Dopo tanti articoli del progetto “Donne di Crema”, voglio raccontarti alcuni retroscena relativi a questa esperienza, alcune curiosità, cosa ho imparato da esso e che impatto ha avuto su di me.
“Donne di Crema” è iniziato molti mesi fa, il 4 Febbraio 2020 con il ritratto di Marta. Si è interrotto dal 9 Marzo sino a Maggio a causa del lungo periodo di lockdown forzato in casa. E’ ripreso il 27 Maggio con il ritratto di Cecilia e interrotto nuovamente il 06 Novembre per il secondo lockdown.
Il mio obiettivo è di arrivare a 100 donne ritratte per Agosto 2021, per poter poi esporre il progetto durante il mese di Settembre 2021.
Mi ero messa come primo traguardo, di arrivare a 50 ritratti realizzati e 50 storie raccolte per il mese di Dicembre 2020, ma il nuovo lockdown ha arrestato la corsa, a quota 43 ritratti già realizzati.
Sto scalpitando per poter realizzare gli ultimi 7 ritratti rimasti in sospeso. Nel frattempo ho già ricevuto nuove candidature di donne desiderose di raccontarsi e aprire il loro cuore a chi leggerà la loro storia.
Il dietro le quinte del progetto
Voglio approfittare di questa pausa per raccontarti un po’ del dietro le quinte di questi incontri.
Tutto è iniziato a Febbraio, col primo ritratto di Marta. Ci siamo conosciute perché è una truccatrice professionista di Crema, e cercando nuove collaborazioni locali ero incappata in lei. Un caffè e quattro chiacchiere per conoscerci e da lì a poche settimane le ho proposto di essere la prima partecipante del progetto. Si è resa subito disponibile a prestarsi come “cavia” per testare la formula che avevo pensato.
Da dove nasce l’idea del progetto
Ciò che ha scatenato in me la voglia di iniziare questo progetto è stato l’interesse di approfondire le donne attraverso la fotografia. Da molti anni mi occupo di fotografa a livello professionale, ho sempre agito nel campo della moda e del ritratto, e mi ha sempre incuriosito molto l’approccio dele donne nei confronti della fotografia.
Sarei ricca se mi fossi fatta dare un euro per ogni volta che mi sono sentita dire: “Non sono fotogenica”, “In foto vengo sempre male”, “Non mi piaccio mai nelle foto”, e via dicendo.
Frasi che si sono ripetute negli anni e che mi hanno portata a pensare che per molte non fossero solo frasi dette tanto per dire, ma che nascondevano realmente un significato profondo.
Io stessa sono la prima che non ama esser ritratta, perché fatico a piacermi in foto. Certo ci sono momenti in cui sono più indulgente con la mia immagine ritratta, altri in cui proprio non mi piace cosa vedo. Capisco bene cosa si provi a stare da quella parte della fotocamera.
Ascoltando le varie opinioni delle donne, nell’arco degli anni, ho pensato potesse essere interessante fare uno studio approfondito basando un progetto di lungo corso proprio sull’indagine di quello che passa nella testa delle donne una volta che si trovano davanti ad un obiettivo fotografico.
Solo l’idea del ritratto femminile non bastava per un progetto, da qui è nata l’idea di scegliere una nicchia di donne: perché non ritrarre le donne della mia cittadina?
E così è nato “Donne di Crema”. Ma se segui il mio blog da tempo, questa storia la sai già. In questo articolo voglio raccontarti qualcosa in più e cioè alcuni retroscena del progetto.
L’impatto del progetto su di me
Quando ho iniziato il progetto non avrei mai immaginato l’impatto psicologico che avrebbe avuto su di me. Mi sono buttata piena di entusiasmo e fin dai primi incontri mi sono resa conto che tornavo a casa molto provata. Inizialmente non ne capivo il motivo.
Poi ho iniziato a pensare che potesse essere lo sforzo di concentrazione per ascoltare ogni dettaglio della storia che mi veniva raccontata, e ogni sfumatura che potevo raccogliere, per potermene ricordare e poter imprimere sulla carta tutto quanto, una volta tornata a casa.
Sì, perché in tutto questo avevo deciso di non prendere appunti o di registrare la conversazione con la donna davanti a me. Ho scelto di impostare ogni incontro come una chiacchierata tra amiche che si ritrovano sedute al tavolino di un bar a sorseggiare un caffè. Tutto questo per poter mettere a proprio agio la persona davanti a me, il più possibile.
La mia impressione è stata confermata fin dai primi incontri. Ciascuna delle donne che ho incontrato si è stupita del fatto che non prendessi nota di nulla, e che non registrassi, apprezzando questo aspetto che avrebbe potuto metterle un po’ in soggezione.
Ti confesso che non ho mai avuto una gran memoria, anzi, ho sempre pensato di aver la memoria di Dory, la pesciolina smemorata del film “Alla ricerca di Nemo”.
All’inizio ero un po’ preoccupata di perdermi dei pezzi delle storie o dei dettagli, ma man mano che gli incontri passavano, mi sono accorta che la memoria migliorava sempre di più, complice anche il fatto che le storie mi prendevano moltissimo e scriverle poi sulla carta era un lasciar fluire tutte le sensazioni provate durante l’incontro, con naturalezza e con dovizia di particolari.
L’importanza di osservare e ascoltare
La concentrazione durante ciascun incontro è per me ai massimi livelli, cerco di focalizzarmi il più possibile sulla persona che si sta raccontando, per cogliere non solo ciò che mi sta raccontando, ma anche le sue movenze naturali, il suo modo di porsi, il suo modo di guardarsi attorno.
Questo perché i movimenti e il suo modo di porsi mi tornano utili nel momento del ritratto e le sue espressioni mi permettono di captare ciò che sta provando in quel momento per cercare di capire se è a suo agio oppure se posso fare qualcosa per aiutarla a lasciarsi andare.
La mia stanchezza iniziale che provavo dopo ogni incontro ho poi capito da cosa era data. Non solo per lo sforzo di concentrazione per ricordare tutto, ma anche per le emozioni provate e per le storie che mi restavano dentro.
Ho iniziato il progetto per aiutare le donne a superare il loro disagio davanti alla macchina fotografica, creando per loro la condizione di sentirsi tranquille dopo essersi raccontate, ma mai avrei pensato all’impatto che tutto questo avrebbe avuto su di me.
La domanda di Raffaella
E’ stata una di loro, Raffaella, a farmi ragionare su questo. Persona molto sensibile e attenta alle tematiche piscologiche, mi ha fatto una semplice domanda:
“Tu ascolti le storie di tutte noi, ma poi come le butti fuori a tua volta?”
Raffaella
La domanda mi ha colta alla sprovvista. È stato lì che ho capito che ciò che mi portavo dentro dopo ogni incontro era ciò che mi faceva sentire spossata.
Capìta questa cosa ho iniziato a lavorare su di me per cercare di farmi coinvolgere durante l’incontro, ma di liberarmi di tutto una volta scritta la storia sulla carta. Da quel momento in poi ho imparato a far tesoro di ogni insegnamento racchiuso nella storia di ognuna di loro. Riuscendo ad aver quel giusto distacco per potermi dedicare a tutte con lo stesso entusiasmo e le stesso interesse, soprattutto nelle settimane più dense, in cui ho raccolto anche quattro o cinque storie.
Scavare nell’animo delle persone
Ciò che amo di questo progetto è che si è andato via via migliorando e ha preso quella profondità che speravo quando ho iniziato.
Occuparsi di un progetto di ritratto vuol dire scavare nell’animo delle persone, senza fermarsi alla superficie, cercando aspetti che possano essere utili anche a chi guarda le immagini e legge le storie delle persone ritratte.
Così è stato per “Donne di Crema”. Pian piano si è andata delineando la volontà delle donne di partecipare al progetto per poter raccontare la propria storia per poter essere d’aiuto alle altre donne che avrebbero letto le loro vicende.
Cosa mi hanno insegnato le “Donne di Crema”
Non è facile porsi davanti ad una sconosciuta e aprire il proprio cuore. Ammiro le donne che si sono rese disponibili a farlo e le ringrazio profondamente perché è grazie a loro se i messaggi arrivano alle donne e agli uomini che seguono il progetto.
Molte mi hanno scritto proprio perché hanno colto la voglia di raccontarsi e di essere d’aiuto in chi si era già fatta ritrarre. Quello che si è voluto fare è mostrare che nonostante le difficoltà incontrate, una via di uscita la si può trovare, anche quando tutto sembra esser perduto.
Ci sono state storie davvero molto drammatiche da cui le protagoniste sono riuscite ad uscire e a fare delle difficoltà incontrate sulla loro strada, un motivo di crescita e di esperienza per il futuro.
La voglia di mostrare che nonostante tutto si può andare avanti e ritrovare il sorriso credo sia lo sprono più grande per chiunque stia attraversando un momento drammatico nella propria vita e da cui non vede via d’uscita.
La voglia delle donne di fare squadra
Le donne spesso vengono viste come poco inclini a fare squadra e a collaborare per via di invidie o rivalità. Beh posso dire che le “Donne di Crema” mi hanno mostrato una realtà che è esattamente l’opposto. Una forte volontà a fare squadra perché nella collaborazione tutte vincono, e si diventa inarrestabili. Questa è una frase che è uscita più volte:
“Le donne quando fanno squadra sono inarrestabili”.
Donne di Crema
Posso confermarlo. Non ho mai sentito e visto così tanta voglia di fare, di collaborare, di creare legami forti come in questi mesi di incontri.
Una forza che esce nelle difficoltà, quando tutto sembra perduto, che nemmeno si pensava di avere, ma che è lì e dà lo sprono per stringere i denti e portarci fuori dalla situazione che si sta vivendo.
Ciò che mi hanno mostrato queste donne è che per quanto difficile sia la realtà e per quanto a volte si pensi di non farcela, non bisogna mollare. Una soluzione esiste sempre.
“Donne di Crema” per me è stato una salvezza
Il 2020 è stato, per tutti, un anno drammatico su più fronti. A partire dalla pandemia e dal numero esorbitante di perdite umane, alle conseguenze che questa situazione ha portato a livello lavorativo ed economico. Per non parlare del turbinio di sentimenti provati: dalla paura, all’incertezza, all’instabilità, alla rabbia, alla fatica di cambiare abitudini e al vedersi privati delle cose più semplici come il vedere gli amici e le famiglie o la libertà di muoversi.
Ci sono stati giorni davvero difficili. In un paio di occasioni è stata dura trovare la concentrazione necessaria, per motivi personali. La tristezza era tanta in quei momenti, ma mi sono messa d’impegno per fare del mio meglio per pensare alla persona che avevo davanti e non a ciò che avevo in testa. Volevo che chi fosse davanti a me potesse avere la mia attenzione totale, come per tutte le altre partecipanti. In quei casi lo sforzo è stato doppio, ma ne è valsa la pena.
A volte dedicarsi agli altri è il modo migliore per affrontare le proprie difficoltà.
Il progetto per me è stata un’ancora di salvezza. Fin dal primo ritratto pubblicato ha colto molta attenzione sui social. E’ andato via via crescendo a livello esponenziale arrivando sui giornali e ad esser ripreso da più fonti sui social.
Vedere l’entusiasmo e l’interesse crescere attorno ad esso è stato uno sprono a non mollare. Ci ho creduto fin dal primo istante in cui ho formulato l’idea. Come ad ogni inizio c’era un po’ il timore che potesse non decollare, ma a differenza di altre volte ho pensato che lo avrei fatto per me stessa a prescindere da quello che sarebbe successo.
Oggi sono nuovamente in pausa. Vedo il traguardo dei 50 ad un passo, e non vedo l’ora di ricominciare ad incontrare le tante nuove donne che aspettano di partecipare. Ho voglia di ascoltare le loro storie e farmi invadere dalle sensazioni che ciascuna di loro mi potrà regalare.
Mi godo il viaggio come si dice, ma con un occhio a Settembre 2021 dove sogno un evento collettivo, condiviso con tutte le 100 “Donne di Crema”, che vorrei coinvolgere come protagoniste e non solo come testimonial del progetto.
E non finirà lì 😉
Qualche curiosità sul progetto
Questo progetto è attento all’ambiente. Ogni spostamento per quanto mi riguarda, è stato fatto a piedi o in bicicletta.
Per realizzare 43 ritratti ho percorso 176km
Ho bevuto 26 caffè, 1 coca cola e innumerevoli litri d’acqua
Sono nata il 15 novembre 1979. Ho scoperto di essere nata lo stesso giorno del figlio di Lina, ed eravamo entrambi nella nursery dell’Ospedale di Crema. Dopo 41 anni io e sua madre ci siamo incontrate per questo progetto. Gli intrecci della vita sono meravigliosi. Scoprirlo è stata una bellissima emozione.
Per partecipare al progetto “Donne di Crema”
Se sei di Crema (sei nata qui, ci hai vissuto per molti anni, e/o ci vivi tuttora) e ti va di raccontarmi qualcosa di te e un tuo pensiero su Crema, scrivimi un’email moni@monimix.com con una tua foto allegata.
Ti contatterò per inviarti tutti i dettagli.
Se il progetto “Donne di Crema” ti interessa, ne parlo più diffusamente in questo articolo
Ti riassumo qui le informazioni più immediate per capire di cosa si tratta.
Il progetto “Donne di Crema”
“Donne di Crema” vuole essere un progetto fotografico che mostri le donne di una piccola cittadina, ma che ha al suo interno tanti ottimi elementi, a livello lavorativo e personale.
Perché voglio raccontare le Donne di Crema mostrando il loro contributo nella società e la loro ricchezza a livello umano.
Saranno quindi ritratti all’aperto, al naturale, così come la persona si presenta. Ogni donna che partecipa può scegliere lei stessa il luogo in cui ambientare il suo ritratto. Unica regola deve essere di Crema (esserci nata e averci vissuto per molti anni, e/o viverci tutt’ora).
Far scegliere alla persona ritratta il luogo in cui scattare il suo ritratto è un modo per farla sentire ancora di più a suo agio.
Chiederò a ciascuna donna di raccontarmi la propria storia e se ha un pensiero legato a Crema. In questo modo potrò sia raccontare qualcosa delle partecipanti, sia ricostruire tramite loro, ciò che Crema rappresenta.
La sessione di ritratto dura un’ora, durante la quale ci conosceremo facendo quattro chiacchiere e poi realizzeremo il suo ritratto.
In questo caso, non è richiesto nessun contributo. Il ritratto è gratuito. In cambio chiedo però l’autorizzazione a pubblicare il ritratto per il progetto, e per chi lo desidera, l’iscrizione alla lista di contatti a cui inviare la newsletter.
Se sei di Crema (ci sei nata e hai vissuto qui molti anni, e/o ci vivi tutt’ora) e se hai voglia di farti ritrarre, scrivimi un’email: moni@monimix.com specificando “Donne di Crema”.
Se vuoi partecipare al progetto “Donne di Crema”, ma ti senti un po’ a disagio davanti alla fotocamera, ho scritto una breve guida per aiutarti a vivere più serenamente il momento degli scatti.
Prima di andare, ti chiedo un’ultima cortesia. Se l’articolo ti è piaciuto, lasciami un tuo like o un commento, oppure condividilo, mi farebbe molto piacere! Grazie!
Il tuo progetto è meraviglioso e la tua lo rende ancora più entusiasmante. Infiniti complimpassioneenti Monica. Ti auguro di riuscire a raggiungere il tuo traguardo e sicuramente il tuo lavoro non passerà inosservato. Bravissima!! Un abbraccio. Gabriella Pizzetti De Poli
Ti ringrazio Gabriella per il tuo apprezzamento e per il tuo augurio! Un grazie di cuore!