Il 30 agosto esporrò per la prima volta le fotografie del progetto Donne di Crema, durante un evento multiculturale (“Si ripArte”), organizzato da Alessandra, (una delle donne ritratte nel progetto) in arte MrsD Eventi.
L’emozione è tanta e non vedo l’ora di mostrarlo a tutti. Le stampe delle prime partecipanti sono già pronte, ma nel frattempo ne approfitto per conoscere tante altre nuove donne, come Emanuela, di cui ti racconto ora la storia.
L’incontro
Emanuela è una donna minuta, giovane, con occhi grandi e bellissimi, un sorriso aperto e contagioso. Appena inizia a raccontarmi la sua storia scopro il suo carattere davvero tosto, che le ha permesso di superare difficoltà e dolori, portandola oggi a sorridere e ad essere orgogliosa di ciò che ha vissuto e capace di apprezzare tutto ciò che ha e a non dare mai nulla per scontato.
Il giorno del ritratto di Emanuela
Ci sediamo ad un tavolino di un bar del centro e inizia a raccontarmi la sua storia. Nasce in Romania è di etnia Rom. Mi confessa che quando me l’aveva scritto nella sua email di presentazione, si era posta il dubbio se potesse essere un problema.
E’ fiera delle sue origini, non lo nasconde, anche se molti connazionali lo fanno perché temono di esser guardati con sospetto; a lei è successo in ambito lavorativo, molti anni fa, che le venisse chiesto di non specificarlo, e ciò non fa altro che sottolineare quanto ancora lavoro ci sia da fare riguardo all’uguaglianza e all’accettazione dell’altro, nella nostra società.
E’ giovanissima, ma è già mamma di due adolescenti e una bimba di 5 anni. Il primo figlio nasce quando lei ha 14 anni. E’ con questo bambino e in attesa della seconda, ma ancora ignara di essere incinta, che lascia la sua terra di origine per venire in Italia con lo zio.
Il trasferimento in Italia
Arrivano in un campo rom a Milano, dove l’impatto per lei è traumatico. Abituata a vivere in una casa, nella sua bella città sul confine tra Romania e Ungheria, non si sente tranquilla a vivere lì. Avrebbe dovuto attendere l’arrivo del suo compagno, ma sente dentro di sé che deve andarsene da lì al più presto.
Lascia il campo rom e nonostante le difficoltà con la lingua, riesce a chiedere aiuto ad una donna che la metterà in contatto con i servizi sociali.
Inizia un iter burocratico grazie al quale viene assegnata ad una famiglia affidataria di Crema e questa è la sua “fortuna” mi dice. Mentre è in viaggio per arrivare a Crema, osserva con piacere la campagna lungo la strada e si sente un po’ come nella sua città d’origine. Il grigiore e il cemento di Milano non le erano mai piaciute, perché così distanti dall’ambiente naturale in cui era cresciuta.
Una nuova vita
La sua nuova famiglia la accoglie e la fa sentire subito protetta, lei che un padre non lo aveva, riscopre cosa voglia dire averne uno.
Cresce i suoi figli, lavora a tempo pieno, studia e diventa una cuoca, ora lavora nelle scuole a stretto contatto con i bambini, luogo che ama molto anche per il clima instaurato con le colleghe.
La collaborazione tra donne
Tante donne intorno a lei con cui fare squadra. La collaborazione femminile è un elemento che ritorna mentre mi racconta un episodio bellissimo che ha vissuto recentemente. Una sua amica in difficoltà, sola e con quattro figli si confida con lei.
Emanuela vuole aiutarla ma si rende conto che da sola può far ben poco. Non si perde d’animo e invia un messaggio nella chat delle mamme della scuola materna della figlia.
Nel giro di poco tempo inizia un tam tam tra le mamme del gruppo che riescono a raccogliere fondi per aiutare questa donna. Emanuela è commossa da tutto questo e capisce quanto sia importante la collaborazione tra donne e quanto si possa fare unite.
La sua famiglia
Mi confessa che da mamma, si ritrova a fare i conti con due figli ormai adolescenti con tutte le difficoltà che quell’età comporta. Lei che un’adolescenza non l’ha avuta perché costretta a crescere molto in fretta, ora fa fatica a rapportarsi con le cose “normali” dell’adolescenza.
E’ bellissimo il suo sorriso mentre mi parla della sua famiglia e dei suoi figli. Adora i suoi genitori che l’hanno accolta nella loro famiglia a braccia aperte facendola sentire amata fin da subito ed è a sua volta una madre orgogliosa dei suoi figli e di ciò che è riuscita a costruire con le sue forze.
Un particolare del suo racconto mi incuriosisce: se il suo compagno, fosse poi riuscito a raggiungerla in Italia. Scopro così che era arrivato al campo Rom, due giorni dopo che lei era partita e non sono mai riusciti a rincontrarsi.
Gli affetti
Per anni la sua famiglia d’origine non ha sue notizie, finché negli ultimi anni, sua madre riesce a trovarla e poi grazie anche ai social network riesce a trovare i suoi due fratelli e il suo ex compagno.
Sparsi per l’Europa, non si sono ancora ritrovati, ma l’amore fraterno che li unisce è vivo e palpabile e nelle videochiamate ridono e scherzano come se non ci fosse stata separazione tra loro.
Nonostante i tanti anni di lontananza mi dice che nulla è cambiato e che l’amore che prova per loro è esattamente come quello che provava prima di lasciarli.
Il suo sogno
Ha un progetto a cui sta lavorando nei suoi momenti liberi ed è il suo sogno: sta scrivendo la sua storia. Ama la scrittura e ogni volta che vi si può dedicare è felice.
Per lei la scrittura è prima di tutto conoscenza di se stessi e per poter scrivere a cuore aperto ha dovuto fare un lungo lavoro su di sé, perché solo in questo modo può essere totalmente sincera con chi leggerà le sue parole.
Il pensiero di Emanuela riguardo a Crema
Emanuela Vive a Crema da vent’anni e si sente una cremasca a tutti gli effetti. Ben inserita nella comunità locale, mantiene comunque vivo dentro di sé, l’amore per la sua terra e la sua cultura, oltre che per la musica tradizionale, che adora, e che quando gira spensierata in bicicletta ascolta nelle cuffie sentendosi libera.
Il suo primo pensiero su Crema, è legato alla prima volta in cui le hanno parlato di questa cittadina. Il nome l’ha colpita subito. Ama il fatto che Crema anche nella sua lingua significhi crema, e quindi l’ha collegata subito a qualcosa di dolce. Le piace il fatto che sia circondata dalla campagna perché le ricorda la sua città natia.
Per il suo ritratto sceglie la chiesa della SS. Trinità perché ha segnato un momento molto importante nella sua vita. La prima volta che entra in chiesa, con suo padre, scopre la figura della Madonna, che nella sua religione Evangelica non è così importante come nella religione Cattolica. Il primo sguardo a questa donna con il suo bambino tra le braccia, in cui si identifica, la rassicura e la fa sentire subito meglio facendola sentire legata a lei. Decide così di convertirsi alla religione cristiana.
Emanuela e la fotografia
Mi confessa che ama riprendersi in video e parlare a ruota libera, e non ha problemi a farlo, al contrario, davanti alla macchina fotografica si sente bloccata e non si piace molto come esce.
La fotografia per lei significa fermare il tempo e tornare al passato. Mi colpisce il fatto che non abbia foto di sé di quando era ragazzina, e quando i suoi figli le chiedono com’era non ha immagini da mostrare loro.
Quando è davanti ad una macchina fotografica, il pensiero di doversi mettere in posa, in silenzio, sapendo che dietro quella macchina c’è una persona che la guarda la fa sentire in imbarazzo. E’ come se la guardasse dentro nel profondo per capire chi è.
Per partecipare al progetto “Donne di Crema”
Se sei di Crema (sei nata qui, ci hai vissuto per molti anni, e/o ci vivi tuttora) e ti va di raccontarmi qualcosa di te e un tuo pensiero su Crema, scrivimi un’email moni@monimix.com con una tua foto allegata.
Ti contatterò per inviarti tutti i dettagli.
Se il progetto ti interessa, ne parlo più diffusamente in questo articolo
Ti riassumo qui le informazioni più immediate per capire di cosa si tratta.
Il progetto “Donne di Crema”
“Donne di Crema” vuole essere un progetto fotografico che mostri le donne di una piccola cittadina, ma che ha al suo interno tanti ottimi elementi, a livello lavorativo e personale.
Voglio raccontare le donne di Crema mostrando il loro contributo nella società e la loro ricchezza a livello umano.
Saranno ritratti all’aperto, al naturale, così come la persona si presenta. Ogni donna che partecipa può scegliere lei stessa il luogo in cui ambientare il suo ritratto. Unica regola deve essere di Crema (esserci nata e averci vissuto per molti anni, e/o viverci tutt’ora).
Far scegliere alla persona ritratta il luogo in cui scattare il suo ritratto è un modo per farla sentire ancora di più a suo agio.
Chiederò a ciascuna donna di raccontarmi la propria storia e se ha un pensiero legato a Crema. In questo modo potrò sia raccontare qualcosa delle partecipanti, sia ricostruire tramite loro, ciò che Crema rappresenta.
La sessione di ritratto dura un’ora, durante la quale ci conosceremo facendo quattro chiacchiere e poi realizzeremo il suo ritratto.
In questo caso, non è richiesto nessun contributo. Il ritratto è gratuito. In cambio chiedo l’autorizzazione a pubblicare il ritratto per il progetto, e per chi lo desidera, l’iscrizione alla lista di contatti a cui inviare la newsletter.Se sei di Crema (ci sei nata e hai vissuto qui molti anni, e/o ci vivi tutt’ora) e se hai voglia di farti ritrarre, scrivimi un’email:moni@monimix.com
Se vuoi partecipare al progetto “Donne di Crema”, ma ti senti un po’ a disagio davanti alla fotocamera, ho scritto una breve guida per aiutarti a vivere più serenamente il momento degli scatti.
Prima di andare, ti chiedo un’ultima cortesia. Se l’articolo ti è piaciuto, lasciami un tuo like o un commento, oppure condividilo, mi farebbe molto piacere! Grazie!