Donne di Crema: il ritratto di Barbara

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“Donne di Crema” è ancora momentaneamente in pausa dai ritratti, ma non si ferma mai. Durante la fase di lockdown ne sto approfittando per far parlare il più possibile del progetto, sui giornali locali, attraverso articoli ed interviste e sto già iniziando a pianificare un evento per la primavera.

Dei ritratti già realizzati ne mancano un paio da pubblicare, oggi ti racconto la storia di Barbara.

L’incontro

Tempo fa ho ricevuto un’email da Alessandra, in cui si presentava e si proponeva, insieme alla sua cara amica, e socia nel lavoro, Barbara, per partecipare al progetto “Donne di Crema”.

Due amiche che si compensano a vicenda. Dopo aver conosciuto Alessandra, ero molto curiosa di conoscere anche l’altra metà della sinergia di queste due donne.

Il ritratto di Barbara per il progetto Donne di Crema (C)Monica Monimix Antonelli
Il ritratto di Barbara per il progetto Donne di Crema (C)Monica Monimix Antonelli

Il giorno del ritratto di Barbara

Incontro Barbara, in una mattina un po’ grigia e umida. Dopo i primi scambi di battute, ci pensa Barbara a farmi completamente dimenticare il clima attorno a noi.

Parlare con lei è molto semplice, dopo pochi minuti ho l’impressione di conoscerla da tempo. Si presenta subito dicendo che, essendo una persona timida, non sa bene cosa raccontare di sé. Ma mi basta chiederle del suo lavoro che subito si accende un lampo nei suoi occhi e le parole iniziano a fluire senza problemi.

“Sono nata su un tavolo da taglio”

Barbara

E’ così che inizia a raccontarmi la sua storia. I suoi genitori avevano un laboratorio dove lavoravano per conto terzi e producevano abiti per i grandi stilisti.

E’ una ragazzina, Barbara, quando scopre la passione per la moda e la sartoria.

L’incontro con i grandi stilisti italiani

Barbara, nell’adolescenza, ha l’opportunità di assistere alla creazione di abiti per quelli che poi diventeranno i grandi stilisti italiani, nomi quali: Giorgio Armani, Gianni Versace, Enrico Coveri, per citarne alcuni.

Li ha conosciuti e osservati lavorare e si porta nel cuore un bagaglio di emozioni e di esperienze preziose. Ricorda i loro disegni nel laboratorio del padre, la cura nella scelta dei tessuti e nei dettagli. Per lei era (ed è tutt’ora) una magia vedere un disegno prendere forma e diventare abito.

E’ affascinante ascoltarla mentre mi racconta di quegli anni, il fatto di aver avuto l’opportunità di osservare quei grandi stilisti nei primi anni della loro attività, ma già grandi sarti attenti ai loro capi e alle donne che vestivano.

I suoi genitori le fanno fare la gavetta partendo dalle basi e pian piano inizia a formarsi in lei l’idea di seguire le orme dei genitori.

Mi svela che per un paio d’anni aveva anche provato a cambiare strada, iscrivendosi ad una scuola per interpreti, ma si era resa conto che la sua timidezza sarebbe stata un problema per far bene quel lavoro.

Il suo percorso nella moda

Il richiamo della moda per lei è forte, riprende così ad occuparsene e da allora non ha mai smesso.

Ha potuto vivere e vedere i cambiamenti nel corso dei decenni, partendo dagli anni ’80 con i volumi tipici dell’epoca, passando per gli anni ’90, sino all’arrivo ai tempi moderni.

Un bagaglio di esperienze incredibile quello che si porta dentro.

Verso i ventisei anni comincia a dedicarsi ad una sua linea di abiti da sposa e da cerimonia. Mentre per conto terzi, con l’azienda di famiglia, si erano sempre occupati di pret a porter. Barbara con la sua linea cambia rotta e propone un nuovo approccio e una nuova linea.

Gli equilibri iniziano a cambiare

Vive gli anni d’oro della moda, il sogno, il glamour, degli anni ’80 e ’90, poi pian piano le cose iniziano a cambiare. Anche l’attività della sua famiglia inizia a vivere un momento di difficoltà dettato dai tempi che nel frattempo sono mutati. L’arrivo di una moda più rapida, quella del fast fashion, e del low cost, iniziano a cambiare gli equilibri.

Le grandi produzioni iniziano a spostarsi all’estero e pian piano gli ordini iniziano a diminuire. Il laboratorio di suo padre, prima popolato da vari collaboratori comincia a snellirsi sino a ridursi a Barbara e al padre, che nel frattempo è arrivato all’età della pensione.

Per Barbara arriva il momento di decidere cosa fare: da un lato la sua voglia di fare è tanta, dall’altra l’incertezza economica è un grosso deterrente.

Decide però di non mollare ma di continuare col suo sogno. Si trasferisce in centro Crema, aprendo un negozio che al tempo stesso è il suo laboratorio, dove può incontrare le clienti e creare abiti su misura per loro.

L’approccio di Barbara con le clienti

È molto interessante il suo approccio con le clienti. Ha scelto di creare abiti su misura per permettere ad ogni donna di poter esprimere la propria personalità. Non ama l’omologazione che tende a nascondere ciò che uno è.

Ogni abito deve esser scelto per esprimere se stessi. Con questo non vuol dire essere per forza appariscenti e ostentare uno stile.

Barbara

Per lei anche uno stile minimalista funziona se la persona ha una personalità già forte di suo, in quel caso non deve ostentare perché sarebbe eccessivo.

Quando riceve una futura sposa ama poterla incontrare da sola per poter ascoltare i suoi desideri, capire cosa le piace, cogliere le sfumature del suo carattere e insieme progettare l’abito perfetto per lei. Molto spesso capita che le spose arrivino da lei, accompagnate dalla mamma e dalle amiche, che possono creare interferenze e indirizzare la sposa verso uno stile che non la rappresenta.

Ricorda con molto piacere una sposa per cui ha disegnato una tuta con pantalone fluido e uno scollo sulla schiena. Uno stile ben diverso dal classico abito da sposa, ma che rappresentava perfettamente la personalità della sua cliente. Quelli sono i casi in cui la sua creatività e la sua esperienza possono esprimersi al meglio, per la soddisfazione della cliente.

L’ascolto delle sue clienti

Nel corso della sua carriera ha avuto modo di ascoltare molte donne e ha capito che molte di loro si sentono insicure e tendono a fare scelte dettate dalla volontà di assecondare i gusti delle altre persone, o di scegliere abiti più “tradizionali” o in linea con la moda del momento per sentirsi in qualche modo più sicure.

Per lei, a volte, le donne tendono ad auto sabotarsi ponendosi dei freni che non fanno altro che non farle esprimere e ottenere i risultati che potrebbero raggiungere se togliessero il piede dal freno.

Una nuova opportunità

Dal canto suo ha sempre cercato di andare avanti con le proprie forze, mettendosi alla prova. Ammette in tutta sincerità, che quando si è ritrovata a portare avanti l’attività tutta da sola ha accusato un po’ la difficoltà. Si è sempre sentita portata per la parte creativa e meno per la parte commerciale e organizzativa.

È stato per lei un momento importante, quando cinque anni fa, la sua amica Alessandra, volendo intraprendere una nuova carriera da imprenditrice, le ha proposto di entrare in società. Ricorda che la aveva chiamata per prender un caffè insieme e in quell’occasione le aveva rivelato che per i suoi cinquant’anni voleva regalarsi una nuova sfida: diventare imprenditrice e investire nel progetto dell’amica.

Per Barbara è stata l’occasione da cogliere al volo, perché da quel momento avrebbe potuto occuparsi della parte creativa e del rapporto con le clienti e ad Alessandra lasciare la parte burocratica, organizzativa e commerciale.

Da quel sodalizio sono nate nuove occasioni lavorative, nuove sfide continue, nuovi stimoli che hanno portato Barbara a crescere come marchio e come professionista.

Mettersi in prima linea

Una sfida per Barbara è sicuramente quella di mettersi in prima linea, con l’avvento dei social sempre più dilaganti. Per lei, dal carattere timido, è una forzatura doverci “mettere la faccia”, perché ha sempre preferito restare nel dietro le quinte e far parlare le sue collezioni.

E’ dal sodalizio con l’amica che sta iniziando a muovere i primi passi anche in tale direzione. Dalle loro prime sfilate, alle interviste, si sta impegnando anche su questo fronte, che al giorno d’oggi è diventato un aspetto di non poco conto, nel lavoro di un creativo.

Conciliare amicizia e lavoro

Le chiedo come sia lavorare con un’amica, perché non sempre è facile unire lavoro e amicizia. Mi conferma che hanno trovato un equilibrio perfetto in cui compensarsi e spronarsi a vicenda. Barbara si sente libera di ideare e progettare le sue collezioni, sapendo che Alessandra la sostiene e, occupandosi della parte più burocratica e di vendita, sa come far decollare il brand.

Per Barbara il suo lavoro è prima di tutto una grandissima passione e vi si dedica anima e corpo. Lo si percepisce subito perché quando ne parla le si legge in volto il vivo entusiasmo e la fiamma creativa che la fa ardere dentro.

Una passione che la sostiene nonostante l’incertezza economica dettata dal periodo storico in cui viviamo, che la fa tenere costantemente in aggiornamento studiando le collezioni del passato e quelle attuali, che la rende attenta a cogliere ogni stimolo esterno che possa arrivarle anche dalla quotidianità.

Un lavoro artigianale

Ciò che ama è il fatto che il suo lavoro sia artigianale, poter vedere un disegno prendere vita dalle sue mani, diventando un capo concreto da toccare è per lei ancora pura magia.

Durante il lockdown della primavera ha disegnato tutta la nuova collezione autunno/inverno, ma non potendosi recare in laboratorio per poterla realizzare con la sua macchina da cucire, ne aveva sofferto moltissimo, perché scalpitava all’idea di poterla vedere finalmente prender vita.

Si ritiene fortunata a poter fare un lavoro come il suo, che è al tempo stesso anche la sua più grande passione perché questo non le fa sentire la stanchezza e le offre sempre nuovi stimoli.

Una cosa di cui si rammarica è vedere il centro città che si sta svuotando sempre di più di negozi a causa del periodo di crisi. In cuor suo le piacerebbe vederlo popolato da botteghe artigiane, tante delle quali disperse nel circondario. Le botteghe viste come luoghi in cui riscoprire il contatto con le persone, dove gli artigiani hanno ancora attenzioni verso il cliente, e lo fanno sentire coccolato.

Riguardo a Crema

Barbara non è nativa di Crema, essendo originaria di Castelleone. I primi ricordi che ha di Crema è quando, da bambina, arrivava in via Cremona e poi svoltava verso il ponte del Serio. È proprio a due passi dal ponte che avevano il laboratorio i suoi genitori e sempre in quella zona abita ora, Barbara. Tutto per lei si è svolto attorno al Ponte del Serio ecco perché lo ha scelto come sfondo al suo ritratto. Per lei il ponte era il passaggio verso Crema. E tutt’ora lo attraversa per recarsi nel suo laboratorio in centro.

Di Crema ama la dimensione ristretta, e l’intreccio di legami di amicizia che si è creato. Ciò che non ha mai molto apprezzato è invece il fatto di sentirsi sempre un po’ “esclusa” da certi intrecci fatti di parentele e contatti. Di contro apprezza la vivacità culturale e il fatto che sia una città allegra, sempre in movimento, e alla giusta distanza dalle altre città.

Avendo vissuto un paio d’anni a Milano si è resa conto che la metropoli, per chi ci vive, ha una dimensione ancora più piccola di Crema, perché si tende a conoscere solo le persone della via in cui si abita.

Il Ponte del Serio a Crema (Cr) il luogo scelto da Barbara per il suo ritratto per il progetto "Donne di Crema" (C)Monica Monimix Antonelli
Il Ponte del Serio a Crema (Cr) il luogo scelto da Barbara per il suo ritratto per il progetto “Donne di Crema” (C)Monica Monimix Antonelli

Barbara e la fotografia

Le piace fotografare ma mi confessa che per quanto si impegni non ottiene mai esattamente la foto che vuole. A volte vede un dettaglio o una scena che vuole ritrarre ma poi una volta scattata si rende conto che non è ugualmente bella rispetto a come l’aveva vista.

La fotografia per lei è un mezzo per salvare degli appunti mentali per le sue ispirazioni.

Davanti alla macchina fotografica mi dice che viene spesso con gli occhi chiusi o con espressioni buffe, però mi piace il suo approccio, perché non se ne fa un grosso problema, ma ci scherza sopra. Tende a piacersi di più nei video perché essendo una persona che gesticola parecchio tende a riconoscersi di più in video piuttosto che in una foto in cui deve restare immobile o quasi.

Per partecipare al progetto “Donne di Crema”

Se sei di Crema (sei nata qui, ci hai vissuto per molti anni, e/o ci vivi tuttora) e ti va di raccontarmi qualcosa di te e un tuo pensiero su Crema, scrivimi un’email moni@monimix.com con una tua foto allegata.

Ti contatterò per inviarti tutti i dettagli.

Se il progetto “Donne di Crema” ti interessa, ne parlo più diffusamente in questo articolo

Ti riassumo qui le informazioni più immediate per capire di cosa si tratta.

Il progetto “Donne di Crema”

“Donne di Crema” vuole essere un progetto fotografico che mostri le donne di una piccola cittadina, ma che ha al suo interno tanti ottimi elementi, a livello lavorativo e personale.

Perché voglio raccontare le Donne di Crema mostrando il loro contributo nella società e la loro ricchezza a livello umano.

Saranno quindi ritratti all’aperto, al naturale, così come la persona si presenta. Ogni donna che partecipa può scegliere lei stessa il luogo in cui ambientare il suo ritratto. Unica regola deve essere di Crema (esserci nata e averci vissuto per molti anni, e/o viverci tutt’ora).

Far scegliere alla persona ritratta il luogo in cui scattare il suo ritratto è un modo per farla sentire ancora di più a suo agio.

Chiederò a ciascuna donna di raccontarmi la propria storia e se ha un pensiero legato a Crema. In questo modo potrò sia raccontare qualcosa delle partecipanti, sia ricostruire tramite loro, ciò che Crema rappresenta.

La sessione di ritratto dura un’ora, durante la quale ci conosceremo facendo quattro chiacchiere e poi realizzeremo il suo ritratto.

In questo caso, non è richiesto nessun contributo. Il ritratto è gratuito. In cambio chiedo però l’autorizzazione a pubblicare il ritratto per il progetto, e per chi lo desidera, l’iscrizione alla lista di contatti a cui inviare la newsletter.

Se sei di Crema (ci sei nata e hai vissuto qui molti anni, e/o ci vivi tutt’ora) e se hai voglia di farti ritrarre, scrivimi un’email: moni@monimix.com specificando “Donne di Crema”.


Se vuoi partecipare al progetto “Donne di Crema”, ma ti senti un po’ a disagio davanti alla fotocamera, ho scritto una breve guida per aiutarti a vivere più serenamente il momento degli scatti.

Prima di andare, ti chiedo un’ultima cortesia. Se l’articolo ti è piaciuto, lasciami un tuo like o un commento, oppure condividilo, mi farebbe molto piacere! Grazie!

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