Donne di Crema: il ritratto di Elisa

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Donne di Crema sta volgendo al termine, mancano poche storie da raccogliere e questo meraviglioso percorso sarà concluso. Quante storie, quante emozioni vissute lungo questo viaggio svolto negli ultimi due anni.

Nonostante il gran numero di donne ascoltate, ogni nuovo incontro mi regala nuovi punti di vista e nuovi stimoli.

La storia di Elisa ne è molto ricca.

L’incontro

Con Elisa ci conosciamo dai tempi del Liceo Artistico, di cui anch’essa conserva dei meravigliosi ricordi di alcuni professori e quella sensazione di grande famiglia e seconda casa che era l’Artistico della nostra adolescenza.

Il ritratto di Elisa per il progetto Donne di Crema (C)Monica Monimix Antonelli
Il ritratto di Elisa per il progetto Donne di Crema (C)Monica Monimix Antonelli

La storia di Elisa

Elisa mi racconta di esser stata una bambina timida, ma molto curiosa e già affascinata dall’arte e dalla musica. Complici i suoi genitori che le hanno tramandato la passione per il disegno, la pittura e le note musicali, ricorda di esser sempre stata affascinata da queste arti.

Da bambina amava osservare anche il nonno, artigiano, nel suo laboratorio, creare cose e sentendo dentro di sé la stessa passione per quei lavori manuali di creatività

Il percorso di studi

Il suo percorso di studi non ha quindi rivelato sorprese nel momento in cui, terminate le Scuole Medie, ha dovuto scegliere le Superiori: Liceo Artistico senza alcun dubbio.

L’unica condizione posta dai suoi genitori è stata quella di scegliere l’indirizzo sperimentale perché offriva un piano studi più completo rispetto al corso tradizionale. Nonostante Elisa avrebbe preferito dedicarsi solo ed esclusivamente all’arte e alla scultura, ha accettato di buon grado il parere dei suoi genitori.

Gli anni di Liceo sono per lei anni di scoperte, di conoscenze e di esperimenti. Dentro di sé sente di essere nel “suo posto”, dove può fare le cose che più ama e può condividere quei momenti con persone che hanno le sue stesse passioni.

L’incontro con la Scultura

“È al Liceo che scopro la scultura, grazie anche al mio professore di discipline plastiche che mi fa capire che l’arte è un mezzo di esplorazione non solo della materia stessa, ma anche di noi stessi. Attraverso l’arte possiamo riconoscerci e comunicare.”

Elisa

Sente di aver intrapreso la strada giusta tanto che al termine della Maturità ha le idee chiare: Accademia di Belle Arti a Milano, indirizzo Scultura, sentendosi spontaneamente portata per tale materia.

Su quella scelta i suoi genitori sollevano dei dubbi sugli sbocchi lavorativi futuri, ma Elisa è convinta della sua scelta.

“Ho risposto loro, ciò che dico sempre ai miei studenti oggi: inizia a fare ciò che ti piace adesso. Nel corso di studi ti si apriranno moltissime possibilità e potrai approfondire altre tematiche che non conoscevi e potrai scoprire nuovi lavori a cui non avevi pensato.”

Elisa

La Scultura come mezzo di comunicazione

Sente che la scultura è il mezzo perfetto per lei per comunicare il suo pensiero e gli anni di Brera sono anni intensi, dove vi si dedica con molto impegno e passione. E’ qui che acquisisce nuove nozioni e ha la possibilità di sperimentare andando oltre la scultura. È affascinata da tutto ciò che può contaminare l’idea tradizionale della scultura e inizia a dedicarsi alla fotografia e al linguaggio video.

In quegli anni incappa in alcuni preconcetti sulle donne nel campo della scultura, ambito che è sempre stato popolato per la maggiore da scultori maschili. Gli stessi preconcetti visti vent’anni fa, li ha rivissuti recentemente pubblicando un video in cui, saldando, ha scatenato lo stupore e le domande in chi vedeva il video.

Questo le ha riportato alla mente le sue rivendicazioni ai tempi di Brera, quando si parlava della figura femminile nel campo della scultura. Ambito in cui sicuramente l’uomo è sempre stato più prevalente, vuoi anche perché in certi casi può essere molto pesante per via della materia usata, ma ciò non vuol dire che non possa essere fatta anche da una donna.

“Il fatto che io sia donna, non vuol dire che non possa fare ciò che storicamente è sempre stato fatto da un uomo.

Elisa

L’insegnamento

Nonostante l’amore per l’arte, quando si tratta di dover decidere del suo futuro, al termine dell’Accademia, si rende conto che non sarebbe riuscita a fare dell’arte il suo lavoro.

È un suo docente, a suggerirle un nuovo percorso per il suo futuro: l’insegnamento. Ammette di esser sempre stata brava a spiegare agli altri le cose, una sua dote innata, e seppur inizialmente il suggerimento del suo insegnante la coglie alla sprovvista, quel seme gettato inizia a farsi largo dentro di lei.

Decide di ascoltare il consiglio e si iscrive ai due anni di specialistica per poter ottenere l’abilitazione all’insegnamento. Ciò che la stupisce è che a pochi mesi dal termine di quei due anni, e dopo essersi iscritta alle graduatorie, riesce a passare immediatamente di ruolo.

Essendosi proposta come insegnante di Discipline Plastiche, nella graduatoria della provincia di Cremona, sono solo in quattro insegnanti. È per lei una fortuna perché può iniziare subito a lavorare saltando tutta la trafila del precariato.

Le prime esperienze lavorative

Durante la specialistica ha la sua prima esperienza come docente presso il Liceo privato Bembo di Cremona, dove per due anni insegna in classi dal ristretto numero di alunni.

“Avevo classi di cinque o sei studenti ma avevamo a disposizione l’intera scuola. Avevamo spazi enormi per creare, è stata un’esperienza incredibile.”

Elisa

Ai tempi, era poco più che ventenne ed era strano doversi confrontare con i ragazzi dell’ultimo anno per la poca differenza d’età, ma ammette di non aver mai avuto problemi nel rapportarsi e nel far rispettare il suo ruolo.

Due anni dopo inizia per lei una nuova esperienza, da docente a tempo indeterminato, che la vede diventare insegnante nel Liceo Artistico di Crema, dove pochi anni prima lei stessa era stata studentessa e dove si ritrova ad esser collega di quelli che erano stati i suoi professori del Liceo.

L’amore per l’insegnamento

Ama profondamente il suo lavoro, lo si sente da come ne parla, dall’entusiasmo che trasmette e dal suo sguardo. Ciò che ama è il rapporto con i suoi studenti e il poter offrire loro sempre nuovi stimoli ed esperienze. Di contro si deve confrontare con aspetti che ama molto meno, come la parte burocratica che negli anni è aumentata a dismisura e una didattica che non è riuscita a stare al passo coi tempi, offrendo sempre un metodo di insegnamento legato al passato.

È molto interessante ascoltare i ragionamenti di Elisa sulle tematiche scolastiche perché mi rendo conto di quanto spesso si punti il dito sugli studenti di oggi, quando invece bisognerebbe rivalutare i metodi di insegnamento che non sono stati adeguati al presente.

La scuola è ancora vista come un luogo in cui imparare le nozioni nel modo standard, dove si viene giudicati sulla base dei risultati ottenuti. Non si ascoltano i ragazzi, non si lavora sulle loro reali attitudini ma si continua a portare avanti un metodo retrogrado tarpando le ali ai giovani che non potendo esprimere il loro potenziale restano bloccati in un sistema che non funziona più.

“A scuola uno studente non può sbagliare, perché se sbaglia prende un brutto voto. Ma come fa ad imparare dall’errore se non lo incentivo a fare, aldilà del giudizio del voto? Lo studente entra nel loop del voto, studia in funzione di esso, imparando la lezione alla lettera come viene spiegata dall’insegnante solo per prendere un voto buono.”

Elisa

La mancanza di rinnovamento dei metodi di insegnamento

Si rende conto di alcune mancanze nella Scuola e del forte bisogno di rinnovamento dei metodi di insegnamento avendo provato sulla sua pelle alcuni limiti che tali metodi impongono.

Nel 2018, a distanza di vent’anni, Elisa si ritrova a dover rifare la maturità. In seguito ad una riforma della scuola, il Liceo Artistico cambia forma rispetto a quello passato, aprendosi nuovi indirizzi tra cui quello visivo e multimediale.

Insieme ad un collega, Elisa, decide di occuparsi di questo nuovo indirizzo, e per alcuni anni ha la possibilità di sperimentare e fare una scuola più aperta alle nuove tecnologie e a nuovi progetti. Per una mancanza di titoli, è però costretta a prendere un secondo diploma, ritrovandosi a studiare tutte le materie per l’esame di ammissione.

Si è resa conto di avere le stesse difficoltà che aveva al liceo, nelle stesse materie, perché il suo metodo di studio era rimasto tale.

“È stato un bel test per capire come funzioniamo nell’apprendere, nel capire delle cose, del come mi hanno insegnato alcune cose, ma che in realtà non mi hanno insegnato veramente.”

Elisa

L’ascolto degli studenti

Dal canto suo, Elisa, si impegna a far sì che il cambiamento possa avvenire e negli ultimi anni ha intrapreso un percorso per imparare ad ascoltare i ragazzi per poterli aiutare a sviluppare loro stessi prima ancora dei risultati scolastici.

Si è resa conto, essendoci passata lei stessa, che l’ascolto di sé è molto difficile perché mette in moto una serie di azioni molto impegnative. Prima di tutto bisogna avere il coraggio e la voglia di mettersi in gioco e già questo è un passaggio molto delicato dove molti si bloccano, quando poi si entra nel campo del cambiamento ci si scontra con ulteriori ostacoli emotivi.

Un momento di rottura

Alcuni anni fa ha vissuto sulla sua pelle un momento di rottura profonda che l’ha messa di fronte ad un inevitabile lavoro su se stessa.

Ai tempi del liceo aveva conosciuto un ragazzo con cui ha iniziato una lunga storia d’amore, crescono insieme, si sposano. La coppia si cementifica grazie anche alle grandi passioni che li accomunano: l’arte e la musica. Insieme sono molto attivi anche in alcune Associazioni artistiche cremasche con cui organizzano eventi e mostre.

Vivono quasi una sorta di simbiosi, finché arriva la fine del loro matrimonio e con essa, Elisa si rende conto di aver subìto una perdita ancora più profonda: la sua identità non esiste più. Troppo a lungo ha vissuto la coppia e ciò l’ha portata a mettere in secondo piano la sua identità.

Quando la coppia si separa, Elisa si perde. È per lei un lutto vero e proprio, di ciò che era e che non c’è più. Crolla. Sono gli amici più cari ad aiutarla in questa lunga ripresa ed è grazie a loro che scopre la danza Butoh che la aiuta a risalire dal baratro.

L’analisi di sé

Ci sono due elementi fondamentali per lei in quel periodo: la fotografia e la danza. Attraverso la fotografia, scoperta durante gli anni dell’Accademia, inizia un percorso di analisi di se stessa nella forma dell’autoritratto. Realizza molti autoritratti e a dopo un anno, riguardandoli, si rende conto di tutto ciò che ha affrontato in quel periodo di crisi e decide di mettere un punto, per poter ricominciare, raccogliendo le immagini in un libro.

La danza è stata per lei una scoperta e una rinascita. Un tipo di danza molto particolare, molto intensa sia per chi la pratica che per chi la osserva. Attraverso essa ha la possibilità di vedere ed abbracciare la sua sofferenza, di buttare fuori tutto ciò che ha dentro, è una sorta di terapia per lei.

“Attraverso la danza ho imparato a capire chi ero, chi volevo e potevo essere.”

Elisa

Non solo fotografia e danza sono importanti per lei in quel momento di passaggio. Si approccia ad un certo tipo di pratiche che hanno a che fare con l’ascolto del respiro, praticando anche Tai Chi, in cui la ricerca dell’equilibrio fisico è dato dall’equilibrio della mente.

Ha iniziato a sentire che poteva esserci un altro modo per costruire un’altra se stessa, tramite l’arte e l’ascolto di sé.

L’arte per rinascere e comunicare

Pian piano l’arte riesce a salvarla ed Elisa ricostruisce la sua nuova identità. Ciò che l’ha aiutata continua a far parte della sua vita tutt’ora e col tempo è riuscita ad unire ogni elemento per poter creare la sua arte in cui fotografia, video, danza confluiscono per creare un mezzo di comunicazione della sua realtà.

Se ai tempi di Brera, aveva capito che non sarebbe riuscita a fare l’artista come unica fonte di sostentamento a causa di una bassa autostima, oggi si rende conto che probabilmente ciò che le mancava a quei tempi era qualcosa da comunicare, e il modo di comunicarlo. Col tempo e con l’esperienza acquisita e vissuta sulla sua pelle ha capito come poterlo fare.

L’ascolto di sé

L’ascolto di sé è fondamentale per lei, sia come donna, come insegnante e come artista, ecco perché da alcuni anni approfondisce le tematiche legate proprio a questo aspetto.

Come docente deve sempre mantenersi aggiornata e qualche anno fa incappa in un corso basato sulla didattica dell’interiorità e della meditazione. È per lei la conferma che ciò che stava già facendo attraverso l’arte, vista come mezzo per indagare se stessa e il mondo, è la direzione giusta e questo la stimola ad approfondire ulteriormente l’argomento.

Tutto questo per poter essere un’insegnante migliore per i suoi studenti per poterli guidare nel loro percorso interiore, ma anche per se stessa come donna e per poter essere un’artista che può indagare meglio la sua interiorità per poterla condividere con gli altri.

“Per me l’arte è un mezzo per entrare in contatto con noi stessi, con ciò che possiamo provare e le nostre dinamiche interiori, e una volta che esce spesso ci mostra cose di noi stessi che spesso non sapevamo di avere. Guardandole da fuori possiamo capire cose di noi che fino a quel momento non avevamo ancora compreso.”

Elisa

“Ciò che può essere la nostra visione personale, quando esce autentica, è di tutti. L’artista è un tramite che veicola il messaggio.”

Elisa

Arte maieutica

La sua voglia di capire, crescere e migliorare non si arresta mai e da qualche tempo tiene un corso a Roma di Arte maieutica basato sull’idea di unire le tecniche di introspezione con l’arte.

“L’arte che fa uscire fuori. Ti dà la possibilità attraverso i suoi vari linguaggi, di scoprire delle cose che insieme ad un accompagnamento diventa un modo per conoscersi, approfondire, evolvere e diventare una persona in crescita.”

Elisa

Grazie a ciò che ha capito coi suoi studi sulla didattica dell’interiorità, da qualche anno tiene dei corsi ai colleghi su questi temi perché ritiene fondamentale per un docente poter essere un aiuto per i propri studenti. Sono tematiche molto delicate perché si basano su un lavoro sulla persona stessa che non tutti sono disposti a compiere. Prima del docente bisogna lavorare sulla persona.

“Che persona sono io prima ancora di essere docente? Che cosa posso insegnare ai miei studenti, prima di tutto come persona. Se non sono disponibile all’incontro con l’altro, se non so ascoltarlo, se non ho voglia veramente di capire come fare ad aiutare i ragazzi a comprendere, come posso aiutarli a capire e comprendere ciò che vivono? Per far questo devo mettermi in discussione, altrimenti andrò avanti tutta la vita a replicare lo stesso pattern, in cui lascio indietro chi non tiene il passo e non ce la fa.”

Elisa

Insegnanti come Elisa danno un valore aggiunto alla Scuola di oggi, persone che non hanno paura di mettersi in gioco lavorando su loro stesse per poter essere persone migliori e di conseguenza docenti in grado di accompagnare gli studenti nel loro cammino di crescita.

Come spesso accade, però, chi si impegna a fare un passo in più per migliorare le cose, si ritrova a fare i conti con le difficoltà che tale passo comporta perché ci si scontra con la realtà del voler far rimanere le cose statiche per comodità.

Riguardo a Crema

Nata e cresciuta a Crema, ha vissuto sempre qui. Anche durante gli anni milanesi dell’Accademia, ha preferito fare la pendolare pur di vivere a Crema, nonostante i disagi degli spostamenti in treno e si rendesse conto di quanto una città come Milano potesse offrire.

Ciò che l’ha fatta rimanere è stato il fatto di essere molto inserita nella vita sociale ed artistica della città. Per moltissimi anni ha fatto parte di Associazioni culturali con cui ha avuto modo di organizzare eventi locali godendo di anni in cui Crema era davvero molto viva dal punto di vista artistico e culturale.

Nel corso degli anni si è un po’ perso questo grande fermento. Per questo, recentemente, ha scelto di riprendere parte a nuove attività con cui si augura si possa riportare Crema a scoprire i suoi talenti artistici per valorizzare il suo grande potenziale. Ciò che si augura è che Crema torni ad essere un punto di riferimento importante per l’arte e che possa muovere gente del territorio circostante a vivere maggiormente la città.

La Piazza Duomo a Crema (Cr), il luogo scelto da Elisa per il suo ritratto per il progetto “Donne di Crema” (C)Monica Monimix Antonelli
La Piazza Duomo a Crema (Cr), il luogo scelto da Elisa per il suo ritratto per il progetto “Donne di Crema” (C)Monica Monimix Antonelli

Elisa e la fotografia

La fotografia è stata per Elisa una scoperta durante gli anni accademici. Ha capito fin da subito l’importanza di quel mezzo di comunicazione per potersi indagare attraverso la forma dell’autoritratto e poter veicolare il suo pensiero.

È stata fondamentale per superare un momento molto difficile della sua vita personale ed è stata per lei una sorta di auto terapia per affrontare il dolore e poter riconoscere se stessa.

Davanti alla macchina fotografica si sente molto a suo agio, avendo già posato parecchie volte, ma preferisce porsi quando c’è un progetto comune tra lei e chi è dall’altra parte dell’obiettivo.


Per partecipare al progetto “Donne di Crema”

Se sei di Crema (sei nata qui, ci hai vissuto per molti anni, e/o ci vivi tuttora) e ti va di raccontarmi qualcosa di te e un tuo pensiero su Crema, scrivimi un’email moni@monimix.com con una tua foto allegata.

Ti contatterò per inviarti tutti i dettagli.

Se il progetto “Donne di Crema” ti interessa, ne parlo più diffusamente in questo articolo

Ti riassumo qui le informazioni più immediate per capire di cosa si tratta.

Il progetto “Donne di Crema”

“Donne di Crema” vuole essere un progetto fotografico che mostri le donne di una piccola cittadina, ma che ha al suo interno tanti ottimi elementi, a livello lavorativo e personale.

Perché voglio raccontare le Donne di Crema mostrando il loro contributo nella società e la loro ricchezza a livello umano.

Saranno ritratti all’aperto, al naturale, così come la persona si presenta. Ogni donna che partecipa può scegliere il luogo in cui ambientare il suo ritratto. Unica regola deve essere di Crema (esserci nata, averci vissuto per molti anni, e/o viverci tutt’ora).

Far scegliere alla persona ritratta il luogo in cui scattare il suo ritratto è un modo per farla sentire ancora di più a suo agio.

Chiederò a ciascuna donna di raccontarmi la propria storia e se ha un pensiero legato a Crema. In questo modo potrò sia raccontare qualcosa delle partecipanti, sia ricostruire tramite loro, ciò che Crema rappresenta.

Dettagli

La sessione di ritratto dura un’ora, durante la quale ci conosceremo facendo quattro chiacchiere e poi realizzeremo il suo ritratto.

In questo caso, non è richiesto nessun contributo. Il ritratto è gratuito. In cambio chiedo l’autorizzazione a pubblicare il ritratto per il progetto, e per chi lo desidera, l’iscrizione alla lista di contatti a cui inviare la newsletter.

Se sei di Crema (ci sei nata, ci hai vissuto, e/o ci vivi tutt’ora) e se hai voglia di farti ritrarre, scrivimi: moni@monimix.com specificando “Donne di Crema”.


Se vuoi partecipare al progetto “Donne di Crema”, ma ti senti un po’ a disagio davanti alla fotocamera, ho scritto una breve guida per aiutarti a vivere più serenamente il momento degli scatti.

Per vedere i ritratti delle Donne di Crema che hanno già partecipato, puoi visitare questa pagina.

Prima di andare, ti chiedo un’ultima cortesia. Se l’articolo ti è piaciuto, lasciami un tuo like o un commento, oppure condividilo, mi farebbe molto piacere! Grazie!

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