Un modo di dire “ti vedo” in silenzio
Come sono passata dal fotografare prodotti a ritrarre persone
Non sono nata ritrattista.
Per anni ho fotografato per il mercato: oggetti, ambienti, modelle pensate per vendere qualcos'altro.
Tutto curato, tutto studiato. Eppure, spesso, mancava qualcosa. Qualcuno.
Quella persona dietro il prodotto. Dietro il ruolo. Dietro la posa.
A un certo punto ho sentito che non mi bastava più.
Avevo bisogno di una connessione più vera, più diretta. Una fotografia che non partisse da un brief, ma da un respiro.
Dagli occhi.
Da quel micro-secondo in cui qualcuno smette di recitare e si mostra davvero.
Così ho fatto un passo di lato — o forse un passo dentro.
Dentro l’incontro.
Oggi il ritratto per me non è un servizio fotografico.
È un gesto. Un tempo condiviso.
Un modo di dire “ti vedo” in silenzio.
In questa newsletter ti parlerò anche di quello — sì, ti darò qualche consiglio se ti stai preparando a farti fotografare, o vuoi sentirti più a tuo agio davanti a un obiettivo, oppure sei tu ad essere dietro la macchina fotografica, in ascolto.
Ma soprattutto, vorrei che questo fosse uno spazio dove poter condividere pensieri più intimi.
Quelli che spesso non trovano posto su un sito, né in un post Instagram.
Quelli che sono buttati fuori di getto, senza pensare ai numeri e alle conversioni.
Quelli che parlano di identità, di immagine, di fiducia, di fragilità.
E di cosa succede quando smettiamo di mostrarci… per iniziare a rivelarci.
È una strada nuova, anche per me.
Ma è la più sincera che abbia mai percorso.
E se ti va di camminarla insieme, sei nel posto giusto.
A presto,
Monica