Donne di Crema: il ritratto di Alessandra

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“Donne di Crema” prosegue costantemente e ogni giorno scopro nuove donne e nuove emozioni. Un aspetto che sto riscontrando nelle storie delle donne che incontro per il progetto, è la loro forza nel ricominciare la loro vita più e più volte.

L’incontro

E’ il caso di Alessandra, una giovane donna che nella sua vita ne ha passate tante, senza mai scendere a compromessi, né senza perdere di vista se stessa e i suoi valori.

Si è trovata spesso a dover ricominciare da zero, ha avuto tante difficoltà in famiglia, ma non ha mai perso il sorriso.

Il ritratto di Alessandra per il progetto Donne di Crema (C)Monica Monimix Antonelli
Il ritratto di Alessandra per il progetto Donne di Crema (C)Monica Monimix Antonelli

Questo è un grande insegnamento che le ha donato sua sorella, a cui era legatissima, mancata purtroppo alcuni anni fa dopo una lunga malattia:

“Tutto quello che nella vita può succedere, non deve farti perdere il sorriso. E’ una capacità dei nostri geni quella di generare serenità, gioia, all’interno delle nostre cellule e possono portarci a combattere in maniera più propositiva. Se i nostri pensieri sono rivolti alla positività tutto è più facile.”

Alessandra

Questo insegnamento è stato il leitmotiv della sua vita degli ultimi anni.

La storia di Alessandra

Alessandra nasce in una numerosa famiglia di agricoltori, ultima di nove figli. Per lei non è facile, perché se da un lato c’è l’amore dei genitori per quell’ultima figlia nata, dall’altro ci sono i fratelli che la guardano come colei che è arrivata a togliere loro le attenzioni dei genitori. Solo con alcuni di loro riesce a creare un forte legame fraterno.

Le origini sono per lei importanti, il legame con la terra, ritorna in lei anni dopo come metafora della vita.

“Nulla nella vita ti viene regalato se non ti sporchi le mani”.

Alessandra

“Noi possiamo, attraverso la terra, il nostro lavoro, in ogni singolo respiro e pensiero, trovare il modo per inquinare di meno, essere propositivi verso gli altri, costruire un pezzo della nostra vita. Ogni momento che passa costruiamo la nostra vita, costruendoci dall’interno. L’unico modo che abbiamo per portare della positività è costruirla dentro di noi.”

Alessandra

Pensare alle cose positive

Ha avuto tante sfortune nella sua vita, ma di queste preferisce non parlarne. Sceglie sempre di pensare e fare cose positive belle, producendo qualcosa con le proprie mani, per far sì che la mente non abbia il tempo di pensare a cose negative. Tutto questo la porta a produrre del bene e del benessere anche per gli altri.

Un consiglio che vuole dare è quello di liberarsi dai preconcetti, senza aver paura di niente.

“Nella mia vita ne ho combinate tante, ma non ho paura di niente, perché quella che sono oggi, lo sono diventata tramite un processo di scarnificazione totale della mia persona e di ricostruzione in seguito. Ecco perché oggi non c’è nulla che possa farmi paura.”

Alessandra

Ammette, che tutto quello che è adesso deriva anche dalla serenità che le ha donato il suo compagno. Gli è molto grata e si sente l’amore che prova per lui, mentre me ne parla. Insieme hanno realizzato un sogno di Alessandra che era quello di avere una casa, con un orto, in cui creare il loro mondo. La casa è vista come un collante che li lega e li fa sentire parte di qualcosa.

Negli anni ha lottato e ha fatto più lavori per poter far sì che il loro sogno si realizzasse.

Mi racconta che quando viveva in campagna non la amava particolarmente. Ricorda che la infastidiva quando i fratelli entravano in casa con gli stivali sporchi di terra, e non le piaceva sentire gli odori tipici di quei luoghi. Ma ricorda bene quando ha dovuto adattarsi a vivere in uno scantinato a Milano ed era costretta a sentire gli odori della città e ha capito che ciò che aveva vissuto prima aveva i suoi riscontri positivi, era uno stile di vita più sano, per quanto più semplice ed essenziale.

L’infanzia

Da bambina ha sempre goduto di ottima salute ed era un maschiaccio. Avendo un fratello prima di lei, con il suo stesso nome che visse solo pochi anni, sentiva di doversi comportare da maschio, per poter essere una persona migliore. Anche quando la vestivano da femmina continuava ad avere atteggiamenti maschili.

La cosa mi incuriosisce e le chiedo perché ritenesse che essere maschio voleva dire essere una persona migliore.

Mi spiega che la sua famiglia era di vecchio stile, molto patriarcale. Sua madre anche se era la vera roccia della famiglia, era relegata nel ruolo di madre. Era in seconda linea. L’uomo era  sempre in prima fila perché era lui ad avere valore perché poteva lavorare in campagna, poteva fare cose che le donne non potevano fare.

Nonostante un’infanzia passata ad assumere comportamenti maschili, si trasforma in una bellissima ragazza. Questo la porta, a sedici anni a venir scoperta da un talent scout, in un pub cittadino, che le propone di presentarsi in un’agenzia di modelle a Milano.

I primi passi nella moda

Inizialmente non voleva presentarsi, ma sua sorella la sprona a tentare quella strada. Il provino va bene e viene scelta dall’agenzia. Inizia così a lavorare come modella, partecipa a concorsi di bellezza e contemporaneamente studia in Università a Milano.

Ciò che guadagna da quel lavoro, lo usa per mantenersi agli studi. Per lei, fare la modella, era solo un modo per poter esser autonoma e non pesare sulla famiglia, non ha mai creduto di poterlo fare a lungo perché ha sempre preferito lo studio a quel tipo di mestiere.

Nella sua famiglia il mondo della moda e una carriera da modella non erano visti con abbastanza serietà ma visti in maniera molto effimera rispetto al concreto lavoro della terra.

Mi cita una frase che suo padre fece incidere su una lapida nella loro cascina: “Amate la terra perché lei non vi tradirà mai” che ben riassume la visione familiare.

Gli studi in Architettura

Dal canto suo Alessandra, si discosta dal mondo agricolo, frequenta la facoltà di Architettura e diventa un architetto. Un lavoro che ama molto e per circa  cinque anni collabora in diversi studi di architettura. Ricorda molto bene quegli anni come i più produttivi e intensi della sua vita.

Di quel periodo ricorda di aver avuto tante belle opportunità per lavorare a ottimi livelli e a progetti di alto prestigio nel cremasco.

Purtroppo quell’avventura si interrompe bruscamente, e per Alessandra quel cambio vita si somma anche alla perdita dei genitori, facendole attraversare un momento molto doloroso e fatto di forti e repentini cambiamenti.

Un cambio drastico di vita

Decide di trasferirsi a Milano, dove aveva già vissuto ai tempi dell’Università, e sa che lì avrebbe avuto delle occasioni per poter lavorare e mantenersi.

Inizia però per lei un lungo calvario di una decina d’anni di cui preferisce non parlare e rispetto il suo silenzio.

Durante questi anni lavora in varie aziende e in vari ambiti, non risparmiandosi un attimo. È stato per lei un periodo molto triste. Mi confessa che si è trovata proiettata in un mondo di squali, lei, ragazza giovane e fragile, è stata molto dura non cadere in basso.

“Quando una donna ha una testa, ragiona e dice la sua, non va bene. Ho preso tante porte in faccia e ho dovuto mandare giù tantissimo per sopravvivere. Ma non ho mai rinunciato alla dignità. Ho sempre fatto scelte senza scendere a compromessi anche se mi è costato tanto.”

“Oggi non devo niente a nessuno se non a me stessa e questo mi rende felice.”

Alessandra

Sono anni duri per lei, in cui svolge lavori di ogni tipo, ma non si arrende mai.

L’incontro con l’amore

La felicità bussa finalmente alla sua porta, quando incontra il suo attuale compagno. Un caso apparentemente fortuito, ma dietro cui si cela sua sorella. Una sera partecipano entrambe, ad un evento lo incrociano, ma la cosa finisce lì.

Sua sorella riesce a coinvolgerla in una seconda occasione, e finalmente ha l’opportunità di farli incontrare nuovamente. Da lì inizia la loro storia fatta di un amore profondo temprato da una serie di difficoltà che li ha uniti ancora di più.

Ora vivono felicemente in una casa all’interno di un cohousing sociale in cui, insieme ad altre donne, ha creato un orto condiviso di cui si prende cura e che la fa sentire più vicina alle sue origini. L’orto le permette di raccogliere i prodotti della terra che coltiva, ma le fornisce anche un grande aiuto per tenersi impegnata e rilassare la mente, soprattutto nei momenti difficili come quelli della situazione data dalle limitazioni imposte dal Covid.

Lo sport

Ripensando alla sua famiglia, ricorda che un altro aspetto su cui non era perfettamente d’accordo era lo sport.

Da ragazzina e da adolescente gioca a pallavolo, ma decide di interrompere a diciassette anni perché suo padre avrebbe preferito vedere sua figlia fare altri sport o forse perché la voleva più impegnata sui libri. Nella sua mentalità sua figlia era una principessa e non considerava il fatto che potesse fare uno sport dove sudasse e si potesse sporcare.

Riprende a giocare a trentadue anni per risolvere alcuni motivi di salute, per cui avrebbe dovuto prendere degli psicofarmaci, ma non volendoli prendere si informa e scopre che per produrre autonomamente una certa sostanza nel suo corpo che potesse simulare l’effetto dei medicinali, avrebbe dovuto praticare uno sport a livello agonistico.

E così si impegna parecchio, non si risparmia al punto da diventare un’atleta di serie D.

Alessandra è l’esempio di una donna che riesce ad ottenere ciò che vuole mettendoci tutto il suo impegno e senza arrendersi mai. Scherza sul fatto che riprendere l’attività a quell’età non è stato facile, perché essendo uno sport molto pesante, le sue articolazioni ne risentivano parecchio, anche perché nella sua testa, voleva competere e paragonarsi alle sue compagne di squadra di sedici anni, e questo comportava uno impegno notevole per lei. Ciò non l’ha fermata tanto da diventare il capitano della sua squadra.

Riguardo a Crema

Una donna di Crema, milanese d’adozione, ma che porta Crema nel suo cuore. Crema per lei è costellata di meraviglie architettoniche e ciò che ha sempre amato sono i palazzi antichi, che ritiene siano di una bellezza incredibile.

Inoltre, in una cittadina di queste dimensioni, la vita è semplice perché basta andare in centro per incontrare qualcuno che si conosce. Per lei Crema è il simbolo dell’adolescenza, di cui conserva moltissimi bei ricordi. Alcuni di questi sono legati ai rapporti con i compagni di classe delle Superiori che è riuscita a mantenere nel tempo.

Crema per lei è dolce e amara al tempo stesso. E’ come un gusto di gelato di una storica gelateria cremasca che ama tantissimo.

“Crema è come fanno loro il gelato al torrone: dolce come il miele, morbida, ma anche dura come le mandorle.”

Alessandra

Ha lavorato sempre molto e ha vissuto Crema sia nelle fasi diurne che nelle fasi notturne vedendola in ogni sua veste.

Quando ritorna a Crema nota i cambiamenti nella città, e dal suo punto di vista di architetto nota i miglioramenti estetici nei palazzi e ne resta affascinata e incuriosita ripensando al passato.

A Crema trova che girando si trovano persone pronte ad aiutare gli altri e con la voglia di collaborare tra loro, cosa ben più rara nelle realtà delle grandi città come Milano. Anche se ricorda di aver vissuto sulla sua pelle, quella chiusura mentale e a volte anche fisica, della provincia.

Le "4 vie" il luogo scelto da Alessandra per il suo ritratto per il progetto "Donne di Crema" (C)Monica Monimix Antonelli
Le “4 vie” il luogo scelto da Alessandra per il suo ritratto per il progetto “Donne di Crema” (C)Monica Monimix Antonelli

Alessandra e la fotografia

Fatica a rispettare le regole della posa in fotografia, soprattutto conoscendole, dalla sua esperienza da modella. Non le piace non vedersi bella in fotografia, ricordando come era in passato.

Non avendo vissuto liberamente la parte di femminilità gradita ai suoi genitori, da bambina e ragazzina, quando si è sentita apprezzata a vent’anni, sui primi set fotografici ricorda che si sentiva al settimo cielo.

Si sentiva bellissima, aveva una grandissima autostima. Era in uno stato di soavità sentendosi una dea. Non ha mai provato un senso di disagio davanti all’obiettivo, ma era felice e si sentiva libera. Oggi, che mi confessa che il suo viso e il suo fisico mostrano i segni del travaglio che ha passato nella sua vita, teme un po’ di più il confronto con l’obiettivo fotografico per la paura di non piacersi.

Per partecipare al progetto “Donne di Crema”

Se sei di Crema (sei nata qui, ci hai vissuto per molti anni, e/o ci vivi tuttora) e ti va di raccontarmi qualcosa di te e un tuo pensiero su Crema, scrivimi un’email moni@monimix.com con una tua foto allegata.

Ti contatterò per inviarti tutti i dettagli.

Se il progetto “Donne di Crema” ti interessa, ne parlo più diffusamente in questo articolo

Ti riassumo qui le informazioni più immediate per capire di cosa si tratta.

Il progetto “Donne di Crema”

“Donne di Crema” vuole essere un progetto fotografico che mostri le donne di una piccola cittadina, ma che ha al suo interno tanti ottimi elementi, a livello lavorativo e personale.

Perché voglio raccontare le Donne di Crema mostrando il loro contributo nella società e la loro ricchezza a livello umano.

Saranno ritratti all’aperto, al naturale, così come la persona si presenta. Ogni donna che partecipa può scegliere il luogo in cui ambientare il suo ritratto. Unica regola deve essere di Crema (esserci nata, averci vissuto per molti anni, e/o viverci tutt’ora).

Far scegliere alla persona ritratta il luogo in cui scattare il suo ritratto è un modo per farla sentire ancora di più a suo agio.

Chiederò a ciascuna donna di raccontarmi la propria storia e se ha un pensiero legato a Crema. In questo modo potrò sia raccontare qualcosa delle partecipanti, sia ricostruire tramite loro, ciò che Crema rappresenta.

La sessione di ritratto dura un’ora, durante la quale ci conosceremo facendo quattro chiacchiere e poi realizzeremo il suo ritratto.

In questo caso, non è richiesto nessun contributo. Il ritratto è gratuito. In cambio chiedo l’autorizzazione a pubblicare il ritratto per il progetto, e per chi lo desidera, l’iscrizione alla lista di contatti a cui inviare la newsletter.

Se sei di Crema (ci sei nata, ci hai vissuto, e/o ci vivi tutt’ora) e se hai voglia di farti ritrarre, scrivimi: moni@monimix.com specificando “Donne di Crema”.


Se vuoi partecipare al progetto “Donne di Crema”, ma ti senti un po’ a disagio davanti alla fotocamera, ho scritto una breve guida per aiutarti a vivere più serenamente il momento degli scatti.

Per vedere i ritratti delle Donne di Crema che hanno già partecipato, puoi visitare questa pagina.


Prima di andare, ti chiedo un’ultima cortesia. Se l’articolo ti è piaciuto, lasciami un tuo like o un commento, oppure condividilo, mi farebbe molto piacere! Grazie!

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