Il potere della fotografia, sai qual è? In questo articolo voglio darti il mio punto di vista su quale sia per me il vero potere della fotografia. Partendo da una vecchia foto scattata al liceo, mi rivedo sedicenne, introversa e non amante di esser messa davanti ad un obiettivo fotografico, e quella foto che non mi era mai piaciuta, oggi ha un nuovo significato e mi piace. E’ cambiata la foto? No, sono cambiata io.
Partiamo dall’inizio.
Premessa
Nei giorni scorsi su Facebook, ha iniziato a girare una sfida fotografica, in cui si doveva postare una vecchia foto di quando si era giovani.
Di solito tendo a evitare di prender parte a cose di questo tipo, ma questa in particolare mi è sembrata un’idea carina e visti i tempi cupi che stiamo vivendo a causa del Coronavirus e la quarantena, mi pareva potesse portare un po’ di leggerezza.
Ho cercato quindi una mia vecchia foto, e ho trovato questa targata 1996. Era la primavera dei miei sedici anni e questa foto è stata scattata durante una gita scolastica a Roma.
Gli anni del liceo. Croce e delizia per ogni adolescente.
Conservo degli splendidi ricordi di quei cinque anni di Liceo Artistico. Anni di profondi cambiamenti, dentro e fuori ciascuno di noi. Anni analogici, la tecnologia moderna non era nemmeno nell’aria a quei tempi. Nessuno di noi aveva un cellulare, né email e computer. Coltivavamo rapporti diretti, reali e avevamo poche foto ricordo, perché i rullini contenevano ben poche pose, non potevamo certo spararci una serie di selfie a raffica.
Ma torniamo alla foto. Perché la posto anche qui? Non pensare sia per un discorso egocentrico.
Una vecchia foto svela molto di noi
La voglio pubblicare anche qui perché è un simbolo per me importante legato alla tematica del ritratto fotografico e degli aspetti psicologici che lo riguardano, di cui già con l‘articolo dedicato al libro di Ferdinado Scianna, ho iniziato a parlarti .
Devi sapere che a quei tempi non amavo per niente farmi fotografare. Gli anni del liceo sono stati anni di insicurezze, anni di transizione, se da un lato non mi importava di ciò che pensavano gli altri, e ho sviluppato ironia e sarcasmo, dall’altro, dentro di me faticavo a piacermi.
Negli anni 90 poi, la moda prevedeva capi extralarge, maglioni larghi e lunghi, i jeans erano a vita alta e non certo femminili come i modelli di oggi. Il taglio dei jeans era largo, i giubbetti di jeans erano enormi.
Molto di quello stile va tanto di moda nei giovani di oggi, che riprendono quel modo di vestire che noi, inconsapevolmente usavamo originale negli anni in cui era nato.
Quel tipo di abbigliamento per me era la corazza perfetta dentro cui nascondermi. Le mie compagne di classe iniziavano a truccarsi e a parlare di ragazzi, e ciò non faceva altro che farmi sentire più insicura. Molto timida di carattere, mi ero creata un mio piccolo gruppetto di amiche con cui passavo la totalità del tempo.
Le foto di quegli anni sono ben poche, proprio perché non amavo farmi fotografare. L’espressione che ho in questa foto la dice lunga sul mio approccio alla fotografia. 🙂
Sentendomi osservata mi stavo girando, dicendo di non fotografarmi e così quell’istante è stato immortalato per sempre ed è il chiaro simbolo di ciò che ora studio quotidianamente da fotografa.
Essere a disagio davanti alla macchina fotografica
Se segui il mio blog da un po’ di tempo, avrai notato quanto spazio io dedichi agli aspetti psicologici legati alla fotografia di ritratto. Avendo provato su di me cosa voglia dire essere totalmente a disagio davanti alla macchina fotografica, posso ben capire cosa si prova da quella parte dell’obiettivo ed è mio interesse capire sempre di più come altre donne vivano questo aspetto per cercare di aiutarle al meglio.
Forse per molti sarà una sciocchezza, ma per me è importante capire realmente questo punto, perché solo vivendo con tranquillità il momento in cui si è davanti alla macchina fotografica potrai avere la possibilità di immortale te stessa in quel preciso istante e conservarne traccia per sempre.
Questo riguarda l’importanza della fotografia di ritratto come testimonianza storica di noi. Ognuno di noi ha diritto di veder salvata la propria immagine come ricordo da conservare preziosamente e da riguardare poi a distanza di anni con dolcezza e anche un pizzico di sana malinconia.
Monica Mx Antonelli
Io che non amavo farmi fotografare, quando ho rivisto questa foto, per poterla pubblicare su Facebook, ho provato una bella emozione. Mi sono rivista adolescente, mi ha fatto tenerezza quell’immagine di me così significativa.
“Le fotografie non fermano il tempo. Le fotografie accumulano il tempo, non restano immobili, cambiano. Cambiano perché noi cambiamo e le vediamo in maniera diversa ogni volta che le guardiamo. Ecco perché se provate a guardare una vostra fotografia che non vi piaceva, a distanza di anni, ci sono molto probabilità che ora vi piacereste.”
Ferdinando Scianna
A quei tempi ricordo che non mi piacevano le mie occhiaie (ne sono portatrice sana dai tempi delle medie e mi accompagnano tutt’ora), i miei capelli sempre spettinati, il mio profilo e il mio eterno pallore.
Le fotografie non cambiano nel tempo, cambiamo noi
Oggi, rivedo quella foto e non vedo nulla di tutto questo. Le occhiaie in questa foto non si notano perché la luce me le aveva schiarite, i capelli non sono perfetti, ma oggi ci rido sopra e mi fanno simpatia sempre eternamente spettinati e ribelli. Sul pallore ho imparato a farci della sana ironia e sul profilo, che in questa foto non si nota, beh quello non mi convince al 100% nemmeno oggi, ma da fotografa mi rendo conto che abbia un suo perché, e poi, tendo a non farmi fotografare proprio di profilo.
A distanza di anni si tende a dimenticare come eravamo. Abbiamo un ricordo un po’ sbiadito di noi. La fotografia ha quel potere immenso di mostrarci chiaramente come fossimo, e magari anche il dove e con chi.
In questa foto, dietro di me si intravede una figura, la mia migliore amica dei tempi del liceo e di oggi, anche lei restia a farsi fotografare tanto da aver bruciato ogni immagine che la ritraesse a quei tempi.
Fortunatamente io le ho conservate e, a distanza di anni, rivederle mi fa provare davvero dei bei sentimenti. Questo a dimostrazione che anche le foto che al momento in cui vengono scattate, non ci piacciono, a distanza di anni diventano importanti. Diventiamo più clementi, ciò che prima non ci piaceva, poi diventa piacevole. La ragazza timida, che si innervosiva davanti all’obiettivo e si vestiva con capi larghi, oggi mi fa tenerezza e mi mostra un viso pulito, giovane, con tante belle speranze e mi fa ricordare come fossi realmente a quei tempi.
Aldilà delle insicurezze avevo tanti sogni, avevo quell’innocenza, che forse le ragazze di oggi perdono molto prima di noi, dovevo ancora scoprire cosa la vita aveva in serbo per me.
Mi rivedo alle porte dell’estate dei miei sedici anni, l’estate che molto cambiò per me.
Guarda tue vecchie foto
Tutto questo discorso perché? Per sottolineare il potere della fotografia e di non scartare a priori delle foto che oggi non ti piacciono di te. Dai una possibilità a queste immagini. Lasciale sedimentare e riguardale a distanza di tempo. Le osserverai con un occhio diverso e con un sentimento totalmente differente che non ti farà soffermare sull’eventuale difetto fisico che oggi consideri un problema. Fidati, tra qualche anno guarderai la foto nel suo insieme, non ti soffermerai più su quel dettaglio. Magari non lo noterai nemmeno più perché tale è il potere della fotografia.
Hai provato a riguardare delle tue immagini, in cui non ti piacevi, a distanza di anni? Cosa hai provato nel rivederle?
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