Donne di Crema: il ritratto di Alessia

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Un settembre ricco di storie di “Donne di Crema”, il progetto scorre veloce e ogni giorno è il momento perfetto per conoscere una nuova protagonista della vita di Crema. Oggi ti racconto la storia di Alessia.

L’incontro

Con Alessia ho appuntamento lungo le sponde del Canale Vacchelli, dopo il lavoro. Appena arriva mi dice che dovrà chiamare il figlio dopo una ventina di minuti per controllare che abbia spento il forno, in cui sta cuocendo la torta per la cena che la aspetta. E’ un piccolo aneddoto simpatico che mi dà già l’idea della sua vita frenetica ed organizzata.

Il ritratto di Alessia per il progetto “Donne di Crema” (C)Monica Monimix Antonelli
Il ritratto di Alessia per il progetto “Donne di Crema” (C)Monica Monimix Antonelli

Il giorno del ritratto di Alessia

Facciamo due passi lungo il Canale mentre le racconto del progetto “Donne di Crema” e subito sposa con entusiasmo l’idea di partecipare all’evento finale su cui sto già fantasticando e già questo mi piace perché vedo in lei la parte creativa e che ha voglia di rendersi disponibile per gli altri.

Inizia a raccontarmi di sé partendo dalle sue origini: una mamma napoletana trapiantata da ragazzina a Milano e un padre nato e cresciuto in un paese del cremasco. Il nonno materno di Alessia, era un musicista che alla famiglia preferisce la sua passione, abbandonando la moglie e la figlia. La nonna di Alessia, si impegna per far fronte alle difficoltà di esser rimasta da sola con una bambina da crescere e una madre da accudire. Non si perde d’animo e decide di partire per raggiungere Milano in cerca di un lavoro più remunerativo con cui poter mantenere la sua famiglia.

La madre di Alessia arriva a Milano a dodici anni, con la madre e con la nonna. Alcuni anni dopo incontra il suo futuro marito e decidono di trasferirsi a Crema, portando con sé la nonna e bisnonna di Alessia e vivere tutti sotto lo stesso tetto. Per molti anni Alessia condivide la stanza con la nonna.

Un nuovo capitolo per Alessia

A ventisei anni sente però l’esigenza di un posto tutto per sé e va a vivere con un suo caro amico. Per lei inizia un nuovo capitolo della sua vita. I primi tempi mi rivela che amava passare le sue serate in casa, per poter assaporare per bene il suo nuovo spazio personale conquistato.

A differenza di prima, che, nonostante avesse un ottimo rapporto con la nonna, le capitava di sentire ogni tanto l’esigenza di stare un po’ da sola, prendeva l’auto la sera e per un paio d’ore guidava da sola, per assaporare quei momenti tutti per sé. A volte si fermava proprio lungo le sponde del Canale, per restare in silenzio e fumarsi una sigaretta prima di rientrare a casa.

Durante la sua infanzia ed adolescenza, la famiglia non ha mai voluto che Alessia praticasse uno sport o seguisse una passione extra scolastica per timore che ciò potesse distrarla dallo studio.

Ma fino agli anni del liceo, Alessia, mi confessa di aver sempre studiato malvolentieri. E’ dall’università in poi che si dedica con passione allo studio.

L’esperienza del volontariato

A diciannove anni svolge un anno di volontariato presso la chiesa di San Giacomo (a Crema), dove vive con una sua amica ed insieme si prendono cura di una ragazza con varie patologie psichiatriche. A distanza di anni si domanda come abbia potuto affrontare quell’esperienza così pesante, dove non aveva mai tempo libero se non un pomeriggio ogni due settimane, oltre alla responsabilità di dover seguire una ragazza così problematica.

La risposta che si dà, oggi, col senno di poi e con l’esperienza professionale maturata, è che l’abbia fatta per l’incoscienza data dalla giovane età.

Gli amici

Durante la sua adolescenza frequenta ambienti che venivano spesso definiti “difficili” in cui i ragazzi facevano a botte, o facevano uso di sostanze stupefacenti. Alessia si aggira tra loro, ma sempre senza cedere alle tentazioni e senza mai superare il limite.

Non si è mai persa, si è data un limite e lo ha sempre rispettato. Per carattere ma anche per l’educazione ricevuta dalla sua famiglia.

Come ogni adolescente ha fatto le sue esperienze e le sue bravate, ma sempre senza mai cadere nel pericolo.

Questo l’ha portata, oggi, ad essere una madre attenta, ma con la consapevolezza che è giusto che i suoi figli facciano le loro esperienze così come lei e il marito hanno avuto la possibilità di fare, ma sempre con la testa sulle spalle e senza mai andare oltre la soglia del pericolo.

L’Università

Dopo le superiori si iscrive all’università e diventa un’assistente sociale, un lavoro che ama molto, si percepisce subito  da come ne parla.

Prima di entrare nel mondo del lavoro, durante il terzo anno di Università, svolge tre mesi di Erasmus all’estero. La mandano in Belgio, in una città devastata, con industrie abbandonate ovunque, un luogo grigio, dove la gente non sorride molto spesso.

Questa è stata un’esperienza che l’ha profondamente cambiata e che porta nel cuore tuttora. E’ riuscita a costruire legami speciali e sinceri con la suora che la ospitava e le altre ragazze con cui condivideva la casa. Ancora oggi sono in contatto e sono legatissime. Almeno una volta l’anno torna in Belgio per rivederle, e alcuni anni fa è partita con la sua famiglia per mostrare loro i luoghi in cui ha vissuto per i tre mesi dell’Erasmus e che sono stati così significativi per lei.

L’Erasmus

E’ partita per l’Erasmus senza conoscere il francese, avendo sempre studiato inglese a scuola. Lo ha imparato sul posto, adattandosi alla realtà in cui viveva e mettendoci un po’ di creatività “ogni tanto inventavo qualche parola partendo dal dialetto cremasco e la cosa divertente è che mi capivano”.

Un piccolo aneddoto buffo è che quando è partita conosceva solo i saluti in francese e la parola melanzane “Perché mi piacciono molto” e le sue amiche la prendevano in giro per questo.

Si ritrova in una città pericolosa dove non poteva nemmeno uscire la sera. Lei che era sempre stata abituata a muoversi di notte da sola, a Crema, lavorando in pub e locali notturni, dove a fine turno spesso rientrava a casa a piedi da sola, si ritrova a vivere in un mondo e in un modo completamento diversi.

Questa situazione così particolare fece sì che anziché vivere l’Erasmus come un periodo di feste e divertimenti, come molto spesso avviene, per lei è stata l’occasione per restare a casa e conoscere veramente le persone con cui condivideva l’esperienza. Segno evidente è che il loro rapporto di amicizia dura tutt’ora, a distanza di vent’anni.

Il lavoro

Rientrata dal Belgio, è il momento per lei di entrare nel mondo del lavoro.

Dopo aver fatto alcuni lavori part time come assistente sociale, a Crema e in paesi limitrofi come Pieranica e Chieve, ottiene un colloquio a Lodi e nonostante la selezione serratissima, riesce a conquistare la fiducia della persona preposta alla selezione. Ottiene il lavoro subito dopo il primo colloquio e da circa quattordici anni svolge quel lavoro.

Ciò che l’ha fatta decidere a cambiare zona, nonostante si trovasse bene nei luoghi in cui già operava, è stato il fatto che a Lodi non correva il rischio di conoscere persone di cui si sarebbe dovuta occupare. A Crema, conoscendo moltissima gente, le era difficile non incappare in un volto conosciuto o in qualcuno collegato ai suoi conoscenti.

Inoltre, il fatto che a Lodi la realtà di lavoro in cui si è inserita, esisteva da meno di un anno le ha permesso di partecipare attivamente alla costruzione di una nuova realtà.

Una donna che sorride sempre

Le sue amiche e colleghe la chiamano “Pollyanna” perché è sempre sorridente, ed effettivamente la vedo sorridere parecchio mentre mi racconta la sua storia. Inizialmente parte cauta nel racconto, poi diventa un fiume in piena di parole e mi racconta un sacco di aneddoti della sua vita.

Mi incuriosisce molto, perché racconta tanto ma svela poco di sé, caratterialmente. Forse è carattere o forse è il lavoro che fa, ma alla mia osservazione mi rivela che anche un suo caro amico, molti anni fa, dopo una lunga chiacchierata le aveva detto che aveva parlato molto ma ben poco di chi è fosse lei in realtà.

Il Reiki per lavorare su di sé

Per molti anni si è sempre sentita a suo agio ovunque e con chiunque, non ha mai avuto problemi a interagire con le altre persone. È solo negli ultimi tempi, da quando ha iniziato a dedicarsi alla pratica del Reiki (Il Reiki è una tecnica giapponese, immediata e naturale, che, usando le proprie mani, permette di riequilibrarsi e ritrovare il benessere psichico e fisico), che ha iniziato a capire che non è possibile essere a proprio agio costantemente e con chiunque.

Ha quindi iniziato a prestare attenzione alle sensazioni provate e a capire che magari con qualcuno non si sente così a suo agio o che non ama passarci del tempo e quindi a selezionare le persone con cui passare il suo tempo.

Le esperienze dei parti

Si lascia andare a raccontarmi dei suoi figli, in particolare dei suoi due parti. Il primo soprattutto è stato per lei devastante, ma in cui ha scoperto di cosa può essere in grado di sopportare una donna.

Due interi giorni di travaglio, in cui hanno cercato di indurle il parto, l’hanno stremata e segnata, ma fortunatamente il figlio è nato sano e robusto. Nonostante ciò che aveva passato durante il primo parto, non ha perso la voglia di avere un secondo figlio.

Il suo secondo parto, ha preferito farlo in un altro ospedale, per evitare il trauma del primo, ma anche qui sono dovuti ricorrere al cesareo nonostante lei preferisse fare un parto naturale, per poter far nascere la bambina.

Tutti i dolori, le paure, le ansie provati sono svaniti nel momento in cui le hanno appoggiato la bambina in braccio e ha sentito le loro guance sfiorarsi. Quello è stato il momento in cui ha superato tutto ciò che aveva provato anche nel primo parto e che ancora si portava dentro.

Le passioni

Alessia non è solo madre, moglie e professionista nel sociale. E’ anche una donna molto creativa con la passione del disegno, del violoncello, ma soprattutto del teatro, passioni talmente forti da averle volute raffigurate in un tatuaggio che porta sulla schiena.

Si avvicina al teatro grazie a quel suo caro amico con cui aveva convissuto una volta lasciata la casa dei suoi genitori. Insieme a lui inizia a fare le prime esperienze di teatro. Per alcuni anni vi si dedica, tenendo anche dei laboratori per le scuole.

Durante il periodo delle gravidanze si è fermata, ma da alcuni anni a questa parte la sua voglia di salire sul palco è riesplosa prepotentemente. Per lei il teatro è tutto. La esalta. Sente una forte carica di adrenalina ogni volta che scende dal palco e ciò la spinge a volervi far presto ritorno.

Non ha timori a porsi davanti al pubblico. Ama molto leggere e interpretare i testi più che imparare a memoria una parte da recitare. Sente che la lettura le riesce bene e le viene naturale.

E’ affascinante stare ad ascoltarla mentre mi parla di questa sua grande passione perché vedo il suo entusiasmo vero che la fa vibrare e percepisco quanto sia coinvolta da tutto questo.

Il pensiero di Alessia riguardo a Crema

Per lei Crema è “il posto del cuore”. È cresciuta qui e ha vissuto a fondo la città fin da ragazza. Per lei è un po’ come vivere nella bambagia, vi si sente protetta e a suo agio. Ama viaggiare per poi farvi sempre ritorno.

Si rende conto di ripetere dei luoghi comuni  riguardo a Crema, ma per lei è realmente un posto a misura d’uomo, dove c’è tutto ciò che serve, la campagna attorno che la accoglie quando si vuole evadere dai pensieri, la bicicletta, mezzo perfetto per girare nelle vie di Crema.

Ama Crema profondamente tanto da non perdere occasione di decantarla a qualunque sua amica viva lontano da qui e non la conosce ancora.

Uno scorcio del Canale Vacchelli a Crema (Cr) il luogo scelto da Alessia per il suo ritratto per il progetto "Donne di Crema" (C)Monica Monimix Antonelli
Uno scorcio del Canale Vacchelli a Crema (Cr) il luogo scelto da Alessia per il suo ritratto per il progetto “Donne di Crema” (C)Monica Monimix Antonelli

Alessia e la fotografia

Le piace molto fotografare, soprattutto col cellulare, cogliere ciò che vede e conservarne il ricordo. Per un periodo ha anche usato una reflex a pellicola e si era fatta spiegare il funzionamento da un fotografo. Non si è mai appassionata al mezzo, ma sicuramente la praticità del telefono le permette di salvare nella memoria virtuale e nella sua, ogni luogo che vede e le situazioni che destano la sua attenzione.

Davanti all’obiettivo non ha problemi, è abituata ad esser fotografata mentre è in teatro e non ha problemi con ciò che vede nel ritratto.

Per partecipare al progetto “Donne di Crema”

Se sei di Crema (sei nata qui, ci hai vissuto per molti anni, e/o ci vivi tuttora) e ti va di raccontarmi qualcosa di te e un tuo pensiero su Crema, scrivimi un’email moni@monimix.com con una tua foto allegata.

Ti contatterò per inviarti tutti i dettagli.

Se il progetto “Donne di Crema” ti interessa, ne parlo più diffusamente in questo articolo

Ti riassumo qui le informazioni più immediate per capire di cosa si tratta.

Il progetto “Donne di Crema”

“Donne di Crema” vuole essere un progetto fotografico che mostri le donne di una piccola cittadina, ma che ha al suo interno tanti ottimi elementi, a livello lavorativo e personale.

Perché voglio raccontare le donne di Crema mostrando il loro contributo nella società e la loro ricchezza a livello umano.

Saranno quindi ritratti all’aperto, al naturale, così come la persona si presenta. Ogni donna che partecipa può scegliere lei stessa il luogo in cui ambientare il suo ritratto. Unica regola deve essere di Crema (esserci nata e averci vissuto per molti anni, e/o viverci tutt’ora).

Far scegliere alla persona ritratta il luogo in cui scattare il suo ritratto è un modo per farla sentire ancora di più a suo agio.

Chiederò a ciascuna donna di raccontarmi la propria storia e se ha un pensiero legato a Crema. In questo modo potrò sia raccontare qualcosa delle partecipanti, sia ricostruire tramite loro, ciò che Crema rappresenta.

La sessione di ritratto dura un’ora, durante la quale ci conosceremo facendo quattro chiacchiere e poi realizzeremo il suo ritratto.

In questo caso, non è richiesto nessun contributo. Il ritratto è gratuito. In cambio chiedo però l’autorizzazione a pubblicare il ritratto per il progetto, e per chi lo desidera, l’iscrizione alla lista di contatti a cui inviare la newsletter.

Se sei di Crema (ci sei nata e hai vissuto qui molti anni, e/o ci vivi tutt’ora) e se hai voglia di farti ritrarre, scrivimi un’email: moni@monimix.com


Se vuoi partecipare al progetto “Donne di Crema”, ma ti senti un po’ a disagio davanti alla fotocamera, ho scritto una breve guida per aiutarti a vivere più serenamente il momento degli scatti.


Prima di andare, ti chiedo un’ultima cortesia. Se l’articolo ti è piaciuto, lasciami un tuo like o un commento, oppure condividilo, mi farebbe molto piacere! Grazie!


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