Donne di Crema giunge con la storia di Emilia al numero 99, ad un soffio dal traguardo. Un viaggio di poco più di due anni, in cui è successo di tutto, ma che mi ha regalato tanto dal punto di vista umano oltre che professionale.
L’incontro
Emilia arriva a me quasi per caso, attraverso suo figlio Emanuele, da poco conosciuto, grazie al quale è stata lanciata una lotteria benefica a sostegno del progetto Donne di Crema, e dell’Associazione Donne contro la violenza.
Ci incontriamo ai tavolini di un bar, davanti ad un caffè e un cappuccio, per quello che segna l’ultimo incontro dal vivo del progetto.
Mi incuriosisce subito la storia di Emilia e mi piace il tono calmo della sua voce mentre mi racconta di sé.
La storia di Emilia
Sin da piccola ha avuto una grande passione per l’arte, anche se non ha seguito la sua vena artistica, scegliendo studi completamente diversi, dedicati alla contabilità, ambito in cui ha lavorato per una ventina d’anni.
Nel momento della scelta della scuola ha prevalso l’esigenza di poter entrare sin da subito nel mondo del lavoro per poter aiutare la famiglia, e così ha dato la precedenza ad un indirizzo più concreto rispetto alla creatività.
Il percorso scolastico scorre lineare e al termine delle Superiori, con indirizzo contabile, inizia subito a lavorare come impiegata. Le sue curiosità però non si fermano e continua ad appassionarsi alla natura e a studiare e leggere a riguardo.
Seguire la propria predisposizione
Nell’arco degli anni, crea la sua famiglia, sposandosi dando alla luce i suoi due figli, Erika ed Emanuele. Ed è quando i suoi figli sono ormai adolescenti che la sua carissima amica Marta, che ha sempre visto la sua predisposizione, individua un corso di massaggio classico a Crema le suggerisce di iscriversi.
Ogni mattina per sei mesi segue questo corso, al termine del quale inizia a mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti e a fare i primi trattamenti. Non è stato facile riuscire a ritagliarsi le ore da dedicare alla sua grande passione, perché doveva fare i salti mortali tra il lavoro e la gestione della famiglia.
Successivamente, è ancora Marta, che scopre una scuola di Naturopatia a Piacenza e lo suggerisce nuovamente all’amica.
Un grande impegno
Emilia non perde tempo e si iscrive subito e investe tutti i suoi weekend a frequentare la scuola e tutti i corsi che la interessavano.
“Senza l’aiuto pratico di Marta e il suo sostegno morale non sarei mai riuscita a portare la mia attività fino ai giorni nostri. Se ce l’ho fatta è anche grazie a lei.”
Emilia
Un altro grande impegno, in cui per quattro anni, deve trovare il tempo per conciliare tutti i suoi impegni, ma la sua grande passione l’ha sempre sostenuta in questo percorso.
“Mi intrufolavo in ogni corso che mi interessava, non ho seguito un percorso lineare. Sacrificavo i miei sabati e domeniche a studiare, per velocizzare il piano di studi.”
Emilia
Aveva iniziato perché voleva specializzarsi in massaggi, ma poi vedendo che i corsi che seguiva erano molto interessanti, ha seguito anche tutti i corsi naturopatici.
L’inizio dell’attività da Naturopata
Quando vent’anni fa ha iniziato a svolgere il suo lavoro, la Naturopatia era pressoché sconosciuta ed essere credibili nell’affrontare e far conoscere le sue tecniche non è stato facile.
Con gli anni è riuscita a dimostrare il senso e il valore del suo lavoro, perché attraverso il massaggio e il tocco, riusciva a far sentire alle persone un benessere profondo e le persone che sentivano questo beneficio erano disposte a continuare il proprio percorso personalizzato per raggiungere il proprio equilibrio. Inoltre non essendo medico anche questo era un aspetto che creava diffidenza. Nel tempo ha visto pian piano un’apertura sempre più crescente fino ad arrivare ai giorni nostri in cui è ben più accettata.
È dopo circa cinque anni che inizia a collaborare con la “Clinica del sale”, a Crema, perché la titolare di allora, volendo inserire nella sua attività la Naturopatia, aveva scoperto Emilia in una farmacia dove si occupava di Iridologia.
Inizia un periodo molto impegnativo per Emilia, dovendosi dividere tra questa collaborazione e il suo studio. È a quel punto che decide di lasciare il suo studio e passare a lavorare solo nella Clinica del Sale dove lavora per dieci anni.
I cambiamenti e le difficoltà
Dopo due anni di collaborazione con la titolare, questa decide di andare via e per Emilia arriva il momento di decidere cosa fare. Decide di rilevare la clinica del Sale unendo alla stessa le tecniche naturopatiche.
Con l’arrivo della pandemia avviene un nuovo cambio: su insistenza della figlia, Emilia capisce che continuare a gestire quel negozio è diventato troppo impegnativo dal punto di vista economico e decidono di adibire una parte della loro casa per creare il nuovo centro.
È stato difficile affrontare un trasloco e lasciare quel posto che in dieci anni aveva creato su misura per lei, ma col senno di poi si rende conto di aver fatto la scelta migliore.
Di difficoltà ne ha incontrate parecchie nel corso della sua vita, partendo dal suo primo negozio, in cui ha dovuto investire molto.
Per anni ha vissuto per lavorare e non lavorava per vivere, per poter rientrare degli investimenti sostenuti.
Ma nonostante le preoccupazioni, la stanchezza, i ritmi estenuanti, ricorda che anche l’ultimo cliente della giornata, riceveva da lei la stessa energia, concentrazione e dedizione del primo.
“Ciò che mi ha sostenuta è stata sicuramente la forza di volontà, l’amore per il mio lavoro ma soprattutto il desiderio di aiutare le persone. Ho scoperto che il mio lavoro portava alla conoscenza delle singole persone. Una persona che impara a riconoscere i suoi punti forti e deboli è una persona che sa come fare per stimolare i punti del proprio corpo per tenere alta l’energia, migliorare la respirazione e questo significa mantenere una buona salute.”
Emilia
Equilibrio uguale a salute
Una frase che mi ripete nel corso della sua storia è: “Equilibrio uguale a salute” perché non dobbiamo mai guardare solo il corpo, “vestito dell’anima” staccato dal resto, ma dobbiamo guardare il fisico (che ci fornisce informazioni più evidenti e veloci), collegandolo allo stato emotivo e mentale perché c’è sempre un collegamento e per Emilia questa è la base su cui lavorare.
“Il mio senso più sviluppato è Il tatto. Per me toccare una persona è come toccare un fiore, guardare il suo colore e portare dentro il suo profumo ed applicare le tecniche naturopatiche studiate per mantenerlo fresco il più a lungo possibile. La mia metodologia parte dall’Iridologia, lo studio dell’occhio per conoscere la costituzione messa in relazione alle medicine tradizionali Cinese, Ayurveda ed Occidentali. Tutto ciò che di genetico c’è in noi. L’analisi del piede mi parla di fenotipo (comportamento) e mi dà tantissime informazioni. Se dall’occhio individuo un organo debole o bloccato, il piede con la riflessologia me lo conferma o meno. Da qui capisco se la situazione è più emotiva che fisica. Il piede e l’occhio sono i nostri informatori più completi.”
Emilia
Osservare la persona
Da qui inizia a studiare la persona e a seconda di com’è il soggetto che ha davanti, adatta il suo trattamento. È interessante ascoltare Emilia perché mi trasporta in un mondo affascinante, in cui sono coinvolti corpo ed emozioni e dove ogni trattamento è studiato su misura sulla persona e tutto ruota attorno all’ascolto di essa.
“Devo capire se la persona è più sensibile e più chiusa perché in questo caso devo studiare per lei un percorso che mi porti a seguire delle strade che l’aiutino ad aprirsi con il giusto con-tatto.”
Emilia
Lavora molto anche con i bambini studiando i loro disegni, sfruttando così anche la sua passione per l’arte. Applicando le tecniche naturopatiche sui bimbi si è accorta della velocità che hanno grazie al fatto che sono più recettivi perché non hanno barriere come noi adulti.
Emilia ha soddisfatto la sua curiosità lavorativa frequentando tantissimi corsi tra i quali due anni di medicina spagirica e molti corsi di specializzazione di vario genere per poter continuare a crescere come persona e come professionista.
Il progetto futuro
Il suo futuro progetto quello di scrivere un libro in cui far confluire tutto ciò che ha fatto, studiato e imparato nella sua vita per poter avvicinare le persone a quello che è il suo mondo legato alla Naturopatia. Un modo per poter tramandare la sua metodologia le sue conoscenze acquisite dallo studio ma anche dalla pratica sul campo e dai tanti incontri con le persone che le hanno insegnato moltissimo.
Ha avuto la fortuna di incontrare docenti che le hanno insegnato moltissimo, fra tutti, il loro approccio per metterci il cuore e questo lo ha fatto suo. Uno dei suoi insegnanti ripeteva la frase, che poi Emilia ha conservato come suo motto: “Verrete pagati per il tempo che userete L’amore che donerete resterà per sempre nell’Universo.”
Il cuore e l’ascolto prima di tutto
Mi spiega che prima di tutto cerca di usare il cuore, senza mai mettere un pregiudizio o un’informazione in suo possesso, davanti alla persona: prima viene la persona e poi tutto ciò che sa. Ripete che fra i suoi insegnanti vigeva un motto: “Quando qualcuno vi ‘regalerà i suoi occhi e i suoi piedi cancellate tutto ciò che sapete e rimanete in ascolto”.
L’ascolto è uno degli aspetti principali della sua attività: l’ascolto verbale e l’osservazione del corpo, perché è il corpo che fornisce informazioni essenziali, anche solo dalla postura. Ciò che osserva nell’occhio lo ritrova poi nel corpo: “Se vedo una chiusura nell’occhio, la rivedrò anche nel corpo e negli atteggiamenti.”
Si ritiene molto fortunata da quando ha intrapreso il suo percorso perché sa di essere riuscita a svolgere il lavoro per cui è nata.
Vibrare positivo
Un aspetto molto interessante del suo lavoro è legato alla medicina vibrazionale ed è una conferma di ciò che spesso si sente dire riguardo al pensiero positivo. Emilia mi regala una chiave di lettura a riguardo:
“Se io vibro alto a livello mentale con il pensiero positivo, la vibrazione positiva aiuterà sia il livello emotivo che quello fisico. Ma se a livello mentale vibro basso, con il pensiero negativo e abbasso la vibrazione del livello emotivo con sentimenti negativi anche gli altri livelli ne risentono.”
Emilia
I sogni
Riguardo la sua vita mi confessa che tra due anni probabilmente andrà in pensione, perché si rende conto di iniziare a sentire la fatica di donare energia agli altri, tanto da aver cominciato a ridurre il numero di interventi al giorno.
Sente che è arrivato per lei il momento di cambiare, anche se ha un po’ il rammarico che non potrà tramandare ai suoi figli le sue conoscenze, perché sua figlia si è specializzata nell’estetica, e suo figlio, seppur molto portato nello studio dell’Iridologia, ha seguito un’altra strada professionale.
Coltiva ancora un sogno, oltre a quello del libro, ed è quello di poter affiancare col suo lavoro, i medici, occupandosi della prevenzione con iridologia e riflessologia podalica olistica, poiché ritiene che la naturopatia possa essere di grande aiuto alla medicina.
Riguardo a Crema
Emilia ha un forte legame con la città, avendola vissuta molto sia a livello personale che lavorativo in vari contesti. Per lei Crema è un po’ il suo nido. Per quanto le piaccia viaggiare ama far ritorno alle sue origini, sente il bisogno di avere la sua sede e Crema per lei rappresenta proprio questo. Ha vissuto parecchi anni in un paese appena fuori Crema, ma non si è mai sentita in sintonia con esso. Quando ha fatto ritorno a Crema le è sembrato di “tornare a casa”, nonostante la poca distanza tra i due luoghi.
Emilia e la fotografia
Negli anni ha lavorato moltissimo sulla sua voce, perché rappresenta la vibrazione e quindi è legata all’energia trattata nel suo lavoro, e grazie a questo percorso è riuscita finalmente ad apprezzare la sua voce ascoltata.
“La voce è l’espressione del tuo dentro e se non ti piace è perché c’è qualcosa che non va.”
Nonostante questo lavoro su di sé ammette che al contrario, in fotografia, non riesce ancora ad apprezzare la sua immagine ritratta. Sono rare le foto in cui si piace perché non riesce a riconoscere se stessa nell’immagine che vede. Davanti all’obiettivo il suo pensiero si focalizza già sul risultato che non le piacerà e questo incide sul suo modo di porsi.
Si rende conto che dovrebbe esercitarsi, come ha fatto con la voce, per poter apprendere come migliorare il suo approccio con la fotografia.
Fotografare, invece, le piace soprattutto quando al mattino assiste all’alba da casa sua, oppure, quando può, rincorre i tramonti per poterli catturare in foto. Vedere il cielo la emoziona moltissimo, ne sente l’energia, anche se poi quando li scatta perde un po’ di quell’emozione provata dal vivo.
Il progetto “Donne di Crema”
“Donne di Crema” : 100 donne di una cittadina raccontano le loro storie, per scoprire e mostrare chi sono le donne di oggi.
I ritratti rappresentano donne contemporanee, che col loro contributo aiutano a costruire giorno dopo giorno la realtà locale cittadina, e al contempo la società moderna, portando la loro ricchezza a livello umano e il loro impegno professionale e personale.
Impegnate a far fronte a pregiudizi, disuguaglianze e a difficoltà che la vita presenta loro, mostrano la loro forza di carattere nell’affrontare battaglie da cui escono ogni volta sempre più forti e sicure di sé, riuscendo a mantenere il sorriso sulle labbra, e la voglia di aiutare chi sta loro accanto.
Per vedere i ritratti delle Donne di Crema che hanno già partecipato, puoi visitare questa pagina.
Prima di andare, ti chiedo un’ultima cortesia. Se l’articolo ti è piaciuto, lasciami un tuo like o un commento, oppure condividilo, mi farebbe molto piacere! Grazie!
Un commento su “Donne di Crema: il ritratto di Emilia”