Donne di Crema: il ritratto di Amanda

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Ciò che amo maggiormente del progetto “Donne di Crema” è che mi dà la possibilità di conoscere donne straordinarie che hanno storie intense alle loro spalle ma che sono felici di raccontarsi per poter essere d’aiuto ad altre donne. Questo è il valore più grande di queste donne.

L’incontro

Amanda è una giovane donna che avevo già avuto modo di incrociare in passato, durante un servizio fotografico, ma con cui non avevo ancora approfondito la conoscenza. Ne ho l’occasione grazie al progetto “Donne di Crema” grazie al quale ho scoperto la sua storia travagliata, ben nascosta dietro al suo sorriso e alla sua gentilezza, che di certo non lasciano trapelare nulla dei drammi che ha vissuto sulla sua pelle.

Il ritratto di Amanda per il progetto “Donne di Crema” (C)Monica Monimix Antonelli

Il giorno del ritratto di Amanda

Amanda è l’esempio lampante di come ci si possa facilmente far ingannare dalle apparenze. Di certo nessuno potrebbe mai immaginare cosa nasconde dietro al suo sorriso, fermandosi alle apparenze e senza scavare più a fondo. Mi confessa che avendo sempre vissuto in un piccolo paese alle porte di Crema, è sempre stata additata come quella “diversa”, prima perché non nativa in quel paese, ma arrivata a viverci successivamente, poi per la voglia di tentare la via della moda e della tv. Ambiti poco conosciuti in una piccola realtà e quindi soggetti a critiche o invidie.

La sua storia è costellata di veri e propri drammi. Ciò che mi ha colpito è la sua capacità di parlarne con una tale forza d’animo che mi ha fatto capire il lungo lavoro che ha fatto su di sé, per poterli affrontare e parlarne con un pizzico di ironia. Segni evidenti di una persona che è riuscita, nonostante tutto, ad uscirne e a vincere i suoi demoni.

Iniziano presto per lei i problemi. Ha solo cinque anni quando, insieme alla sorella, scopre che il padre ha una relazione extraconiugale. Da quel momento la sua vita inizia piano piano a cambiare e nulla è più come prima.

Gli attacchi di panico

Anni dopo, ciò che i suoi occhi di bambina hanno visto, e la sua mente ha trattenuto come un vivido ricordo, inizia a manifestarsi sotto forma di ansia che poi sfocia in attacchi di panico.

La sua adolescenza è costellata di attacchi di panico. La situazione familiare è divisa in due parti: da un lato è fatta di difficoltà dettate dalla personalità difficile del padre che non ha mai parole d’affetto per le tre figlie né per la moglie, un padre distante, concentrato su di sé, incapace di unire la famiglia, arrivando anche ad episodi di violenza nei confronti della moglie. Dall’altro lato, Amanda, vive il fortissimo legame con la madre e le sorelle. Un legame fatto di amore e di sostegno costante.

I disturbi alimentari

Il legame con la madre si stringe sempre di più quando Amanda inizia a manifestare i primi sintomi di disturbi alimentari. Inizia a nutrirsi sempre meno, rifiutando il cibo per paura di stare male, arrivando a non voler più mangiare. Non si rende subito conto di ciò che sta vivendo. Perde moltissimi chili, non mangia più.

Dopo circa un anno dai primi sintomi inizia a prendere coscienza della sua situazione, grazie ad un episodio che la scuote parecchio. Il primo scossone le arriva dopo aver letto sul referto medico la parola Anoressia. È una doccia fredda che la mette davanti al fatto compiuto, per la prima volta. Ma è un successivo episodio che segna per lei la presa di coscienza della gravità della situazione in cui versa.

È un ricordo ancora molto vivido nella sua memoria, come se fosse successo il giorno precedente: è un pomeriggio, lei è a letto e sua madre e le sue sorelle sono nella sua stanza, arriva una sua cara amica che, giunta sulla porta della sua camera, la vede e scoppia a piangere. Non riece a sostenere la visione di Amanda in quelle condizioni e scappa via.

In quel momento Amanda capisce che la sua situazione è davvero grave e che ha realmente un problema da affrontare.

Sua madre è sempre stata al suo fianco per sostenerla ed aiutarla. Ricorda benissimo la pazienza e la tenacia con cui le dava dei cucchiaini di tè zuccherato pur di nutrirla in qualche modo. Non si sono mai arrese e la madre in particolare è sempre stata la sua roccia, ha sempre creduto nella figlia e ha fatto di tutto per aiutarla.

A piccoli passi

Pian piano Amanda inizia a riavvicinarsi al cibo. Mi colpisce il suo racconto in proposito, facendomi l’esempio della pizza. Il primo boccone che è riuscita ad ingoiare è stato un piccolo pezzo di crosta. La volta successiva ha provato con un boccone di pasta senza nulla sopra. Per poi arrivare al primo piccolo boccone di pasta col pomodoro. La volta successiva con l’aggiunta di un po’ di mozzarella.

Piccoli passi che poi le hanno fatto raggiungere il traguardo della prima fetta di pizza. Chi non ha mai avuto disturbi alimentari difficilmente capirà cosa voglia dire tutto questo lungo e faticoso percorso, ma mentre me lo racconta mi rendo conto di quanto impegno e quanta sofferenza debba aver provato per raggiungere quel primo traguardo.

“Chi soffre di anoressia ha paura di stare male, di vomitare ciò che ha mangiato. E allora smetti di nutrirti fino al punto che hai un completo rigetto del cibo.”

Amanda

L’aiuto e la perseveranza della madre sono state per lei fondamentali e, insieme alla sua presa di coscienza, le hanno impedito di esser ricoverata in una clinica.

L’Endometriosi

Un’adolescenza molto difficile la sua, tra attacchi di panico, anoressia e, come se non tutto questo già non bastasse, una diagnosi di Endometriosi.

Un altro capitolo dolorosissimo per Amanda. La diagnosi non le è arrivata subito, dopo i primi sintomi, ma molti anni dopo. Nel mentre ha dovuto sopportare dolori inimmaginabili, cicli mestruali irregolari che la portavano ad avere costantemente perdite e vere e proprie emorragie, senza avere quasi interruzioni mensili.

In tutto questo si ritrova a far fronte all’incapacità della gente di comprendere che i suoi dolori sono ben diversi da quelli di un ciclo regolare, che non sono esagerazioni per attirare l’attenzione, né tantomeno una situazione normale per una giovane ragazza.

Ci sono voluti molti anni prima che Amanda incontrasse sul suo cammino una ginecologa in grado di capire la sua condizione di salute. Davanti alla situazione di Amanda capisce che deve essere operata d’urgenza e la parola Endometriosi fa per la prima volta, il suo ingresso nella sua vita.

Il rischio dell’Endometriosi, se non curata per tempo, è che si diffonda e vada ad intaccare anche altri organi vitali compromettendone le funzionalità.

La difficoltà di arrivare alla diagnosi

Come già raccontato da Vera, nella sua storia, a riguardo dell’Endometriosi, anche per Amanda, la difficoltà più grande è stata quella di arrivare alla diagnosi, in anni in cui ancora non se ne parlava e persino i medici non la sapevano riconoscere.

L’endometriosi è una malattia non solo invalidante fisicamente (anche se ancora non è riconosciuta come tale), ma anche psicologicamente perché preclude alle donne la libertà di sentirsi donne e per molte è sinonimo di incapacità di avere figli con le conseguenze psicologiche che questo comporta.

Inoltre, la cura ormonale che è obbligata a fare Amanda, a vita, per poter tenere sotto controllo la malattia, le provoca dei disturbi tra cui un forte gonfiore alle gambe. Zona già colpita anni fa da un altro problema.

Per un anno e mezzo, dopo aver avuto forti tremori alle gambe, non è riuscita a camminare e dopo aver fatto molte visite in vari ospedali, per un caso del destino è incappata in un neurochirurgo che, guardando la sua cartella clinica, è finalmente riuscito a capire cosa avesse, e a rimetterla in piedi.

Successivamente alla diagnosi di Endometriosi, Amanda viene operata d’urgenza, le prescrivono una cura ormonale che le induce una menopausa anticipata con tutte le complicanze che tale condizione può arrecare ad una ragazza di vent’anni.

Non mollare mai

Amanda non è il tipo di persona che si piange addosso, e nonostante tutte le battaglie che sta affrontando non si perde d’animo.

Dopo esser stata per un anno e mezzo in casa a causa dell’Anoressia, dell’Endometriosi e degli attacchi di panico, riassapora la libertà di uscire come qualunque altra sua coetanea e pian piano torna ad esser padrona della sua vita.

Un elemento per lei molto importante è stato sicuramente, oltre al costante aiuto della madre, il percorso con una psicologa che l’ha aiutata ad affrontare i suoi problemi e a lavorare su se stessa portandola lentamente alla rinascita.

La vita di Amanda è stata un susseguirsi di gravi problemi e difficoltà, e tutto questo l’ha resa una donna forte, capace di sorridere, nonostante tutto e con una gran voglia di vivere ed essere felice.

La perdita della madre

Le disgrazie per lei non sono finite purtroppo. Tre anni fa sua madre si è ammalata di cancro e per Amanda è stata una batosta incredibile. Ha un ricordo molto vivido del momento in cui l’oncologo ha emesso la diagnosi e lei si è sentita letteralmente gelare il sangue nelle vene.

La diagnosi è stata drammatica: tre mesi come aspettativa di vita. Amanda trova rifugio nella preghiera, si reca a pregare S.Rita, così come aveva fatto sua madre quando era la figlia a stare male. La madre riesce a vivere per un anno, rispetto alle aspettative che le avevano dato. Nonostante il dolore e la rabbia di vedersi portar via la madre, ricorda di aver provato un senso di gratitudine per non averla vista soffrire tra dolori e cure palliative, decadimento che ha visto nel padre della sua migliore amica malato contemporaneamente a sua madre.

Il mondo della moda

Conoscevo Amanda di vista, prima di questo incontro, perché ha sempre svolto lavori da modella e presentatrice a livello locale (e non solo). Le chiedo come sia arrivata in quel mondo e come lo abbia vissuto. Scoperta per caso, mentre stava lavorando in veste di parrucchiera, le è stato chiesto se voleva sfilare insieme alle altre modelle. Ha scoperto così una passione e una predisposizione naturale, che l’hanno portata per parecchi anni a svolgere vari lavori nell’ambiente moda.

E’ arrivata anche a presentare un programma tutto suo, dove ha scoperto di avere anche una certa capacità di improvvisazione e una parlantina sciolta, oltre al merito di arrivare sempre preparata in trasmissione a seconda dell’argomento da trattare. Non si limitava a seguire una scaletta, ma per ogni puntata si documentava ed approfondiva la tematica e ciò la portava ad essere apprezzata dai suoi collaboratori e datori di lavoro.

Amare la vita, nonostante tutto

Tutto ciò che ha affrontato l’ha portata ad amare la vita, si sente che ha fame di esperienze da vivere.

Così come mi racconta, è riuscita ad affrontare la sua paura del guidare. Dopo aver preso la patente a diciotto anni, per moltissimi anni non ha mai guidato. Principalmente per la paura di avere un attacco di panico alla guida. In casa le veniva fatta pressione affinché iniziasse a guidare, ma per lei è sempre stato un problema.

Un anno prima che la madre si ammalasse, un pomeriggio, ha deciso di prendere l’auto ed uscire a guidare, tra lo stupore della madre. Un breve tragitto, ma non appena ha acceso l’auto ed è partita ha provato immediatamente una sensazione di libertà estrema. Lei che per molti anni non si era potuta godere la sua libertà, a causa dello stato di salute e degli attacchi di panico, ecco che in quel momento, tutto è cambiato.

Da allora ha ripreso a guidare e non si è più fermata. E ringrazia se stessa per aver avuto quel pomeriggio quel coraggio perché ha avuto la possibilità di poter essere d’aiuto alla madre l’anno successivo, durante la sua malattia. Dopo che per molti anni era stata la madre a portarla ovunque servisse, ora era lei a poter ricambiare l’aiuto ricevuto, sentendosi utile.

Trarre insegnamenti dalle difficoltà

Amanda è una donna che ha tratto dalla sua vita profondi insegnamenti: primo fra tutti sicuramente quello di non giudicare mai la vita degli altri e poi quello di voler essere d’aiuto alle altre donne che magari stanno vivendo una delle battaglie che ha vissuto anche lei per poter mostrare loro che se ne può uscire.

Per quanto sia doloroso ripercorrere il suo passato, cerca di parlarne per poter sensibilizzare le altre persone a non sottovalutare i disturbi alimentari e a coglierne i segnali per poter intervenire in tempo. Inoltre vuole essere d’aiuto anche alle altre donne e per quanto le sia possibile si mette in prima linea quando si tratta l’argomento. Per esempio ha partecipato anche ad un video musicale che tratta il tema dell’anoressia e mi confessa che interpretare quel video è stato molto difficile a livello psicologico ma altrettanto gratificante per il messaggio che trasmette.

Il pensiero di Amanda riguardo a Crema

Per Amanda Crema è il simbolo della sua rinascita. Ricorda bene quando ha ricominciato a stare un po’ meglio e a sentirsi in grado di uscire, il primo posto in cui è voluta tornare è stato proprio il centro di Crema. Anche se ha sempre abitato in un paese alle porte di Crema, ha sempre sentito di appartenere a Crema, perché nel piccolo paese dove viveva non si è mai sentita accettata fino in fondo, perché lei, con la sua voglia di lavorare come modella e presentatrice, è sempre stata un po’ additata e soggetta a malelingue.

A Crema invece si è sempre sentita accolta, ben voluta. Ci sono alcuni luoghi per lei molto significativi: il ponte ai giardini pubblici, simbolo del ritrovo con le amiche ai tempi della scuola e delle serate al pub poco distante, la Chiesetta di S. Antonio di Via XX Settembre, dove la madre si recava spesso a pregare S.Rita, la santa delle cause impossibili, quando la figlia stava male, e poi luogo in cui Amanda si recava a sua volta quando era la madre ad esser malata. Ma ha ricordi vividi anche della zona della Palata sul Serio luogo in cui si recava per ritrovare la pace durante il periodo degli attacchi di panico e uno dei luoghi in cui è voluta tornare una volta guarita dall’anoressia.

Il ponte ai Giardini Pubblici di Crema, il luogo scelto da Amanda per ambientare il suo ritratto per il progetto "Donne di Crema" (C)Monica Monimix Antonelli
Il ponte ai Giardini Pubblici di Crema, il luogo scelto da Amanda per ambientare il suo ritratto per il progetto “Donne di Crema” (C)Monica Monimix Antonelli

Amanda e la fotografia

Amanda ama fotografare e collezionare ricordi, anche se ammette di non esser portata per la fotografia, ritiene di non avere un buon occhio. Ha sempre scattato tantissime fotografie anche con la madre, per ritrarre i loro momenti spensierati di gioia, mentre ballavano in casa, o ridevano. Purtroppo l’album della madre si è interrotto bruscamente tre anni fa, ma è ricco di momenti di vita insieme e di gioia.

Stare davanti alla fotocamera, per lei non è un problema, essendo stata abituata per lavoro a starci parecchio. Ora che, da un paio d’anni non lo fa più come lavoro e non ha più posato, non ama molto farsi ritrarre per via del gonfiore che la cura ormonale comporta perché fatica a riconoscersi.

Per partecipare al progetto “Donne di Crema”

Se sei di Crema (sei nata qui, ci hai vissuto per molti anni, e/o ci vivi tuttora) e ti va di raccontarmi qualcosa di te e un tuo pensiero su Crema, scrivimi un’email moni@monimix.com con una tua foto allegata.

Ti contatterò per inviarti tutti i dettagli.

Se il progetto “Donne di Crema” ti interessa, ne parlo più diffusamente in questo articolo

Ti riassumo qui le informazioni più immediate per capire di cosa si tratta.

Il progetto “Donne di Crema”

“Donne di Crema” vuole essere un progetto fotografico che mostri le donne di una piccola cittadina, ma che ha al suo interno tanti ottimi elementi, a livello lavorativo e personale.

Perché voglio raccontare le Donne di Crema mostrando il loro contributo nella società e la loro ricchezza a livello umano.

Saranno quindi ritratti all’aperto, al naturale, così come la persona si presenta. Ogni donna che partecipa può scegliere lei stessa il luogo in cui ambientare il suo ritratto. Unica regola deve essere di Crema (esserci nata e averci vissuto per molti anni, e/o viverci tutt’ora).

Far scegliere alla persona ritratta il luogo in cui scattare il suo ritratto è un modo per farla sentire ancora di più a suo agio.

Chiederò a ciascuna donna di raccontarmi la propria storia e se ha un pensiero legato a Crema. In questo modo potrò sia raccontare qualcosa delle partecipanti, sia ricostruire tramite loro, ciò che Crema rappresenta.

La sessione di ritratto dura un’ora, durante la quale ci conosceremo facendo quattro chiacchiere e poi realizzeremo il suo ritratto.

In questo caso, non è richiesto nessun contributo. Il ritratto è gratuito. In cambio chiedo però l’autorizzazione a pubblicare il ritratto per il progetto, e per chi lo desidera, l’iscrizione alla lista di contatti a cui inviare la newsletter.

Se sei di Crema (ci sei nata e hai vissuto qui molti anni, e/o ci vivi tutt’ora) e se hai voglia di farti ritrarre, scrivimi un’email: moni@monimix.com specificando “Donne di Crema”.


Se vuoi partecipare al progetto “Donne di Crema”, ma ti senti un po’ a disagio davanti alla fotocamera, ho scritto una breve guida per aiutarti a vivere più serenamente il momento degli scatti.


Prima di andare, ti chiedo un’ultima cortesia. Se l’articolo ti è piaciuto, lasciami un tuo like o un commento, oppure condividilo, mi farebbe molto piacere! Grazie!

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