Le donne di oggi. Tra stereotipi e pregiudizi.

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Le donne di oggi sono le vittime descritte dai media? Siamo solo quello? Da più di un anno e mezzo incontro donne e ascolto le loro storie. L’immagine che ne esce è ben diversa da quella che i media veicolano quotidianamente. Oggi, 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, voglio condividere con te una riflessione a riguardo.

Alcune partecipanti al progetto "Donne di Crema" (C)Monica Monimix Antonelli
Alcune partecipanti al progetto “Donne di Crema” (C)Monica Monimix Antonelli

Sono molti gli stereotipi legati alla figura femminile, e sono davvero tanto difficili da estirpare, eppure siamo nel 2021..

“La donna è l’angelo del focolare e deve occuparsi della famiglia.”

“La donna è causa della reazione violenta agita da parte del suo carnefice.”

“La donna provoca l’immaginario maschile con abiti troppo succinti.”

“La donna non deve uscire la sera da sola, non deve cercarsi le occasioni pericolose…”

La donna…

E via via discorrendo potremmo trovare infinite frasi legate a questo tema, frasi che tendono ad accusare la donna, alleggerendo, e a tratti vanificando la responsabilità del carnefice.

È dunque ancora questa una società prettamente maschilista?

Assistiamo alla spettacolarizzazione dei casi di violenza da parte dei media, alla ricerca ossessiva di dettagli da mostrare al pubblico, dimenticando la parte più importante che vorrebbe venissero date informazioni precise da utilizzare quando si è vittima di violenza.

La donna che subisce violenza, spesso è vittima due volte, della violenza e del giudizio, fatica a farsi credere, deve sempre lottare per essere ascoltata e compresa.

Perché?

Sono moltissimi gli interrogativi che ruotano attorno a dinamiche così complesse e delicate, e sono poche le risposte che trovo.

C’è tanto individualismo, come dire “se non è successo a me , sto fuori dalla situazione, non cerco soluzioni a questa piaga, non mi interesso”.

Questa piaga dilagante non viene mai affrontata in termini concreti, rimane quasi sempre nel “sommerso”.

La prevenzione, così importante, pare a volte fermarsi al 25 Novembre, dove tutti ricordiamo, creiamo eventi volti a ricordare e sensibilizzare, ma poi ci fermiamo.

Sono tanti gli interrogativi che mi pongo, sono tanti i confronti di cui necessitiamo.

Le conseguenze che una violenza comporta sono infinite, la morte, la più straziante, ma intorno e accanto ci sono mille altre violenze: psicologica, assistita, economica, verbale (solo per citarne alcune).

Violenze che lasciano ferite, segni indelebili, che vanno curati e che necessitano di ascolto, sostegno, cambiamento, perché le conseguenze sono davvero pesantissime. Spesso partono da una disistima totale della donna verso se stessa, dell’incapacità di rompere le catene (simboliche e no) che l’uomo carnefice utilizza, generalmente con capacità di plagio e abilità da veri e propri manipolatori.

E se è vero che ogni storia è a sé, altrettanto vero è imparare a riconoscere i segnali di queste violenze, che possono riguardare tutti noi.

Esistono i Centri antiviolenza, le case rifugio, i Servizi, le Reti che si occupano di violenza contro le donne, attraverso l’ascolto di volontari e professionisti del settore, con una presa in carico che possa condurre la donna a riprendersi in mano la propria vita, ad uscire da una situazione di violenza, a recuperare stima, fiducia, voglia di ripartire e di progettare una vita nuova e diversa.

Per le donne non è sempre facile rivolgersi a questi Centri, spesso la vergogna, i sensi di colpa (inesistenti ma presenti) le inducono a non chiedere aiuto. Ecco quindi l’importanza massima della sensibilizzazione sul tema e sull’informazione a più livelli: eventi, scuole, dibattiti, rappresentazioni e quant’altro, in ogni realtà cittadina e a più riprese.

Cosa mi hanno insegnato le storie di Donne di Crema

Ho cercato di aprire la mente a vari stimoli e spunti di riflessione, ecco perché nell’ultimo anno e mezzo ho ascoltato molte storie di donne di ogni età e di ogni estrazione, attraverso il progetto “Donne di Crema”.

È stato un viaggio intenso nel mondo femminile che mi ha permesso di scoprire e imparare moltissimo. Ho ascoltato storie serene, ma anche tante storie drammatiche. Donne cadute vittime di violenza che mi hanno aiutata a comprendere alcune delle dinamiche che si celano in queste situazioni.

Ho scoperto la forza delle donne, la loro capacità di ricominciare ogni volta che sono cadute. Ho amato i loro sorrisi mentre mi raccontavano le loro storie, simboli di chi è sopravvissuta e si è rimessa in gioco.

Ho capito l’importanza del fermarsi per prendere coscienza di ciò che si sta vivendo e dell’ascolto verso se stesse e verso gli altri.

L’importanza dell’ascolto

L’ascolto è un filo conduttore che lega ciascuna delle donne che ho raccontato e ritratto, oltre ad essere il tema portante del progetto stesso. L’ascolto prima di tutto di se stesse che porta a lavorare su di sé per poter capire cosa non funziona per poterlo sistemare. L’ascolto che aiuta a ritrovare la propria autostima sotterrata sotto strati di accuse e critiche (da parte di altri, ma anche da se stesse). Questo processo le ha portate a fare dell’ascolto degli altri un tema importante delle loro vite. Solo ascoltandosi e ascoltando gli altri abbiamo la possibilità di crescere come esseri umani e rendere il mondo un posto migliore.

Chi sono le donne di oggi?

Il coraggio delle donne è affascinante. Donne che hanno perso tutto, donne che hanno cambiato strada più volte per inseguire un sogno o per realizzarsi, donne che hanno ascoltato il loro cuore senza lasciarsi fermare dal giudizio degli altri.

Le donne di Crema sono uno specchio delle donne di oggi: donne che nonostante gli ostacoli che la vita ha posto loro davanti, sono riuscite a trovare il loro posto nel mondo. È stata dura per molte di loro, ma hanno stretto i denti e si sono messe in gioco, certe che anche le difficoltà più gravi possono essere affrontate e superate, lasciando insegnamenti importanti.

Attraverso le tempeste passate sono riuscite a entrare a fondo nella conoscenza di loro stesse e ciò le fa sentire, oggi, ancora più forti per aver conquistato una nuova consapevolezza di sé.

Ho conosciuto donne che hanno creduto nel vero amore che si è rivelato sbagliato, ma ciò non le ha fatte disilludere che il vero amore esista e non hanno mai smesso di cercarlo finché lo hanno incontrato veramente.

Storie dalla profonda delicatezza di chi ha affrontato problemi di salute e si è scontrata non solo con il malessere fisico e psicologico ma anche con le difficoltà di conciliare la loro condizione con il mondo lavorativo che le vuole sempre attive e presenti.

Le donne sono molto di più che le vittime descritte dai media

Queste donne sono la riprova che per quanto la vita possa colpire duro, si può reagire, anche se ci si sente schiacciate a terra. Ci si deve dare tempo, ognuna con il suo ritmo, e piano piano poi ci si rialza. Sono storie di speranza e di esempio, per chi incappa in loro, capaci di far sentire meno sole le altre donne che vivono situazioni simili.

Queste sono le donne, che nulla hanno a che vedere con le vittime descritte in maniera superficiale. Hanno sofferto, hanno lottato, sono cadute e si sono rialzate, si sono reinventate.  Hanno imparato a sorridere e questi sorrisi le fanno apparire luminose e meravigliose.

Ho sorriso con loro, perché credo fortemente nell’essere squadra, nei confronti che toccano e fanno vibrare corde.

E lasciatemelo dire, in questo le donne sono uniche!

Grazie!

Un ringraziamento a tutte le donne che hanno preso parte al progetto, ai loro racconti di vita, ai loro insegnamenti e un grazie speciale a chi, in questi mesi, mi ha sostenuta e aiutata con consigli e condivisione. Grazie a Laura per il suo contributo importante.


Info sul progetto

Presentazione breve del progetto e foto

Per leggere le storie complete del progetto e vedere i ritratti

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Per maggiori informazioni relative al progetto: moni@monimix.com

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