Custodire ciò che il tempo porta via: il vero senso della fotografia
Fotografia e memoria. Perché la fotografia non è solo un gesto estetico. È un atto d’amore verso la memoria.
Ieri, 21 settembre, si è celebrata la Giornata Mondiale dell’Alzheimer, una malattia degenerativa che porta con sé perdita di memoria e declino cognitivo.
Perché parlarne in un contesto fotografico?
Perché il legame tra memoria e fotografia è fortissimo, quasi indissolubile.
La malattia e chi le sta accanto
Per me non è un argomento lontano: è qualcosa che vivo da vicino, ogni giorno. So cosa significa guardare i ricordi sbiadire negli occhi di una persona che ami. È un dolore che lacera, perché ti senti impotente: non puoi fermare quella lenta cancellazione. Ci sono momenti in cui il cuore si ribella, in cui il corpo vorrebbe dire “basta”, ma la realtà resta lì, immutabile.
Con il tempo ho capito che non puoi combattere fino allo sfinimento, perché la malattia è più forte. Quello che puoi fare è cambiare tu: imparare ad accompagnare chi ami in questo percorso spaventoso, soprattutto all’inizio, quando la persona stessa sente che qualcosa non va e ne ha paura.
Non puoi fermare la malattia. Non puoi salvare quella persona. Ma puoi esserci. Puoi stringergli la mano, rassicurarlo con un sorriso, regalargli piccoli momenti di serenità. E col tempo scopri che questi gesti non solo aiutano lui o lei: aiutano anche te.
Imparare ad accogliere il cambiamento
Accettare il cambiamento è durissimo. Ti sembra ingiusto, insopportabile. Poi arriva un momento in cui scatta un clic: smetti di combattere e inizi a vedere quello che di buono resta. Ti accorgi che l’amore incondizionato è più forte della paura.
E così capisci davvero cosa vuol dire vivere nel “qui e ora”. Una frase che abbiamo sentito mille volte, spesso come consiglio filosofico o spirituale, ma che assume un significato completamente diverso quando vivi accanto a chi non ha più ricordi passati e il futuro è un’astrazione. Perché in quella realtà esiste solo l’attimo presente.
Il ruolo della fotografia
Ed è qui che la fotografia entra in gioco.
Perché se c’è qualcosa che la malattia porta via, la fotografia ci aiuta a custodirlo.
Il senso ultimo della fotografia è proprio questo: creare e conservare ricordi.
Io stessa, se ripenso alla mia infanzia, mi accorgo che molti ricordi li ho grazie alle fotografie. Quelle scatole di cartone piene di stampe, custodite nell’armadio dei miei genitori, che ancora oggi amo sfogliare. Sono immagini che raccontano il volto giovane dei miei genitori, i sorrisi dei miei nonni, persino il volto del nonno che non ho mai conosciuto di persona.
Quegli scatti erano pochi, se confrontati con la quantità enorme di foto che scattiamo oggi con i telefoni. Eppure avevano una forza diversa: erano centrati, significativi, scelti con cura.
Sono quelle immagini che hanno permesso di non perdere pezzi della mia storia, della mia famiglia, di me stessa.
La fragilità dei ricordi digitali
Oggi viviamo nell’illusione che la fotografia digitale ci garantisca di avere tutto sempre con noi. In realtà rischiamo di perdere molto più di quanto pensiamo.
Un guasto tecnico, un cambio di telefono, una cartella dimenticata… e interi anni di ricordi spariscono.
Quante foto stampiamo ancora? Quante trasformiamo in un oggetto tangibile, che possiamo sfogliare, toccare, tramandare?
Se ci fermiamo un attimo a pensarci, ci rendiamo conto che la fotografia non è nata per essere solo “contenuto” da mostrare online, né per ostentare momenti belli. È nata per preservare tracce di vita. Perché un giorno, riguardandole, possiamo ritrovare emozioni, volti, storie che altrimenti andrebbero perdute.
Un invito personale
Parlare di Alzheimer in una newsletter fotografica non è semplice, ma per me era importante. Perché vivere da vicino una malattia che cancella i ricordi ti insegna quanto siano preziosi.
La fotografia è uno degli strumenti più potenti che abbiamo per custodirli. Non solo per noi, ma anche per chi verrà dopo di noi.
Per questo ti invito a dare un valore nuovo alle fotografie della tua vita: stampale, custodiscile, rendile parte della tua storia familiare. Non lasciarle solo in un cloud o in una memoria digitale. Fallo per te, ma anche per chi un giorno le ritroverà e, grazie a quelle immagini, conoscerà un pezzo di te.
Alla fine, la fotografia non è solo un gesto estetico. È un atto d’amore verso la memoria.
Un abbraccio,
Monica