Scorrono le settimane e il progetto “Donne di Crema” prosegue e mi porta al diciottesimo ritratto, quello realizzato a Sole.
L’incontro
E’ un tardo pomeriggio di fine luglio, quando decidiamo di incontrarci con Sole, in campagna, in una delle giornate più calde di questa torrida estate cremasca. Non ci lasciamo scoraggiare e ci vediamo in un posto molto amato dai cremaschi, oltre che un luogo molto caro a Sole, i fontanili.
Il giorno del ritratto di Sole
Arrivo con leggero anticipo all’incontro e ne approfitto per cercare il luogo migliore dove poterci sedere per la nostra chiacchierata e per realizzare il ritratto di Sole. Il luogo è preso d’assalto dai cremaschi in cerca di un po’ di refrigerio dalla calura.
Individuo un angolino perfetto sia per la chiacchierata che per le foto e attendo l’arrivo di Sole. Poco dopo, la vedo arrivare in un bellissimo abito bianco che fa risaltare ancora di più la sua pelle abbronzata. Appena mi vede mi saluta con un sorriso aperto e sincero.
Mi viene subito naturale iniziare a chiacchierare con lei, l’impressione è quella di incontrare un’amica con cui non ci si vede da tempo.
Inizia a raccontarmi la sua storia e la ascolto rapita. Sole in realtà è il suo secondo nome, il suo primo nome è Monica, ma è un nome che le sta stretto, perché il significato di Monica è solitaria. Decide così, arrivata a Crema, di diventare Sole, il nome della rinascita.
Chi è Sole
E’ una giovane donna, che ne ha passate tante nella sua vita, ma che ha deciso di affrontare le difficoltà a viso aperto, non lasciandosi frenare dalle paure o cadere nel vittimismo.
Ha un carattere tosto, Sole, affronta tutto a fondo, non si tira indietro e vive tutto pienamente.
È molto profonda nei suoi discorsi, chiaro segno che ciò che ha vissuto e segnata intimamente, le ha insegnato tanto e ha capito che il modo migliore per uscire dalle difficoltà è quello di trarne insegnamenti per il futuro.
Ciò che la contraddistingue è sicuramente la forza di volontà in primis e la capacità di reagire.
Ci ha pensato molto prima di decidere se partecipare o meno al progetto, perché, mi svela, che non sono molte le persone che sono a conoscenza della sua storia. Poi ha prevalso in lei la voglia di raccontarsi perché ha pensato che ciò che lei ha passato e affrontato, potrebbe essere utile a qualche altra donna che magari sta passando le sue stesse difficoltà, anche solo per non sentirsi sola.
Le origini
Mi racconta di esser nata a Pordenone, città che però ha vissuto poco, e che ha sempre trovato un po’ scarsa di stimoli. Pordenone è anche legata ad un drammatico ricordo della sua vita.
Sua sorella di tre anni più grande di lei, muore in un incidente d’auto a 18 anni. Un colpo al cuore per Sole, che si ritrova quindicenne ad affrontare un dolore troppo grande per la sua età, con le coetanee che non sanno come prenderla perché a quell’età non è certo una cosa semplice o naturale affrontare il tema della morte.
Il trasferimento a Milano
La sua città e l’ambiente che la circonda iniziano a diventarle strette, sente dentro di sé la voglia di andarsene e l’università sarà la sua ancora di salvezza. Si iscrive allo Ied di Milano, dove, inizialmente, si trova spaesata, per esser passata dalla sua città d’origine ad una città vasta e caotica come Milano.
Sono anni difficili per lei, vive un malessere profondo, ma riesce comunque a vivere intensamente l’esperienza universitaria traendone il massimo.
L’amore
E’ proprio qui che conosce il suo futuro marito. Una storia bellissima, fatta di due persone che si amano tanto, rispettano le idee dell’altro, le condividono e supportano, sempre pronti al dialogo e al confronto se qualcosa non li trova d’accordo.
È proprio grazie a lui che arriva a Crema. Dopo aver capito che Milano non è la città che fa per lei, quando scopre di essere incinta, decide di cercare un posto migliore per lei e la sua famiglia.
Arriva a Crema ed è amore a prima vista. Per lei è la rinascita ed è qui che riscopre un nuovo equilibrio. Nasce la loro bambina, Luce, e la felicità le si legge sul viso mentre ne parla.
Un evento drammatico
Equilibrio che viene minacciato da un altro evento drammatico, di cui stavolta Sole è la protagonista.
Improvvisamente, un giorno, mentre è al lavoro si sente male, si fa riaccompagnare a casa da una collega. Sta malissimo, ma complice il fatto che sua madre le ha sempre detto che “non bisogna disturbare” attende ore prima di decidersi di andare al pronto soccorso, perché sottovaluta i dolori che sente e non vuole recarsi al pronto soccorso per nulla.
I dolori al ventre diventano lancinanti e scoprirà solo dopo esser arrivata al pronto soccorso, essere in realtà una gravidanza extrauterina con un’emorragia interna in corso. La situazione è disperata tanto che le sue condizioni fanno pensare al peggio. La operano d’urgenza e la salvano.
Per lei il post operatorio è un momento di riflessione profondo su ciò che ha vissuto e su ciò che ha rischiato.
La forza di rialzarsi
Ancora una volta reagisce e si rialza più forte di prima. Tanto che non si lascia scoraggiare e mesi dopo decide di riprovare ad avere un secondo figlio. Certa che quell’esile possibilità che possa accadere nuovamente sia così piccola da non ripresentarsi.
Purtroppo per lei e la sua famiglia, l’episodio si ripete, riconoscendo nei dolori un’avvisaglia di pericolo, si rivolge subito alla sua ginecologa e riescono ad intervenire preventivamente.
Chiunque davanti a due episodi simili si sarebbe lasciata abbattere al punto da rinunciare. Sole no. Mi confessa che vuole riprovare una terza volta perché la paura passa in secondo piano davanti a ciò che potrebbe portarle un altro figlio.
La volontà di affrontare le paure
Non vuole farsi fermare dalle paure. Ragiona molto sulla scelta da fare e alla fine, nonostante sia consapevole dei rischi, sceglie di andare avanti ed affrontare le paure.
E’ una donna molto solare; nonostante il dramma di ciò che mi sta raccontando, ha un sorriso bellissimo, e riesce a smorzare la drammaticità con una battuta e col suo modo di fare.
E’ piena di energia ed entusiasmo. Si vede che è felice di ciò che ha costruito e ciò che è diventata.
Cercare il buono anche nelle difficoltà
Ha scelto di vedere il buono e il bello delle situazioni che le si sono presentate, senza essere una spettatrice passiva, ma rimboccandosi le maniche per farlo accadere e per essere l’unica responsabile delle sue scelte.
Mi svela che sua figlia è come lei, ma all’ennesima potenza. Pensava di doverle insegnare ad essere positiva e ottimista, invece è nata già con questo temperamento. Sta bene in ogni luogo e in ogni ambiente in cui è. Si vede che è contenta di ciò che ha.
Ciò che mi piace di Sole è che ha un sorriso contagioso, è autoironica e riesce a smorzare i toni cupi delle sue “sventure”. Mi sembra di conoscerla da sempre. Ho l’impressione che abbia ancora tanto da raccontare, e un solo incontro è stato troppo poco.
Il sogno
Alla fine della chiacchierata le chiedo qual è il suo sogno. Mi confessa, spiazzandomi, che il suo sogno irrealizzabile è sempre stato quello di diventare chirurgo.
Ai tempi delle superiori aveva fatto sei mesi nel reparto neonatale a Pordenone, dove ha sentito che quella della medicina poteva essere la sua strada. Ma i lunghi anni di studi e di specializzazione, in famiglia non erano ben visti e da qui la scelta di un indirizzo più creativo, che l’avrebbe portata nel mondo del lavoro in tempi più rapidi. Scelta che l’ha portata, oggi, a trovare un lavoro che ama profondamente e che le dà forte entusiasmo facendola svegliare di buonumore ogni mattina.
Il sogno più realizzabile è quello invece legato alla scrittura. Ama scrivere e si sta dedicando a scrivere un libro, non tanto con lo scopo di pubblicarlo ma perché scrivere la fa sentire bene. Ama la parte introspettiva della scrittura, entrare in un nuovo mondo, parallelo. Ne approfitta la sera quando il marito mette a letto la loro bambina e lei riesce a ritagliarsi un po’ di tempo per sé perdendo la cognizione del tempo.
Il pensiero di Sole riguardo a Crema
Avendo cambiato tre città, mi racconta che nella sua città natale, ha lasciato i suoi legami, gli amici storici; a Milano non sentendosi bene con se stessa non è riuscita a instaurare vere amicizie, ma è quando arriva a Crema che inizia a rinascere, a sentirsi meglio con se stessa e a costruire nuovi legami.
Sole si innamora subito di Crema, appena vi arriva. Si sente subito a casa, trova qui una realtà che fa per lei. Ama il centro storico, che trova bellissimo, adora la campagna a due passi da casa, dove ama correre la sera prima di cena, quando la luce sui campi è meravigliosa e il silenzio rilassante la fa sentire in pace col mondo.
Ed è proprio nella campagna che sceglie di ambientare il suo ritratto, in un luogo molto caratteristico del cremasco, i fontanili. Un posto a cui è molto legata perché le ricordano tanti bei momenti passati in compagnia della figlia e della tata della bimba, affetto cresciuto nel tempo sino a considerarla parte della famiglia, una vera e propria nonna. I fontanili sono per lei simbolo di amicizia, famiglia ma anche riflessione.
Sole e la fotografia
Ha origini profonde il suo legame con la fotografia, legata ai ricordi e al vissuto di famiglia. Suo nonno lavorava in una fabbrica svizzera che produceva componenti per macchine fotografiche, ma la vera appassionata di fotografie in casa era sua nonna. Amava scattare moltissime fotografie, e a Sole, che ha passato moltissimo tempo a casa della nonna, ne scattava quotidianamente.
Per lei era quindi un’abitudine naturale stare di fronte alla macchina fotografica da bambina e ragazzina, fino all’adolescenza quando poi ha iniziato non amar più essere ritratta.
Ammette di non essere molto brava a fotografare, quello bravo in famiglia è suo marito. Anche se, da quando c’è la loro bambina, di foto ne fanno sempre tante.
Sole mi confessa che sua nonna aveva l’abitudine di scattare una foto alla famiglia ogni volta che si riunivano e dopo la sua morte, per un certo periodo le sembrava strano che nessuno scattasse più quella foto.
Non ama mettersi in posa preferisce esser spontanea, perché nella posa riconosce una finzione, una forzatura e per il carattere che ha, proprio non le piace forzarsi anche solo per un momento, in qualcosa che non sia naturale e spontaneo.
Per partecipare al progetto “Donne di Crema”
Se sei di Crema (sei nata qui, ci hai vissuto per molti anni, e/o ci vivi tuttora) e ti va di raccontarmi qualcosa di te e un tuo pensiero su Crema, scrivimi un’email moni@monimix.com con una tua foto allegata.
Ti contatterò per inviarti tutti i dettagli.
Se il progetto ti interessa, ne parlo più diffusamente in questo articolo.
Ti riassumo qui le informazioni più immediate per capire di cosa si tratta.
Il progetto “Donne di Crema”
“Donne di Crema” vuole essere un progetto fotografico che mostri le donne di una piccola cittadina, ma che ha al suo interno tanti ottimi elementi, a livello lavorativo e personale.
Perché voglio raccontare le donne di Crema mostrando il loro contributo nella società e la loro ricchezza a livello umano.
Saranno quindi ritratti all’aperto, al naturale, così come la persona si presenta. Ogni donna che partecipa può scegliere lei stessa il luogo in cui ambientare il suo ritratto. Unica regola deve essere di Crema (esserci nata e averci vissuto per molti anni, e/o viverci tutt’ora).
Far scegliere alla persona ritratta il luogo in cui scattare il suo ritratto è un modo per farla sentire ancora di più a suo agio.
Come funziona “Donne di Crema”
Chiederò a ciascuna donna di raccontarmi la propria storia e se ha un pensiero legato a Crema. In questo modo potrò sia raccontare qualcosa delle partecipanti, sia ricostruire tramite loro, ciò che Crema rappresenta.
La sessione di ritratto dura un’ora, durante la quale ci conosceremo facendo quattro chiacchiere e poi realizzeremo il suo ritratto.
In questo caso, non è richiesto nessun contributo. Il ritratto è gratuito. In cambio chiedo però l’autorizzazione a pubblicare il ritratto per il progetto, e per chi lo desidera, l’iscrizione alla lista di contatti a cui inviare la newsletter.
Se sei di Crema (ci sei nata e hai vissuto qui molti anni, e/o ci vivi tutt’ora) e se hai voglia di farti ritrarre, scrivimi un’email: moni@monimix.com
Se vuoi partecipare al progetto “Donne di Crema”, ma ti senti un po’ a disagio davanti alla fotocamera, ho scritto una breve guida per aiutarti a vivere più serenamente il momento degli scatti.
Prima di andare, ti chiedo un’ultima cortesia. Se l’articolo ti è piaciuto, lasciami un tuo like o un commento, oppure condividilo, mi farebbe molto piacere! Grazie!