Donne di Crema: il ritratto di Benedetta

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Donne di Crema è un intreccio di storie, di persone e di strade che si ritrovano a distanza di tempo, come quella di Benedetta, conosciuta alcuni anni fa.

L’incontro

Benedetta è da tempo che segue il progetto, ricordo che aveva partecipato alla primissima esposizione di ritratti di Donne di Crema, durante l’evento presso Villa Corti a Pieranica, a fine agosto 2020.

Lo ha seguito a lungo, a distanza, finché si è proposta per partecipare, a pochi ritratti dalla chiusura. Benedetta è una di quelle persone genuine, positive, con cui è facile parlare fin dalla prima volta.

Nonostante ci conoscessimo già da qualche anno, sapevo ben poco della sua storia. Si è raccontata a cuore aperto, trasportandomi nel suo mondo per un paio d’ore.

Il ritratto di Benedetta per il progetto Donne di Crema (C)Monica Monimix Antonelli
Il ritratto di Benedetta per il progetto Donne di Crema (C)Monica Monimix Antonelli

La storia di Benedetta

Si ritiene una persona fortunata, ha avuto un’infanzia serena trascorsa in una famiglia unita. 

“Eravamo la classica famiglia anni ’80 con la mamma casalinga, il papà che lavorava e le due sorelle più piccole con cui sono sempre stata molto legata.”

Benedetta

Una bambina timida e molto emotiva, che ha vissuto la vita del paese con la semplicità e il ritmo lento di quegli anni. Alle Scuole Medie inizia a conquistare un po’ più di sicurezza in se stessa e riesce a gestire meglio la sua forte sensibilità.

La svolta per lei arriva nel periodo delle Scuole Superiori quando si iscrive all’Istituto Pacioli a Crema, indirizzo Corrispondente in lingue estere, scelta dettata dal suo grande amore per le lingue e i viaggi. 

“Volevo scoprire il mondo, volevo esplorare e volare. Il primo piccolo ‘volo’, l’ho fatto a Crema, per me era vedere la città.”

Benedetta

Il primo grande cambiamento

Per lei, quegli anni, hanno segnato un cambiamento notevole perché si trova a confrontarsi con un contesto ben più grande del suo piccolo paese. Per lei Crema simboleggia la città e la scoperta di un mondo molto differente rispetto a quello in cui aveva sempre vissuto.

Grazie alla scuola scelta ha la possibilità di studiare tre lingue straniere: inglese, francese e tedesco, che si riveleranno molto utili, nel seguito della sua vita lavorativa.

La destinazione del suo primo scambio culturale tramite la scuola è New York, dove vive un’esperienza incredibile per un paio di settimane. La particolarità era che la sua classe era composta da sole ragazze, tutte molto studiose e meritevoli. Probabilmente questi due aspetti avevano influito nella scelta della classe da coinvolgere nel progetto di scambio.

“Arrivate a New York, a me e alle mie compagne sembrava di vivere in una serie tv con i luoghi che avevamo solo visto nei film. Ci guardavamo attorno con il luccichio negli occhi davanti a tutto ciò che scoprivamo.”

Benedetta

“So di essere stata molto fortunata nella mia vita, per ciò che mi è capitato. Non avrei mai pensato che a quindici anni, io che venivo da un paesino, potessi ritrovarmi a New York, ma il caso ha voluto questo. Ho capito che dobbiamo prendere ciò che la vita ci offre e goderci ogni cosa che ci arriva.”

Benedetta

L’anno successivo, la scuola la porta in Francia tramite lo scambio culturale e poi a Monaco di Baviera l’anno dopo.

La figura femminile

In tutti questi scambi ha sempre interagito con studentesse perché non avendo una stanza a casa da dedicare allo studente in arrivo, poteva ospitare solo ragazze. 

Questo l’ha fatta riflettere sul fatto che nella sua vita la figura femminile sia sempre stata molto marcata e presente, a partire dalla mamma casalinga, alle sue sorelle, la sua classe tutta femminile alle Superiori e anche negli scambi culturali aveva contatti solo con ragazze.

Una timida apertura verso gli altri

Trascorre gli anni delle Superiori a studiare, ottenendo ottimi risultati, grazie anche al corpo docenti di alto livello che ha incontrato e alla visione all’avanguardia del Preside di allora, Giuseppe Strada.

Nel mentre il suo carattere inizia pian piano ad aprirsi, nonostante la timidezza ancora presente. Essendo sempre stata molto studiosa, da un certo punto in poi inizia a temere che alcune persone la avvicinassero più per avere aiuti che per reale interesse nella sua amicizia.

“Grazie al mio animo generoso e alla mia formazione cattolica, mi veniva spontaneo aiutare gli altri. Tante volte però mi chiedevo se interessavo io o i miei compiti, se erano vere amicizie o solo amicizie di convenienza. Ciò però non mi ha fatto cambiare, ho sempre cercato di fidarmi comunque.”

Benedetta

In molti casi ha avuto conferma della bontà di quei rapporti, quando, durante le estati, vedeva che la chiamavano al di fuori del contesto scolastico, dandole fiducia nelle altre persone e continuando a farle dare la sua disponibilità. Nei casi in cui le amicizie non erano sincere, c’è stato un naturale processo di allontanamento nel corso degli anni.

“Durante l’adolescenza avevo la sensazione di dare tanto, ma mi tornava indietro molto meno.”

Benedetta

È stato un periodo altalenante l’adolescenza, per lei, già a partire dal cambio di contesto in cui si è trovata ad avere a che fare, che rispetto al paesino di origine era sicuramente più grande ma anche più competitivo. Forte del fatto che ogni esperienza possa insegnare qualcosa, ha fatto tesoro di quel periodo.

L’ingresso nel mondo del lavoro

Crema per lei è stata anche l’occasione per trovare un lavoro a pochi mesi dal termine degli studi, perfettamente in linea con ciò che aveva studiato a Scuola venendo assunta in un’azienda di import. Si ritrova a sfruttare fin da subito la sua conoscenza della lingua tedesca, per poi gestire nel tempo anche gli ordinativi in inglese e francese, apprese a scuola.

Dopo quattro anni di gavetta in questa azienda, si rende conto di non riuscire a vedere delle prospettive di crescita lavorativa e decide di cambiare, passando a lavorare in un ufficio di tutela legale della proprietà intellettuale a Milano dove lavora tutt’ora. Anche in questo caso la sua conoscenza per le lingue straniere le apre le porte di questa nuova esperienza.

Un’azienda in cui si è ambientata molto bene e che apprezza oltre che per l’innovazione costante anche per l’occhio di riguardo che ha verso il welfare aziendale. In particolare sono molto attenti nei confronti delle mamme, ma anche dell’ambiente. 

“Per un importante anniversario aziendale, hanno voluto dare un aiuto concreto, comprando per i quasi 400 dipendenti, pari numero di alberi attraverso il sistema Treedom che si impegna a piantarli in giro per il mondo.”

Benedetta

L’amore

A ventun anni scopre l’amore e inizia una relazione che dura alcuni anni, fino al momento in cui si rende conto che le manca qualcosa. La sua voglia di scoprire il mondo, viaggiare e fare esperienze, è un po’ tarpata dal fatto che il suo fidanzato ha una visione diversa dalla sua, preferendo una vita più tranquilla e meno avventurosa.

A ventisei anni, Benedetta si trova davanti ad un bivio: rimanere col suo fidanzato o prendere la decisione drastica di lasciarlo. Vede le sue coetanee sposarsi e fare figli e per lei è difficile decidere di chiudere quella storia, per quanto bella ma con due visioni di futuro troppo differenti, mettendo in moto sentimenti contrastanti e sensi di colpa. Sente dento di sé che porre fine a quella storia è la cosa giusta da fare per lei e per lui, seppur con dolore. Le persone attorno a lei non riuscivano a capire il perché della sua scelta.

“In quel momento mi è mancata un po’ la terra sotto i piedi perché vedevo le mie amiche che si erano sistemate. Mi sono chiesta: io da chi riparto? Ho scelto di ripartire da me.”

Benedetta

Ricominciare da se stessa

Dopo la conclusione della relazione decide di dedicare gli anni successivi a se stessa, facendo tutte quelle esperienze che non aveva fatto prima. 

“Ho ritrovato amicizie che avevo un po’ perso nel tempo, ho iniziato a viaggiare da sola, ho scoperto il mondo come avevo sempre desiderato.”

Benedetta

“All’epoca non era ancora tanto diffusa la pratica dei viaggi da sola per una ragazza e quindi le reazioni delle persone accanto a me erano quasi di compassione nei miei confronti, come se ci andassi da sola perché non avevo nessuno con cui andare. Invece era una mia scelta consapevole.”

Benedetta

In questi viaggi in solitaria non si è mai sentita sola, anzi, sono stati utili per mettersi alla prova, superare gli ultimi stralci della sua timidezza, facendo amicizie con ragazze incontrate nei luoghi di vacanza, che ha ritrovato anche a Milano e con cui ha creato nuove compagnie.

Sono quelli gli anni in cui Benedetta esplode come donna, acquista maggior sicurezza in se stessa e non ha più timore di vivere la sua vita come vuole. È finalmente una donna emancipata.

Un altro grande cambiamento

In una delle sue ultime vacanze da single, accompagna una sua amica in un pellegrinaggio a Medjugorje. Segna un nuovo punto di svolta della sua vita. È lì che capisce che gli anni precedenti dediti alla leggerezza e al godersi la vita dovevano avere una scadenza, in favore di un progetto di vita differente, dedicato al costruire qualcosa. 

“Questo viaggio mi ha fatto capire che nella mia vita mancava qualcosa: la programmazione.”

Benedetta

A quei tempi Benedetta ha circa trentacinque anni e inizia a riflettere sul suo futuro come donna. Comincia a guardare le persone con occhi diversi, in particolare inizia a pensare che è arrivato il momento di far tornare un uomo nella sua vita. Dopo la chiusura della sua relazione col precedente fidanzato si era preclusa la possibilità di una nuova storia, perché sentiva il bisogno di dedicarsi a se stessa.

È a quel punto che si avvicina a Daniele, un suo amico da alcuni anni e capisce che vogliono entrambi provare a costruire un futuro insieme. Da allora non si sono più lasciati e hanno coronato il loro sogno con il matrimonio e l’arrivo dei loro due bambini.

Conclusioni

Tirando le somme si rende conto che i momenti belli della sua vita sono stati più di quelli brutti, e di questo si sente molto fortunata, nonostante non sia sempre stato tutto facile, ma ciò che ha imparato è che “nella vita uno deve fare ciò che si sente e vuole fare, non quello che gli altri gli dicono di fare.”

“Non è facile a volte prendere delle decisioni, ma devi ragionare con la tua testa, nel bene e nel male devi andare per la tua strada e guardare il futuro con ottimismo. Non bisogna avere paura di fare qualcosa che gli altri non si aspettano da te. Tutti si aspettavano che io sposassi il mio ex fidanzato o che andassi in vacanza con qualcuno anziché da sola, ma non era ciò che volevo.”

Benedetta

Riguardo a Crema

Per Benedetta, Crema segna un passaggio importante della sua vita, quando a quattordici anni si iscrive alle Scuole Superiori. Si ritrova in un ambiente completamente diverso da quello che aveva vissuto fino a quel momento, passando da un piccolo paese ad una cittadina di maggiori dimensioni. A quel tempo per lei Crema simboleggia la grande città, paragonandola al contesto in cui aveva sempre vissuto. Vi trascorre parecchio tempo durante l’adolescenza e ad essa sono legati tanti momenti della sua giovinezza. La leggerezza di quegli anni, il divertimento con gli amici, ma anche le prime tappe importanti quali la ricerca di una prima occupazione, il primo lavoro e il primo amore importante.

Negli ultimi anni la vive dal punto di vista ludico per i suoi bambini o per prendere parte a manifestazioni ed eventi culturali o di intrattenimento e le piace notare i cambiamenti della città avvenuti nel tempo. Ha sempre apprezzato la qualità della vita a Crema, con le sue dimensioni e l’offerta adatta sia ad un pubblico più giovane che più adulto. La trova una città viva e questo per lei è merito anche dei suoi abitanti che la amano a tal punto dal prendersene cura e questo è un aspetto, che chi come lei vive in paese, coglie ogni volta che vi mette piede.

L'Istituto Pacioli a Crema (Cr), visto dal Campo di Marte, il luogo scelto da Benedetta per il suo ritratto per il progetto “Donne di Crema” (C)Monica Monimix Antonelli
L’Istituto Pacioli a Crema (Cr), visto dal Campo di Marte, il luogo scelto da Benedetta per il suo ritratto per il progetto “Donne di Crema” (C)Monica Monimix Antonelli

Benedetta e la fotografia

Da ragazza le piaceva molto essere fotografata e conserva tanti ricordi fissati sulla pellicola, realizzati durante gli scambi culturali con la scuola o durante i suoi tanti viaggi. Col passare degli anni ha iniziato a piacerle un po’ meno essere davanti alla macchina fotografica perché nota su di sé i primi segni del tempo. Non le è mai venuto tanto spontaneo porsi in maniera naturale in foto, ma ha sempre preferito mettersi in posa.

Preferisce quindi stare dietro la macchina fotografica con cui ama ritrarre i suoi bambini e fotografare qualunque altro soggetto su cui pone la sua attenzione.


Il progetto “Donne di Crema”

“Donne di Crema” : 100 donne di una cittadina raccontano le loro storie, per scoprire e mostrare chi sono le donne di oggi.

I ritratti rappresentano donne contemporanee, che col loro contributo aiutano a costruire giorno dopo giorno la realtà locale cittadina, e al contempo la società moderna, portando la loro ricchezza a livello umano e il loro impegno professionale e personale.

Impegnate a far fronte a pregiudizi, disuguaglianze e a difficoltà che la vita presenta loro, mostrano la loro forza di carattere nell’affrontare battaglie da cui escono ogni volta sempre più forti e sicure di sé, riuscendo a mantenere il sorriso sulle labbra, e la voglia di aiutare chi sta loro accanto.


Per vedere i ritratti delle Donne di Crema che hanno già partecipato, puoi visitare questa pagina.

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