Donne di Crema: il ritratto di Elena

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Donne di Crema, anche se sta per concludersi, continua a regalarmi gioie e soddisfazioni come all’inizio del percorso e per tutta la sua durata.

L’incontro

La storia di Elena ne è un esempio. Non la conoscevo personalmente, ma solo di vista, avendo lei aperto un’attività in centro Crema da qualche anno.

Il suo racconto parte dalla famiglia, dai valori che le sono stati trasmessi e la forte unione tra lei e la sua famiglia che ritiene essere la sua più grande fortuna. Con la madre ha condiviso anche un lungo percorso lavorativo che l’ha portata ad essere la donna e l’imprenditrice che è oggi.

Il ritratto di Elena per il progetto Donne di Crema (C)Monica Monimix Antonelli
Il ritratto di Elena per il progetto Donne di Crema (C)Monica Monimix Antonelli

La storia di Elena

Nell’infanzia e nell’adolescenza, Elena è stata molto ribelle perché sentiva che non riusciva a trovare la sua strada. Ricorda molto bene un episodio in cui il suo animo creativo è stato stroncato da un’insegnante delle Scuole Medie che l’ha sconsigliata a proseguire gli studi superiori al Liceo Artistico.

Questo crea in Elena molta confusione sulla scelta delle Scuole Superiori che decide di iscriversi all’Itis. Durante il primo anno si rende conto che non è la scuola per lei e passa a Ragioneria.

Anche questa non è la scuola adatta a lei e fatica nello studio. Nell’estate dei suoi quindici anni sua madre per darle un insegnamento, la fa iniziare a lavorare in una gelateria di un centro commerciale a Crema.

I primi lavori estivi

È un’esperienza utile per la sua formazione lavorativa, che la porta negli anni a sviluppare la sua passione per il mondo della ristorazione e il contatto con le persone. Anche se a quell’età è stata dura sacrificare le estati e i divertimenti per il lavoro, soprattutto perché vedeva i suoi amici godersi le vacanze al mare o divertirsi in piscina mentre lei, passava le giornate chiusa nel centro commerciale e non vedeva nemmeno il sole.

Ma Elena non molla, continua a lavorare e lo fa per quattro estati di seguito. Decide di interrompere gli studi al quinto anno di ragioneria (si diplomerà tempo dopo presso la scuola serale), quando, insieme a sua madre, decidono di partecipare ad un bando del loro Comune di residenza per la gestione del centro sportivo comunale.

Una nuova strada

Vista l’esperienza maturata in gelateria e la possibilità di seguire corsi di formazione, sua madre la sprona a intraprendere questa nuova attività.

Inizia quindi a svolgere un tirocinio in un laboratorio di gelateria, che le potesse dare la formazione necessaria per avere accesso alle certificazioni per poter partecipare al bando e contemporaneamente alla sera lavora in un locale.

Partecipano e vincono il bando e inizia per loro un’esperienza molto intensa che dura quattordici anni, in cui alternano il lavoro alla formazione continua per potersi specializzare.

“Mia madre è stata brava, coinvolgendomi in questo percorso, nel riuscire a tirar fuori da me quella che era la mia passione principale.”

Elena

Un team tutto al femminile

Lavorano fianco a fianco e scelgono di creare un gruppo di lavoro tutto al femminile, perché credono molto nella collaborazione tra donne.

“Ogni volta che ho fatto corsi, la quasi totalità dei partecipanti erano uomini, io ero sempre l’unica (o quasi), donna a partecipare.”

“Tutti hanno sempre pensato che fosse un lavoro che solo gli uomini potessero fare, volevo dimostrare che anche noi donne possiamo gestire un bar ed essere altrettanto brave.”

Elena

Lavorare con sole donne se da un lato è molto stimolante, dall’altro porta con sé delle problematiche. La capacità di Elena è stata quella di riuscire a trarre il meglio da ciascuna di loro e sviluppare le loro propensioni.

I pericoli di essere sole donne

Essere solo donne a gestire un’attività ha significato, purtroppo, anche incappare in situazioni molto difficili, perché sono capitati loro episodi che le hanno fatte sentire in pericolo: clienti ubriachi e molesti, una rapina a mano armata con cui hanno rubato l’intero incasso e, non ultimo, uno stalker che ha perseguitato Elena per un paio d’anni e mezzo.

Ricorda che a quei tempi, dovendo chiudere il bar in piena notte, a turno, suo padre, suo fratello o il suo ragazzo, passavano a prenderla a fine turno per accompagnarla a casa perché non si sentiva sicura.

In seguito alla rapina, che è stato per lei un vero e proprio trauma, aveva iniziato a ricevere minacce telefoniche e avevano iniziato a comparire scritte ingiuriose rivolte a lei sui muri del paese. Purtroppo la denuncia non aveva valore senza prove certe e ci sono voluti due anni e mezzo per poter dimostrare l’esistenza di quello stalker.

È stato il caso che ha voluto che un giorno, il suo stalker, dimenticasse di nascondere il numero di telefono durante una delle sue telefonate minatorie ed è stata questa sua disattenzione a fornire finalmente una prova certa per le forze dell’ordine. In seguito l’uomo ha ricevuto un’istanza di allontanamento.

L’incubo finisce ma la paura in Elena rimane e tutt’ora ne porta ancora i segni.

La decisione di cambiare per poter crescere

Lavorare in un contesto comunale, di un piccolo paese, ha in sé delle difficoltà pratiche e questo porta Elena e sua madre a decidere di concludere la loro attività dopo quattordici anni.

“Lavorare in un centro sportivo comunale era molto impegnativo perché era una realtà molto grande e le cose da organizzare moltissime. Inoltre c’erano obblighi nei confronti del comune ed eravamo molto vincolate alle direttive. Inoltre il fatto di essere in un paese piccolo, quello che volevo fare per continuare a migliorare, veniva poco compreso e apprezzato.”

Elena

Si rendono così conto che ciò che potevano fare lo avevano fatto ed era giunto il momento di cambiare per poter crescere.

In tutti quegli anni Elena aveva continuato a seguire corsi di formazione e a tenersi aggiornata, dimostrando che la voglia di studiare argomenti di suo interesse non le è mai mancata, a differenza degli studi superiori dove non aveva avuto la possibilità di lavorare sul suo potenziale.

L’esperienza a Milano

Chiusa l’attività con la madre, lavora per un anno in un locale a Milano, ma si ritrova a fare i conti con le sue paure quando deve fare il turno serale.

Si spostava sempre in auto per essere indipendente e sentirsi più sicura, cosa che i mezzi non le garantivano, ma non era il massimo dover viaggiare di notte da sola. A questo si sommavano le spese per le trasferte e del parcheggio vicino al locale per evitare spostamenti che potessero farla sentire in pericolo. Tutto questo la porta a capire che non valeva più la pena continuare con quel lavoro.

Decide di fermarsi e ragionare sul suo futuro. Il suo sogno era sempre stato quello di aprire un’attività tutta sua, e capisce che è finalmente arrivato il momento per mettere in pratica il suo sogno.

Un nuovo inizio

Sceglie Crema come luogo per la sua nuova attività perché ama la sua cittadina e conosce bene il territorio. Si rende conto che l’offerta degli altri locali è abbastanza allineata e, grazie agli studi fatti, riesce ad individuare un target di clienti e a proporre un servizio differente che potesse farla distinguere dalla massa.

Nel momento in cui inizia a muovere i primi passi per aprire la sua attività si scontra subito con realtà che cercano di scoraggiarla dicendo che esistevano già moltissimi locali in zona.

Elena non si lascia abbattere perché crede fermamente nella sua idea e va avanti per la sua strada. Crea così il suo locale in centro Crema dove poter offrire ai suoi clienti un prodotto innovativo e ricercato. Sceglie un locale piccolo, memore delle difficoltà di gestire un locale grande come quello del centro sportivo. È così che individua uno spazio molto contenuto ma che può creare come meglio crede.

Le esperienze passate influenzano il suo presente

Porta avanti l’idea del team tutto al femminile e decide di fare turni lavorativi solo diurni per far sì che non finiscano di lavorare oltre le 20 e possano rientrare a casa in sicurezza.

Ciò che ha vissuto sulla sua pelle l’ha portata a fare scelte diverse, consapevole purtroppo che essere donna comporta dei rischi maggiori e la disparità è ancora molto diffusa, soprattutto in un ambiente lavorativo come il suo in cui il barman è sempre stato individuato in una figura maschile.

Per lei è sempre stata una sfida entrare in quell’ambiente prettamente maschile e imporsi per dimostrare che anche le donne possono svolgere quel lavoro e farlo anche molto bene. Ha sempre cercato di combattere contro i pregiudizi nei confronti delle donne e da qui l’idea anche del team tutto femminile.

Non si è lasciata fermare dalle difficoltà

Di difficoltà ne ha incontrate parecchie, ma la sua capacità è stata quella di non lasciarsi fermare e di andare avanti. Nemmeno il lockdown arrivato a sei mesi dall’inaugurazione del suo locale l’ha scoraggiata a lungo. Certo, non è stato un periodo semplice perché i timori dati dall’incertezza del periodo e la paura di dover essere responsabile anche per il suo gruppo di lavoro, sono stati pesanti da affrontare, ma ha tenuto duro e ha continuato a formarsi per offrire sempre di più un prodotto migliore ai suoi clienti.

La sua attività è un modo per poter esprimere tutta la sua creatività che aveva dovuto tenere repressa ai tempi delle Superiori.

“Ho sempre avuto un lato fortemente creativo. Amo moltissimo l’arte, il design, la moda e tutto è confluito nel mio lavoro, quando progetto il menù disegno i piatti, e sono riuscita ad esprimere la mia creatività, oltre che ciò che amo, in tutto ciò che faccio.”

Elena

Il suo motto è “Non arrendersi mai e crederci sempre!”

“Proprio perché sono donna e sono partita da giovanissima a far questo lavoro, molto spesso mi sono trovata in situazioni discriminatorie solo perché sono donna. Mi sono trovata spesso dei bastoni tra le ruote per questo motivo. Ma non mi sono lasciata fermare nonostante la fatica e la rabbia davanti a questi episodi. Ho la testa dura e l’obiettivo chiaro di cosa volessi fare, questo mi ha permesso di non abbandonare la mia strada.”

Elena

Riguardo a Crema

È molto legata a Crema e la ama molto. Ha scelto di vivere qui da molti anni a questa parte, dopo aver lasciato il suo paese d’origine, che ad un certo punto le era diventato troppo stretto.

A Crema trova tutto ciò di cui ha bisogno, anche se per una breve parentesi aveva pensato di trasferirsi a Milano per lavoro. Idea poi lasciata cadere quando si è resa conto che lavorare in un contesto così ampio portava in sé maggiori timori e un senso di insicurezza costante. A Crema si sente tranquilla e apprezza il fatto che le sue dimensioni contenute la rendano piacevole da vivere.

Vivendo in Piazza Duomo ama svegliarsi al mattino e vedere dalla sua finestra il campanile del Duomo.

Uno scorcio della Piazza Duomo a Crema (Cr), il luogo scelto da Elena per il suo ritratto per il progetto “Donne di Crema” (C)Monica Monimix Antonelli
Uno scorcio della Piazza Duomo a Crema (Cr), il luogo scelto da Elena per il suo ritratto per il progetto “Donne di Crema” (C)Monica Monimix Antonelli

Elena e la fotografia

Ama molto fotografare e per la sua vena creativa la parte legata all’estetica è molto importante, ma al contrario non le piace farsi fotografare perché ritiene che le venga un’espressione poco convinta in cui non si riconosce.

Crede che il motivo di questa sua difficoltà davanti all’obiettivo sia l’emozione che le nasce quando si appresta a porsi davanti alla macchina fotografica e il pensiero di risultare male la paralizza. L’unica volta che si è sentita sciolta è stata per un lavoro in cui doveva posare per un marchio di alcolici e non veniva ripresa in volto, ma venivano fotografate solo le sue mani.


Per partecipare al progetto “Donne di Crema”

Se sei di Crema (sei nata qui, ci hai vissuto per molti anni, e/o ci vivi tuttora) e ti va di raccontarmi qualcosa di te e un tuo pensiero su Crema, scrivimi un’email moni@monimix.com con una tua foto allegata.

Ti contatterò per inviarti tutti i dettagli.

Se il progetto “Donne di Crema” ti interessa, ne parlo più diffusamente in questo articolo

Ti riassumo qui le informazioni più immediate per capire di cosa si tratta.

Il progetto “Donne di Crema”

“Donne di Crema” vuole essere un progetto fotografico che mostri le donne di una piccola cittadina, ma che ha al suo interno tanti ottimi elementi, a livello lavorativo e personale.

Perché voglio raccontare le Donne di Crema mostrando il loro contributo nella società e la loro ricchezza a livello umano.

Saranno ritratti all’aperto, al naturale, così come la persona si presenta. Ogni donna che partecipa può scegliere il luogo in cui ambientare il suo ritratto. Unica regola deve essere di Crema (esserci nata, averci vissuto per molti anni, e/o viverci tutt’ora).

Far scegliere alla persona ritratta il luogo in cui scattare il suo ritratto è un modo per farla sentire ancora di più a suo agio.

Chiederò a ciascuna donna di raccontarmi la propria storia e se ha un pensiero legato a Crema. In questo modo potrò sia raccontare qualcosa delle partecipanti, sia ricostruire tramite loro, ciò che Crema rappresenta.

Dettagli

La sessione di ritratto dura un’ora, durante la quale ci conosceremo facendo quattro chiacchiere e poi realizzeremo il suo ritratto.

In questo caso, non è richiesto nessun contributo. Il ritratto è gratuito. In cambio chiedo l’autorizzazione a pubblicare il ritratto per il progetto, e per chi lo desidera, l’iscrizione alla lista di contatti a cui inviare la newsletter.

Se sei di Crema (ci sei nata, ci hai vissuto, e/o ci vivi tutt’ora) e se hai voglia di farti ritrarre, scrivimi: moni@monimix.com specificando “Donne di Crema”.


Se vuoi partecipare al progetto “Donne di Crema”, ma ti senti un po’ a disagio davanti alla fotocamera, ho scritto una breve guida per aiutarti a vivere più serenamente il momento degli scatti.

Per vedere i ritratti delle Donne di Crema che hanno già partecipato, puoi visitare questa pagina.

Prima di andare, ti chiedo un’ultima cortesia. Se l’articolo ti è piaciuto, lasciami un tuo like o un commento, oppure condividilo, mi farebbe molto piacere! Grazie!

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