Dopo due storie che non ha mai vissuto serenamente, arriva finalmente all’incontro con il vero amore, l’attuale compagno. La loro storia dura da 8 anni. Un rapporto nato all’improvviso, lei giovane cameriera in un bar, gli porta un caffè ma essendo il suo primo giorno di lavoro è talmente agitata che trema nel servirlo. Lui lo nota e fa una battuta ironica. E’ un cliente che passa spesso dal bar dopo qualche scambio di frasi sui social lui la invita fuori a bere qualcosa. E dove mai potrebbe portarla? A Brera. Il luogo e la sintonia immediata fanno nascere immediatamente una complicità. Così ha inizio la loro storia.
Si sente serena con lui, è un rapporto maturo, hanno molti anni di differenza ma si intendono a meraviglia. Il fatto che lui venga accolto bene dalla famiglia di lei è per Anna motivo di ulteriore serenità.
L’incontro col vero amore e l’ingresso all’Accademia di Brera sono stati passaggi importanti per affrontare e superare il Panico. Il Panico che Anna ha scoperto essere un valido alleato che, come un campanello di allarme, le ha ricordato che doveva effettuare dei cambiamenti dentro e fuori di sé per poter star bene e andare avanti.
“Quando capisci come interpretare i segnali impari a riconoscere l’arrivo di un attacco. Chi sta male non pensa a voler star bene perché si sente più a suo agio nel malessere perché lo conosce, mentre il pensiero di star meglio li destabilizza perché comporta un cambiamento e il cambiamento fa paura.”
Anna
Un altro incontro importante
Ma c’è un altro incontro importante che ha segnato un punto di svolta nella vita di Anna. Durante gli studi a Parma, inizia uno stage presso il Museo Civico di Crema e qui conosce una persona che diventerà fondamentale per la sua crescita personale e artistica, è lui a riconoscere in lei la fiamma dell’arte e a spronarla ad occuparsene. Per sette anni hanno un rapporto strettissimo, lui è la sua Musa, l’ascolta nei suoi discorsi sull’arte, la sostiene, la stimola artisticamente e culturalmente. Poi, dopo due anni di incomprensioni e litigi, a seguito del periodo difficile della quarantena dovuta al Covid-19, lui pone fine al loro rapporto. Per lei è un momento buio e tuttora è doloroso parlarne.
Il rapporto con l’Arte
L’arte per Anna è tutto ed ascoltarla mentre me ne parla è coinvolgente. Mi racconta che se passa giorni senza dipingere nulla, sta male. Ama ciò che fa e passa ore nel suo studio. Si immerge totalmente nella sua arte, anche 10 ore al giorno a scrivere con il pennello su una tela, interrompendosi solo per mangiare.
Il potenziale creativo di Anna è intimamente legato al suo mondo emotivo e la ricerca è per lei uno stile di vita, il suo cammino artistico è spinto sia dalla curiosità che da sofferenze interiori che la spingono alla ricerca di se stessa.
È una tecnica molto particolare la sua, realizza quadri creando ritratti fatti con le parole della persona raffigurata. Se ritrae un cantante ascolta per giorni interi la sua musica. Il ritratto è composto dalle parole della persona ritratta, il suo pensiero prende forma e lo caratterizza.
La parola, diventa la vera protagonista delle sue opere. Se ad un primo sguardo, i suoi ritratti in bianco e nero sembrano fotografie, avvicinandosi si scopre che sono composti da strati di parole.
Sovrapponendo questi strati di parole (interi testi di canzoni o libri scritti dal personaggio rappresentato) il volto prende forma e vita.
“La protagonista è la PAROLA che prende forma e mostra il volto di colui che l’ha pronunciata”
Anna
Essere donna nel mondo dell’arte
Le chiedo come sia vivere di arte al giorno d’oggi e se essere donna è un visto come una discriminazione.
In un’occasione, si è sentita addirittura dire che una donna non può occuparsi d’arte. Da qui la sua lotta a sostegno delle donne. La donna è al centro della sua ricerca e del suo lavoro artistico. Anna se ne fa portavoce, portando in scena donne che hanno dato contributi importanti nella società odierna e in quella del passato.
“Nel campo artistico la disparità è molto evidente. C’è ancora chi, nel 2020, pensa che “l’Arte non è per le donne” e cercano di giustificare questa affermazione con la scarsità di nomi di Artiste che hanno scritto la Storia dell’Arte.
Anna
La creazione artistica non è autonoma e libera, ma si inserisce in una rete di rapporti, sociali ed economici, di individui e di istituzioni, in un preciso contesto storico e culturale in cui anche le asimmetrie di genere esercitano un certo peso. La mancanza di riconoscimento di cui soffrono le artiste non dipende da caratteristiche individuali, ma da una serie di pregiudizi istituzionali e sociali che hanno di fatto ostacolato l’espressione artistica delle donne, e, successivamente, il loro ricordo.
In quanto Artista Donna mi sento in dovere di dare il mio contributo in favore dei diritti delle donne e di tutte quelle ‘categorie’ sottovalutate e oppresse.”
Anna
“Nella Storia non si è mai data abbastanza importanza al ruolo della donna. Donna vista sempre come madre, moglie o sorella di qualcuno, ma mai come Persona in sé capace di fare, creare e pensare; capace di cambiare la sua situazione femminile e il Mondo. La donna, sempre subordinata rispetto all’uomo, è stata sottoposta, nelle società del passato, a un trattamento meno favorevole di quello riservato all’uomo dal punto di vista giuridico, economico e civile. La donna è rimasta a lungo esclusa da tutta una serie di diritti e di attività sociali. Numerose culture hanno riconosciuto alla donna capacità e ruoli limitati alla procreazione e alla cura della prole e della famiglia. L’emancipazione femminile ha rappresentato, negli ultimi secoli, la ricerca di un’uguaglianza formale e sostanziale tra la donna e l’uomo. Ma la strada da percorrere per un’uguaglianza di genere è ancora molto lunga.”
Anna
Il mondo delle gallerie
Non ama il mondo delle gallerie, né presenziare alle inaugurazioni delle mostre di altri perché si sente un pesce fuor d’acqua. Non è il suo ambiente, non le piace mostrarsi per ciò che non è, per compiacere chi fa parte di quell’ambiente e fa una gran fatica a rapportarsi con le figure che lo abitano.
Una domanda che ci si pone è se al giorno d’oggi si riesce a mantenersi con la propria arte.
Ammette di sentirsi fortunata per aver avuto una famiglia che l’ha sempre sostenuta sia emotivamente che economicamente nei momenti più difficili. E’ anche grazie a loro, che ha potuto fare della sua arte una ragione di vita. Per mantenersi non si dedica solo ai suoi dipinti ma anche a progetti con enti e associazioni locali (quali il Museo, il Centro Galmozzi e la Pro Loco).
Il pensiero di Anna riguardo a Crema
Crema per Anna è piccolo scrigno. Apprezza la bellezza artistica della città, la vivacità culturale, il centro raccolto, la cura e l’abbellimento costante. Ciò che non ama molto è la mentalità a volte un po’ ristretta dei suoi cittadini. Da donna e da artista questo aspetto non può passare in secondo piano per lei ed è motivo di continua lotta contro il pregiudizio.
Anna e la fotografia
La fotografia per lei è un mezzo di cui si serve per creare appunti per il suo lavoro o per le collaborazioni artistiche con enti culturali. La fotografia le serve come spunto da cui partire per i suoi lavori artistici, è un tramite tra la realtà che vede e l’opera che ha nella sua mente.
Davanti all’obiettivo non si fa molti problemi, non si sente a disagio ma nemmeno a suo agio completamente, ma anche in questo caso, la fotografia è un modo per fermare quell’attimo, che sta vivendo.
Per partecipare al progetto “Donne di Crema”
Se sei di Crema (sei nata qui, ci hai vissuto per molti anni, e/o ci vivi tuttora) e ti va di raccontarmi qualcosa di te e un tuo pensiero su Crema, scrivimi un’email moni@monimix.com con una tua foto allegata.
Ti contatterò per inviarti tutti i dettagli.
Se il progetto “Donne di Crema” ti interessa, ne parlo più diffusamente in questo articolo
Ti riassumo qui le informazioni più immediate per capire di cosa si tratta.
Il progetto “Donne di Crema”
“Donne di Crema” vuole essere un progetto fotografico che mostri le donne di una piccola cittadina, ma che ha al suo interno tanti ottimi elementi, a livello lavorativo e personale.
Perché voglio raccontare le donne di Crema mostrando il loro contributo nella società e la loro ricchezza a livello umano.
Saranno quindi ritratti all’aperto, al naturale, così come la persona si presenta. Ogni donna che partecipa può scegliere lei stessa il luogo in cui ambientare il suo ritratto. Unica regola deve essere di Crema (esserci nata e averci vissuto per molti anni, e/o viverci tutt’ora).
Far scegliere alla persona ritratta il luogo in cui scattare il suo ritratto è un modo per farla sentire ancora di più a suo agio.
Chiederò a ciascuna donna di raccontarmi la propria storia e se ha un pensiero legato a Crema. In questo modo potrò sia raccontare qualcosa delle partecipanti, sia ricostruire tramite loro, ciò che Crema rappresenta.
La sessione di ritratto dura un’ora, durante la quale ci conosceremo facendo quattro chiacchiere e poi realizzeremo il suo ritratto.
In questo caso, non è richiesto nessun contributo. Il ritratto è gratuito. In cambio chiedo però l’autorizzazione a pubblicare il ritratto per il progetto, e per chi lo desidera, l’iscrizione alla lista di contatti a cui inviare la newsletter.
Se sei di Crema (ci sei nata e hai vissuto qui molti anni, e/o ci vivi tutt’ora) e se hai voglia di farti ritrarre, scrivimi un’email: moni@monimix.com
Se vuoi partecipare al progetto “Donne di Crema”, ma ti senti un po’ a disagio davanti alla fotocamera, ho scritto una breve guida per aiutarti a vivere più serenamente il momento degli scatti.
Prima di andare, ti chiedo un’ultima cortesia. Se l’articolo ti è piaciuto, lasciami un tuo like o un commento, oppure condividilo, mi farebbe molto piacere! Grazie!